L’avvento dei social insieme ad una società in continua evoluzione, stanno portando a regole sempre più stringenti anche nel modo di esprimerci, tanto da portarci quasi a non dire più niente per paura che ci sia sempre qualcuno che si offende.
Lo vediamo ogni giorno, quando nei telegiornali si parla di politically correct, dove si è arrivati perfino a proibire scene o film interi anche di Walt Disney (l’ultimo è stato Mary Poppins), perchè contenevano delle frasi o delle parole potenzialmente offensive per qualcuno.
Il fatto che per anni nessuno abbia sollevato il problema, significa che così suscettibili un tempo non lo eravamo ma lo siamo diventati.
Questo sicuramente perché quando viene data la possibilità di esprimersi a tutti, non tutti lo fanno con criterio e nei giusti modi, pertanto c’è chi, magari più esposto di altri, ha subito dei veri e propri attacchi di gruppo che causano poi forti malesseri oggettivi nella persona che li subisce.
Dunque, è importante ricordare un antico proverbio che dice: “la parola è d’argento, il silenzio è d’oro”.
Anche il silenzio è comunicativo, molto di più di quello che si pensa e anche il silenzio va saputo utilizzare correttamente.
Se il silenzio dopo una discussione, dove una persona si isola e non vuole confrontarsi ma resta arrabbiata è un silenzio punitivo, e quindi non funzionale alla relazione ma con il solo scopo di ferire, ci sono altre situazioni dove tacere è un atto veramente importante e di crescita.
Dovremmo utilizzare il silenzio quando siamo presi dalla rabbia, e quindi in grado di esprimerci solo urlando o con l’intento di ferire l’altra persona, quando non conosciamo bene una situazione o un argomento e potremmo fornire informazioni sbagliate, o quando le domande sono troppo intime e magari la persona a cui sono rivolte potrebbe non avere voglia di affrontare quell’argomento.
Dall’altro lato siamo esseri umani e a volte ci può capitare sia di essere fraintesi, sia di non esprimerci correttamente e di ferire una persona anche senza volerlo ma il punto è che ci sentiamo sempre sotto attacco, sempre in dovere di difenderci e sempre di più rispetto ad una volta.
Questo è un forte indicatore di bassa autostima.
Paradossalmente si potrebbero ricevere le peggiori offese ma se in quell’offesa io non mi ci riconosco o accetto i miei difetti e i miei limiti, quell’offesa mi ferisce molto poco o quasi niente.
Questo però succede solo se io ho una forte autostima, se io conosco il valore di me stesso, se io so che il mio pensiero è tanto importante quanto quello degli altri e che ferire è il solo mezzo che hanno le persone che non sanno creare, che non hanno strumenti comunicativi e che pertanto non meritano tutta questa importanza che a volte gli attribuisce chi si sente preso in causa.
La relazione d’aiuto può aiutare moltissimo a migliorare sia la comunicazione che la propria autostima.
Siamo padroni di cancelli che si aprono solo dall’interno quindi non possiamo impedire agli altri di parlare, ma possiamo imparare a scegliere a cosa dare importanza e da cosa invece non farci toccare minimamente.
Lo vediamo ogni giorno, quando nei telegiornali si parla di politically correct, dove si è arrivati perfino a proibire scene o film interi anche di Walt Disney (l’ultimo è stato Mary Poppins), perchè contenevano delle frasi o delle parole potenzialmente offensive per qualcuno.
Il fatto che per anni nessuno abbia sollevato il problema, significa che così suscettibili un tempo non lo eravamo ma lo siamo diventati.
Questo sicuramente perché quando viene data la possibilità di esprimersi a tutti, non tutti lo fanno con criterio e nei giusti modi, pertanto c’è chi, magari più esposto di altri, ha subito dei veri e propri attacchi di gruppo che causano poi forti malesseri oggettivi nella persona che li subisce.
Dunque, è importante ricordare un antico proverbio che dice: “la parola è d’argento, il silenzio è d’oro”.
Anche il silenzio è comunicativo, molto di più di quello che si pensa e anche il silenzio va saputo utilizzare correttamente.
Se il silenzio dopo una discussione, dove una persona si isola e non vuole confrontarsi ma resta arrabbiata è un silenzio punitivo, e quindi non funzionale alla relazione ma con il solo scopo di ferire, ci sono altre situazioni dove tacere è un atto veramente importante e di crescita.
Dovremmo utilizzare il silenzio quando siamo presi dalla rabbia, e quindi in grado di esprimerci solo urlando o con l’intento di ferire l’altra persona, quando non conosciamo bene una situazione o un argomento e potremmo fornire informazioni sbagliate, o quando le domande sono troppo intime e magari la persona a cui sono rivolte potrebbe non avere voglia di affrontare quell’argomento.
Dall’altro lato siamo esseri umani e a volte ci può capitare sia di essere fraintesi, sia di non esprimerci correttamente e di ferire una persona anche senza volerlo ma il punto è che ci sentiamo sempre sotto attacco, sempre in dovere di difenderci e sempre di più rispetto ad una volta.
Questo è un forte indicatore di bassa autostima.
Paradossalmente si potrebbero ricevere le peggiori offese ma se in quell’offesa io non mi ci riconosco o accetto i miei difetti e i miei limiti, quell’offesa mi ferisce molto poco o quasi niente.
Questo però succede solo se io ho una forte autostima, se io conosco il valore di me stesso, se io so che il mio pensiero è tanto importante quanto quello degli altri e che ferire è il solo mezzo che hanno le persone che non sanno creare, che non hanno strumenti comunicativi e che pertanto non meritano tutta questa importanza che a volte gli attribuisce chi si sente preso in causa.
La relazione d’aiuto può aiutare moltissimo a migliorare sia la comunicazione che la propria autostima.
Siamo padroni di cancelli che si aprono solo dall’interno quindi non possiamo impedire agli altri di parlare, ma possiamo imparare a scegliere a cosa dare importanza e da cosa invece non farci toccare minimamente.