UP STEP Consapevole a.p.s.
Per le tue richieste
  • Home
    • Privacy e Policy
    • Chi siamo
    • La Formazione in STEP
    • Sito Psicologia e Sport
    • Sito Dott. Lorenzo Manfredini
  • STEP Academy
  • Ansonnia
  • Corsi
  • Blog
    • Blog Associazione Step
    • Blog Psicologia e Sport
    • Blog Psicologia e Psicoterapia
  • Master in Coaching
  • Laboratori
  • Counseling
  • Insieme
  • Foto
  • Team
  • Iscrizione

'Non riesco più a sognare' di Lorenzo Manfredini

7/11/2022

0 Comments

 
Foto
Delusioni che spengono la vita e atteggiamenti che la apprezzano.
Le cose si stanno chiarendo. Il triangolo, lei, lui e l’altra, si sta decomponendo. Le decisioni non arrivano a destinazione e niente di ciò che sta per avvenire è indolore.
Non basta mostrarsi felici e minimizzare i problemi, esprimere il proprio amore con fiumi di parole, servono decisioni e conti: 2+2 fa quattro. L’equazione è semplice. Parlare, affrontare i problemi, scegliere, decidere.
Dopo aver analizzato tutti gli eventi e le possibili situazioni non c’è più niente di cui parlare. Si ha solo voglia di rifugiarsi nella propria vita senza aspettare nessuno.
Riprodurre una nuova se stessa tridimensionale. Lanciarsi dove la porta è aperta. Lavorare e fare cose belle. Andare dove si ha voglia di andare. Investire in leggerezza e stare da sola. Questo è il nuovo ologramma di un’amante che non crede più nell’amore assoluto e che ora cerca il confronto con un amore ‘possibile’. Quello con se stessa in primis.
Dopo aver parlato per mesi dei propri sentimenti, ha solo voglia di essere lasciata in pace. Di ascoltare la propria musica preferita. Di rispondere alla propria infelicità, stanchezza e rabbia. Di cambiare qualcosa nei propri pensieri. Di intraprendere nuove avventure e tornare a vivere.
Il primo luogo della propria convalescenza è il rifugio in se stessa, nello spazio olografico di una nuova dimensione, in un mondo da ricostruire.
E’ un buon segno, anche nascondersi in un programma interiore cercando la miglior forma di autoterapia. Alla ricerca di una nuova se stessa. In un luogo magico dove ci sono insoliti teatri da frequentare.
Nella dimensione interiore tutto si muove e quella musica è tutta la nostra vita. Senza quella melodia siamo involucri vuoti: depressi.
C’è un piccolo segreto in questo: c’è sempre un bastone speciale che può sorreggerci nei momenti di cambiamento. Si preme un pulsante e via per una nuova esperienza e un nuovo destino.
Non siamo eroi, ma si tratta di diventare protagonisti di un nuovo spirito. Entrare dentro se stessi e godersi un lavoro interiore h24. Per un po’, per il tempo che serve, per sentire le proprie passioni rinascere e dare una mano a nuovi, nascenti, equilibri.

Fatti e fatterelli
Stare in silenzio: “A volte fermarsi è il miglior modo di avanzare”
'Le vicende umane non cambiano mai'
'E’ dopo ogni ogni tempesta della vita, che capiamo se ci siamo preparati abbastanza ...'

 

 
0 Comments

'Facciamo l’amore?' di Cinzia Zocca

28/10/2022

0 Comments

 
Foto
In TV passa la pubblicità di un noto brand che recita “Fate l’amore con il sapore” e comprendo che il pay off un pò malizioso è davvero centrato, perché ci sono molti modi di fare l’amore.
Fare l’amore è un gesto generalmente associato alla sessualità, ma in realtà l’amore è ovunque se il corpo è aperto a sentirlo e a riceverlo.
Ti capita mai di provare emozioni gratificanti tenendo in bocca quel cibo o quella bevanda? A me succede con i biscottini olandesi alla cannella, che ho mangiato per la prima volta durante una vacanza in Belgio. Avevo due anni e mezzo, quante emozioni! Il mio primo viaggio in aereo, il mio primo camion per la ghiaia, la prima volta in piscina, le patatine fritte e tante altre scoperte, i miei primi ricordi ed emozioni.  Ancora oggi quando mi capita di mangiare quei biscottini, riprovo quella sensazione di calore che mi porta dentro, in un luogo ed un tempo lontani intrisi di curiosità e felici, una sensazione sottile che ha la capacità di cambiare positivamente il mio approccio alla vita.
Si fa l’amore continuamente, quando si prepara la cena alle persone care, quando ci si lascia accogliere dalla natura passeggiando tra i boschi, oppure quando si indossa quel vecchio maglione infeltrito che non abbiamo il coraggio di buttare perché le trame di quel maglione raccontano delle storie che scaldano il cuore.
Tutto l’amore e la bellezza che vedo nel mondo, ovunque, li ritrovo in una pratica che porto nel cuore e che mi è stata trasmessa nella sua sacralità da una cara amica: il massaggio Kashmiro.
Questo massaggio viene attribuito alla via del Tantra Shivaita non-duale, il più antico cammino spirituale risalente ad un periodo compreso tra il 3300 e il 1300 A.C. Noto anche come Yoga del tocco, racconta la delicatezza e la purezza dell’amore in un’esperienza di con-tatto intimo e coinvolgente che pone il corpo al centro, nella sua interezza.  
È una pratica che trae ispirazione dal massaggio infantile indiano, lo Shantala, da cui ha origine il senso profondo a cui tende: la sensazione di essere cullati e protetti, avvolti dall’abbraccio affettivo della madre che dona incondizionatamente amore al proprio bambino.
Lo Yoga del Tocco è un viaggio dentro sè stessi, un percorso di consapevolezza corporea ed emozionale guidato dal respiro, dall’ascolto e dalla presenza che conducono ad un profondo rilassamento ed apertura di cuore.
Il corpo diventa uno strumento libero di esprimersi senza intenzione, giudizio o aspettative, nella sua forma di comunicazione più autentica. È un’esperienza in cui il tempo e lo spazio perdono di significato e il senso di separazione si annulla, trascendendo la forma, il colore e l’identità di genere. In questo spazio di intimità, la mente si abbandona e lascia cadere le maschere, la vergogna, il senso di colpa e l’inadeguatezza, per cedere il posto al Sé autentico.
“Ogni percezione ha la possibilità di riassorbirsi nel silenzio e porta alla Coscienza” scrive Eric Baret.
E allora, per vivere una vita piena e consapevole, fai esperienza ed impara a fare l’amore con tutto ciò che ti dona piacere e nutre le tue emozioni.
0 Comments

'Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie' di Sara Giardino

23/10/2022

0 Comments

 
Foto
Assistere al malore di una persona per strada mi porta a riflettere sulla caducità della vita, su quanto sia effimero il nostro passaggio sulla terra. Per esperienza diretta ho imparato presto che l’anzianità non è un regalo per tutti, ma assistere alla vita che se ne va porta a galla in me riflessioni dolorose.

In poco più di mezz’ora, ho scoperto della tua esistenza, della tua famiglia, della tua bambina ora medico.
Ironia della sorte, medico, proprio adesso che ci servirebbe disperatamente un medico e qui non arriva nessuno…
Il tempo scorre, dodici minuti infiniti, anche un occhio laico comprende la gravità della situazione, i colori sbiadiscono, la voce si affievolisce, mi rispondi solo più a battiti di ciglia, mi rendo conto che la vita ti sta  abbandonando…
Poi all’improvviso tutto si ferma, sembra che il tempo sia sospeso, non riesco più a percepire in te nessun movimento, nessun respiro, nulla. Finalmente in lontananza si sentono le sirene dell’ambulanza, arrivano, una dottoressa super efficiente non perde tempo, ti soccorre li sull’asfalto, una di quelle scene che credi possibile solo nei film o che al massimo possa accadere agli altri, invece no, la stai vivendo realmente.
Si susseguono mille azioni, mille “ordini” del personale medico, arriva una nonnina tremante, è tua moglie, confusa, agitata, più che preoccupata, mille domande fitte fitte “Saranno i pesi che ha portato? Sarà stanco? Avrà guidato troppo? Oggi abbiamo mangiato al ristorante, era tanto che non andavamo, ha preso i funghi ed era così felice…” L’ambulanza riparte a sirene spiegate, sistemo gli ultimi dettagli pratici, raccolgo qualche documento che nella fretta è rimasto a terra, chiudo la vostra auto, mi assicuro che tua moglie possa raggiungerti quanto prima in Pronto Soccorso.
Mi fermo e realizzo quel che è successo, visualizzo il racconto di tua moglie, la vostra giornata, le commissioni fatte, le premure di vostra figlia, il vostro pranzo nel cuneese, il vostro ultimo pranzo assieme.
Quanto accaduto mi fa pensare a tutte le volte che diamo per scontato il domani, che rimandiamo, che non viviamo nel presente godendoci ogni istante certi che quello che non viviamo oggi tanto lo possiamo fare domani.
Mi chiedo quindi se la vita che sto vivendo, lunga o breve che sia, la sto vivendo appieno? Mi sto prendendo il giusto tempo per riflettere, per meditare, per ammirare qualcosa o per me stessa? Riesco a godere tutti i giorni dell’affetto dei miei cari o lascio scorrere le giornate rincorrendo mille impegni?
Caro Nonno appena incontrato, grazie per queste riflessioni che mi hai suscitato e buon viaggio.
0 Comments

'Leadership e Valori' di Stefano Pistorello

22/10/2022

0 Comments

 
Foto
Leadership un termine usato e abusato soprattutto in questi ultimi anni. Sono convinto però che per la maggior parte della gente è un termine non compreso. Mi capita, talvolta, durante le mie attività di formazione, di chiedere alle persone presenti: “cos’è secondo voi la leadership?”. Fra i molti che non si avventurano in una risposta, chi si espone generalmente individua la leadership in qualcuno che indica una direzione. Cosa si può dedurre da questo? Che c’è un grande bisogno di leader, di guide.
Ma qui la faccenda diventa più ardua. Di persone che si ritengono leader il mondo è pieno, come di geni del resto, ma i veri leader sono merce rara.
Provo quindi a dare la mia interpretazione, fortemente plasmata dalla luce del modello HPM, alla figura del leader. Un leader deve avere valori forti, potremmo dire la schiena dritta, e deve avere la capacità di formularli in obiettivi. Ma questo non basta, entra in gioco un altro tema importante. La comunicazione.
Non a caso, già da qualche secolo, la prima preoccupazione dei leader è stata quella di trovare un adeguato canale di comunicazione. Cavour fondò il giornale “Risorgimento”, i regimi attivarono staff per organizzare la propaganda, Berlusconi acquistò tutte le tv private per avere una copertura nazionale, oggi è internet il canale che va per la maggiore…
A cosa serve quindi la comunicazione? L’etimologia della parola ne dà la spiegazione: mettere in comune. Mettere in comune i propri valori e condividere gli obiettivi, quindi questa è l’altra caratteristica che deve possedere il leader, cioè la capacità di comunicare i propri valori ai propri interlocutori, collaboratori, stakeholder e coinvolgerli nel raggiungimento degli obiettivi rendendoli obiettivi condivisi.
Ma perché qualcuno dovrebbe abbracciare questi obiettivi? Probabilmente a causa della necessità per ognuno di noi di soddisfare dei bisogni, in particolare di sicurezza e di appartenenza.
Ma perché il leader è merce rara? Forse perché c’è una crisi di valori? Probabilmente sì. I valori si svalutano e questo è fisiologico. Il tema è la capacità di rilanciare i valori o generarne di nuovi. Purtroppo, oggi il “valore” riconosciuto da tutti è il denaro. Però il denaro non è un valore, ma un mezzo.
E se fosse la cultura l’humus per i valori dei nuovi leader?
0 Comments

'Scelte' di Annarita Scarongella

17/10/2022

0 Comments

 
Foto
Dal vocabolario Treccani:
scélta s. f. [der. di scelto, part. pass. di scegliere]. – 1. a. Libero atto di volontà per cui, tra due o più offerte, proposte, possibilità o disponibilità, si manifesta o dichiara di preferirne una (in qualche caso anche più di una), ritenendola migliore, più adatta o conveniente delle altre, in base a criterî oggettivi oppure personali di giudizio, talora anche dietro la spinta di impulsi momentanei, che comunque implicano sempre una decisione.

Le nostre scelte quanto influenzano il corso degli eventi?
Le nostre decisioni, quelle che prendiamo ogni giorno piccole o grandi che siano possono portare conseguenze rilevanti nella nostra vita ed in quella degli altri.
Nel nostro quotidiano siamo portati a scegliere sempre, sin dal mattino per esempio, quando ci alziamo e scegliamo cosa mangiare a colazione.
Ciò che introduciamo nel nostro corpo è cibo sano, nutriente? Ci fa bene o male?
Porta benefici o ci danneggia?
Questo vale anche per il pranzo e la cena, sappiamo le conseguenze che un certo tipo di alimentazione può portare al nostro organismo, allora perché a volte scegliamo di farci del male? Cosa spinge la nostra mente a scegliere un cibo piuttosto che un altro magari più sano e salutare per mente e corpo?
Nelle decisioni importanti invece, nel caso in cui ci accorgessimo di aver fatto delle scelte sbagliate cosa è giusto fare?
Forse sarebbe più giusto prendersi la responsabilità del nostro errore, chiedere scusa e abbandonare ciò che si è intrapreso consapevoli del fatto che quella scelta ha dato inizio ad una serie di situazioni che hanno coinvolto persone intorno a te; o forse sarebbe più giusto arrendersi al fatto che indietro a volte non si può più tornare, che bisogna guardare avanti e cercare di cogliere il buono in ciò che grazie ad una tua decisione si è venuto a creare.
Forse se ci ponessimo queste domande e capissimo cosa c’è alla base di ogni nostra decisione potremmo arrivare a modificare atteggiamenti dannosi per la nostra mente e la nostra salute con più facilità.
Ma cosa farà la differenza nella nostra vita?
Forse le persone che incontreremo nel nostro cammino, dal genitore all’insegnante, dall’amico/a al fidanzato/a, dal marito o dalla moglie oppure da ciò che studieremo, leggeremo, guarderemo alla tv, o forse la natura ci avrà dotati di un carattere che nonostante ciò che ci circonda niente e nessuno potrà influenzare le nostre scelte.
Di cosa ci stiamo nutrendo oggi?
Un amico tempo fa mi ha detto che tutto ciò che noi introduciamo nel nostro corpo a livello di sensazioni, emozioni, stati d’animo si trasforma in proteina e questa proteina diventa materia del corpo stesso.
Questo vale sia per il brutto (situazioni di rabbia, tristezza, dolore emotivo, etc.) che per il bello (guardare un’opera d’arte o un bel paesaggio, leggere un buon libro, ecc.).
E noi, di che tipo di proteina ci nutriamo?
Io penso che possiamo cambiare in ogni momento, partendo dalle piccole cose, e sono sicura che col tempo tutto attorno noi cambierà perché di conseguenza cambieranno anche le nostre scelte, saranno più libere, più conformi ai nostri più intimi desideri, valori e, chissà, forse a far crescere individui più consapevoli.

    “- Noah: Perché io voglio te... Io voglio tutto di te, per sempre... Io e te, ogni giorno della nostra vita... Vuoi fare una cosa per me, per favore? Prova ad immaginare la tua vita... Fra 30 anni, 40 anni... Come sarà? Se la vedi con lui vai, vai! Te ne sei andata una volta, sopravvivrò anche la seconda, se è quello che realmente vuoi... Ma non scegliere la strada più facile...
    - Allie: Quale strada facile? Non esiste una strada facile...Comunque finisco per ferire qualcuno.
    - Noah: Smettila di pensare a quello che vogliono gli altri! Non pensare a quello che voglio io, a quello che vuole lui o a quello che vogliono i tuoi... Tu cosa vuoi? Che cosa vuoi?”
    Ryan Gosling - Noah Calhoun
    Gena Rowlands - Allie Hamilton
Dal film “Le pagine della nostra vita”
​

“Chi guarda all’esterno sogna, chi guarda all’interno si risveglia”
Carl Jung, Lettere, Vol.1

0 Comments

'Linguaggio del corpo e Coaching' di Marzia Alma Maisto

16/10/2022

0 Comments

 
Foto
La musica di un’orchestra nasce dalla combinazione di suoni emessi da diversi strumenti che interagiscono tra loro all’unisono o in tempi diversi.
La nostra comunicazione parte dall’Anima ed è come la musica di un’orchestra. Si crea grazie all’assieme di mente, parole e/o azioni.
Generalmente, quando ascoltiamo un concerto, prestiamo attenzione al suono nel suo complesso e non al suono di ogni singolo strumento coinvolto. Nella comunicazione la maggior parte delle volte accade la stessa cosa. La nostra attenzione viene catturata dall’assieme di voce e corpo. Non siamo abituati a cogliere i singoli elementi che concorrono a dar vita ad un atto comunicativo. Se proprio dobbiamo scegliere quale elemento privilegiare ci concentriamo sulle parole. Il linguaggio verbale si impone e la comunicazione espressa attraverso il corpo viene invece penalizzata. Trascurata è anche la mente. Manca infatti la consuetudine ad indagare quali pensieri e quali percorsi mentali hanno fatto nascere le parole e i gesti scelti durante la comunicazione. Si, perché, anche se non ce ne rendiamo conto, noi scegliamo in ogni istante cosa e come comunicare.
Abituarci a cogliere oltre alle parole anche il linguaggio del corpo e i processi mentali sottesi alla comunicazione è possibile.
Un modo utile e allo stesso tempo interessante di allenarci, potrebbe essere quello di avvicinarci alla forma d’arte rappresentata dal Cinema Muto.
In un cinema privo di sonoro, il corpo dell’attore diventa un’arma potentissima affinata per arrivare dritta agli occhi e al cuore dello spettatore. Non c’è spazio per una codificazione errata del linguaggio del corpo, pena la mancata riuscita del film.
Osservare il modo di recitare di attori geniali come Buster Keaton e Charlie Chaplin diventa allora un esercizio estremamente istruttivo ed anche, perché no, divertente.
Per avvicinarci maggiormente ai giorni nostri, possiamo passare un pomeriggio o una serata a guardare The Artist. Questo film è stato girato volutamente dal regista francese Michel Hazanavicius in bianco e nero e senza sonoro e ottenne il premio oscar come migliore film in concorso nel 2012.  L’attore protagonista è uno strepitoso Jean Edmond Dujardin che per la sua interpretazione vinse sia a Cannes che a Hollywood.
Ci si può recare ad esempio a Le giornate del Cinema Muto a Pordenone o si possono seguire le iniziative che la Cineteca di Bologna organizza attraverso Il Cinema Ritrovato.
Un’altra forma d’arte che può arricchire la nostra capacità di osservare il linguaggio del corpo e la sua capacità di comunicare le nostre emozioni e i nostri pensieri è quella rappresentata dalla mimica.
Artisti come Étienne Decroux, Jacques Lecoq e Marcel Marceau, dimostrano ampiamente, senza mai proferire parola, tutte le meravigliose potenzialità comunicative del nostro corpo. In rete esistono diversi video sulle loro performance e nel sito di Rai Cultura, nella sezione Teatro e Danza, si può trovare un documentario intitolato Viaggio in Italia che ha per protagonista proprio Lecoq.
Gli artisti citati e il loro lavoro possono essere usati per imparare ad osservare meglio non solo il modo di comunicare di chi ci circonda ma anche per comprendere come noi stessi comunichiamo con gli altri.
Esiste poi la possibilità di cercare nella propria città un buon corso teatrale al quale iscriversi sperimentando in prima persona tutte le ricchezze sottese ad una comunicazione consapevole. 
0 Comments

'L'importanza dei micro-obiettivi' di Tommaso Rizzi

14/10/2022

0 Comments

 
Foto
Nel mondo sportivo quando si pianifica una nuova stagione si parte da un “obbiettivo minimo” e per raggiungerlo si crea una scaletta di “micro-obbiettivi” intermedi.
Questi micro-obbiettivi sono quotidiani (ripetuti), settimanali, mensili e alcune volte trimestrali. Valutarne la propedeuticità diventa fondamentale nella fase di pianificazione e ritengo che questo sia un momento estremamente delicato e importante all’interno di una stagione sportiva soprattutto se ci sono atleti giovani da “formare”. 
I micro-obbiettivi danno una struttura al percorso e permettono di intervenire “chirurgicamente” nel momento in cui qualcosa non funziona. 
In questo momento la condivisione della pianificazione con gli atleti diventa fondamentale, permette loro di unire mente e corpo in un unica direzione. 
Il raggiungimento dei micro-obbiettivi ti da l’energia che ti porta a procedere con fiducia e determinazione.
Un cosa altrettanto importante è quella di scriverli cercando di renderli concreti, chiari e possibili.
In tutto questo procedimento la variante fondamentale è il tempo essendo l’unico elemento limitato e tangibile. Vita privata e lavoro, riposo e alimentazione, tutto ciò deve essere messo in relazione con il tempo. Soprattutto se come in questo caso si parla di un contesto, non professionistico oppure di un contesto di vita dove non posso dedicare 24 ore al giorno al raggiungimento del mio obbiettivo. 
Mantenendo valida questa struttura: obbiettivo, micro-obbiettivi (chiari, semplici e scritti) e il tempo vorrei uscire dalla sfera sportiva ed entrare in quella privata. 
Ad aprile mi ero prefissato un obbiettivo accademico con scadenza a settembre. 
Ho creato la mia tabella di marcia con una serie di micro obbiettivi da raggiungere, cercando di capire in questi 6 mesi quale sarebbe stato il tempo a cui avrei potuto dedicare questa cosa.
Sono stati mesi veramente impegnativi. Molte volte la quotidianità, gli impegni dettati dal lavoro e le relazioni con altre persone mi hanno portano a spostare le energie e l’attenzione, perdendo così il focus sull’obbiettivo, ma è qui che il modo con il quale volevo gestire il mio tempo è diventato fondamentale.
Nella mia pianificazione iniziale, mi sono dato la priorità di dedicarmi allo studio per un tempo ragionevole (in funzione al mio tempo libero) tutti i giorni e questa cosa mi ha permesso di entrare in una routine. Quando arrivavo stanco o scarico cercavo di dare del tempo al mio corpo e alla mia mente di riposare. Una priorità che mi sono dato consapevole di dover rimandare il raggiungimento di alcuni micro-obbiettivi. 
Questo fa nascere delusione accompagnata dalla frustrazione. Fanno entrambe parte di questo processo, perchè non sempre le cose vanno come pianificato. Arrivi però ad un punto dove leggi tutti i micro-obbiettivi raggiunti e pensi a quanta strada ai percorso fino a quel momento e il tuo pensiero inizia a cambiare. 
La delusione si trasforma in motivazione e la frustrazione con il tempo sparisce.
Sono arrivato alla scadenza di settembre (giorno della data della prova finale) consapevole che se tutto ciò non dovesse bastare avrei trovato un altro modo per fare la stessa cosa.
Magari con altri tempi, un’altra gestione dei micro-obbiettivi oppure con altri approcci, perchè sono fermamente convinto che se quell’obbiettivo sento che mi tocca fin nel profondo troverò una strada per poterlo raggiungere. 
Ho raggiunto il mio obbiettivo, l’ho scoperto da qualche giorno.
L’esplosione di sentimenti ed emozioni positive sono state così forti che non sono riuscito a trattenere le lacrime. 
Farò tesoro di questa esperienza perchè mi servirà per un futuro, per ogni volta che mi sentirò frustrato perchè vivrò l’illusione di vedere il mio obbiettivo troppo lontano e irraggiungibile. 
​
0 Comments

'La differenza degli intenti' di Tommaso Rizzi

13/10/2022

0 Comments

 
Picture
A Padova si svolge ormai da anni, la Fiera delle Parole. Otto giorni di appuntamenti con la letteratura, cinema, musica, scienza, arte, giornalismo e il pensiero.
Ho avuto l’occasione di vedere un paio di interventi, in compagnia della mia compagna e di mio fratello.
Il primo intervento, tenuto da X. inizia dall’etimologia delle due parole sulle quali si centra l’intervento, entra nella storia e nella filosofia e chiude nella sfera della psicologia. Porta esempi semplici e di vita quotidiana. 
Non ha come obbiettivo quello di trarre delle conclusioni, ma quello di spiegare a parole ciò che molte volte proviamo e a cui difficilmente riusciamo a dare forma.
Il secondo intervento, tenuto da Y. è di natura principalmente psicologica e sociologica, rimane per tutto il tempo nella cronaca odierna raccontando episodi che leggiamo su tutti i giornali, commentandoli e spiegando il perchè certe cose accadono. 
Ma la grande differenza tra i due interventi è stata la sensazione di aver “chiuso il cerchio” nel primo intervento, mentre nel secondo di essere rimasto in sospeso a tal punto da pensare : “e quindi, ora, che si fa?”
Ne ho avuto la prova tornando a casa dopo il secondo intervento. Ho discusso con mio fratello, per tutto il tragitto, su alcune tematiche toccate. Era palese che la lettura che avevo dato io non era la stessa che aveva dato lui. Non parlo di giusto o sbagliato, ma era come se avessimo visto lo stesso paesaggio con due occhiali da sole diversi e i colori che vedevo io non erano gli stessi che vedeva lui. 
A questo punto mi sono chiesto, qual’era l’intento di  Y? 
Qual’era l’intento comunicativo di queste due persone?
Quello di X. è stato quello di suscitare un pensiero critico a seguito di riflessioni basate sulla conoscenza e di portare all’altro quella stessa conoscenza necessaria a suscitare delle riflessioni.
L’intento comunicativo di Y. è stato quello di creare nell’altro uno sconvolgimento, metterlo “scomodo”, riportando la realtà come un fatto oggettivo, nudo e crudo, frutto di un meccanismo newtoniano di causa ed effetto non lasciando all’altro nessuno spunto metodologico in modo attivo. 
E’ come se dicesse all’altro : “Ti dico cosa vedo, ti dico quali sono state le cause che hanno portato a questo e quali possono essere i pericoli di domani. Ora sta a te decidere, come e cosa fare”. 
Nel “come” e nel “cosa” c’è spazio all’interpretazione, che non può essere uguale per tutti. L’interpretazione si basa sul piano della conoscenza e su quello pratico e quindi esperienziale e del sapere.
Le mie domande nascono da una premessa: penso che la maggioranza delle persone presenti (ad entrambi gli interventi) fossero lì per ascoltare quella persona parlare di quel tema specifico, che fossero predisposte all’ascolto e sensibili a queste tematiche.
In entrambi i casi le platee erano formate da ragazzi e ragazze giovani, adulti e anziani. Sicuramente ci saranno stati insegnanti, studenti, psicoterapeuti e molto altro. 
Fatta questa premessa penso, come può una varietà come questa elaborare un monologo come quello di Y. in maniera ponderata e costruttiva? Possiamo interpretare un episodio, una storia, un fatto, nello stesso modo se non veniamo accompagnati nell’elaborazione di questo processo? Gli strumenti che queste persone hanno sono utili o propedeutici per un’elaborazione che possa avvicinare e non aumentare le distanze?
La differenza strutturale tra i due monologhi è stata evidente e sono consapevole che sia stato voluto. 
Trovo che portare un monologo come quello di Y. ad una platea così “polarizzata”  sia rischioso perché potrebbe aumentare e rendere più concrete le distanze nelle opinioni e nel pensiero collettivo. 
0 Comments

'Matrimonio che vai, comunicazione che trovi' di Jennifer Rigoldi

7/10/2022

0 Comments

 
Foto
Con lo scorso weekend, ho preso parte all’ultimo dei tre matrimoni 2022 ai quali ero stata invitata.
Sono stati tre matrimoni diversissimi tra loro.
Il primo super colorato, molto caotico e nel corso del quale la parola libertà, di essere e di esprimersi, ha assunto un ruolo da protagonista.
Il secondo matrimonio è stato molto romantico, elegante, intenso: sposo italiano, sposa filippina, è stato un’unione di mondi e culture davvero molto diversi tra loro.
L’ultimo invece voleva riportare in un’ambientazione anni ’50 gli invitati: molto originale la scelta del tema!
Mai come in questi ultimi mesi ho sentito parlare di amore, dell’amore nelle sue infinite sfaccettature e del tema così complesso…amore e comunicazione.
Mi ha molto colpito il discorso tenuto dalla sorella della sposa nel corso dell’ultimo matrimonio al quale ho partecipato. Arrivato in coda a mille belle parole di augurio dedicate alla coppia da amici e parenti che citavano….”ho subito capito foste fatti l’uno per l’altra…” “continuate a vivere con la luce che avete oggi negli occhi”, il discorso della sorella, più pragmatico e meno sognatore, riportava un po' con i piedi per terra. “Coraggiosa!”, ho pensato, quanta schiettezza nelle sue parole.
Iniziava così: “Inutile negare che la vita in una coppia non sia sempre rose e fiori, idilliaca così come nei primi mesi…anni”, temerario il volerlo ricordare agli sposi e ai presenti in una giornata così importante.
Sottolineava in particolar modo la facilità dello stare insieme all’inizio di una relazione, la predominanza dei pregi e la gioia nella condivisione in ogni situazione. E in maniera ironica portava alla luce le mancanze che sopraggiungevano nel corso del viversi e quegli insopportabili difetti con i quali ci si sarebbe sentiti poi costretti a convivere: il rumore nel masticare le patatine, la fatica del dormire accanto ad una persona che russa, che si muove continuamente nel corso della notte, etc...
Il tema centrale del suo racconto interessava la difficoltà esistente nella comunicazione verbale per le stragrande maggioranza delle coppie, e parlava di come fraintendimenti e incomprensioni potessero alla lunga portare ad allontanamenti e quindi invitava gli sposi a riflettere sull’importanza dell’aprirsi con l’altro e dell’ascoltare. “Bisognerebbe parlare molto ed ascoltare il doppio”, quanta verità nelle sue parole!
 
Ripensavo in questi giorni alla complessità del comunicare e al 1° assioma della comunicazione, che afferma: “non si può NON comunicare”. Il fatto di non parlare, non basta per non comunicare: i gesti, le espressioni esprimono molto. E la non risposta è comunque una risposta e una forma di comunicazione, così come lo è l’assenza.
In tutti e 3 i matrimoni sono stati portati alla luce problemi nella comunicazione: nel primo lo sposo è una persona molto riservata e taciturna (un mimo praticamente!) e la sposa un’esplosione di parole: ognuno lamentava gli eccessi dell’altro; nel secondo matrimonio, sposa filippina e sposo italiano hanno raccontato delle loro difficoltà nel comprendersi proprio per l’appartenenza a due culture molto diverse e a causa dell’esprimersi in due lingue madri differenti; nel terzo matrimonio, l’ermeticità dello sposo nella vita di coppia è stata motivo ricorrente di scontro tra i due.
 
Chissà poi se esiste la ricetta della comunicazione perfetta! Ogni coppia mette in pratica “strategie” proprie, ma quanto è difficile raggiungere e mantenere un equilibrio!
E voi, quanto soddisfatti siete della comunicazione esistente all’interno della vostra relazione di coppia? Avreste bisogno di qualcosa di diverso da parte dell’altro? Potreste gestire voi meglio qualche dinamica? 
0 Comments

'La biofilia e i suoi vantaggi' di Alma Maisto

1/10/2022

0 Comments

 
Foto
Noi esseri umani, anche se tendiamo a dimenticarlo, siamo degli animali. Apparteniamo infatti ai Primati. Con gli Scimpanzé condividiamo ben il 98% del DNA. I nostri antenati vivevano letteralmente circondati dalla Natura e da essa dipendeva la loro sopravvivenza. Eravamo un tutt’uno con la Natura e con le altre specie animali.
Al giorno d’oggi le cose sono profondamente cambiate. Il nostro stile di vita e il nostro modo di rapportarci a Natura e animali ci hanno fatto dimenticare il nostro passato libero e selvaggio.
Nonostante questo mutamento, in ognuno di noi resta un anelito, mai del tutto sopito, a ricongiungerci con Madre Terra. Una sorta di bussola interiore che si attiva e ci orienta verso la ricerca di un contatto diretto con gli ambienti naturali.
Alla prima occasione buona, infatti, scappiamo dai luoghi chiusi e artificiali delle nostre città per allentare le tensioni fisiche e per riordinare i tanti pensieri che affollano la mente. L’aria aperta, il sole, l’acqua, il verde, il contatto con gli animali, fanno nascere in noi una sensazione di rilassamento profondo. Basta una passeggiata in un parco, una pedalata in campagna, del semplice lavoro svolto in orto o in giardino e ci sentiamo subito meglio. Appena possiamo organizziamo nel weekend gite fuoriporta. Prenotiamo vacanze da passare al mare o in montagna. Ci avventuriamo lontano dal nostro paese per visitare ambienti naturali a noi poco familiari ma che ci attraggono per il loro fascino. Sentiamo il desiderio di condividere la nostra quotidianità con altri esseri viventi e così decidiamo di adottare un gatto, un cane o un’altra piccola creatura. Ci appassioniamo al birdwatching. Ci immergiamo nei fondali marini per carpirne la bellezza.
Tornare alla Natura è come tornare a casa dopo un lungo e faticoso viaggio. Ci sentiamo così bene e a nostro agio perché noi, come ogni altro animale che vive su questo pianeta, apparteniamo alla Natura. A questo legame, spontaneo e amorevole, nei confronti di Madre Terra e dei suoi abitanti, il filosofo e psicologo Erich Fromm ha dato il nome di Biofilia. Anche laddove non esiste una piena consapevolezza, noi esseri umani siamo in grado di avvertire come il contatto con la Natura sia in grado di migliorare il nostro stato emotivo e fisico.
Numerosi studi negli ultimi anni attestano come questa intuizione sia in realtà un dato di fatto scientificamente provato.
La psicologa, formatrice e giornalista Marcella Danon, che insegna Ecopsicologia all’Università della Valle d’Aosta, scrive in Clorofillati:
La sintesi di queste ricerche, insieme a innumerevoli altre, si è consolidata in una vera e propria “Teoria del recupero dallo stress”, Stress Recovery Theory, che ha dimostrato che il modo più rapido ed efficace per neutralizzare gli effetti fisiologici dello stress è l’esposizione agli ambienti naturali, riconosciuti come più rigenerativi rispetto agli ambienti urbani e a quelli costruiti.
Lo stress ha una funzione legata alla sopravvivenza; il suo scopo originario è “salvarci la vita” innescando meccanismi fisiologici che ogni volta ci danno l’energia necessaria per affrontare gli imprevisti. Ma la sua attivazione è spesso non necessaria, con effetti collaterali pesanti sul piano dei sistemi immunitario, endocrino, cardiocircolatorio e muscolare. Uscire dall’ambiente abituale e fare quattro passi all’aperto è un antidoto efficace e sempre a portata di… piede per smaltire la carica ormonale inutilmente in circolazione – non possiamo scappare da una mail indesiderata o prendere a pugni un computer andato in palla – e per ridurre le conseguenze di questa iperattivazione automatica.
La Natura è, così, anche un rimedio eccezionale per contrastare le conseguenze dell’eccesso di stress che caratterizza il nostro odierno stile di vita.
 
Comprendere che, tutte le volte che istintivamente ricerchiamo un contatto con la Natura e i suoi abitanti, stiamo facendo un regalo a noi stessi, può diventare una risorsa interiore alla quale ricorrere. Se realizziamo le ragioni profonde del legame d’interdipendenza tra noi e la Natura, possiamo trasformare un atto spontaneo in un’abitudine di comportamento. Un’abitudine che possiamo attuare come fosse una sorta di auto-terapia finalizzata al nostro benessere.
Ed è in questa visione del rapporto Uomo-Natura che può trovare spazio un intervento mirato da parte degli operatori olistici.
Essi potrebbero infatti contemplare, nel loro lavoro con le persone, dei momenti attraverso i quali ricreare un legame attivo e consapevole con Madre Terra. La Natura diventerebbe così un valido alleato per l’operatore olistico rendendo la sua attività di aiuto più funzionale ed efficace.
0 Comments

'Il coraggio e il cuore' di Tommaso Rizzi

29/9/2022

0 Comments

 
Foto
Come può vivere un essere umano con il cuore che ti spinge verso una direzione e la mente verso l’altra? Come può vivere un essere mano sapendo di dover trovare un equilibrio in tutto questo?
Ancora, come può vivere una essere umano con la consapevolezza che le sue scelte devono rispondere ad un impulso esterno e non interno?
Infine, come può vivere un essere umano che non si concede la possibilità di vivere i propri sentimenti e le proprie emozioni?
Le aspettative dell’ambiente e della società diventano pesanti come macigni. Le reti di rigidi e ambigui costrutti culturali e religiosi, ti intrappolano e ti costringono razionalmente e consapevolmente ad andare in una direzione opposta rispetto a quella che vorresti prendere. 
Rimani lì. 
Imbrigliato come un pesce in una rete di pescatori. 
Diventa una gara di resistenza dove si creano nuove strutture di convinzioni, dove la tua realtà cambia forma e muta perchè in tutto questo dobbiamo gonfiare i nostri polmoni e respirare per poter vivere. 
Posso solo immaginare come ci si possa sentire. Questa estate ho vissuto indirettamente esperienze complesse, di persone a cui voglio bene come fratelli e sorelle. 
Persone con le quali sono cresciuto e con le quali ho condiviso molto e che ora si trovano a vivere questo conflitto interiore. Quando ascoltavo i loro racconti e vedevo i loro occhi riempirsi di lacrime un velo di tristezza mista compassione mi avvolgeva. 
I racconti erano pieni di sentimenti ed emozioni raccontati senza timore e anche di una consapevolezza piena che chiama tutte le cose con il loro nome e che una volta contestualizzata con l’ambiente circostante crea frustrazione e dolore. 
Infine la resa totale, dove il concetto più utilizzato è stato: “non ho il coraggio di…”. Questa affermazione crea un’alibi perfetto per non fare nulla.
Ho osservato questo processo fatto di momenti “up e down” estremamente veloci e la cosa che mi affascina di più è l’utilizzo del concetto di CORAGGIO.
Credo ci voglia coraggio per dare precedenza ai propri sentimenti ed emozioni, ma anche altrettanto coraggio per metterli da parte e restare dove si è. 
La motivazione che sta alla base dell’atto che richiede coraggio, può essere la chiave e racchiude in se il significato.
Paura e malessere possono essere dei fattori motivanti, ma sembrano non bastare e allo stesso tempo il concetto di sentimento stesso viene a perdere di significato. 
Ho capito che il significato di CORAGGIO non è unico e globale perchè esistono diverse letture. Il coraggio è composto da mattoncini con significati diversi tra loro: resilienza, determinazione, responsabilità, vitalità, tenacia, integrità. Assume importanza anche il contesto in cui si utilizza. Quindi capisco che è una cosa complessa ed estremamente strutturata. 
Fermo i miei pensieri ed elaboro le mie emozioni nate dagli incontri con queste persone e penso al mio percorso in questa vita e capisco che il coraggio non è innato. E’ la somma di tanti fattori diversi tra loro. Che paura e malessere possono essere dei campanelli d’allarme, ma che da soli possono non essere sufficienti a far scoccare la scintilla.
Il coraggio come ogni cosa va scoperto, sentito, coltivato ed allenato. 
Una persona può avere coraggio in determinati contesti della vita e in altri no. 
Puoi averla in un momento specifico e in altri momenti no. 
Il termine CORAGGIO deriva dal latino coratĭcum o anche cor habeo, aggettivo derivante dalla parola composta cŏr, cŏrdis ’cuore’ e dal verbo habere ’avere’: avere cuore.
“Avere cuore”…credo sia questo il passaggio determinante per assimilare questo termine. Mettere al “centro” i nostri sentimenti e questa azione è quella che richiede più impegno e perseveranza di tutte.


0 Comments

'Potenziare la motivazione' di Cristina Turconi

29/9/2022

0 Comments

 
Foto
“Non ci sarà mai pieno accesso al nostro potenziale finché non capiamo come funziona la nostra macchina biologica e mentale, e sfruttiamo i tanti reattori di energie che nasconde.”
- Daniele Trevisani -

  
Ci sono aree della nostra vita in cui vorremmo avere una maggiore motivazione per portare a termine i nostri compiti, per raggiungere obiettivi sfidanti o tradurre i nostri sogni in progetti realizzabili. A volte non sempre siamo soddisfatti del tipo e della qualità della nostra motivazione. Cosa possiamo fare per aumentare la nostra motivazione? E anche come Coach, come possiamo aiutare i nostri clienti a ristrutturare e a dare nuovo vigore alla propria motivazione?
 
Esplorare questi 5 passi può offrirci degli spunti interessanti per aumentare sia il nostro “senso di motivazione”, sia quello dei nostri coachee:
 
  1. Identificare il contesto:
    Il primo passo utile è quello di identificare in quale area della vita, in quale contesto vorremmo avere maggior motivazione e verificare se siamo soddisfatti del tipo e della qualità della nostra motivazione.

  2. Esplorare la qualità dello “stato” di motivazione:
    Il secondo passo consiste nel verificare quel fenomeno olistico mente-corpo-emozioni, quello stato d’animo, quella condizione emotiva, quell’insieme di processi neurologici e fisici che hanno luogo dentro di noi e che creano l’attuale “stato” di motivazione.
    Alcune domande utili che possiamo utilizzare nella sessione di coaching sono:
    “Quali sono i tuoi motivi, le tue ragioni, le tue credenze, le tue emozioni che guidano la tua motivazione? Cosa provi per il risultato finale? E cosa per i singoli sforzi e i singoli passi quotidiani? Quanto sei motivato su una scala da 0 a 10?”

  3. Attivare la nostra ricchezza rappresentativa:
    Il terzo passo richiede di utilizzare la nostra mente immaginativa per arricchire le rappresentazioni sensoriali del nostro film mentale. Metaforicamente si tratta di fare un “editing” delle scene visualizzate del nostro film mentale, coinvolgendo e utilizzando tutti i nostri sensi. Il canale visivo, uditivo, cinestesico, olfattivo e gustativo. Più una persona riesce ad immedesimarsi dentro all’esperienza, più chiare sono le informazioni che ottiene. Aiutare il nostro Coachee e guidarlo ad amplificare questo stato è utile e appropriato.

  4. Aggiungere o modificare pensieri e credenze che sosterranno la motivazione in quell’area specifica:
    Possiamo chiederci e chiedere: “Quale cambiamento di credenza, o di schemi di pensiero arricchirebbe lo “stato” di motivazione e garantirebbe il tipo e la qualità di motivazione che serve veramente? Che cosa è più utile credere a questo proposito che potrebbe perfezionare la motivazione?

  5. Creare un ponte sul futuro:
    In quest’ultimo passo serve immaginare di vedersi muovere nei giorni a venire con la nuova motivazione e vedere che cosa accade di nuovo e di diverso in senso migliorativo.
 
Ripetere questi passi, questo ciclo di esperienza più e più volte, integrando la nostra ricchezza rappresentativa e potenziando credenze e prototipi cognitivi funzionali, ci può essere di grande utilità per migliorare la nostra motivazione e affinare quei mix-emotivi più fruttuosi che ci permetteranno di procedere e realizzare i nostri obiettivi e i nostri traguardi di vita.
 
Bibliografia di riferimento:
The Meta-Coaching System - Systemic Coaching at Its Best – L. Michael Hall Ph.D. - 2011
0 Comments

'Il fascino della formazione' di Lorenzo Manfredini

25/9/2022

0 Comments

 
Foto
C’è un grande dibattito intorno alla formazione e su quali percorsi siano più efficaci per garantire la preparazione dei futuri professionisti di coaching o di counseling: ‘più teoria, più pratica o più modelli?’. In particolare mi riferisco a quel tipo di formazione che predispone le persone ad un lavoro, ad apprendere delle routine di lavoro efficaci che preparano una professionalità, ma anche a coloro che vogliono realizzare nella vita i propri desideri, che vogliono crescere e imparare da insegnanti che spiegano in modo avvincente. 

La realtà è che gli insegnanti esperti, i creatori di storie esperti, i maestri della relazione, sono spesso lontani dalle aule. Le persone che hanno le abilità necessarie per insegnare e coinvolgere un uditorio non sono interessati a un titolo d'insegnamento, lo esercitano. Parlano alle persone, trasmettono principi validi e aiutano le persone a cambiare. Sono persone che desiderano coinvolgere l’altro, vogliono tutta la sua attenzione e lo fanno chiedendo un cenno, una parola, un gesto. Sono persone che si chiedono se hanno ascoltato a sufficienza e cosa possono fare per avere tutta l’attenzione necessaria per andare avanti. Avanti per una pausa di riflessione, per una domanda, per un momento di meditazione. E allora, incoraggiamo le capacità della formazione coinvolgente dove la teoria è lieve,  l’apprendimento degli standard è discreto, ma lo sviluppo delle abilità di base è al massimo. Perché è li che sta l’arte dell’apprendimento.

Come si insegna e dove si impara questa arte della comunicazione? 

​Si insegna facendo in modo che le persone vadano in quegli spazi dove ci sono persone che hanno il potere di coinvolgere e si impara prendendo appunti di quello che fanno. Si impara osservando il modo in cui il formatore si muove, il modo in cui parla con le mani. Si studia il modo in cui cammina sul palco, con orgoglio. Si impara ascoltando le metafore e le analogie, e si inizia ad imparare qualcosa che se esercitata diventa una chiave del fascino della comunicazione. Si impara come il gesto di una mano o l’innalzamento di un sopracciglio possano esprimere un’attesa o un’esortazione. Se riuscissimo a insegnare come creare questa magia potremmo rianimare persone in difficoltà, riaccendere l’immaginazione e cambiare la cultura dell’apprendimento.
0 Comments

'Il rimuginio e la speranza' di Lorenzo Manfredini

19/9/2022

2 Comments

 
Foto
Quando si passa una notte insonne tra pensieri ripetitivi, che occupano tutto lo spazio mentale, un dialogo interno di merito negativo, una incapacità di rispondere ai pochi fondamentali perché, una turbolenza emotiva che frigge il cervello e inquieta il corpo, occorre chiedersi: ‘cosa debbo lasciare?’.

Quando, per una cocente delusione amorosa, le emozioni di tristezza, rabbia, paura dell’abbandono e vuoto esistenziale, hanno violato una ritrovata fiducia nel mondo, nella vita, nell’apertura a un nuovo amore, è il momento di lasciare un’illusione, un’idea, un rigore.

Quando la nostra mappa del mondo è una mappa di ferro, forgiata su valori di impegno e coerenza, come uomini d’altri tempi, che procedono con un ritmo che fa boom … boom, mentre la mappa della nostra ‘amata delusione di carne’, trasgressiva e libera, che divora la vita, fa tic-tac, il nostro sacrificio può non bastare per comporre una diversità insanabile.

E si può soffrire molto nel camminare con passi diversi e destinazioni fugaci. E si può fare cento passi indietro per non riprovare nuovo dolore e nuove disillusioni. E si può pensare che si sta sbagliando tutto, buttando via la vita.
​
Ma se potessimo vivere un’altra volta la nostra vita forse le parole di conforto, di incoraggiamento e di speranza, potrebbero essere diverse: ’vorrei fare più errori, non cercherei di essere tanto perfetto, mi negherei di più, sarei meno responsabile di quanto sono stato, prenderei pochissime cose sul serio e cercherei di vivere molti buoni momenti’.
2 Comments

'L’importanza delle competenze relazionali nella gestione dei conflitti' di Cosimo D'ambrosio

28/8/2022

0 Comments

 
Foto
Le competenze tecniche possedute dai professionisti non sono sufficienti, da sole, a gestire la sofisticata e complessa materia dei conflitti che si innescano nell’attività lavorativa e, in generale, nelle relazioni umane. Esse vanno infatti integrate con quelle relazionali, che spesso non fanno parte del bagaglio formativo del professionista.

Le soft skills necessarie alla gestione costruttiva dei conflitti consentono la trasformazione dei blocchi conflittuali in esiti soddisfacenti e produttivi per le persone coinvolte in un conflitto. Le competenze relazionali richiedono, pertanto, la capacità dell’operatore di comprendere le dinamiche del conflitto e di sviluppare strategie per affrontarlo costruttivamente, andando oltre la logica posizionale. Occorre, quindi, abilità nel saper raccogliere informazioni e definire obiettivi, nonché la capacità di comprendere i bisogni delle persone implicate nel conflitto per far emergere i loro veri interessi.

Gli strumenti di cui si avvale il conflict coach per questo lavoro sono: l’empatia, l’ascolto attivo e le domande maieutiche, ovvero le domande che consentono di esplorare la situazione conflittuale, permettendo al cliente di generare opzioni congruenti con i propri interessi e bisogni.

Per gestire costruttivamente un conflitto, è essenziale - prima ancora di porsi in relazione con le persone che chiedono il nostro aiuto - imparare a “governarsi” nei propri conflitti. Per aiutare gli altri, infatti, occorre raggiungere la padronanza di sé nella comprensione del conflitto e delle sue dinamiche; in questo modo, il conflitto può diventare una straordinaria occasione di conoscenza, innanzitutto di se stessi.

Conoscere se stessi implica, però, l’apprendimento di competenze che né la famiglia né la scuola ci hanno insegnato, ovvero la capacità di  sapersi osservare e di saper interpretare il reale significato delle proprie sensazioni, emozioni e intuizioni. In altri termini, occorre la disponibilità ad osservare il proprio dialogo interno, che ha luogo tra i diversi aspetti del sé, imparando ad osservare i pensieri che produciamo.
​
Questo è il significato del monito scolpito sul pronao del tempio del Dio Apollo a Delfi, nell’antica Grecia: “Conosci te stesso”! Si tratta di un monito che si riferisce a ciò che è essenziale per l’intelligenza emotiva, ovvero la consapevolezza dei propri sentimenti, quando si presentano, unitamente alla capacità di controllo emotivo.
0 Comments

'Emozioni e dialogo interiore' di Anna Rita Scarongella

22/8/2022

0 Comments

 
Foto
La consapevolezza che mettiamo nel comprendere le nostre emozioni e i nostri stati d’animo è fondamentale per la buona riuscita della nostra intera esistenza.
Come parliamo a noi stessi, il nostro dialogo interiore, è la nostra più grande risorsa.
Quello che pensiamo in ogni istante, nella nostra mente, di cosa è frutto?
Di retaggi culturali?
Di influenze esterne che possono derivare dalla famiglia, dalle amicizie, da ciò che abbiamo letto o studiato? Dalla televisione?
O dai nostri filtri mentali che ci rappresentano la realtà e ciò che ci circonda in diverse sfumature di colore?
Siamo in grado di essere obiettivi verso gli altri e verso noi stessi?
Sappiamo distinguere se ciò che nasce dentro di noi deriva da una emozione pura e ripulita da ogni scoria mentale oppure agiamo spinti da sentimenti che non hanno nulla a che fare con la purezza del cuore?
Quando guardiamo un paesaggio, sappiamo godere dello spettacolo, della meraviglia di ciò che la natura ci sta offrendo oppure i nostri pensieri, le nostre preoccupazioni, i nostri problemi prendono il sopravvento e non ci permettono di provare l’estasi della contemplazione?
I nostri desideri sono veri o sono presi in prestito?

Dal libro Il potenziale umano di Daniele Trevisani, formatore aziendale, consulente e coach:
Ogni pensiero, azione e comportamento dell’individuo deve trovare una coerenza con ogni altro pensiero, intenzione, comportamento, valore.
Quando questo non succede l’individuo subisce forme di crisi, piccole o grandi, legate ad un senso di instabilità psicologica interna.
La prima ed assoluta capacità da coltivare nel percorso verso il potenziale umano è la ricerca e riduzione delle dissonanze interne e delle incongruenze interiori che minano la stabilità della persona.

Marsha Linehan, professoressa di psicologia, psichiatria e scienze del comportamento all’Università di Washington, nel libro Una vita degna di essere vissuta scrive:
Tutto in natura è un equilibrio dinamico tra forze opposte, si può essere deboli e al contempo forti, si può essere felici e anche tristi, tutto è in un costante stato di cambiamento.
Non esiste una verità assoluta e nemmeno una verità relativa; non c’è qualcosa che sia in assoluto giusta o sbagliata.
La verità si evolve nel tempo.
Valori ritenuti validi in passato potrebbero non esserlo nel presente, la disponibilità è l’apertura a ciò che è.
Si tratta di diventare tutt’uno con l’universo, di partecipare ad esso, di fare ciò che è necessario nel momento presente.

E ancora:
Molti di noi tendono a vedere la realtà come costituita da categorie contrapposte del tipo “o l’uno o l’altro” piuttosto che considerarla come un “tutto” composto da “questo e quello”.
Spesso siamo bloccati sia nella tesi sia nell’antitesi, impossibilitati a procedere verso la sintesi.
È l’impossibilità di chiederci “che cosa sto tralasciando?” e “in cosa sto esagerando?” che ci mette nei guai.
E noi, siamo capaci di vivere questo momento come se fosse il primo e contemporaneamente l’ultimo istante della nostra vita?
Il coaching si basa su domande potenti e ispiratrici.
Vi lascio le mie domande, come se fossero ruscelli di montagna, raggi di sole, onde del mare, voli di uccelli, affinché vi possano ispirare ogni giorno e aiutare a trovare la luce che vi guiderà verso il vostro senso della vita.
 
“è come se ognuno narrasse una storia su di sé nella propria testa. Sempre. Tutto il tempo. Quella storia ti rende ciò che sei. Noi ci modelliamo attorno a quella storia “
P. Rothfuss
​
0 Comments

'La pratica meditativa come pratica di benessere' di Alma Maisto

4/8/2022

0 Comments

 
Foto
La cultura Occidentale potrebbe essere riassunta come una cultura che prevede una continua alternanza tra momenti nei quali essere altamente produttivi e momenti nei quali è concesso potersi svagare come meritato premio per essere stati così efficienti. Siamo tutti presi dal lavorare e dal divertirci a tutti i costi per poter bilanciare lo stress accumulato lavorando. È una cultura che incessantemente, attraverso i media, ci spinge verso un consumismo smodato. Ci troviamo inoltre a fare i conti con la schiavitù dei ruoli sociali. Siamo infatti così assorbiti dall’essere un buon partner, un buon genitore, un buon figlio, un buon collega, un buon amico, un buon cittadino, che finiamo col smarrirci non sapendo più chi siamo nel profondo e cosa vogliamo davvero. Ogni situazione genera in noi delle aspettative così come genera aspettative e proiezioni anche negli altri che ci circondano. Coliamo a picco in una profonda e costante ansia da prestazione. In questo caos quando troviamo tempo e spazio per pensare a ciò che accade dentro di noi e non fuori di noi? Quando portiamo l’attenzione al nostro mondo interiore per imparare a conoscerci davvero?
 
La pratica meditativa, figlia dell’antica saggezza Orientale, può venirci in soccorso e aiutarci a vivere con maggiore consapevolezza e quindi con maggiore gioia. Non si tratta di imitare gli yòghi di un tempo che si isolavano nella natura per mesi e addirittura per anni vivendo da eremiti assorti nella contemplazione mistica. Si tratta piuttosto di creare un appuntamento quotidiano con noi stessi.
 
Dedichiamo allora un’intera stanza della nostra casa alla pratica meditativa oppure, all’interno di una stanza, ricaviamo uno spazio riservato esclusivamente a questa funzione. Creiamoci la nostra oasi di pace. Il nostro “luogo-tempo sacro”. Raccogliamoci in silenzio. Lasciamo entrare dalle finestre la luce naturale e accendiamo una candela bianca come simbolo della luce data dalla chiarezza di mente e cuore che vogliamo raggiungere. Lasciamo che l’essenza di un incenso naturale purifichi l’ambiente. Stendiamo un tappeto e sediamoci a terra a gambe incrociate e cerchiamo di mantenere la nostra colonna vertebrale ben dritta. Se il nostro corpo trova scomoda la posizione possiamo appoggiare la schiena ad una parete o scegliere di sedere su una sedia tenendo i piedi ben piantati al pavimento. Appoggiamo le mani in grembo sovrapponendo la mano destra a quella sinistra unendo i pollici. Apriamo il petto e rilassiamo le spalle. Meditare non è soffrire quindi possiamo aggiustare la postura del corpo se sentiamo qualche tensione o dolore. Chiudiamo gli occhi. Teniamo dolcemente la bocca chiusa appoggiando la punta della lingua al palato. Inspiriamo ed espiriamo lentamente e profondamente attraverso le nostre narici. Limitiamoci a respirare e a portare l’attenzione all’aria che entra ed esce dal corpo. Lasciamo che i pensieri emergano liberamente e lasciamoli scorrere come le nuvole che si muovono nel cielo. Non aggrappiamoci ad essi e non giudichiamoli ma prendiamo atto di ciò che emerge come spunto per comprenderci e per guarire dentro. Cerchiamo di essere sempre amorevoli con noi stessi.
 
Matthieu Ricard, tra i massimi esperti mondiali sul Buddhismo e membro attivo del Mind and Life Institute, nel suo libro Il gusto di essere felici scrive:
Per quanto mi riguarda, ricordo molto bene che quando lavoravo come genetista all’istituto Pasteur, tutto preso dalla vita parigina, ricavavo immensi benefici da qualche momento di raccoglimento quotidiano. L’effetto durava a lungo, espandendosi come un profumo dentro le attività della giornata e conferendo loro un diverso valore. Con raccoglimento non intendo soltanto una pausa di rilassamento, ma il fatto di volgere lo sguardo verso l’interno, e osservare il modo in cui si manifestano i pensieri. Non è così complicato come sembra. È sufficiente investire un po' di tempo in questo esercizio per capirne la portata e apprezzarne la ricchezza.
 
Thich Nhat Hanh, maestro Zen di enorme levatura, usa invece le seguenti parole nel testo La pace è ogni passo per sottolineare i vantaggi che si hanno dal praticare quotidianamente:
Se sapremo vivere ogni istante con una mente risvegliata, saremo consapevoli delle vicissitudini delle nostre sensazioni e percezioni del presente, e non lasceremo che si formino o si stringano nodi nella nostra coscienza. E se sapremo osservare le nostre emozioni, potremo scoprire le radici delle formazioni psichiche più inveterate e trasformarle, anche quelle che sono diventate molto forti.
 
Il Buddha Śākyamuni invitava a non credere a priori alle sue parole ma a sperimentare direttamente i suoi insegnamenti per verificarne la veridicità ed efficacia.
Tale invito è molto saggio e torna utile come approccio anche alla pratica meditativa. Non ci resta quindi che meditare e provarne gli effetti sulla nostra vita. 
0 Comments

'La vacanza' di Cinzia Zocca

4/8/2022

0 Comments

 
Foto
Agosto è per gli italiani il mese delle sospirate vacanze, un periodo di interruzione dal lavoro e di rigenerazione per poi riprendere in autunno con maggior vigore e creatività.
È da diverso tempo che vivo questo periodo senza quell’entusiasmo che provavo da bambina quando tutta la famiglia si trasferiva al mare, immense giornate trascorse all’aperto tra giochi e cavalloni.
Mi domando perché non provo più quell’emozione e quella gioia, è come se mi sentissi in colpa nel sospendere il lavoro per un breve periodo di recupero e sana rigenerazione.
Mi chiedo quando è accaduto questo switch e non riesco a trovare nella mia memoria un momento preciso. È come se non me lo meritassi e mi stupisce ritrovarmi a pensare chi stabilisca meriti e demeriti nella mia vita.
Ricordi e blocchi legati all’infanzia? Probabile, ma non è importante ora.
Penso alle prossime vacanze e a come voglio trascorrerle. Potrei andare al mare da mia nipote o da un’amica, ma fa caldo e io mi scotto. Oppure potrei partire e andare qualche giorno in montagna dove godermi il fresco e fare lunghe passeggiate, portare Gea alla scoperta di luoghi nuovi, ed ossigenarmi.
Di cosa ho bisogno veramente?
Che tipo di vacanza mi permetterebbe di staccare la mente per riconnettermi al mio corpo e alle mie emozioni, risvegliare il mio sentire e la mia creatività?
Come posso uscire da questa svogliatezza che mi blocca alla scrivania, apaticamente confusa?
Quest’ultima domanda ha risvegliato in me una reazione e sento che sto superando quel senso di colpa che ha aperto questa conversazione.
E mi convinco che è un mio diritto prendermi una pausa. La luna ci insegna che la natura è ciclica e che è un bene seguirne i ritmi, perchè i periodi di sosta sono necessari per rigenerarsi.
Provo una sensazione di leggerezza in questa consapevolezza e credo proprio che domani comincerò ad organizzare la mia vacanza. Cosa porterò con me?
La voglia di esplorare, la gioia di andare, l’entusiasmo di ritrovare la me selvaggia che si sveste dei ruoli per indossare la sua vera natura.
 
Buone vacanze!
0 Comments

'Il non giudizio per cogliere la pienezza di ciò che ci circonda' di Jennifer Rigoldi

28/7/2022

0 Comments

 
Foto
Come spesso accade, l’osservare il mio bimbo, Fede, mi porta a soffermarmi a pensare…
Gli piace molto disegnare e qualche giorno fa, dopo avere ultimato una delle sue creazioni, mi ha detto: “Mamma ecco, la nostra famiglia. C’è nonno con le sue orecchie giganti. Io con i capelli arancioni come la barba di papà, che sembra una sciarpa. E poi ci siete tu e nonna che siete uguali, ma tu hai gli occhi verdi e nonna marroni”.
Apro una parentesi su un breve aneddoto divertente. Le orecchie del nonno sono oggettivamente grandi tre volte le nostre (magari è per questo che è il solo ad averle) o probabilmente il fatto che sia l’unico al quale Fede abbia deciso di disegnarle, sottolinea l’importanza che hanno per lui. Il nonno gli ha raccontato che sono come quelle di Dumbo: hanno la capacità di farlo volare!
 
Nella semplicità che questo esempio vuole rappresentare, tornando alla descrizione di Fede, ho pensato: “che meraviglia!” La sua semplicità, la sua purezza, il suo non giudizio mi affascinano. Davvero è un osservatore indiscriminato ed autentico nella descrizione di quel che vede.
Mi sono domandata come un adulto, famigliare o amico che sia, di fronte a noi cinque, in una situazione reale o vedendoci in una foto, ci avrebbe descritti.
Sembra davvero così banale dirlo, dovremmo tutti essere capaci di vivere nel non giudizio, ma è ormai un po' consuetudine quella di utilizzare questo atteggiamento critico, spesso probabilmente anche in maniera inconsapevole, che si è ormai radicata come un’abitudine difficile da perdere. Sembra essere un’esigenza quella di dover classificare in qualche modo, eventi e persone (noi inclusi).
E’ fondamentale lavorarci, lavorare su questa pratica di sospensione del giudizio, soprattutto per cogliere la pienezza di ciò che ci circonda; solo rompendo questi schemi potremo sperimentare con totalità e accoglienza situazioni e persone e vivere il tutto per quello che davvero è, e non per quello che i nostri pregiudizi hanno deciso debba essere. Carichiamo situazioni e persone di significati che non appartengono loro.
Questo indipendentemente dal fatto che possa rivelarsi un riscontro positivo o negativo il nostro; il punto non è il risvolto del giudizio, ma la purezza e la neutralità con le quali dovremmo vivere.
Il giudicare rappresenta un ostacolo alla piena realizzazione del sé, al prendere parte ad alcune situazioni e possibilità che la vita ci offre (quando ad esempio si decide di non mettersi in gioco perché si è interpretata una situazione in maniera non realistica, non oggettiva) oppure, quando non conoscendo una persona sono sufficienti poche parole o ancora meno, il semplice aver giudicato il suo aspetto senza nemmeno aver dato la possibilità di conoscere, per alzare muri.
Bisognerebbe diventare osservatori imparziali, cercare di ancorarsi al presente, di stare nella situazione .
Il prendere consapevolezza di quando stiamo per cadere nel giudizio, sicuramente potrebbe aiutare a fermarci, fare un passo indietro e cambiare prospettiva, passare da una prospettiva giudicante ad una accogliente ad esempio.
L’essere imparziali aiuterebbe a comprendere pregiudizi e inganni mentali che vivono in noi e più diventeremo consapevoli di quando il giudizio sta entrando in gioco, e sapremo quindi riconoscerlo, e più vivremo in modo autentico il presente. Questo ci renderebbe più liberi, felici e meno “stressati”, pronti a cogliere la pienezza di ciò che ci circonda e sicuramente farebbe di noi dei coach capaci nel loro lavoro.
0 Comments

'La fine di un amore' di Enrico Cavallari

27/7/2022

0 Comments

 
Foto
Guardi quegli stessi occhi ma non sono più gli stessi occhi, cerchi la pienezza del rapporto ma trovi solo un vuoto desolante e vertiginoso, vuoi la complicità ma sentì una distanza siderale, chiedi comprensione ma ricevi fredda banalità, vorresti affetto ma ricevi indifferenza , vorresti rispetto ma ottieni solo rabbia e rancore, desideri passare più tempo con lei ma lei scappa ogni volta , credi che passerà ma ogni giorno la distanza cresce sempre di più : la fine di un amore è molto peggio di una morte, è un cancro dell’anima, almeno fino a quando non ne hai piena consapevolezza… ti scava dentro, ti svuota, ti fa sentire inadeguato, sconveniente, inappropriato, incompleto, poi arriva la botta, il trauma la separazione delle anime quando pensavi di poter invecchiare con la tua isola , con il tuo porto sicuro che sapeva e poteva accoglierti perché ne aveva il sentimento e la forza per poterlo fare, e non c’è nulla e nessuno che in questa fase ti possa dare pace, quel senso di solitudine che avevi provato tante volte torna prepotente e metastatico. Non è colpa di nessuno, semplicemente è la logica conseguenza di fatti e comportamenti e della ridefinizione delle priorità di vita di entrambi i partner: non c’è rancore, non più rabbia o aspettative, soltanto la lucida visione che la tua vita deve continuare senza l’altra metà della mela, per quanto fosse imperfetta o avvelenata perché ti rendi conto che la distanza umana è incolmabile, alienante e non puoi trattenerla ne’ sanarla.
Esiste una chimica dell’amore, esiste una chimica della fine di un amore, e te ne rendi conto quando ne esci: il cortisolo pervadeva le discussioni e le ingigantiva, l’adrenalina toglieva la serenità e la leggerezza nello stare assieme, ora lo sai, ora lo sentì in modo clamoroso, era una perversione maledetta destinata alla distruzione e annientamentro delle reciproche personalità . Era inutile combattere per cercare momenti di effimero benessere, o resistere facendo appello a delle aree di falso comfort, o facendo appello su ciò che di buono si era costruito e provato assieme : tutto definitivamente obnubilato da una inesorabile percezione di lutto e di rifiuto.
Poi si esce dalla imprigionante e risonante dicotomia vittima-carnefice : non ci sono più colpe, c’è solo l’accettazione della fine di un amore guardandoti in uno specchio cinico in cui nessuno ne esce senza responsabilità, come conseguenza di una equazione vibrazionale tossica.
Ora è stupefacente accettare questa conclusione, rende libera e leggera l’anima , sprigionando un senso di staminalita’ , di libertà e di rinascita ​
0 Comments

'Io mi do il permesso' di Cinzia Zocca

27/7/2022

0 Comments

 
Foto
Hai mai provato quella spiacevole sensazione di disagio in qualche situazione familiare o di lavoro che scatena la paura di non piacere, di non sentirsi all'altezza e che limita le tue scelte?
Essere visti, sentirsi riconosciuti e apprezzati, è un bisogno che appartiene all'essere umano.
Fin dall’infanzia, infatti, il bambino si esprime chiedendo continue attenzioni che, se disattese o soffocate, danno origine a delle corazze emotive auto-sabotanti legate al timore di perdere l’affetto dei genitori.
Questo bisogno di approvazione viene replicato nei processi che, nel tempo, contribuiscono a definire la personalità e le sue ombre.
E allora, come fare per sentirsi sicuri del proprio valore e prendere decisioni a proprio favore e non a beneficio di ciò che gli altri si aspettano, per non deluderli?
La paura di agire seguendo il proprio sentire comporta una perdita di opportunità, di scelte, di decisioni e di svolte che potrebbero veramente valorizzare te e i tuoi talenti.
Quanto è davvero importante comprendere da dove hanno origine queste paure?
E come fare a superarle e diventare sicuro di te stesso?
Pensi che sia possibile che tu diventi il primo alleato di te stesso?
Oppure sei convinto che sia necessario perdere tutto per avere il coraggio di fare delle scelte a tuo favore?
Tutto ciò di cui hai bisogno è dentro di te, solo tu puoi scoprire la via.
Riesci a sentire le tue emozioni o la mente ti induce a seguire i tuoi processi, senza lasciarti intravedere gli scenari alternativi nel campo delle possibilità?
Chiudi gli occhi per un momento, respira, volgi lo sguardo all’interno per ritrovare quel sentire che fa nascere un sorriso ed inizia ad esplorare dentro di te.
Visualizza gli scenari possibili e senti nel corpo come risuonano le varie alternative, e poi progetta come muovere i primi passi verso le tue scelte vincenti.
E prima di tornare alla realtà, ripeti dentro di te “non sono perfetto, posso sbagliare, ma oggi io mi do il permesso di provare ad essere felice”.
0 Comments

'L'amicizia' di Lorenzo Manfredini

17/7/2022

0 Comments

 
Foto
L’amicizia, come l’amore, è uno dei valori più alti dello spirito umano. E’ un sentimento che nasce dalla simpatia, dall’ammirazione o dalla stima e si radica profondamente nei nostri affetti. Nel divenire dello sviluppo dell'emotività individuale, le amicizie vengono dopo il rapporto con i genitori e prima dei legami di coppia che si stabiliscono alla soglia della maturità.

L’amicizia di ieri, quella di quando eravamo giovani, si è realizzata attraverso le scoperte, il gioco, la generosità, lo slancio, la vicinanza. Vivendo con gli altri, siamo cresciuti giorno dopo giorno attraverso il confronto di esperienze e problemi, aiutandoci a superare la solitudine, le paure, a capire i nostri bisogni e cambiamenti. Per un vero amico siamo stati disposti a ogni sacrificio.

L’amicizia di oggi, nasce dall’opportunità di avere persone care  a cui confidare le nostre ansie e con le quali condividere le nostre gioie e le piccole felicità di ogni giorno. Un grande regalo.
L’amicizia di domani, è legata alla visione, all’ottimismo e alla voglia di contribuire al benessere nostro e degli altri. Un segno di speranza: la materia dei nostri sogni.

L’amore chiese all’amicizia: ‘A cosa servi se ci sono io?”. E l’amicizia rispose: ‘Io servo a far nascere un sorriso dove tu qualche volta lasci una lacrima’.
 
0 Comments

'Farsi seguire da un Mental Coach – perché NO?' di Alessandro Schiasselloni

10/7/2022

0 Comments

 
Foto
Un concetto inusuale eppure una necessità. Dove la prevenzione diventa concetto reale e non solo verbale.

Farsi seguire da un Mental Coach nel proprio percorso di crescita lavorativo, sociale, sportiva: 
è una buona scelta?

Oggi più che mai la capacità di gestire le risorse motivazionali può fare la differenza tra raggiungere il successo o fallire miseramente.
  • La mia attività di Mental Coach consiste nel sostenere le persone a dare il massimo di sé, imparando a sfruttare al meglio le potenzialità personali.

Nel Coaching la “forza mentale” è la capacità di far fronte allo stress,
alle sfide e alle pressioni interne ed esterne.

Diversi studi confermano, per esempio, che gli atleti professionisti che praticano sport ad alto livello, supportati da un bravo coach professionista a esprimere al meglio la “forza mentale”, riescono a migliorare del 25% le loro prestazioni.
  • Migliorare la qualità della vita impone di dedicare tempo alla cura dello spirito, allo studio e alla ricerca di se stessi per arrivare a vivere una vita in armonia con il mondo.
  • Imparare a vivere nel presente, esercitare l’autocontrollo, imparare ad ascoltare, saper scegliere, prendersi cura di sé, sono i segreti per arricchire, sviluppare e migliorare la qualità della vita.

Le metodiche applicate nel Coaching servono ad incrementare la nostra naturale capacità, non esiste età, sesso o classe di appartenenza, ogni singolo individuo ha la sua vita, in essa coltiva i suoi obiettivi, in essa vive emozioni forti condite da piccoli e grossi cambiamenti.
  • Un Mental Coach ci aiuta a superare quel piccolo gradino che spesso ci fa paura, lo vediamo immensamente pericoloso e traballante, ma non è così, dentro di noi lo sappiamo.

La nostra natura ci fa vedere spesso solo il lato negativo della situazione: allora il Mental Coach ci riporta alla realtà dei fatti, alla visione delle nostre capacità e ci sprona ad affrontare ogni passo e superare ogni tipo di gradino con la consapevolezza delle proprie doti naturali mentali e fisiche.

Prevenzione è guardare al futuro, cura e’ cercare di rimediare solo ogni cosa che ci accade, spesso senza aver fatto ovvia e logica prevenzione.

Noi siamo quello che vogliamo essere sempre e non solo a parole, ma descrivendo ogni giorno con ogni respiro e movimento la natura del nostro percorso verso un’unica strada: LA FELICITA’ INTERIORE.

Mens Sana in Corpore Sano non e’ solo un concetto, ma uno stile di vita.
“Il Mental Coach ci aiuta in questo”.
0 Comments

'STEP ACADEMY' di Lorenzo Manfredini

10/7/2022

0 Comments

 
Foto
Più informazioni, più valore, più fiducia: le tue obiezioni mi aiutano a riflettere sulle tue domande e mi stimolano a porre ulteriori domande.

In questa pagina Ti voglio parlare di STEP ACADEMY, una piattaforma di corsi online utile per gestire al meglio il tuo tempo, i tuoi stati d’animo, le tue relazioni, la tua professione, la tua vita.
Questa proposta è ambiziosa, ma penso che ne abbiamo tutti veramente bisogno.
Voglio condividere con te un bisogno, un desiderio, una necessità: rendere più ricche ed efficaci le tue esperienze professionali, sportive e personali di coppia e di famiglia.

DALL'ESPERIENZA SOGGETTIVA LA SPINTA PIU' FORTE PER CRESCERE
Perché ho deciso di proporti questa serie di percorsi? E perché dovresti scegliere di farlo in questo momento o più avanti?
Magari applichi buone strategie e la tua vita è un bijoux, magari hai già quello che ti serve.

MA ... IL NOSTRO TEMPO NON E' PIU' LO STESSO
Ti è mai capitato di sapere cosa fare ma di non riuscire a farlo?
Ti è mai capitato di aver preso una decisione sbagliata perché eri guidato dalla paura?
Ti è mai capitato di aver curato al meglio la preparazione per un appuntamento importante e poi performare ben al di sotto delle tue capacità?
Immagino di sì. Ci sta.
Quindi mi interrogo e mi chiedo: a chi rivolgo le mie proposte video, tecniche ed esercizi, e chi sei tu per poterti davvero esserti di aiuto, oltre ad essere un lettore, un allievo, un corsista, un cliente, un professionista, un paziente?
Probabilmente sei tutte queste cose ed è a te che rivolgo la mia completa attenzione allo scopo elevare la tua esperienza personale.

LA MENTE, UNA CASA DI LUCE E DI ABISSI
La vita, ai blocchi di partenza, è per tutti uguale, abbiamo tutti una gran voglia di crescere e investire le nostre energie per diventare persone speciali, amabili, felici.
Ahimè questo accade, ma dobbiamo tirare fuori le unghie, lottare, reagire e …  sognare.
Quando le esperienze della vita ci pesano sulla schiena soffriamo le pene dell’inferno in molti modi: ansia, disistima, depressione, infelicità.
È li che scopriamo il valore di chi siamo e di chi vogliamo essere. Vogliamo imparare, crescere e far fruttare i nostri sforzi.

Questi programmi sono rivolti a te che cerchi dentro di te le strategie e l’equilibrio necessari per essere migliore. Che vuoi avere uno stato d’animo che dipende da te e che puoi influenzare scegliendo quale atteggiamento avere nelle più disparate situazioni.
Se credi che i tuoi pensieri, emozioni e sensazioni possano influenzare la tua vita, ebbene, quello che sto dicendo è per te.

VIAGGIO AI CONFINI DELLA NOSTRA UMANITA'
Quello che propongo in questi programmi, nelle loro specifiche presentazioni (https://stepc-academy.thinkific.com) sono innovative e nascono da una esperienza quarantennale sul campo.

Le varie tecniche possono essere usate in ogni momento della giornata, al bisogno e in modo specifico. Con un obiettivo: permetterti di scoprire risorse e stati mentali adatti ad affrontare i momenti più interessanti e sfidanti della tua vita.
Pensa, riuscire a riflettere sui problemi da altre angolazioni, rilassarti quando sei preoccupato, visualizzare per costruire il tuo domani, essere consapevole di risorse insospettate, arricchisce la ragione stessa del vivere.
Vivere con intensità, equilibrio, gioia ... questo è il mio ‘perché’ nel proporti tutto questo.
​Penso di fare del bene e di esserti vicino nei più vari momenti della vita, al tuo fianco con strumenti efficaci e tecniche concrete, in un percorso video completo per gestire i tuoi paesaggi interiori.

LA ROTTA DEL 'CHE COSA SUCCEDEREBBE SE ...'
Quello che vorrei trasmetterti è la forza espressiva, il valore e l’intelligenza che c’è dietro e dentro questi progetti.
  • Video lezioni, pillole video che puoi guardare quando vuoi,
  • ore e ore di formazione, con un condensato di esperienze di crescita personale,
  • una collezione di strategie e consigli pratici,
  • contenuti di alta formazione per mettere a frutto le tue qualità. 
Mi sono concentrato per migliorare programmi senza tempo che ho proposto per anni a migliaia di persone, renderli fruibili e rispondere all’esigenza segreta, timida e a volte palese, che ho visto negli occhi di tante persone desiderose di vivere con qualità e successo la loro vita.

Ho lavorato duramente per scavare nei valori delle persone e nel valore di ciò che ti propongo. Ho curato i video e le tecniche in un modo davvero unico, con un obiettivo: sperimentare il ‘paradiso’ di stati d'animo unici, giorno per giorno.
E ora, che cerco di comunicartelo nella maniera più efficace possibile, so che l’esperienza diretta è l’alleato più affidabile e l’insegnante più difficile.

IL PIACERE DI UNO SGUARDO NEGLI SPAZI INTERIORI
Mi piacerebbe che chiudessi gli occhi un momento e ti chiedessi che cosa desideri davvero in questo momento della tua vita e una volta individuato il tuo desiderio, ti domandassi cosa potrebbe aiutarti a realizzarlo. E da lì partire per un nuovo viaggio nella tua vita insieme. Per un po', compagni di un viaggio dove prendere il mondo, il tuo mondo, nelle tue mani.

Grazie a questi percorsi supererai alcuni pregiudizi e sarai invitato a osservare da dentro come disegnare le nuove traiettorie della tua vita.
Ti scoprirai come una persona ricca interiormente e grazie al tuo ascolto riconoscerai difetti e limiti per riscrivere i tuoi pregi e la tua bellezza.

AL GRAN BALLO DEL MONDO ...
Tutto questo ha un costo:
dovrai dedicare un po' di tempo ad approfondire la conoscenza di te stesso senza pregiudizi e distrazioni e vestire la tua esperienza di una nuova luce. Ascoltare qualcosa di positivo ogni giorno e praticare qualcosa di utile ogni mattina.
Il tuo viaggio comincia ora.

L'AMICIZIA DEI PENSIERI RITROVATI
  • Apprezza la tua diversità, scopri il tuo valore
  • Trova l’esperienza che fa al caso tuo. Se hai dubbi chiamami, sarò lieto di consigliarti.
  • Dai valore al tuo tempo, alla tua salute, alle tue risorse …
  • Scegli il meglio per te, lo meriti
  • Trasforma il denaro in modo intelligente e utile.
  • Prendi decisioni più efficaci e gestisci con qualità le tue relazioni
  • Costruisci solide basi personali e metti in pratica le strategie migliori
  • Nel guidare la tua azienda o la tua attività sentiti ispirato da buone scelte e decisioni.
  • E se sei un atleta allena corpo, emozioni e mente a quello stato di fluidità che rende magiche le tue prestazioni e la tua vita.

Buona vita
0 Comments

A.P.I.C. Associazione Professionisti Italiani del Coaching è iscritta al M.I.S.E. Ministero dello Sviluppo Economico

4/7/2022

0 Comments

 
Foto
E' con grande piacere e soddisfazione che condividiamo l'accoglienza della Associazione di categoria APIC (Associazione Professionisti Italiani del Coaching) negli elenchi del M.I.S.E. Ministero dello Sviluppo Economico.

L’Associazione Professionisti Italiani del Coaching APIC aderisce a: CONFASSOLISTICHE Confederazione Europea Associazioni Professionali Olistiche- forma aggregativa ai sensi della L. 4/2013, inserita negli elenchi del MISE.  

L’associazione APIC ha il precipuo scopo di promuovere, tutelare, vigilare sull’attività del Professionista del Coaching nonché di valorizzare le competenze e la professionalità dei propri iscritti agevolando il rispetto delle regole deontologiche che sono sancite in un apposito codice di condotta in ossequio a quanto disposto dalla Legge 14 Gennaio 2014 n. 4 (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 26 Gennaio 2013, n.22) che disciplina le Professioni non regolamentate.

In questo modo A.P.I.C. si conforma alle finalità che la legge rimette alle associazioni (art.2, comma 7 e art.10 della L.n.4/13) e che prevede la pubblicazione sul sito web del Ministero dello sviluppo economico e con compito di vigilanza sulla corretta attuazione della legge 4/13.

La nostra UP STEP e la Scuola SSD International SDC promotrici di questo progetto, ringraziano Confassolistiche nella figura di Ermanno Rossitti e Ida Cagno per il loro prezioso e professionale contributo alla realizzazione di questo traguardo.

I nostri soci APIC potranno avvalersi di questa dicitura:
L’associazione di Categoria Professionale A.P.I.C. (alla quale sono iscritta/o) appartiene all’elenco del MISE – Ministero dello Sviluppo Economico.

Un cordiale saluto
Dott. Lorenzo Manfredini
Presidente APIC
https://www.apicoaching.it/ 

Allegato 2 Sezione Associazione Professionisti Italiani del Coaching (Scheda)
I Soci APIC



0 Comments
<<Previous
Forward>>
    In ogni ambito della vita solleviamo problemi, formuliamo piani e cerchiamo rimedi specifici, ma al fondo desideriamo coltivare le nostre parti più elevate.

    ALCHIMIA COMUNICATIVA
    Come trasferire ad altri quello che sappiamo, senza essere banali spingitori di alberi sulla spiaggia o coraggiosi esploratori di foreste incontaminate, senza esperienza.

    UOVA DI GIORNATA: 'CHIAMATA O MALEDIZIONE?'
    Facciamo parte di una generazione che potrà dire: 'ho vissuto la chiamata e la maledizione. E ci ho fatto qualcosa'. Ti dico la mia.

    IL MODELLO STEP CONSAPEVOLE
    Ogni professionista che operi per il benessere e l’equilibrio della persona, è un animatore di salute, vitalità e felicità. In altre parole, è un profondo conoscitore dell'autoregolazione a livello fisico, emotivo, mentale e relazionale. Cosa vuol dire conoscitore? Che ha sperimentato in prima persona e che sa proporre a persone e gruppi attività che portano all’equilibrio personale, al benessere e alla salute.
    Cos'è dunque il modello step consapevole? Vediamo ...

    Feed RSS

Università Popolare S.T.E.P. Consapevole a.p.s.​
Viale PO, n. 3 - 44121 Ferrara
Codice Fiscale: 93083770383 - Reg. Atti Pubblici di FE 17/01/2013 al N. 509 Sez. 3 e successive modificazioni il 18/07/2018 al N. 1938 Sez. 3
www.stepconsapevole.it
info@stepconsapevole.it - ​Cell. 328 7049684
Iban: IT67E0867371880000000018209