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'I Templari di Grotta Giusti: un viaggio tra natura, sogni e consapevolezza' di Lorenzo Manfredini

23/11/2024

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Ci sono luoghi che non si possono descrivere, bisogna viverli. Grotta Giusti è uno di questi. Monsummano Terme, Toscana: già solo pronunciare il nome evoca un piccolo regno in cui acqua, pietra e tempo hanno cospirato per creare un tempio nascosto, unico al mondo. È qui che, insieme a Luciano Tanini, Paolo Lenaz e Cosimo Tanini, mia moglie Annalisa ed io abbiamo intrapreso un viaggio speciale. Non era una semplice visita, ma un percorso d’iniziazione. Seguiti da moderni Templari, ci siamo immersi in una dimensione sospesa, in bilico tra realtà e leggenda.

Non appena varchi l’ingresso, il tempo si piega. Sei accolto da pareti decorate da concrezioni calcaree che sembrano scolpite da un artista senza fretta. Stalattiti e stalagmiti si allungano e si incontrano, come se volessero raccontare segreti che solo il silenzio può custodire. Il respiro cambia subito, rallenta, come se l’aria stessa fosse intrisa di storie millenarie. È il primo segno: stai entrando in qualcosa di più grande, qualcosa che ti ascolta. Una grotta, un tempio.
Luciano, Paolo e Cosimo, custodi di questa magnificenza, ci hanno condotto come guide sapienti, narrando la nascita della grotta e la sua trasformazione in un luogo di benessere e scoperta interiore. Era come ascoltare un canto antico, una melodia che ti invita a rallentare, ad ascoltare, a essere.

E poi c’è l’acqua. Calda, avvolgente, termale. Ti accoglie come una madre. Scendi, un passo alla volta, e cominci a respirare. Inspiro, galleggio. Espiro, cerco gli appoggi. Il percorso diventa una danza lenta tra luce e ombra, tra il buio che custodisce e il chiarore che rivela. Ogni anfratto è una scoperta. Ogni galleria è una domanda che ti invita a guardarti dentro.
Le acque sembrano avere una memoria tutta loro. Si adagiano sui muscoli, entrano nei polmoni, e risuonano con il tuo stesso ritmo. È un dialogo silenzioso, un ascolto profondo. L’acqua ti insegna a lasciarti andare, a fidarti del tuo corpo, a trovare il sorriso dentro di te. Non è solo un bagno termale; è un rito di passaggio. È un respirare la grotta e dialogare con l’acqua.

Nel cuore della grotta si aprono tre spazi dai nomi evocativi: Paradiso, Purgatorio e Inferno. Qui il calore cresce, galleria dopo galleria, ma non è un calore opprimente. È una carezza che ti avvolge, un invito a lasciare andare le tensioni, a rimanere presente.
Nel Limbo, il laghetto termale nascosto nel ventre della grotta, ti senti come sospeso. L’acqua sostiene, mentre il buio e il silenzio amplificano ogni sensazione. Non hai bisogno di vedere: senti. Non hai bisogno di parlare: ascolti. Ogni respiro diventa un passo verso un equilibrio interiore che non sapevi di cercare. Un po’ Paradiso, un po’ Purgatorio, un po’ Inferno.

Come insegnante di Training Mentale e Apnea, ho avuto il privilegio di contribuire a questo percorso unico. Venti anni fa, ho conosciuto tutto lo staff di Grotta Giusti Diving, ma non immaginavo che, come moderni Templari, custodissero un luogo così potente, così trasformativo, così speciale. L’acqua e le pareti di questo luogo non sono solo fisiche: sono emozione, consapevolezza, connessione. Grotta Giusti non è un luogo da visitare; è un luogo da sentire, da vivere. Venti anni di tuffi nell’apnea interiore, venti anni di emozioni, esperienze condivise e ricordi.
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Con Annalisa e questi amici, ci siamo lasciati guidare dai custodi di questo tempio, scoprendo che ogni passo avanti era anche un passo dentro.
Grotta Giusti è tutto questo e di più. È natura che cura, acqua che ascolta, pietra che racconta. È un tempio in cui lasciarti alle spalle il rumore del mondo e riscoprire la profondità del silenzio. È un sorriso che nasce dentro e rimane, anche dopo essere tornati in superficie.
E mentre lasci il calore delle sue acque, senti di aver vissuto qualcosa di unico. Sei più leggero, più presente, più te stesso. Come se, per un attimo, la grotta ti avesse accolto nel suo abbraccio eterno, e ti avesse sussurrato un segreto: il vero viaggio è sempre dentro di noi.
Un’esperienza che resta.
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'Kintsukuroi: L’Arte Giapponese di Curare le Ferite Dell'Anima' di Silvia Buongiovanni

8/11/2024

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Vi riassumo una breve storia che mi ha colpito molto e che mi ha insegnato a vedere nel dolore, non la sofferenza, ma la forza.
“Sokei era un’apprendista giapponese intento a creare la sua prima opera d’arte, un vaso di terracotta.
Lo splendore di questo capolavoro non stava solo nell’accurata scelta della materia, ma dall’amore e dalla passione che questo apprendista artigiano ci stava dedicando.
La sua anima entrò in contatto con quella della creta, che tra le sue mani stava prendendo vita e si stava trasformando in un’opera d’arte: in una proiezione della sua essenza, della sua creatività e libertà di espressione.
Mentre la pallina di terracotta cucinava in forno, Sokei contemplava tutto il processo, con l’euforia trattenuta di chi è testimone diretto della nascita di qualcosa di unico, tanto che riusciva a stento a trattenere l’emozione.
Le aspettative di Sokei erano alte e, dopo una lunga attesa, dedizione e pazienza,
Sokei aveva finalmente davanti a sé il risultato del suo capolavoro e del suo amore.
Era così bello che non poté evitare di sussultare.
Un tremore pervase il suo corpo, comprese le mani, tanto che la bellissima ciotola cadde e si ruppe in sei pezzi”e Sokei andò in disperazione.

“Caro Sokei, intervenne il suo maestro di ceramica, è arrivato il momento che ti spieghi una nuova tecnica, l’arte ancestrale del Kintsukuroi, perché tu possa ricomporre la tua vita, le tue illusioni e il tuo lavoro”.
Vai a prendere l’oro che custodisco nella cassetta sull’ultimo scaffale”..... 

Che cos’è il KINTSUKUROI?
Il Kintsukuroi è l’antica arte giapponese di aggiustare ciò che si è rotto.
Quando un pezzo di ceramica si rompe, i maestri Kintsukuroi lo ricompongono aggiustando le crepe con fili d’oro, lasciando in vista la riparazione dato che, per loro, un’opera ricostruita è contemporaneamente simbolo di fragilità, forza e bellezza.
La tecnica del Kintsukuroi non mira a riparare un oggetto, ma a ricomporlo.
La riparazione è un atto immediato, che ha come obiettivo di recuperare le funzionalità di ciò che si è rotto; ricomporre quanto rotto invece, significa dare vita a qualcosa di nuovo con passione e amore.
Trasformare cioè la materia in qualcosa di nuovo e più forte dando valore alle crepe, senza nasconderle, ma al contrario, impreziosendole.
Similarmente il Kintsukuroi è anche “L’arte giapponese di curare le ferite dell’anima”.
Quando ci si trova di fronte a un’avversità di qualsiasi natura, la nostra reazione è frantumarci in pezzi e piangere nella nostra sofferenza.
Molte volte ci facciamo travolgere dal dolore, sentendoci sfortunati e lo viviamo passivamente in attesa che succeda qualcosa di miracoloso che ci possa fare uscire da quella triste e ingiusta situazione.
Cerchiamo quindi di ripararci senza attribuire alla sofferenza il giusto valore.
Il Kintsukuroi invece, ci insegna a curare le crepe, senza nascondere il dolore, convivendo con esso e lasciandolo in evidenza.
Molte volte nel dolore si matura e si cresce. Nel dolore noi ci fortifichiamo e ci rigeneriamo in persone migliori.
Le cicatrici inoltre, ci ricordano che siamo stati forti e che siamo riusciti a superare le difficoltà.
Il dolore ci insegna e ci rafforza.
Ci insegna che dentro di noi abbiamo la capacità di superare tutto e ci rafforza perché dal dolore, reagendo ad esso, si tirano fuori le risorse per superarlo.
Se riusciamo a trasformare queste energie negative in punti di forza, ci fortifichiamo per diventare persone migliori.
Spesso si è alla ricerca di un modo per essere felici, invece sarebbe importante trovare il modo per essere forti, per poter affrontare le avversità, senza negare o fuggire.

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'Sorridi, Respira, Vai Piano' di Sabina Toscano

6/11/2024

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Sorridi, respira, vai piano…un mantra racchiuso in un “infinito”….trasformato in un tatuaggio, quello che si riflette nel mio specchio….. un tatuaggio “invisibile” al mondo ma ben “visibile” a me che ho DECISO di farne una “preghiera da recitare” ogni giorno.
In questo periodo “festeggia” 4 anni…e con il tempo e con un po' di fatica è diventato parte di me, della mia persona e della mia vita.
SORRIDI è diventato un “accessorio” indispensabile per le mie giornate, qualcosa che indosso e che mi piace indossare…ma il processo è stato arduo perché un sorriso, non è solo UN SORRISO…è comunicazione, è consapevolezza, è connessione… cos’è un SORRISO? Un'espressione facciale che si forma quando i muscoli intorno alla bocca si contraggono, sollevando gli angoli delle labbra. Questo oggettivamente parlando….e poi? Io lo definirei come “una linguaggio che tutti comprendono” e se è fatto con AUTENTICITA’ regala “mondi interi”.
Sorridere è un gesto semplice che può essere fatto “da tutti per tutti”…qualcosa di universale. Oggi io ci faccio caso…al sorriso, al mio e a quello di chi incontro…LUI racconta una storia unica.

Una storia unica che è non può essere tale se non combinata con RESPIRA…un’altra parola magica…un ponte tra corpo e mente …l’atto più naturale ma che a volte può essere il più difficile…oggi per me non è solo “il processo attraverso il quale gli organismi viventi scambiano ossigeno e anidride carbonica con l'ambiente” oggi è un INSPIRARE ed ESPIRARE con consapevolezza….ogni volta che inspiro, porto vita dentro di me, e ogni volta che espiro, lascio andare ciò che non mi serve più…faccio posto ad un nuovo respiro che non sarà mai uguale a quello precedente e sarà sempre diverso da quello che viene dopo.
E poi…ultimo e non per ultimo “Nel silenzio di un passo lento, scopri la bellezza che spesso sfugge a chi corre”…questa è la frase che racchiude il mio VAI PIANO…rallentare, fermarmi e GUARDARE con consapevolezza tutto ciò che mi circonda…partendo da dentro per illuminare il fuori …ho sempre pensato che il rallentare fosse una “perdita” di tempo” o che facendolo mi sarei persa dei “pezzi”…oggi invece credo che la vera forza stia proprio nel “coraggio” di farlo. In un contesto sociale che spesso premia la velocità e l'efficienza, sapersi fermare richiede coraggio e consapevolezza.

Senza saperlo, o meglio, senza “saperlo veramente” 4 anni fa con questo “mantra” ho iniziato un viaggio, il mio viaggio. Le mie azioni erano dettate da dinamiche strutturate e ben radicate, e sapevo che la mia vera essenza era rimasta in ombra. Mi sentivo intrappolata in un mondo che non rifletteva chi ero veramente, come se fossi una parte di un copione scritto da altri.
Col passare del tempo, ho cominciato a percepire un vuoto interiore, una mancanza di connessione con le mie passioni e i miei sogni. È stato in quel momento che ho deciso di fermarmi e guardare dentro di me. Ho iniziato a esplorare le emozioni che avevo trascurato, a mettere in discussione le aspettative che mi erano state imposte e a riscoprire ciò che mi rendeva viva.

Ogni passo di questo viaggio è stato un'opportunità per ricostruire la mia vera identità. Ho imparato a mettere in discussione le mie convinzioni limitanti e a dare voce a quella parte di me che desiderava esprimersi.
Uscire dall'ombra è stato un atto di coraggio. Ho iniziato a circondarmi di persone che mi ispiravano e sostenevano, creando relazioni più autentiche e significative. Ogni interazione ha contribuito a illuminare la mia “nuova strada” permettendo di vedere le cose da nuove prospettive.

Oggi, guardando indietro, posso dire che non è stato facile ma non è mai impossibile.
Sto imparando a vivere con consapevolezza, abbracciando ogni giorno come un'opportunità di crescita. La mia essenza non è più in ombra; inizia a brillare con una luce che voglio condividere con il mondo.

Questo percorso non è finito; è una continua evoluzione, un invito a esplorarmi  e a scoprirmi sempre di più. E mentre proseguo, porto con me la consapevolezza che ogni sorriso, ogni respiro, ogni passo lento è parte integrante di questa meravigliosa avventura che è la vita.
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Per concludere …. SORRIDI, perché ogni sorriso è un riflesso della tua felicità interiore; RESPIRA, perché il respiro è il tuo ancoraggio al presente; VAI PIANO, perché nel rallentare puoi scoprire la bellezza che spesso sfugge a chi corre. In questo equilibrio, troverai non solo serenità, ma anche la capacità di affrontare ogni sfida con un cuore aperto e una mente chiara.
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'Tutto L’Amore Che Mi Do'' di Sabina Toscano

22/10/2024

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AMOR PROPRIO…due parole che mi “girano” in testa molto spesso in questi giorni…è facile identificarne il significato, lo dice la parola stessa …ma lo stesso mi affido ad internet per il mio “tour di rito” e…non mi stupisco di trovare, nella mia ricerca, in queste due parole, delle connotazioni negative, perché molti l’associano alla parola egoismo. Eppure l’amor proprio è l’esatto opposto di egoismo….Sono egoista se sono amorevole verso me stesso/a? Se mi prendo cura di me? Se non mi giudico? Se metto la mia persona al primo posto? Oggi per me la risposta è semplice…ma perché ho fatto un lavoro su di me ed ho capito che AMARSI è il “trampolino” per la parola AMARE. L’AMORE VERSO SE STESSI è il “mazzo di chiavi” che ti consente di aprire “le porte” verso la CONSAPEVOLEZZADI TE STESSO….una delle prime chiavi che ho usato è stata quella con la targhetta “accoglienza”… AccoglierTI per come sei, accettandoTI nelle tue mille sfaccettature….senza giudizio, senza colpe….poi si sono susseguite altre chiavi ma questa credo sia stata la chiave per aprire la porta in assoluto più importante perché accoglierti e accettarti per come sei non è semplice, specie se si considera che noi siamo, verso noi stessi, i “giudici” più severi che emettono “condanne” irrevocabili…

E’ scontato dire che quasi sempre l’educazione che si riceve dice l’esatto opposto facendoti credere che per stare bene è necessario che gli altri siano al centro delle nostre attenzioni, del nostro tempo, delle nostre carinerie, dei nostri riguardi, dei nostri “mi dispiace”, “perdonami”, “grazie”, e via dicendo. Ci hanno insegnato (o inculcato?) che per essere “bravi” dobbiamo essere sensibili, attenti, generosi, disponibili…verso gli altri. Dobbiamo SEMPRE dimostrare di essere “abbastanza” per non venire scartati o non accettati…e il più delle volte non concediamo neanche una “sbirciatina” verso noi stessi.

Voglio portarvi un passo di un racconto che per me è stato ispirazionale, ancora oggi nel leggerlo mi vengono i brividi perché è da lì che è partito tutto. Tratto dalla storia di Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carrol, qui si racconta in modo semplice e chiaro cosa può accadere, quando in una relazione, manca l’amor proprio:

«Ma tu mi ami?» chiese Alice.
«No, non ti amo.» rispose il Bianconiglio.
Alice corrugò la fronte e iniziò a sfregarsi nervosamente le mani, come faceva sempre quando si sentiva ferita.

«Ecco, vedi? – disse il Bianconiglio – Ora ti starai chiedendo quale sia la tua colpa, perché non riesci a volerti almeno un po’ di bene, cosa ti renda così imperfetta, frammentata. Proprio per questo non posso amarti. Perché ci saranno dei giorni nei quali sarò stanco, adirato, con la testa tra le nuvole e ti ferirò. Ogni giorno accade di calpestare i sentimenti per noia, sbadataggine, incomprensione. Ma se non ti ami almeno un po’, se non crei una corazza di pura gioia intorno al tuo cuore, i miei deboli dardi si faranno letali e ti distruggeranno. La prima volta che ti ho incontrata ho fatto un patto con me stesso: mi sarei impedito di amarti fino a che non avessi imparato tu per prima a sentirti preziosa per te stessa. Perciò, Alice no, non ti amo. Non posso farlo.»

​Concludo con una citazione di Oscar Wilde: “AMARE SE STESSI E’ L’INIZIO DI UNASTORIA D’AMORE LUNGA TUTTA LA VITA “
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"Negoziazione e Persuasione: Strategie Giuridiche e Dinamiche Interiori nell’Incontro Elsa" di Lorenzo Manfredini

18/10/2024

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Recentemente, l'Avv. Cosimo D'Ambrosio e io abbiamo partecipato a un evento organizzato dall'associazione Elsa, un'organizzazione dedicata a favorire l'inserimento dei giovani laureati nel mondo del lavoro. L'evento ha posto al centro il tema della negoziazione e persuasione in ambito giuridico e professionale.
L'avv. D'Ambrosio ha presentato le nuove linee guida del conflict coaching, ponendo particolare attenzione ai nuovi istituti giuridici e alle competenze comunicative necessarie per operare con efficacia. Ha spiegato come sia fondamentale, nel rispetto degli interessi e dei bisogni delle parti, adottare un approccio che faciliti la comprensione reciproca e promuova soluzioni sostenibili.
Nel mio intervento, ho esplorato le dinamiche interiori che spesso ostacolano le persone nel gestire le complesse emozioni che emergono durante le controversie. Ho evidenziato l'importanza di stabilire fin dall'inizio delle regole chiare, verificare che siano percepite correttamente da tutte le parti e dotare avvocati e negoziatori di strategie che permettano a tutti di spiegarsi, comprendere le reciproche ragioni e giungere a un accordo soddisfacente.
Grazie alla calorosa ospitalità degli organizzatori e al continuo impegno di Elsa nella divulgazione e formazione, l'evento ha offerto un'importante opportunità di riflessione e crescita professionale.
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'L'Impatto Invisibile: Esplorando le Forze Esterne che Plasmano il Nostro Percorso' di Dino Bisi

14/9/2024

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La vita di ognuno di noi è una trama intricata di esperienze, emozioni e pensieri, tessuta non solo dalle nostre azioni e decisioni, ma anche da una miriade di fattori esterni che costantemente interagiscono con noi. Questi fattori esterni possono essere persone, situazioni, circostanze ambientali, economiche o sociali che, in modi spesso invisibili, plasmano la nostra esistenza, il nostro modo di pensare e persino il nostro senso di identità. Comprendere come questi elementi influiscono su di noi è essenziale per riuscire a vivere la vita con maggiore consapevolezza e intenzionalità.
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Uno dei fattori esterni più potenti è l'influenza delle persone che ci circondano. Famiglia, amici, colleghi e persino estranei possono avere un impatto profondo sulla nostra vita quotidiana. In un contesto positivo, la presenza di persone care e supportanti può agire come un ancoraggio emotivo, fornendo conforto, motivazione e un senso di appartenenza. Questi legami positivi possono spingerci a migliorare noi stessi, ad affrontare sfide con maggiore resilienza e a coltivare una visione più ottimista della vita. Tuttavia, l'influenza delle persone può avere anche un risvolto negativo. Relazioni tossiche, pressioni sociali e aspettative altrui possono limitare la nostra libertà di espressione, instillare insicurezze o addirittura deviarci dai nostri veri obbiettivi. È importante riconoscere queste dinamiche e, quando necessario, prendere le distanze da chi non contribuisce al nostro benessere.

L'ambiente fisico in cui viviamo è un altro fattore esterno cruciale. La nostra casa, la città in cui abitiamo, la natura che ci circonda, tutti questi elementi influiscono sul nostro stato mentale e sul nostro benessere generale. Un ambiente ordinato e piacevole può favorire la calma, la creatività e la produttività, mentre un contesto caotico e stressante può alimentare l'ansia e il disagio. Anche la connessione con la natura svolge un ruolo importante: passare del tempo all'aperto, immersi nel verde, è dimostrato avere effetti benefici sulla nostra salute mentale, riducendo lo stress e migliorando l'umore. Tuttavia, non tutti hanno la possibilità di vivere in ambienti salutari o stimolanti, e questo può rappresentare una sfida. È importante cercare, per quanto possibile, di creare spazi che riflettano il nostro bisogno di armonia e benessere.

Il contesto socio-economico in cui ci muoviamo è un altro potente fattore che può determinare il corso della nostra vita. Le risorse economiche a nostra disposizione, il sistema educativo di cui facciamo parte, le opportunità lavorative e le condizioni di vita influenzano profondamente le nostre possibilità di realizzazione personale. In una situazione ideale, un contesto socio-economico favorevole può aprire molte porte, permettendoci di accedere a una buona istruzione, a una carriera soddisfacente e a una vita priva di preoccupazioni finanziarie. Ma, purtroppo, non tutti godono di queste opportunità. La disuguaglianza economica e sociale può creare barriere difficili da superare, limitando il nostro potenziale e la nostra capacità di costruire una vita piena e soddisfacente. Riconoscere queste disparità è il primo passo per cercare di superarle, sia a livello individuale che collettivo.

Anche le esperienze culturali e le norme sociali giocano un ruolo significativo nel modellare chi siamo. La cultura in cui siamo immersi, con i suoi valori, credenze e tradizioni, ci fornisce una mappa attraverso la quale interpretiamo il mondo e ci relazioniamo con esso. Se da un lato la cultura può arricchirci, offrendoci una solida base di appartenenza e identità, dall'altro può anche limitarci, imponendo norme rigide e aspettative che possono non rispecchiare i nostri desideri e aspirazioni personali. L'equilibrio tra l'abbracciare la propria eredità culturale e il mantenere uno spirito critico e aperto è fondamentale per crescere come individui autentici.
Le influenze esterne, inoltre, includono anche i media e la tecnologia, strumenti onnipresenti che, pur offrendo numerose opportunità di crescita e connessione, possono anche avere effetti distorsivi sulla nostra percezione della realtà. I social media, ad esempio, pur facilitando la comunicazione e l'accesso all'informazione, possono indurre un senso di inadeguatezza, alimentando confronti continui e spesso irrealistici con gli altri. È facile lasciarsi catturare da queste dinamiche, perdendo di vista la nostra unicità e il nostro percorso personale. È essenziale, quindi, sviluppare un rapporto consapevole e critico con la tecnologia, utilizzandola come strumento di crescita e non come fonte di ansia o dipendenza.

Non possiamo trascurare l'impatto dei fattori ambientali globali, come i cambiamenti climatici e le crisi ecologiche, che influenzano la nostra vita in modi diretti e indiretti. Questi fenomeni ci ricordano costantemente la fragilità del nostro ecosistema e l'urgenza di adottare comportamenti più sostenibili. Essere consapevoli di questi fattori e agire di conseguenza, non solo a livello individuale ma anche collettivo, è cruciale per garantire un futuro vivibile per noi stessi e per le generazioni a venire. Anche in questo caso, l'impatto può essere duplice: da un lato, l'impegno per l'ambiente può darci un senso di scopo e connessione con il mondo; dall'altro, le notizie riguardanti le emergenze ambientali possono generare ansia e senso di impotenza. Trovare un equilibrio tra l'informazione e l'azione concreta è essenziale per mantenere una prospettiva positiva.

È importante anche riflettere su come i cambiamenti politici e legislativi influenzino la nostra vita quotidiana. Le leggi, le politiche pubbliche e le decisioni governative modellano il contesto in cui viviamo, determinando le nostre opportunità, i nostri diritti e le nostre libertà. Un governo stabile e responsabile può creare un ambiente sicuro e favorevole alla crescita personale e collettiva, mentre un contesto politico instabile o repressivo può limitare le nostre possibilità e generare incertezze. Essere cittadini informati e attivi è fondamentale per esercitare un'influenza positiva sul nostro ambiente politico e per contribuire alla costruzione di una società più giusta e equa.

Infine, è essenziale riconoscere che, pur essendo influenzati da una miriade di fattori esterni, abbiamo comunque la capacità di scegliere come reagire a queste influenze. La nostra risposta ai fattori esterni è ciò che definisce realmente chi siamo e come viviamo la nostra vita. Possiamo decidere di lasciarci sopraffare dalle circostanze o, al contrario, possiamo scegliere di affrontare le sfide con determinazione e di coltivare ciò che è positivo e arricchente. La resilienza, la capacità di adattamento e la consapevolezza sono strumenti potenti che ci permettono di navigare con successo tra le influenze esterne, trasformando le difficoltà in opportunità di crescita.

I fattori esterni hanno un ruolo innegabile nella formazione della nostra vita. Essi possono agire come forze che ci sostengono e ci potenziano, oppure come ostacoli che mettono alla prova la nostra forza interiore. Riconoscere l'impatto di questi fattori e imparare a gestirli con consapevolezza è un passo fondamentale verso una vita più autentica, soddisfacente e equilibrata. Il nostro compito è quello di discernere tra ciò che possiamo controllare e ciò che non possiamo, concentrandoci su come rispondere con saggezza e positività alle sfide che la vita ci presenta.
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'Auto-Miglioramento: Tra Accettazione e Trasformazione' di Dino Bisi

14/9/2024

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L'auto-miglioramento è un concetto che risuona profondamente in molti di noi. In una società che costantemente valuta il successo personale e professionale, spesso ci troviamo intrappolati in una ricerca incessante per essere migliori, più efficienti, più felici. Questa aspirazione può sembrare un nobile traguardo, ma sorge una domanda fondamentale: cosa significa realmente migliorare se stessi? È un processo di trasformazione radicale o un raffinamento graduale di chi siamo già?
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Iniziare un percorso di auto-miglioramento spesso segue un momento di consapevolezza, una realizzazione che alcuni aspetti della nostra vita o del nostro comportamento non sono come desideriamo. Tuttavia, il primo passo può essere accompagnato da una trappola pericolosa: la convinzione che ci sia qualcosa di fondamentalmente sbagliato in noi. Questo punto di partenza non solo configura il percorso come un tentativo di 'riparazione', ma può anche portare a una serie di sforzi contraddittori e frustranti.

Uno degli aspetti più sfidanti dell'auto-miglioramento è la sua natura intrinsecamente personale. Quello che funziona per una persona può non essere efficace per un'altra, data la diversità delle nostre storie di vita, delle nostre personalità e delle nostre circostanze. Ciò sottolinea l'importanza di un approccio più personalizzato e meno prescrittivo al miglioramento personale. Invece di seguire ciecamente i consigli generali, può essere più utile sviluppare una profonda comprensione di se stessi.

La comprensione di sé è la chiave per un auto-miglioramento efficace e sostenibile. Questo implica un'indagine attenta non solo delle nostre debolezze, ma anche delle nostre forze. Troppo spesso, gli sforzi di auto-miglioramento si concentrano esclusivamente su ciò che 'manca', trascurando di capitalizzare su ciò che già funziona bene per noi. Per esempio, se una persona è naturalmente incline alla creatività ma lotta con la disciplina, potrebbe trovare più valore nel cercare modi per incorporare la sua creatività nei suoi metodi di lavoro, piuttosto che tentare di reprimere il suo impulso creativo in favore di una maggiore disciplina.

Un altro elemento cruciale nel processo di auto-miglioramento è l'accettazione di sé. Questo non significa rassegnarsi ai propri difetti, ma piuttosto riconoscere e accettare il proprio punto di partenza in qualsiasi viaggio di miglioramento. L'accettazione può liberare una quantità significativa di energia emotiva che altrimenti sarebbe spesa in autodenigrazione o in una lotta interna contro aspetti di sé che potrebbero essere visti come meno desiderabili.

Il progresso verso una versione migliorata di noi stessi è spesso non lineare. Ci saranno inevitabilmente dei contraccolpi e dei periodi di stallo. Durante questi tempi, la resilienza diventa fondamentale. La resilienza non è solo la capacità di rimbalzare dopo un fallimento, ma anche la capacità di vedere questi fallimenti come parte integrante del processo di apprendimento. Ogni errore offre dati preziosi che possono informare il nostro prossimo passo, se siamo disposti ad ascoltare e ad adattarci.

Forse la parte più trascurata dell'auto-miglioramento è la celebrazione dei successi lungo il cammino. Anche piccole vittorie meritano riconoscimento, poiché rinforzano l'auto-efficacia e motivano ulteriori sforzi. Celebrare i successi aiuta a costruire un senso di progresso e di traiettoria positiva, che può essere incredibilmente sostenitore nei momenti di dubbio o di difficoltà.

L'auto-miglioramento è più di un semplice elenco di obiettivi da raggiungere o di abilità da acquisire. È un processo complesso e profondamente personale di esplorazione di sé, di accettazione e di crescita. Invece di cercare di adattarci a ideali prestabiliti di successo o produttività, potremmo trovare maggiore soddisfazione nel coltivare un percorso che rispecchia veramente chi siamo e chi vogliamo diventare. Questo non solo rende il viaggio più gioioso e meno gravoso, ma può anche portare a trasformazioni più significative e durevoli, in armonia con la nostra essenza più autentica.

Continuando su questo percorso, è fondamentale riconoscere che l'auto-miglioramento non dovrebbe essere un obbligo auto-imposto, ma un'opportunità per realizzare il nostro pieno potenziale in modo che rispecchi i nostri valori e le nostre aspirazioni più profonde. A volte, ciò significa imparare a essere meno severi con noi stessi, riconoscendo che la perfezione non è un requisito per la grandezza. Essere umani significa essere fallibili, e c'è bellezza e valore nel riconoscere e abbracciare questa verità.

Con l'auto-miglioramento, meno può essere più. Piuttosto che complicare le nostre vite con innumerevoli attività di auto-aiuto, potremmo trarre maggiore beneficio da un approccio più minimalista e intenzionale. Questo potrebbe significare stabilire meno obiettivi ma più significativi, o trovare modi per integrare il miglioramento in attività che già godiamo e troviamo soddisfacenti.

Questo processo richiede anche una certa misura di coraggio, poiché affrontare se stessi con onestà può essere un compito scoraggiante. Tuttavia, è anche un'opportunità per incontrare autenticamente chi siamo e cosa possiamo diventare. L'auto-miglioramento, quindi, si trasforma da una ricerca per 'aggiustare' noi stessi in un'avventura esaltante verso l'auto-scoperta e l'autentica espressione personale.

Inoltre, è essenziale circondarsi di un ambiente di supporto che favorisca il nostro viaggio di auto-miglioramento. Ciò include le relazioni con amici, familiari e colleghi che incoraggiano e sostengono i nostri sforzi. Un ambiente supportivo non solo ci fornisce la sicurezza di prendere rischi e di sperimentare, ma anche di condividere le nostre scoperte e i nostri successi, rafforzando il nostro senso di connessione e scopo condiviso.
L'auto-miglioramento è, quindi, un percorso tra l'accettare chi siamo ora e l'esplorare chi possiamo diventare. In questo, possiamo muoverci verso una maggiore comprensione di noi stessi e un apprezzamento più profondo della nostra traiettoria di vita. È un percorso che invita non solo alla trasformazione, ma anche all'apprezzamento del viaggio stesso, con tutte le sue sfide e le sue ricompense. Nel fare così, l'auto-miglioramento cessa di essere una lotta e diventa un percorso di gratificante auto-realizzazione.
 
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'La Profondità del Silenzio Oltre le Parole' di Dino Bisi

14/9/2024

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Nel contesto del coaching e della crescita personale, molto si parla dell'importanza di comunicare efficacemente, ma raramente ci si sofferma sulla potenza espressiva del silenzio. Questo elemento, spesso sottovalutato, può trasformarsi in uno strumento di straordinaria efficacia per facilitare il cambiamento e la riflessione profonda. Il silenzio può essere sfruttato per potenziare la comunicazione e il processo di coaching, offrendo spazi di introspezione e comprensione che le parole da sole non potrebbero mai colmare.

Il silenzio, nell'ambito del coaching, va ben oltre la mera assenza di parole. Esso rappresenta un'opportunità per il coachee di assimilare le informazioni, riflettere sulle proprie emozioni e rispondere a questioni complesse senza la pressione immediata di una risposta verbale. È in questi momenti di quiete che spesso emergono insights e risoluzioni personali profondamente radicate. Un coach che sa quando fare un passo indietro e offrire silenzio può aiutare il proprio cliente a esplorare più a fondo i propri pensieri e sentimenti, facilitando un processo di auto-scoperta e decisionale più autentico.

Studi in psicologia e neuroscienze hanno evidenziato come il silenzio contribuisca a stimolare aree del cervello coinvolte nella riflessione interna e nella memoria. Questo implica che nei momenti di silenzio, il coachee non è semplicemente inattivo, ma potenzialmente impegnato in un'intensa attività cerebrale che favorisce l'apprendimento e la memorizzazione. Inoltre, il silenzio può aiutare a ridurre lo stress, offrendo una pausa necessaria dalle costanti sollecitazioni esterne, permettendo così al coachee di raggiungere uno stato di maggiore chiarezza e concentrazione.

Il silenzio nel coaching non deve essere percepito come un vuoto da riempire quanto piuttosto come uno spazio creativo. Esercita un impatto notevole sulla dinamica di potere tra coach e coachee. Invece di dirigere e dominare il dialogo, l'uso consapevole del silenzio dimostra rispetto per il ritmo e lo spazio emotivo del cliente, ponendo il coachee in una posizione di maggiore controllo sul proprio percorso di crescita.

Tuttavia, utilizzare efficacemente il silenzio richiede sensibilità e pratica. È essenziale che i coach siano capaci di leggere le reazioni non verbali e i segnali emotivi dei loro clienti per determinare quando il silenzio è produttivo e quando potrebbe invece generare disagio o confusione. La formazione e l'esperienza giocano un ruolo cruciale nel perfezionare questa competenza, così come la capacità di essere presenti e completamente attenti durante le sessioni di coaching.

Il silenzio è una componente fondamentale del toolkit di un coach. Offre un mezzo potente per approfondire la comprensione e facilitare la crescita personale. Nei momenti di silenzio, spesso, si trovano le chiavi per sbloccare il vero potenziale di una persona e per navigare attraverso le sfide con maggiore sicurezza e consapevolezza. Nei contesti di coaching, quindi, il silenzio non è solo un'assenza di parole, ma un invito a un viaggio interiore, un ponte verso la scoperta e l'illuminazione personale.

Il valore aggiunto del silenzio diventa evidente quando i coach incoraggiano i loro clienti a "sedersi" con i loro pensieri, senza fretta di riempire ogni pausa con parole. Questa pratica può liberare i clienti dall'ansia di dover rispondere prontamente, permettendo loro di arrivare a conclusioni più ponderate e personalmente significative. Il silenzio diventa, quindi, un catalizzatore per l'auto-riflessione e l'elaborazione emotiva, elementi cruciali per il progresso personale e professionale.

Il silenzio può anche essere un potente strumento di calibrazione nella relazione di coaching. Permette ai coach di valutare la reattività e la receptività del coachee, offrendo indizi sottili ma preziosi sulle loro vere emozioni e pensieri. Questo aspetto del coaching è particolarmente utile in situazioni di alta tensione emotiva o quando si trattano argomenti delicati.
I coach che padroneggiano l'arte del silenzio sanno che questo non è mai un segno di negligenza o distacco, ma piuttosto un'espressione di fiducia e supporto. Essi utilizzano il silenzio non solo per dare spazio al coachee, ma anche per stimolare la propria intuizione e percezione, aspetti fondamentali per guidare efficacemente il loro cliente attraverso il percorso di coaching.
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Promuovere la cultura del silenzio in una società che spesso valorizza l'immediatezza della comunicazione e la rapidità delle risposte può essere rivoluzionario. Nel coaching, il silenzio invita a una maggiore considerazione e a un dialogo più ricco e ponderato, elementi che arricchiscono sia il coach che il coachee. Attraverso un uso attento e rispettoso del silenzio, il processo di coaching diventa un'esperienza trasformativa, che permette una vera connessione umana e promuove un apprendimento duraturo.
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'Trasformare le Sfide in Trampolini: La Potenza dell'Esperienza' di Alice De Marzi

30/8/2024

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Tutti noi, nel corso della nostra vita, incontriamo ostacoli che sembrano insormontabili. Progetti complessi al lavoro, esami universitari che incombevano, relazioni che hanno attraversato momenti turbolenti: le sfide sono parte integrante del percorso umano. Ma come possiamo trasformare queste difficoltà da pesi da portare a trampolini per saltare più in alto?

Dagli ostacoli alle opportunità: un cambio di prospettiva

Spesso, le sfide vengono viste come barriere che ci impediscono di raggiungere i nostri obiettivi. Tuttavia, questa è solo una prospettiva. Se cambiamo il nostro punto di vista, possiamo iniziare a vedere gli ostacoli come opportunità uniche per imparare, crescere e sviluppare nuove competenze.
Immagina un alpinista che si trova di fronte a una parete rocciosa. Potrebbe vederla come un ostacolo insormontabile e arrendersi. Oppure, potrebbe considerarla una sfida appassionante, un'opportunità per mettere alla prova le proprie capacità e raggiungere nuove vette.

L'esperienza: la nostra migliore maestra

Il passato è un tesoro nascosto di esperienze e lezioni. Ogni volta che abbiamo affrontato e superato una difficoltà, abbiamo acquisito nuove competenze e una maggiore consapevolezza di noi stessi. Ricorda quella volta che hai dovuto affrontare un pubblico numeroso per una presentazione? O quando hai dovuto imparare una nuova abilità in tempi record? Quelle esperienze ti hanno reso più forte e più sicuro di te stesso.

Strategie per trasformare gli ostacoli in opportunità:

  • Cambia il tuo linguaggio: Invece di dire "Ho un problema", prova a dire "Ho una sfida da superare". Questo semplice cambio di linguaggio può influenzare profondamente il tuo modo di pensare e di agire.
  • Analizza le tue vittorie passate: Prenditi del tempo per riflettere sulle volte in cui hai superato con successo delle difficoltà. Quali sono state le tue strategie vincenti? Cosa hai imparato da quelle esperienze?
  • Sviluppa una mentalità di crescita: Credi fermamente nella tua capacità di migliorare e di apprendere nuove cose. Le persone con una mentalità di crescita vedono gli errori come opportunità per imparare e crescere, invece che come fallimenti.
  • Impara a gestire lo stress: Lo stress è una reazione naturale di fronte alle difficoltà. Impara a gestire lo stress attraverso tecniche di rilassamento come la meditazione, lo yoga o la respirazione profonda.
  • Chiedi aiuto: Non aver paura di chiedere aiuto quando ne hai bisogno. Avere qualcuno con cui parlare può offrirti una nuova prospettiva e farti sentire meno solo.
  • Fissa obiettivi SMART: Gli obiettivi SMART (Specifici, Misurabili, Attribuibili, Reali e Tempo definiti) ti aiutano a mantenere la motivazione e a monitorare i tuoi progressi.
  • Celebra i piccoli successi: Ricorda di celebrare anche i piccoli traguardi. Questo ti darà la carica per affrontare le sfide future.

La resilienza: un viaggio, non una destinazione

La resilienza non è una caratteristica innata, ma una capacità che si costruisce giorno dopo giorno. È come un muscolo che si rafforza con l'allenamento: più affrontiamo le avversità, più diventiamo capaci di riprenderci e di andare avanti.
Immagina la resilienza come un giardino: per farlo fiorire, abbiamo bisogno di coltivarlo con cura. La prima cosa da fare è circondarti di persone positive, creare un ambiente di supporto che ti aiuti a sentirti sostenuto e incoraggiato. Poi, come un buon giardiniere, devi prenderti cura di te stesso: dormire a sufficienza, mangiare sano e fare attività fisica sono gli elementi nutritivi di cui il tuo benessere ha bisogno.
Ma la resilienza non è solo fisica, è anche emotiva. Imparare a riconoscere e gestire le emozioni negative, come la rabbia o la tristezza, è fondamentale. Non significa reprimerle, ma piuttosto comprenderle e trovare modi sani per esprimerle. Infine, coltiva un atteggiamento positivo. Cercare di vedere il bicchiere mezzo pieno, anche nelle situazioni più difficili, può fare una grande differenza.
Ricorda, la resilienza è un viaggio, non una destinazione. È un percorso continuo di crescita e apprendimento.

​Conclusioni

Le sfide sono inevitabili, ma la nostra reazione a esse è una scelta. Trasformare gli ostacoli in opportunità richiede un cambio di mentalità, una forte dose di resilienza e la capacità di imparare dagli errori. Ricorda, ogni sfida è un'occasione per crescere e diventare la migliore versione di te stesso.
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'Conto fino a CREDERCI' di Sabina Toscano

30/8/2024

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Ho sempre lavorato PER GLI ALTRI e in maniera “POCO GIUSTA” su me stessa.
Da un anno a questa parte ho DECISO di iniziare un percorso.
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Ho iniziato a pormi delle domande e inizialmente il MOOD era lo stesso, le domande che mi ponevo non erano altro che un “rimarcare” qualcosa di “poco bello” che mi era capitato, o di darmi delle colpe o di “giudicarmi”… il motivo era che “GUARDAVO DALLA MIA FINESTRA” e “vedevo” solo “grigio” senza darmi la possibilità di GUARDARE veramente e scorgere un “colore”…poi un giorno ho preso un foglio ed ho iniziato VERAMENTE a SCRIVERE in maniera obiettiva, senza giudicarmi, perché SCRIVERE l’ho sempre fatto ma l’inchiostro era sempre “punitivo” non certo di assoluzione o di risoluzione. Sono partita da lì…io dico dal CONTARE FINO A CREDERCI…E’ BUFFO perché ho fatto una cosa che per molti può essere considerata infantile ma in quel momento era ciò che mi serviva…

Ho diviso il foglio in due colonne e nella colonna di sinistra ho scritto PREGI, nella colonna di destra ho scritto DIFETTI. Ho avuto non poche difficoltà nonostante la “semplicità” dell’esercizio.
Il primo a venirmi in mente è stato naturalmente un DIFETTO…LA TESTARDAGGINE.
Sono andata su google e ho scritto TESTARDO – SIGNIFICATO ed ho letto agg. e s. m. (f. -a) [der. di testa; cfr. caparbio e cocciuto]. – Cocciuto, eccessivamente ostinato, che persiste nelle decisioni prese, giuste o sbagliate che siano, senza tener conto dei consigli e dei pareri altrui, per scarsa elasticità mentale e per carattere….e no! (mi sono detta tra me e me) io non sono proprio così, sono decisa ma non ostinata, sono in ascolto e pronta a rivedere una decisione, a rettificare…la mia testardaggine non è ASSOLUTA, è “discutibile”…magari si! è un punto da migliorare ma non un “difetto”. Ci ho messo un po' a stilare questa lista…per ogni “aggettivo” facevo un’analisi accurata e scrupolosa partendo dalla definizione e cercavo “LA ME” in quelle parole e ogni volta c’era qualcosa che non era PERFETTAMENTE combaciante.

Oggi ho una visione più chiara e, nonostante abbia iniziato da tempo il mio percorso da sola, il secondo incontro (Giugno 2024) è stato ILLUMINANTE…l’ENNEGRAMMA mi ha aperto un mondo che inconsciamente avevo già iniziato ad esplorare…HO CAPITO che non mi appartengono letteralmente le definizioni che trovo e che leggo sul dizionario e che molti “aggettivi”, anche quelli considerati pregi quindi “buoni” sono da migliorare, sono da equilibrare. Se scrivo la parola EMPATIA, che sicuramente è una mia attitudine oggi mi dico che è TROPPO accentuata e che il “TROPPO TROPPO” o il “TROPPO POCO” sono da bilanciare, con un lavoro costante e a volte “difficile”. Oggi più che mai ne sono consapevole perché SENTO che per far BENE quello che “VOGLIO FARE DA GRANDE” è necessario, per me e per chi mi sta di fronte, trovare un equilibrio per AIUTARE VERAMENTE LA PERSONA.

Per concludere…HO SCELTO DI “CONTARE FINO A CREDERCI”…CREDERE IN ME STESSA e PARTIRE DA QUI…a  volte se conto fino a dieci la risposta non la trovo e quindi devo arrivare a venti o a trenta…ma CONTO sempre…ho DECISO di continuare a farlo! 
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'Superare gli Ostacoli: Strategie per Sconfiggere la Procrastinazione e la Mancanza di Motivazione' di Alice De Marzi

30/8/2024

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Chi non ha mai procrastinato uno studio, rimandato un compito o perso di vista un obiettivo? La procrastinazione e la mancanza di motivazione sono ostacoli comuni che tutti affrontiamo nel nostro percorso di apprendimento e crescita personale. Ma non disperare! Esistono diverse strategie efficaci per superare questi momenti di stallo e ritrovare la concentrazione e l'energia necessarie per raggiungere i tuoi obiettivi.

​Comprendere le cause della procrastinazione
Prima di affrontare il problema, è importante comprenderne le radici. Perché procrastiniamo? Le cause possono essere molteplici:
  • Paura del fallimento: La paura di non essere all'altezza può bloccarci e portarci a rimandare.
  • Sovraccarico: Troppe attività da svolgere possono generare ansia e paralizzarci.
  • Perfezionismo: La ricerca della perfezione può portarci a rimandare all'infinito, temendo di non ottenere risultati eccellenti.
  • Mancanza di interesse: Se un compito ci annoia o ci sembra irrilevante, la motivazione a portarlo a termine diminuisce.

Strategie per superare la procrastinazione
Hai mai provato quella sensazione di essere sopraffatti da un compito così grande da sembrare insormontabile? È in questi momenti che la procrastinazione tende a farsi strada. Ma non preoccuparti, ci sono delle strategie semplici e efficaci per prendere il controllo della tua produttività.
Immagina di dover scalare una montagna. Invece di guardare la cima e sentirti sopraffatto dalla sua altezza, puoi decidere di concentrarti su un passo alla volta. Ecco come: dividi il tuo compito in piccoli obiettivi. Ogni sotto-compito completato sarà un piccolo passo avanti verso la vetta, e ti darà la soddisfazione di vedere i tuoi progressi.
Creare l'ambiente giusto è fondamentale. Un spazio di lavoro organizzato e privo di distrazioni è come una tela bianca su cui dipingere la tua concentrazione. Elimina le notifiche dal telefono, chiudi le schede del browser che non ti servono e crea una playlist che ti aiuti a entrare nel mood giusto.
Il metodo Pomodoro è un'altra tecnica efficace. Lavora a intervalli di 25 minuti, concentrandoti al massimo sul tuo compito, poi concediti una breve pausa. Questo ti permette di mantenere alta la concentrazione senza affaticarti troppo.
Premiati per i tuoi successi. Anche un piccolo riconoscimento, come una pausa caffè o un episodio della tua serie preferita, può fare la differenza e aumentare la tua motivazione.
Studia in compagnia? Perché no! Trovare un compagno di studi può rendere il tutto più divertente e motivante. Potrete scambiarvi idee, farvi delle domande e sostenervi a vicenda.
Organizzare il tuo tempo è fondamentale. Un calendario o un'agenda possono aiutarti a visualizzare i tuoi impegni e a stabilire delle priorità. Assegna un tempo specifico a ogni attività e rispetta la tua tabella di marcia.
Infine, impara a dire di no. Non cercare di fare tutto in una volta sola. Concentrati sulle attività più importanti e delega quelle che puoi. Ricorda, anche i supereroi hanno bisogno di aiuto!
In sintesi, sconfiggere la procrastinazione è un percorso che richiede costanza e disciplina. Ma con le giuste strategie, puoi trasformare i tuoi obiettivi più sfidanti in successi tangibili.

Come ritrovare la motivazione
Sentirti demotivato è normale. Tutti attraversiamo dei momenti di stallo. Ma come riaccendere la tua fiamma? Inizia col ridefinire il tuo punto di vista. Invece di vedere gli ostacoli come barriere, considerali come sfide stimolanti. Ricorda i tuoi obiettivi più grandi e visualizza il successo. Cerca un mentore che ti guidi e una comunità che ti supporti. Condividere le tue esperienze con altri può essere molto motivante. E non dimenticare: il tuo benessere fisico e mentale è fondamentale. Dormire bene, mangiare sano e fare attività fisica ti aiuteranno a mantenere alta l'energia e la concentrazione.

Conclusioni
Superare la procrastinazione e ritrovare la motivazione richiede impegno e costanza. Non esiste una formula magica, ma mettendo in pratica queste strategie e trovando quelle che funzionano meglio per te, potrai raggiungere i tuoi obiettivi e realizzare il tuo pieno potenziale. Ricorda, ogni piccolo passo avanti ti avvicina al successo.
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'Motivazione Esterna vs. Motivazione Interna: Alimentare il Fuoco dell'Apprendimento' di Alice De Marzi

30/8/2024

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Introduzione
Hai mai sentito quella spinta interiore che ti spinge a imparare qualcosa di nuovo, semplicemente perché ti appassiona? O forse ti sei mai sentito motivato a raggiungere un obiettivo solo per ottenere un riconoscimento o un premio? Queste due esperienze rappresentano due tipi di motivazione molto diverse: la motivazione interna e quella esterna.
In questo articolo, esploreremo a fondo queste due forze che possono guidare il nostro apprendimento. Scopriremo come entrambe possono essere utili, ma anche come la motivazione interna possa essere un motore più potente e duraturo nel lungo periodo.
Motivazione Esterna: La Carota e il BastoneLa motivazione esterna è come la carota e il bastone: viene alimentata da fattori esterni come premi, riconoscimenti, evitamento di punizioni o soddisfazione di aspettative altrui. Ad esempio, uno studente potrebbe studiare duramente per ottenere un buon voto o un atleta potrebbe allenarsi sodo per vincere una medaglia.
Vantaggi della Motivazione Esterna:
  • Spinta iniziale: La motivazione esterna può essere un ottimo punto di partenza, soprattutto quando si tratta di iniziare un nuovo progetto o di affrontare una sfida difficile.
  • Fissare obiettivi: I premi e i riconoscimenti possono aiutare a fissare obiettivi chiari e misurabili.
  • Concorrenza sana: La competizione può stimolare a dare il meglio di sé.
Svantaggi della Motivazione Esterna:
  • Diminuzione nel tempo: Se la motivazione dipende esclusivamente da fattori esterni, può diminuire o scomparire quando questi fattori non sono più presenti.
  • Stress e ansia: La pressione di dover ottenere risultati può portare a stress e ansia.
  • Mantenimento superficiale: La motivazione esterna può portare a un apprendimento superficiale, focalizzato solo sul raggiungimento dell'obiettivo immediato.
Motivazione Interna: La Passione che Muove
La motivazione interna, invece, nasce da un profondo interesse per l'argomento, dalla curiosità e dal desiderio di crescita personale. È quella sensazione che provi quando sei così appassionato da qualcosa che ti dimentichi del tempo.
Vantaggi della Motivazione Interna:
  • Sostenibilità: La motivazione interna è più duratura nel tempo, poiché è alimentata da una passione genuina.
  • Apprendimento profondo: La curiosità e il desiderio di capire spingono a un apprendimento più profondo e significativo.
  • Soddisfazione personale: Raggiungere gli obiettivi grazie alla motivazione interna porta a una grande soddisfazione personale.
  • Creatività: La passione alimenta la creatività e l'innovazione.
Svantaggi della Motivazione Interna:
  • Difficoltà nell'iniziare: A volte, può essere difficile iniziare un nuovo progetto se non si ha una motivazione esterna a spingerci.
  • Mancanza di struttura: Senza obiettivi chiari, può essere difficile mantenere la concentrazione.
Come Coltivare la Motivazione Interna
Hai mai provato quella sensazione di energia pura, quella scintilla che ti fa sentire vivo e pronto a conquistare il mondo? Quella è la tua motivazione interna, la forza trainante che ti spinge a raggiungere i tuoi obiettivi. Ma come accenderla e mantenerla accesa?
Il primo passo è scoprire le tue passioni. Esplora nuovi interessi, sperimenta attività diverse e ascolta te stesso. Cosa ti fa brillare gli occhi? Cosa ti appassiona al punto da farti perdere la nozione del tempo? Una volta identificate le tue passioni, potrai fissare obiettivi significativi che ti ispirano e ti motivano a dare il meglio di te.
Un ambiente stimolante è fondamentale per coltivare la motivazione interna. Circondati di persone positive e risorse che ti ispirano. Leggi libri, ascolta podcast, frequenta corsi o workshop che ti permettono di approfondire i tuoi interessi. Celebra i tuoi successi, anche i più piccoli. Ogni traguardo raggiunto, per quanto modesto possa sembrare, ti darà la carica per affrontare nuove sfide.
Ricorda, gli errori fanno parte del gioco. Invece di scoraggiarti, considerali come preziose opportunità di apprendimento. Ogni volta che sbagli, hai la possibilità di imparare qualcosa di nuovo e di crescere. E soprattutto, sii paziente. La motivazione interna non si costruisce in un giorno. È un processo graduale che richiede tempo e dedizione.
In sintesi, per coltivare la tua motivazione interna, devi:
  • Esplorare le tue passioni
  • Fissare obiettivi significativi
  • Creare un ambiente stimolante
  • Celebrare i tuoi successi
  • Imparare dagli errori
  • Essere paziente
Seguendo questi consigli, potrai sbloccare il tuo potenziale e raggiungere qualsiasi obiettivo ti poni.

Conclusioni
Sia la motivazione esterna che quella interna hanno il loro ruolo nell'apprendimento. Tuttavia, la motivazione interna è la chiave per un apprendimento duraturo e soddisfacente. Coltivando la tua passione e creando un ambiente che ti stimoli, potrai alimentare il tuo fuoco interiore e raggiungere qualsiasi obiettivo ti poni.
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'Respira' di Marika Zambolin

24/7/2024

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«Una vita inconsapevole non è degna d’essere vissuta» Socrate

“Il Coraggio delle Emozioni” (di D. Trevisani) è l’ultimo tra i libri da me letti; un testo che in sole 130 facciate riassume l’essenziale, tra metodi professionali applicabili e concetti basici su come davvero, ogni persona potrebbe direzionarsi quotidianamente in sintonia con il proprio sentire più profondo. Questo libro parla di emozioni, di coraggio, di respiro, di ruoli, di scelte. Mentre scorri tra le righe, sembra proprio che ti guardi in faccia e ti dica schiettamente: “Ehi tu! Ma lo tiri fuori quel coraggio per stringere le redini della tua vita?”.
Tutti si chiedono se esiste una vita dopo la morte. Ma qualcuno si è chiesto se esiste una vita prima della morte? E questa vita è davvero vissuta consapevolmente?

«L’identità è la tua apparenza!» Paolo Crepet
Trovo difficile riassumere in poche righe il contenuto di questo libro, come anche aggiungere pensieri personali a così tanta chiarezza decritta nell’esporre concetti come “Critical Incident e Trigger points, stato di flusso, comunicazione a strati, valutazione energetica, ecc…”. Vorrei provare a riassumerlo in una forma diversa, attraverso un dialogo immaginale in cui mi piacerebbe (anche se nella sua esiguità) far risaltare l’importanza di un lavoro di coaching sulle emozioni e lasciarvi, prima della lettura, ad una mia domanda:
se ognuno di noi apprendesse l’arte d’essere il coach di se stesso, quanto benessere potremmo portare al nostro corpo, alla nostra mente e alla nostra Anima?

«Dunque, quando uscite da voi stessi e osservate il “Me”, non vi identificate più con il “Me”. La sofferenza esiste dentro di “Me” e così, quando identificate l’”Io” e il “Me”, inizia la sofferenza.» Anthony De Mello

Me: “Ciao, tu chi sei? Io sono Andrea”.
Io: “Ciao, io sono Io. E tu sei Me!”.
Me: “Sono confuso… dove mi trovo? In Paradiso?!”.
Io: “Il tuo elettroencefalogramma rileva onde Delta, ti trovi nel tuo inconscio. Benvenuto! Hai un problema che desideri risolvere, vuoi raccontarmi?”.
Me: “Ora sono molto confuso!!! Non ho problemi da risolvere, non so perché sono qui, ricordo soltanto che ero con mio padre e un paio d’amici per un free climbing sulla falesia del Muzzerone, a picco sul mare… una vista mozzafiato… arrampicare lì è impegnativo, ci vuole un buon allenamento fisico!”.
Io: “Come potresti definire le tue sessioni di allenamento? Ti sentivi pronto per questa sfida?”.
Me: “Oh sì, che mi sentivo pronto, prontissimo; non ho fatto altro che allenarmi per mesi con mio padre, anche se spesso, avrei voluto divertirmi di più con gli amici; ho seguito una specifica dieta alimentare, “a letto come le galline e sveglio al mattino come un gallo!” Giorno dopo giorno ho assaporato concretamente i miei miglioramenti”.
Io: “Percepisco un certo grado di soddisfazione raggiunto sul piano fisico e presumo che anche le tue motivazioni siano state così ambiziose, puoi dirmi qualcosa a riguardo?”.
Me: “Non sbagli! Sono cresciuto andando per sentieri con il mio vecchio, saltellando tra una roccia e l’altra con qualsiasi situazione climatica; amo la montagna, amo toccare la nuda roccia con le mie mani e amo ancora di più raggiungere la cima per primo: per me significa “Vincere”!”.
Io: “Ah, interessante! Quindi il tuo “motore” è “Vincere”? Come ti fa sentire “essere il primo”?”.
Me: “Mi eccita, mi fa sentire sopra le righe… importante, rispettato. E diciamocelo, le ragazze non solo non mi tolgono gli occhi di dosso, ma pendono pure dalle mie labbra, eh eh… che vuoi farci, a loro piaccio così, performante, mi chiamano l’“Adone della Falesia”!”.
Io: Hai usato la parola “rispettato”; nella tua vita c’è qualcuno in particolare dal quale vorresti guadagnare il suo rispetto?”.
Me: “mmmh… mi urta dirlo, ma vorrei che mio padre mi prendesse più sul serio, che mi “vedesse per quello che sono”, che mi considerasse come un uomo maturo e sicuro di sé… è sempre molto sfidante nei miei confronti. Fin da piccolo non faceva altro che precedermi in tutto quello che facevo, dal rubarmi il pallone dai piedi prima che facessi goal, dal prendermi dalle mani il cacciavite per fissare lui il bullone, fino, naturalmente, a correre per raggiungere per primo la cima della montagna! Non lo sopporto! Mi “soffoca” il suo modo maniacale di farmi sentire secondo, inferiore a lui!”.
Io: “Ricordi se tuo padre ha sempre assunto questo atteggiamento nel quotidiano oppure c’è stato un momento di svolta nella sua vita?”.
Me: “… A dire il vero sì, una tragedia… quando avevo dieci anni, ero in vacanza con mia mamma al lago ed è accaduto un incidente e mamma… non respirava più, un vortice d’acqua l’ha inghiottita come un mostro… papà non arrivò per primo quella volta.
Ma tu chi sei??? Perché tutte queste domande???”.
Io: “Io sono IO e tu sei ME!
Me: “Non voglio più parlarti! Sei troppo pesante!!!”.
Io: “Stai andando molto bene, non aver paura di “sentirti”, vivi con il Cuore… continua…”.
Me: …
Io: “Va bene, va bene, vediamo di riassumere il tutto… allora, hai detto che stavi arrampicando a mani nude, che l’obiettivo era “vincere arrivando sempre per primo” perché questo ti fa sentire importante e compiaciuto da amici e dalle ragazze soprattutto, ma il fatto di trasformarti in un Adone performante, in realtà, era per renderti visibile agli occhi di tuo padre. A questo punto, potresti ridefinire il tuo nuovo obiettivo?”.
Me: “Non saprei… forse dovrei smetterla di inseguire il suo “primo posto” … forse dovrei imparare ad essere più… “io”?”.
Io: “Io non do risposte, io ti osservo”.
Me: “Aspetta un attimo… stavo arrampicando e una roccia si è staccata… sono caduto in mare… l’acqua mi bruciava nel naso, nella gola… mi sono addormentato…”.
Io: “Noto con piacere che stanno cambiando le tue frequenze! Ti faccio un’ultima domanda prima di “tornare in Me”: Quale potrebbe essere il primo piccolo, coraggioso passo per tornare “Vivo” alla Vita?”.
Me: “…
Aaaaaaaaaaaaaah…”.
​
«É la voglia di respirare che ti guida. Non smettere mai di ascoltarla.» Daniele Trevisani
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'L'Immagine che Voglio' di Marika Zambolin

3/7/2024

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Clic-clic… pulviscolo dopo pulviscolo, graffio obliquo, macchiolina gialla, impronta digitale… il piccolo Timbro Clone lavora senza tregua come un fedele soldato che esegue gli ordini del suo generale. In mezzo ad una giungla d’intricati pixel, persevera senza sosta… ma, ormai è fatta, il campo è finalmente sgombro e laggiù lo aspettano per il passaggio del testimone Bacchetta Magica e il suo Team all’avanguardia composto dalla Sig.na Curva, l’esperto Miscelatore Canale, il professor Luminanza e a seguire un elenco di prestigiose figure che contribuiscono a coronare l’atto finale in un tripudio di colori, saturando così quell’immagine idilliaca tanto sognata, quanto compiacentemente realizzata.
 
Così inizia la storia di una semplice apprendista fotolitista mentre esegue quella che si definisce una post-produzione nell’ambito della fotografia: partendo da uno scatto analogico, avviene una trasformazione che inizia dalla “restaurazione”, passa per il “bilanciamento luminoso e cromatico”, per concludersi con l’esaltazione dei colori e dei dettagli.
Si direbbe una vera e propria trasmutazione alchemica, se rapportata parafrasando alla vita di una persona nel momento in cui si orienta verso il proprio cambiamento:
 
1) RESTAURARE = rimettere a nuovo, fare pulizia interna ed esterna;
2) BILANCIARE = autoconsapevolezza e focus sugli obiettivi;
3) SATURARE = far emergere ed esaltare le priorità/potenzialità e raggiungere l’obiettivo.
 
Tre semplici passaggi riassuntivi, ma che racchiudono un percorso a 360° “d’intrecci d’esperienze”, come spiega il Dott. Lorenzo Manfredini nel suo pratico libro “Mental Training & Coaching” dove, l’indagine di ciò che avviene nel corpo, nella mente e nell’anima diviene strumento fondamentale per raggiungere i luoghi più inesplorati del nostro subconscio e così il coaching, l’immaginazione e la creatività danno vita ad una guida personalizzata e pratica per distillare la propria essenza.
 
Dentro di noi esiste un universo di possibilità e avere la chiave per accedervi significa attingere a quelle risorse che abbiamo e che non sappiamo di possedere!
 
Da dove poter partire?
Da una comunicazione autentica con noi stessi, nonché dall’attenta osservazione dei comportamenti che assumiamo in diverse situazioni; scattiamo così tanti fotogrammi di chi siamo da restaurare e trasformare, per aprirci a relazioni equilibrate in armonia sia con il nostro sentire che con gli altri.
 
Per concludere, un pensiero:
cambiare ha un costo alto, è scomodo, ti naviga verso un’isola deserta lontano da “tutti gli altri”, da coloro che non capiscono perchè fissi quel faro, ma noi “Siamo quelli che restano in piedi e barcollano su tacchi che ballano”, come cantano Elisa e Francesco de Gregori in “Quelli che Restano”:
 
“E vai e vai che presto i giorni si allungano e avremo sogni come fari
Avremo gli occhi vigili e attenti e selvatici degli animali
E più di una volta e più di un pensiero
È stato così brutto da non dirlo a nessuno
 
Più di una volta sei andato avanti dritto
Dritto sparato contro un muro
Ma ti sei fatto ancora più male aspettando qualcuno
…
Siamo quelli che guardano una precisa stella in mezzo a milioni.
Quelli che di notte luci spente e finestre chiuse
non se ne vanno da sotto i portoni”.
 
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'Mister X' di Marika Zambolin

18/6/2024

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Primavera 2016. Si apre una finestra, un’occasione di crescita personale il cui scopo è quello di raggiungere degli obiettivi professionali. Assieme alla mia amica, decido di partecipare a questo corso promosso dalla regione del Veneto con il nostro progetto in comune: aprire un’attività artistica.

Eravamo un bel gruppetto di persone, alcune con le idee ben chiare, altre ancora sognanti e poi c’era Lui, Mister X, il coach, colui il quale ci avrebbe guidato verso la “vittoria”. Un uomo alto, moro, col sorriso sotto il baffetto, quello che si potrebbe definire piacente e simpatico, ma non è tutto! Lui che con i suoi biblici test a “X” e colloqui individuali, già dai primissimi incontri aveva capito tutto di te, di me, di tutti… quelle meravigliose skills che finalmente scopri e vuoi sfruttare per intraprendere il lavoro dei tuoi sogni.

Ma ecco che qualcosa va storto all’ultimo incontro e un demone s’impossessa di Mister X: lo sguardo marmoreo, il ghigno sotto il baffetto, pugni serrati sopra il tavolo, un’energia decisamente sgradevole da condividere in quella piccola stanza asettica e, infine, il colpo di grazia… parole e giudizi pesanti su come sei e la non attitudine per intraprendere quel viaggio lavorativo tanto sperato. Quel giorno una parte del gruppo ne uscì incoraggiata, l’altra, tra cui la mia amica e la sottoscritta, decisamente annientata.

Questo è solo un esempio di come un professionista può esercitare attraverso la parola un’influenza positiva o negativa, come può manipolarti e farti credere ciò che vuole in base al suo personale giudizio “X”. Di quell’esperienza, in realtà, ho rimosso gran parte dei miei ricordi, ma una delle cose che ho imparato bene da quel tipo, è quella che di sicuro non voglio diventare come lui!

Oggi possiamo confrontarci con diverse scuole esistenziali, in particolare posso riconoscere il tipo di filosofia seguita dal coach del racconto, ovvero quella di origine anglosassone, per la quale assumi un valore solo se raggiungi un determinato successo e ancora meglio, in maniera facile e veloce, come descrive Daniele Trevisani nel suo libro “Personal Energy”; esiste un altro grande filone, di origine orientale, di accettazione e ricerca della felicità interiore e infine, una terza opzione, sperimentata dallo stesso Trevisani, denominata “via della ricerca” o “via latina alla vita”. Quest’ultima abbraccia il pensiero della disidentificazione con gli ideali di massa e l’iper-produttività, prende invece in considerazione ciò che di meglio hanno da offrire tutte le culture nuove e antiche su vari fronti, dai temi economici, a quelli espressivi, culturali, alla cura del proprio corpo, ecc. Un mix di sani elementi da miscelare senza scordare l’ingrediente che tutto rende più gustosa la vita: il proprio sogno. Cosa mi piace davvero fare? Posso sentirlo anch’io quel fuoco che arde dentro? Come si fa a trovarlo? È possibile che mi sia così allontanata dal mio centro da non percepire più il mio sentire?! Sì, archetipi installati inconsciamente agiscono subdoli, giudizi altrui, credenze familiari e sociali, l’influenza nociva dei mass media; un grande calderone che ha portato all’alienazione dal mio Sé.

Il metodo integrato e olistico HPM (Human Potential/Performance Modeling) di crescita personale di Trevisani aiuta le persone ad avere accesso alle proprie potenzialità, a piccoli passi, imparando a valorizzare il proprio tempo ed esercitando un allenamento costante che si può applicare sia nella sfera della performance, sia nella vita quotidiana. Il metodo individua sei aree su cui lavorare: le energie fisiche e mentali, le micro e macro competenze e la direzionalità verso progetti concreti e ideali da perseguire. Attuando una “Psicologia Propositiva” è possibile aprirsi a diverse opportunità, a punti di vista che prima non si percepivano; è come seguire un sentiero e arrivare alla cima e da lì, dove lo sguardo si apre all’orizzonte, accorgersi che quella percorsa non è l’unica via, ma ce ne sono altre e tutte diverse. E chi sceglie che strada prendere? Sono io o un “condizionamento collettivo”? Per me il destino è il sentiero che decidi d’intraprendere mentre fissi da lontano la tua stella. Basta crederci.

Mister X non è solo il coach di questo breve racconto, ma è anche il “cosa devo”, è un’etichetta, è un giudizio negativo, è lo spot pubblicitario, è una moda, è la religione, è il tipo di alimentazione, è un comportamento… è tutto ciò che è condizionante, è tutto ciò che gli altri vogliono “da te, da me, da
tutti”.
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Possiamo migliorarci nutrendoci di vitale Energia e Forza creatrice, per ancorarci al centro del nostro mondo, per scrivere il proprio destino.
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'Le Parole Magiche dell'Amore e la Rinascita' di Lorenzo Manfredini

11/6/2024

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L'amore, in tutte le sue forme e fasi, è un universo linguistico che abbraccia parole dolci e amare. Le parole hanno il potere non solo di costruire ponti ma anche di erigere muri. Allo stesso modo in cui esistono parole che possono potenziare e intensificare l'amore, esistono altresì termini che emergono nei momenti di dolore e distacco. Esplorare entrambi gli aspetti può rivelare non solo come viviamo le relazioni ma anche come superiamo le loro fine.

Da Parole di Conforto a Mantra di Liberazione
Sai, ci sono quelle parole, quelle che ti ronzano nell'orecchio quando tutto sembra andare a gonfie vele, quelle dolci melodie che sembrano sussurrate dalla luce di una candela in una stanza buia. "Grazie", "scusa", "ascolto", "sostegno" – sono come carezze sulla pelle, piccoli gesti che avvolgono il cuore e lo scaldano. Una parola di gratitudine può farti sentire visto, riconosciuto, come se qualcuno finalmente notasse tutti i piccoli dettagli che compongono la tua giornata. E poi c'è "scusa", che può sembrare così banale, ma quando è sincera, oh, come può essere potente. È un ponte, uno di quelli vecchi, di legno, che scricchiola sotto il peso dei passi ma regge, regge perché vuole tenere insieme due rive magari lontane.

Ma poi, sai come va, ci sono quelle altre parole, quelle che ti strappano dentro quando l'amore inizia a sfaldarsi, quando il cuore inizia a sentire il peso di un amore che non c'è più. Parole come "bugiarda", "finta", "schifo", "incontentabile", "tutto ti è dovuto" – pugnali che si conficcano nel tessuto delle giornate migliori, lasciandoti a boccheggiare per aria fresca. E l'aria si fa pesante, carica di rimpianti, di quella malinconia che ti segue come l'ombra di un vecchio amico che non sa più come farti sorridere.

E allora, cosa fai? Ti ritrovi lì, con il cuore un po' più pesante, gli amici un po' più lontani perché, ammettiamolo, chi ha voglia di sentire lamentele su lamentele? Così, ti aggrappi a quello che ti resta, a quelle piccole ancore di salvezza: quella spiaggia che hai promesso di visitare, quella passeggiata nel parco dove gli alberi sembrano ascoltare i tuoi sospiri, quella nuova casa con le pareti ancora da dipingere, quella nuova vita che ti chiami dietro l'angolo, timida ma possibile.

E in questi momenti, ci sono nuove parole magiche, mantra che ti porti dentro come talismani contro il buio: "resilienza", che ti ricorda che puoi superare anche questo; "libertà", perché ogni fine è anche un inizio; "pace", che ti sussurra di lasciare andare, di respirare; "rinascita", che ti dipinge il futuro non come un peso ma come una tela bianca. E mentre le ripeti, queste parole, senti che forse, solo forse, puoi cominciare a prendere misura, altezza, e energia per muoverti verso quella nuova vita che ti aspetta, non senza paura, ma con una curiosità cauta, pronta a trasformare le cicatrici in stelle sulla mappa del tuo nuovo mondo.

Ah, le parole! Sono piccole cose, forse, ma in loro risiede il potere di demolire e costruire universi interi.
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'Sciogliere un Conflitto Interno: Come Capire Se Stai Vivendo Autenticamente o Seguendo una Maschera' di Lorenzo Manfredini

11/6/2024

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Allora, mettiti comodo e fatti un giro nella mia testa, perché ti porto in un viaggio nel bel mezzo del caos quotidiano, dove cerchiamo tutti di capire chi diavolo siamo tra un selfie e una crisi emotiva. Ti sei mai trovato a fissare il telefono dopo aver scrollato per ore, chiedendoti se quella persona sorridente sui social sei davvero tu o solo una versione filtrata per gli altri? Ecco, questo è il punto di partenza.

La Vita tra Instagram-Reel (idealizzazione) e Real-Real (Vita quotidiana)
Immagina un sabato sera qualunque. Hai due notifiche: una è un invito per un aperitivo con amici che ti promette risate e distrazione, l'altra è il tuo divano che ti chiama per una serata di serie tv e una atmosfera rilassata. Qui si gioca la partita tra il "voglio essere visto" e il "voglio sparire", tra l’essere sociale e il bisogno di stare con te stesso. È come essere Schrödinger (Fisico quantistico) e il suo gatto nello stesso momento, esistendo in dualità, finché non decidi dove andare e la scatola si apre.

Sentirsi per Capire:
Il nostro barometro interno è strano, vero? A volte ti senti come una barca che veleggia tranquilla, altre volte come se ogni onda potesse ribaltarti. Ecco i segnali di pericolo:
  • Insoddisfazione Cronica: Se ti senti fuori posto anche facendo cose che dovrebbero renderci felici, potrebbe essere il momento di chiederti se stai solo seguendo il copione di qualcun altro.
  • Resistenza al Cambiamento: Se cambiare ti spaventa a morte, forse sei intrappolato in una versione di te stesso che non ti appartiene più, come quei jeans che non ti stanno più ma continui a tenere nell'armadio.
  • Contraddizioni Emotive: Vuoi libertà, ma ti spaventa l'idea di non avere una rete di sicurezza. È un po' come desiderare di saltare con il paracadute, ma non voler salire sull'aereo.

Le Domande che Squarciano l'Anima:

Quando ti guardi allo specchio, cosa vedi? È il momento di un faccia a faccia con te stesso:
  1. "Sono così o mi sono fatto così?" È una riflessione potente, che ti fa scavare nel profondo per capire se stai recitando una parte scritta da altri.
  2. "Ci sto bene o ci voglio stare bene?" Questa è la lotta tra ciò che vivi e ciò che desideri vivere. A volte, ci illudiamo di stare bene solo perché cambiare fa paura.
  3. "Sento, posso, voglio?" Esamina le tue motivazioni, capacità e desideri. A volte, quello che puoi fare non è quello che vuoi veramente fare, e viceversa.

​Vivere nel Qui e Ora:

Metti radici ma non dimenticare di far volare i sogni. È il classico consiglio da biglietto d’auguri, ma ha il suo perché. Stare con i piedi per terra mentre si guarda alle stelle può aiutarti a vivere una vita più autentica.

Il Risveglio dall’Incubo:
Immagina di trovarti in un labirinto oscuro, inseguito dalla figura imponente del "Dovresti". È il mostro delle aspettative altrui. L’unico modo per uscirne è fermarsi, respirare e affrontare quella figura, riconoscendo che il vero percorso è quello che scegli tu.

Amore in tutte le sue Forme:
Non è tutto bianco o nero, e l'amore non fa eccezione. C'è l'eros che ti brucia veloce e l'agape che ti avvolge dolcemente. Sapere cosa ti serve e quando ti aiuta a non perderti nelle aspettative romantiche da film.

Da Dove Partire:
  • Spazi di Riflessione: Trova un angolo del mondo dove puoi essere solo con te stesso, senza distrazioni. È lì che spesso arrivano le risposte.
  • Cura di Sé: Ricorda, sei la tua risorsa più preziosa. Prendersi cura del proprio corpo e della mente è fondamentale.
  • Ascolto Profondo: Impara a sentire veramente, non solo le parole, ma le emozioni dietro di esse.
  • Scelte Consapevoli: Ogni decisione è un mattone del futuro. Scegli saggiamente.
  • Rete di Supporto: Circondati di persone che ti vogliono bene per quello che sei, non per quello che rappresenti.
La vita è un viaggio unico e personale. Nessuno può dirvi come viverla, ma trovare il coraggio di essere autenticamente voi stessi è forse la cosa più vicina alla magia che abbiamo.
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'Personalità, Motivazione e Disciplina: Un Viaggio di Crescita per Imprenditori' di Lorenzo Manfredini

10/6/2024

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Un Corso per Potenziare la Comunicazione, la Delega e la Leadership
In un mondo frenetico, gli imprenditori si trovano di fronte alla sfida di migliorare non solo le proprie competenze tecniche, ma anche le abilità personali e interpersonali che sono fondamentali per il successo a lungo termine. Recentemente, un gruppo di imprenditori ha partecipato a un corso intensivo e coinvolgente progettato per rafforzare la comunicazione, la capacità di delega e la leadership. Questo corso ha rappresentato un viaggio di scoperta, emozione e consapevolezza estrema, fornendo strumenti preziosi per lo sviluppo personale e professionale.

L'Importanza di Essere Centrati: Sviluppo Personale, Relazioni e Vita con Qualità e Magia
Mi trovo, come spesso accade, davanti a una stanza piena di volti, alcuni fiduciosi, altri carichi di aspettative appena velate, pronti a immergersi in qualcosa di più di un semplice corso per imprenditori. Giancarlo Cherubini e Manuela Marziantonio hanno organizzato questo incontro per parlare di comunicazione, leadership e delega, ma sappiamo che scaviamo più a fondo, molto più a fondo.

"Oggi non parliamo solo di business," dico, guardando ognuno di loro negli occhi, "ma di noi stessi, delle nostre storie, delle nostre cicatrici." È strano come iniziare con un'avvertenza così personale possa cambiare l'atmosfera di una sala.

Il cuore del nostro corso è incentrato sullo sviluppo personale, una pratica che ho scoperto anni fa e che mi ha aperto gli occhi su come le dinamiche nascoste influenzino i nostri comportamenti anche in ambito professionale. "Le famiglie," spiego, "sono come le imprese. Ogni membro gioca un ruolo, ogni storia personale influisce sul collettivo."

Condividere con loro le parole magiche — Grazie, Perdonami, Ti amo, Mi dispiace — è come lanciare sassi in uno stagno tranquillo e osservare le onde espandersi. "Grazie per quello che mi hai insegnato," dice qualcuno, pensando a suo padre, l'uomo che non aveva mai capito il suo percorso, ma che in qualche modo lo ha preparato per questo momento.

Parlando di crescita personale, tutto lo staff incoraggia ogni partecipante a scoprire la propria voce interiore. "Credo in me," "Sono grato," "Accetto me stesso," "Sono sufficiente." Ripetere queste frasi è un rituale, un'affermazione di presenza e di potenza. Negli sguardi, nei loro occhi, vedo la realizzazione: sono più di semplici imprenditori. Comprendono la propria completezza e complessità.

L'enfasi sulle relazioni interpersonali trasforma l'aula in un teatro di confessioni sincere. "Ti apprezzo, mi importi, sono qui per te, grazie per essere te stesso." Queste non sono solo parole per migliorare la comunicazione in ufficio; sono ponti costruiti tra anime.

Chiudendo il corso con un dialogo su perdono, pace, libertà, equilibrio e concretezza, sentiamo il peso di ogni parola. "Perdono me stesso e gli altri," liberiamo nell'aria parole che erano state imprigionate troppo a lungo. È una liberazione, un rito di passaggio per tutti noi presenti.

Alla fine, ringraziando ogni partecipante — Giancarlo Cherubini, Manuela Marziantonio, Riccardo Manfredini, il sottoscritto e tutti gli altri — so che abbiamo condiviso qualcosa di unico. Abbiamo tessuto insieme storie personali e professionali in un arazzo che mostra non solo chi siamo come leader, ma come persone.
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Ora, mentre rifletto su quel corso, non posso fare a meno di sentirmi grato per ogni momento di quella condivisione. È stato più di un seminario; è stato un viaggio condiviso, un'esplorazione delle profondità della nostra umanità. E ogni passo che faccio in questi giorni è intriso della saggezza collettiva di quel gruppo, un promemoria potente di quanto profondamente possiamo influenzarci a vicenda attraverso le parole, attraverso la presenza, attraverso il cuore.

Buon viaggio a tutti!
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"Webinar sulla Negoziazione e Mediazione: Le Potenzialità del Conflict Coaching" di Lorenzo Manfredini

17/5/2024

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Di recente, più di 200 avvocati si sono collegati online per un webinar che ha fatto il pieno. L'argomento? Negoziato e mediazione, con un focus speciale sul conflict coaching. L'evento è stato organizzato dal Consiglio dell'Ordine e dal Comitato Avvocati Negoziatori di Padova. In prima linea c'eravamo io e l'Avv. Cosimo d'Ambrosio.

Introduzione e Contesto
A rompere il ghiaccio, l'Avv. Francesco Vignaga e l'Avv. Anna Ferrari Aggradi hanno sottolineato l'importanza di questo nuovo strumento giuridico per gestire le controversie. Hanno spiegato come il conflict coaching possa dare agli avvocati strumenti innovativi per risolvere i conflitti in modo più efficiente.

Presentazione e Inizio Turbolento
Quando è arrivato il mio turno, il cuore batteva forte. Dopo mesi di lavoro intenso - scrivere "Negoziazione e Persuasione" e mettere su un video corso su maieutica, credenze, valori e obiettivi nascosti - ero pronto. Ma la tecnologia aveva altri piani: problemi con l'audio. Fortunatamente, Cosimo ha preso in mano la situazione con una presentazione impeccabile, permettendomi di riprovare. E questa volta è andata bene.

Lezioni Apprese
Quell'esperienza mi ha insegnato due cose:
  1. Flessibilità e Collaborazione: La tecnologia e l'ansia possono trasformare una presentazione in un incubo. Ma con flessibilità e collaborazione, si possono superare gli ostacoli. Questo episodio ha mostrato quanto sia importante la resilienza e il supporto reciproco.
  2. Varietà nei Contenuti: Presentare video predefiniti, commentarli con diapositive e fare esercitazioni mantiene alta l'attenzione del pubblico. Questo approccio diversificato è fondamentale per contrastare la difficoltà di mantenere l'interesse nelle lunghe sessioni online.

Conclusioni e Ringraziamenti
Le emozioni e la soddisfazione provate durante il webinar sono state intense. Il feedback positivo degli avvocati ha confermato l'importanza delle tematiche trattate. Auguro a tutti gli avvocati di approfondire questa materia, che combina la saggezza della maieutica con la freschezza e concretezza del metodo GROW. Integrando queste tecniche nel lavoro quotidiano, non solo miglioreranno le loro competenze, ma costruiranno anche relazioni più collaborative e risolutive. Continuiamo a crescere insieme, abbracciando le potenzialità del conflict coaching per una gestione delle controversie più efficace e umana.
​Buon lavoro!
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"Canto del Mare: Immersioni e Ritmi al Yemanja Freediving Festival" di Lorenzo Manfredini

11/5/2024

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Un'avventura marina orchestrata da Massimo Dusso e la collaborazione di Iosto Chinelli, dove la passione si incontra con la profondità del mare:  CAPO D'ENFOLA, ISOLA D'ELBA - 17-23 GIUGNO 2024 .

Scopri l'essenza dell'Isola d'Elba, dove il mare racconta storie di antiche divinità e l'azzurro profondo diventa il nostro scenario. Al Yemanja Freediving Festival, ogni respiro si trasforma in avventura, ogni immersione in un'esperienza unica.

Immagina di svegliarti con il suono delle onde, in una tenda, un camper o un bungalow al Camping dell'Enfola. Il mare, lì vicino, ti invita a scoprire il mondo silenzioso dell'apnea. Non è solo uno sport, è un dialogo con l'infinito, un'avvicinamento all'abisso.

Con l'alba, tra i colori del cielo e l'odore del sale, ti prepari con una sessione di yoga, armonizzando corpo e mente, pronti per immergerti. L'acqua ti accoglie e ti sfida. Sotto, tra boe e cavi d'acciaio, ti ritrovi in un viaggio interiore, esplorando la tua essenza.

Il festival è un punto d'incontro di culture e persone. Tra una sessione di apnea e l'altra, ci sono momenti di relax, workshop e jam session dove la musica si fonde con il mare.

C'è anche il Full Moon Party, una celebrazione di luci e suoni sotto la luna piena, un momento che unisce vita, natura e comunità. Troverai corsi per chi è nuovo all'apnea, esplorazioni marine e iniziative ambientali.

Vieni a scoprire questa avventura con noi. Sia che tu sia un apneista esperto o semplicemente affascinato dal mare, il Yemanja Freediving Festival ti aspetta per un'esperienza di passione, scoperta e connessione con il mare. Prenota il tuo posto e unisciti al ritmo del mare, lasciandoti catturare dalla magia di Yemanja.
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Link al Festival: Yemanja Freediving Festival


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"Svegliarsi alle Tre: Un Viaggio tra Scienza e Tradizione" di Lorenzo Manfredini

10/5/2024

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C'è qualcosa di strano nel cuore della notte, quando il silenzio diventa un sussurro troppo intenso e loro due si svegliano, osservando l'orologio che segna le 3. È un appuntamento non scritto, un rituale inaspettato che condividono come naufraghi nel mare oscuro della notte. Si guardano, chiedendosi il perché di questa sincronia strana, come se un orologio invisibile li chiamasse allo stesso istante.

Dicono che tra l'1 e le 3 del mattino sia l'ora del fegato, secondo le antiche teorie dei cinque elementi della medicina cinese. Un periodo in cui questo organo è immerso nel suo lavoro di purificazione. E loro sono lì, svegli, come testimoni involontari di un processo nascosto. Forse è uno stress emotivo o fisico che interferisce, un segnale che non si può ignorare ma che spesso sottovalutiamo, chiusi nelle nostre abitudini.

E poi, come se non bastasse, ci sono le 5 del mattino, l'ora del polmone, momento di risveglio e rinnovamento. Il corpo sembra invitare a respirare profondamente, a prepararsi per il giorno che verrà, ma perché sono già svegli?

Gli scienziati parlano di cortisolo, quel picco naturale che, insieme allo stress o all'ansia accumulata, li spinge fuori dal sonno profondo, lasciandoli a girarsi e rigirarsi sotto le coperte, con la mente che corre più veloce dei pensieri. E poi c'è il livello di zucchero nel sangue, che a volte cala troppo, mandando segnali al cervello di cercare energia, magari con quel cucchiaio di miele che sembra placare i risvegli improvvisi.

La loro camera da letto è diventata un laboratorio di sperimentazione: hanno provato tisane, cambiato l'orientamento del letto, evitato schermi luminosi prima di dormire. Ma la verità è che le cause possono essere molteplici, dalle condizioni di salute all'età che avanza. Ogni notte è un indizio in più in questo intricato puzzle.
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In queste riflessioni notturne, hanno imparato a rispettare il ritmo naturale dei loro corpi, trovando conforto nella routine e nell'accettazione. Anche se il risveglio è frequente, cercano di non trasformarlo in un nemico. Le tecniche di rilassamento come la respirazione profonda e la meditazione guidata diventano degli alleati, utili all'introspezione e al riaddormentamento più rapido.
Il segreto sta nel trovare un equilibrio tra ascoltare i messaggi del proprio corpo e i consigli della scienza, intrecciando antiche saggezze e moderne scoperte. La ricerca del sonno sereno continua, ma ogni notte li avvicina un po' di più alla comprensione di questi misteriosi risvegli.
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'Affollata Solitudine' di Maurizia Pambianco

10/5/2024

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Nel quieto rifugio della poesia, si ritrovano parole che tanto spesso risuonano silenziose nel profondo di ciascuno di noi.
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"Abbiamo Imparato la Lezione?" di Lorenzo Manfredini

9/5/2024

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Genitori e Figli: Le Eredità Invisibili dei Conflitti Non Risolti
Nel vissuto tortuoso della vita familiare, poche situazioni gravano tanto quanto quella dei figli che si trovano a gestire l'eredità emotiva e materiale di genitori separati, litigiosi e imprenditori incapaci di lasciare il proprio "piedistallo". Queste dinamiche lasciano tracce profonde, che incidono non solo nei cuori ma anche nelle responsabilità quotidiane dei figli.
Ti sei mai chiesto come ci si sente a raccogliere i cocci di un matrimonio che non c'è più? Immagina: sei lì, in mezzo a due fuochi, e ogni parola è un fendente che sfiora l'anima. I tuoi genitori, quelli che avrebbero dovuto insegnarti a volare, ti stanno mostrando come si sopravvive in una guerra fredda senza fine. Sì, è proprio così che si sente un figlio di genitori in eterno conflitto.

Genitori Separati e la Lotta Incessante
La separazione dei genitori è un evento che cambia la vita, ma quando è accompagnata da conflitti continui, il danno si estende ben oltre la rottura del legame coniugale. Genitori arrabbiati e litigiosi creano un ambiente tossico, costringendo i figli a diventare spettatori o, peggio, partecipanti involontari di dispute interminabili. I bambini desiderano genitori felici, con un sorriso sincero, ma si ritrovano invece a vivere in un mare di tensioni che mina la loro stabilità emotiva.

Lasciare "Irrisolti" Materiali e Morali
Molti genitori, al termine della loro "carriera di vita", trasferiscono ai figli non solo beni, ma anche un labirinto di problemi irrisolti: case con questioni legali pendenti, conti correnti caotici e debiti nascosti. Questo lascito diventa un fardello pesante, costringendo i figli a risolvere enigmi finanziari e burocratici che non hanno creato.
Non è solo una questione di cuore spezzato. È come se, alla fine del loro percorso, quei genitori ti passassero una valigia piena di nodi irrisolti: una casa che grida "problemi legali" da ogni mattonella, conti correnti che sembrano più un rebus che un'eredità e debiti che spuntano come funghi dopo la pioggia. E tocca a te, con le mani ancora tremanti, trovare la soluzione a un puzzle che non hai mai chiesto di assemblare.

L'Incapacità di Lasciare il Piedistallo Aziendale
Nel mondo imprenditoriale, i genitori fondatori di aziende spesso lottano per abbandonare il loro ruolo dominante. La loro incapacità di lasciare spazi ai successori o di ritirarsi quando necessario può generare conflitti e incertezze nella gestione aziendale. Questa resistenza al cambiamento può paralizzare l'evoluzione dell'impresa e lasciare i figli a gestire un'eredità di incertezze.

L'Impero Senza Re
E poi ci sono quei genitori, capi d'azienda, che si aggrappano al loro trono come se la vita fosse un eterno gioco di potere. L'idea di lasciare spazio ai successori li fa rabbrividire. La loro incapacità di scendere dal piedistallo trasforma l'azienda in un campo minato, dove ogni passo può essere l'ultimo prima dell'esplosione. I figli diventano malvolentieri eredi di un regno di incertezze, costretti a muoversi tra le insidie di una leadership che non sa dire addio.

Perché non Cambiano? Quali sono le motivazioni?
Il comportamento contraddittorio dei genitori imprenditori si manifesta in un circolo vizioso di paura, incapacità e egoismo che paralizza ogni tentativo di cambiamento e transizione.

  1. Paura del Cambiamento: È come camminare sull'orlo di un precipizio, con il cuore che batte all'impazzata all'idea di fare anche solo un passo avanti. Questa paura immobilizza molti genitori, rendendoli prigionieri di un presente che è più una gabbia che un rifugio sicuro. Il timore di abbandonare ciò che è noto può paralizzarli, impedendo loro di prendere decisioni proattive per il proprio futuro e quello dei loro figli.
  2. Incapacità di Affrontare il Proprio Passato: Alcuni genitori si sottraggono dal risolvere questioni irrisolte perché significherebbe affrontare errori o scelte dolorose del passato. È come chiudere gli occhi di fronte a un abisso, sperando che scompaia. Questo rifiuto di confrontarsi con la realtà porta a trascurare le necessità di sistemazione e chiarimento che sarebbero essenziali per un'eredità ordinata.
  3. Ego e Controllo: Nel mondo degli imprenditori, l'attaccamento al potere e al controllo può ostacolare la capacità di passare il testimone. Lasciare il comando potrebbe risuonare come perdere un pezzo di sé. Se ciò accade, si impedisce una transizione aziendale fluida, trasformando il processo in un labirinto senza uscita e generando conflitti e incertezze per i successori.

Lezioni da Imparare e Ipotesi per il Futuro

I figli possono imparare molto da queste dinamiche dolorose. La resilienza e la capacità di gestire le sfide sono competenze preziose, ma è altrettanto fondamentale imparare a non ripetere gli errori dei genitori. Creare un dialogo aperto sulle questioni irrisolte e sull'importanza di una gestione saggia del proprio lascito è vitale.

Nel teatro di ombre dei conflitti familiari, i figli imparano a muoversi tra i detriti, diventando abili nel ricostruire e trovare un senso in mezzo al caos. E mentre da un lato c'è la resilienza, dall'altro c'è la speranza che un giorno si possa scrivere una storia diversa.

I figli sarebbero più felici e meno oberati di responsabilità se i genitori risolvessero le loro dispute e sistemassero i propri affari con lungimiranza. Un genitore imprenditore che mostra saggezza e chiarezza nella transizione aziendale non lascia solo un'eredità materiale, ma anche un esempio di leadership e gestione responsabile. I figli sognano un mondo dove i genitori risolvano le loro dispute e con lungimiranza cancellino i debiti del passato. Immagina un genitore imprenditore che, invece di aggrapparsi al potere, lasci un'eredità di saggezza e visione. Quella sarebbe una storia degna di essere raccontata.
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La sfida per le future generazioni sarà apprendere da questi errori e trasformare l'eredità ricevuta in un ponte verso un futuro più sereno e organizzato, dove il dialogo e la comprensione non siano più un'eccezione, ma la regola. Un futuro dove possiamo finalmente dire: abbiamo imparato la lezione.
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'Capitoli e Confessioni: Volare Tra le Rovine' di Lorenzo Manfredini

3/5/2024

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Ti è mai capitato di sentirti come se stessi dentro una tempesta senza fine? Ecco, immagina di essere in mezzo a un uragano, dove ogni goccia di pioggia sembra una promessa infranta e ogni raffica di vento porta via un pezzo della tua sicurezza. È così che ci si sente quando una storia d'amore finisce, soprattutto quando ci sono di mezzo i figli, il lavoro che non dà tregua, e quei tradimenti che arrivano come coltellate inaspettate.

Sai, c'è questo dolore, vero e proprio, che ti prende allo stomaco, una specie di nodo che non riesci a sciogliere. E anche se da qualche parte nella tua testa c'è una vocina che ti dice che forse è meglio così, che forse è il momento di voltare pagina, il cuore fa un po' più fatica a tenere il passo.

Ora, non è che puoi semplicemente dire "sono geloso" e aspettarti che tutto si risolva magicamente perché hai identificato la superficie del tuo malessere. No, è un po' come essere davanti a uno di quelle vecchie mappe del tesoro, dove devi seguire le linee, girare intorno agli scogli, scavare più a fondo. Perché la gelosia, la rabbia, il senso di tradimento, queste sono solo la superficie. Sotto c'è di più, molto di più.

Pensi alle promesse fatte, quelle grandi dichiarazioni d'amore che sembravano scolpite nella roccia dell'eternità, e poi ti ritrovi a domandarti come tutto questo possa essere evaporato come nebbia al sole. C'è la rabbia, certo, una rabbia feroce che ti fa venir voglia di urlare al cielo e chiedere conto a chiunque, persino a Dio, per le speranze andate in frantumi.

E mentre ti dibatti con questi pensieri, capisci che non è solo una questione di possessività, non è solo il "è mio, è mia" che ti legava a quella persona. È qualcosa di più profondo, è la perdita delle certezze, quel senso di sicurezza che avevi quando pensavi che il futuro fosse già scritto. E invece no, il futuro è un foglio bianco, e a volte è spaventoso doverci scrivere da capo.
Quindi inizi a cercare, a volare alto, non perché è facile, ma perché è necessario. E nel cercare scopri nuove storie, storie che magari non ti aspettavi. Storie di altre persone che hanno vissuto tempeste simili, che hanno lottato contro i loro demoni e trovato nuovi orizzonti. E all'improvviso, quella mappa del tesoro inizia a fare un po' più senso, non perché ti porta a un luogo sicuro, ma perché ti insegna a cavarsela nel caos.

Forse, alla fine, quello che scopri non è solo come superare una fine, ma come iniziare qualcosa di nuovo, qualcosa di vero. Perché ogni fine, porca miseria, è anche un nuovo inizio, e ogni inizio è la promessa di una nuova storia, magari più bella, più sincera, più vicina a ciò che davvero sei. E volare alto, alla fine, significa proprio questo: trovare il coraggio di scrivere quella nuova storia, pagina dopo pagina, anche quando il vento soffia forte e la pioggia non accenna a fermarsi.

Ora, immagina di essere al lavoro, proprio nel bel mezzo di quella tempesta che non ti dà tregua. Sai, quelle giornate che ti mettono alla prova, dove ogni piccola sfida sembra una montagna insormontabile. Forse un progetto è andato storto, o hai avuto un confronto duro con un collega, o magari stai solo sentendo il peso di quelle aspettative che sembrano sempre un po' troppo alte.

Resilienza sul posto di lavoro
Quando tutto sembra andare in frantumi, quella resilienza di cui tanto si parla diventa la tua ancora di salvezza. Non è solo tirarsi su e andare avanti, è anche capire che questo punto di rottura potrebbe essere il tuo grande momento di svolta. È come quando, nel mezzo di un disastro, trovi quella forza dentro di te per dire, "Ok, questo non è la fine. Questo è solo il principio di qualcosa di nuovo."

La trasformazione delle abitudini
E poi c'è il rinnovamento, che non significa necessariamente cambiare tutto dal giorno alla notte, ma magari introduci nuove idee, nuovi modi di lavorare che prima non avevi considerato. È un po' come cambiare la coreografia di un balletto; all'inizio può sembrare strano, ma poi scopri movimenti che sembrano liberarti, che ti elevano proprio come l'aquila che sorvola le rovine.

L'arte dell'adattamento
L'adattabilità è quel superpotere che ti permette di vivere il cambiamento senza affondare. Al lavoro, significa saper leggere i segnali, prevedere le curve e non restare ancorato a vecchie strategie che non portano più risultati. È un continuo apprendimento, un dialogo costante con l'ambiente che ti circonda, che ti costringe a rimanere agile, pronto a cambiare rotta quando necessario.

Raccontare una nuova storia professionale
E ogni crisi, ogni sfida superata, diventa parte della tua nuova narrazione professionale. Dopo aver attraversato le tempeste, hai storie di resilienza e rinnovamento da raccontare. Queste storie non solo rafforzano il tuo profilo professionale, ma diventano esempi per gli altri, ispirazioni per chi sta lottando con le proprie battaglie.

Dalle rovine, nuovi inizi
Riconoscere le rovine nel tuo percorso lavorativo non come fallimenti, ma come opportunità per costruire qualcosa di più forte, più bello e più vero, ti trasforma in un professionista più completo. Capire che ogni fine può essere l'inizio di qualcosa di straordinario ti dà la libertà di esplorare nuovi orizzonti, di sperimentare e, sì, di volare alto.
In definitiva, sia nel lavoro che nella vita personale, quello che conta è la capacità di trasformare le sfide in trampolini di lancio, di riscrivere continuamente la propria storia per affacciarsi a successi sempre nuovi, sempre più soddisfacenti. Questo non solo ti permette di prosperare in un mondo in costante cambiamento, ma ti regala anche la gioia di scoprire quanto puoi essere veramente resiliente, innovativo e adattabile.
​Buona vita!
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'Oltre la Tempesta: Tra Pensieri Grigi e Rinascite Inaspettate' di Lorenzo Manfredini

29/4/2024

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Quando il cielo si oscura e le nuvole pesanti preannunciano un temporale, c'è un momento, sai, in cui ti fermi e pensi: "Cavolo, questa sarà dura". La pioggia non è ancora caduta, ma tu già ti senti zuppo fino alle ossa. È così che funziona, a volte, con i pensieri pesanti: non hanno bisogno di un vero motivo per appesantirti, ti basta sapere che potrebbero arrivare.

Quindi, cosa fai quando ti senti in trappola in questo scenario mentale da film dell'orrore, dove ogni ombra è un mostro? Fermati un attimo. Respira. Non sto scherzando, davvero, fai un bel respiro. Sentilo riempire i polmoni, nota come il petto si alza, come l'aria è fredda sulle narici e più calda quando esce. Hai sentito?

Bene, ora che sei qui, nel momento presente, ricordati una cosa: non tutto quello che pensi è realtà. Sì, lo so, sembra banale, ma ascoltami un secondo. Sai quelle volte in cui sei sicuro che il tuo amico sia arrabbiato solo perché non ti ha risposto subito al messaggio? E poi scopri che semplicemente era la sua giornata storta, niente a che fare con te. Ecco, è quello il punto: non sempre i tuoi pensieri sono il miglior giornalista della tua vita. A volte, sono più per i pettegolezzi.

Quindi, quando ti trovi a immaginare il peggio, chiediti: "C'è una prova concreta di quello che sto pensando? Esiste un'altra spiegazione, magari meno drammatica?" Questo ti aiuterà a spezzare il ciclo di pensieri catastrofici che, diciamocelo, sono più appiccicosi del chewing gum sui jeans.

Ma non finisce qui. C'è anche un lato B da considerare, quello spirituale o, se vuoi, quello più profondo di te. Chiediti: "E se questo momento di m***a fosse esattamente quello di cui ho bisogno per crescere?" Magari è l'universo, o qualunque cosa tu creda gestisca il grande schema delle cose, che ti sta dando un calcio nel sedere perché è ora di muoversi.

E poi c'è il "lasciare". Ah, il lasciare! Non è solo un "arrivederci", è un "sto aprendo spazio per qualcosa di nuovo". Puoi lasciare che le cose ti trasformino, che ti accompagnino o che semplicemente ti lascino il posto per respirare.

Quando sei lì, sotto la pioggia che non smette, sotto i tuoi pensieri che sembrano non darti tregua, prova a dire a te stesso:

"Questo è solo un brutto giorno, non una brutta vita."
"Sono più forte di quanto pensi. Ogni difficoltà è un altro gradino verso la cima della mia montagna personale."
"Ogni tempesta mi insegna a navigare meglio. Sto imparando, sempre."
"Le mie emozioni sono come il tempo: cambiano, passano. Posso osservarle senza essere travolto."
Ricorda, ogni momento di crisi è anche un momento di scelta. La scelta di combattere con i vecchi metodi, o di provare una nuova strada, magari una che non hai ancora immaginato. E chi sa? Forse, proprio come dopo un temporale tutto sembra più fresco e pulito, anche tu potresti scoprire che, superata la tempesta, c'è qualcosa di bello che ti aspetta. Solo che ancora non lo vedi.

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