Altri ricercatori esprimo il concetto con opinioni e modalità differenti, anche contrapposte, ma pochi, pochissimi si soffermano su questa differenza: “reazioni con cui ognuno risponde alle situazioni in cui si viene a trovare, ma anche alle proprie elaborazioni mentali”. Quanta differenza c’è tra un’emozione che percepisco “durante una situazione in cui mi trovo” e un’emozione che sento “mentre la mia mente elabora un pensiero”?
A mio avviso non possiamo trattare queste emozioni nello stesso modo: c’è una differenza “enorme”, sostanziale, per più di una ragione!
Prima tra tutte, l’emozione elaborata dalla mente “non esiste!”. È un’eresia?
L’emozione della mente non riguarda la vita che sto vivendo “adesso”, ma sempre e solo la vita che ho vissuto (o che credo di aver vissuto) o quella che “forse” vivrò nel futuro: l’emozione elaborata dalla mente non è mai nel presente, quindi “non esiste” in quanto, se riguarda il passato, non c’è più e se è rivolta al futuro, non c’è ancora e forse, non ci sarà mai.
Eppure è un fatto, queste emozioni le sentiamo eccome, e spesso ci bloccano in quel limbo, in quel pensiero “parassita”. Allora cosa possiamo fare? Dobbiamo imparare a riconoscerle come “emozioni energivore”: ci rubano energia e ci restituiscono nulla o poco in cambio, rendendoci invece difficile la vita reale.
Un altro tipo di emozione ci riempie la vita e la testa, che non può e non deve avere lo stesso valore: quella che ci “inducono” gli altri! I registi, gli sceneggiatori, i giornalisti, i politici, i cronisti, gli scrittori, i musicisti, gli atleti, i pubblicitari, … a volte il datore di lavoro o i colleghi: sono le emozioni che ci vengono indotte!
Le emozioni che percepiamo guardando un film, ascoltando il telegiornale, leggendo un articolo, dando ascolto ad una pubblicità, sono emozioni costruite con certosina abilità per farci sentire eccitati senza dover far fatica, felici senza dover uscire di casa, arrabbiati senza bisogno di litigare, soddisfatti per un acquisto inutile o frustrati perché ci hanno guardato male!
Dobbiamo diventare consapevoli che le emozioni indotte “non sono nostre” e non riguardano la realtà della nostra vita attuale, dobbiamo saperle riconoscere e sceglierle se è nostro interesse. Quindi cosa conta?
Contano le emozioni vissute durante l’azione di vivere. Io le chiamo EmAzioni. La gioia mentre gioco, la paura di cadere mentre pedalo, l’eccitazione mentre esploro un bosco, la frustrazione mentre sbaglio strada, la rabbia mentre sento di aver detto una parola di troppo, l’estasi mentre suono uno strumento, dipingo, scrivo, …
Solo le EmAzioni mi permettono di gustare la vita e di imparare a crescere. Solo queste danno valore alla mia vita.
Buone EmAzioni a tutti.