In questo lungo periodo di “elaborazione” di illuminante supporto è stata la lettura del libro “Incontrare l’assenza” di M. Recalcati
L’autore nella descrizione del lutto sostiene che l’assenza non sia semplicemente una mancanza ma un elemento costitutivo dell’essere umano in quanto la nostra vita è intrinsecamente e costantemente segnata dalla relazione con ciò che è assente (si tratti di morte, di perdita di un oggetto caro, di un desiderio non realizzato…. ) e invita ad una riflessione su come considerare l’assenza e la perdita come una dimensione fondamentale dell’esperienza umana che può condurre a una maggiore comprensione di se stessi e del mondo.
Interessante e cruciale è stato il passaggio in cui ha trattato di come in realtà sia possibile tramutare l’evento traumatico della perdita in un evento portatore di trasformazione grazie all’analisi di quattro grandi temi:
rispettare il TEMPO morto – noi viviamo in una cultura che si fonda sul rigetto della pausa ma l’elaborazione di una perdita richiede tempo;
- vivere quel DOLORE PSICHICO generato dall’assenza e dal senso di vuoto ma che può condurre anche desiderio di un’apertura verso qualcosa di nuovo;
- conservare LA MEMORIA necessaria per testimoniare che l’assenza è stata una presenza ed è insostituibile;
- accogliere l’OBLIO, quel punto di dimenticanza che consente la separazione da chi non c’è più.
Quindi attraversando il tempo, il dolore e la memoria diamo la possibilità alla persona perduta di entrare a fare parte di noi ... e solo in quel preciso momento è possibile lasciarla andare e ritrovare quella leggerezza e serenità necessarie per affrontare nuove esperienze.
È in quel preciso momento che anche io, dopo anni di incessante lavoro con e su me stessa, sono finalmente riuscita a incontrare l’assenza.