La più subdola delle vie di violenza psicologica
Ogni giorno sentiamo al telegiornale notizie orribili di vari tipi di violenza che vengono esercitate sulle donne (ma non solo) di varia natura. Purtroppo il nostro quotidiano si è progressivamente riempito di tanta, troppa violenza, in tutte le sue forme.
Se un livido o peggio un omicidio sono inconfutabili e molto facili da individuare, molto più difficile da distinguere e capire è la violenza psicologica che a volte si porta dietro ferite persino più gravi di quella fisica. Nonostante sia altamente diffusa, se ne parla ancora troppo poco ed in seguito a delle mie vicende strettamente personali ho iniziato a fare amicizia con questi termini nuovi che contraddistinguono la società di oggi, per crearmi una sorta di “mappa del corretto comportamento” e ricercare, qualora ce ne fossero, le famose “red flags”, ovvero segnali di allarme che sono spesso seguiti da atteggiamenti di violenza psicologica.
Ce ne sono veramente tanti ma quello che mi ha colpito più di tutti è il gaslighting.
Letteralmente significa obnubilare la mente, manipolare ma queste descrizioni ci riportano a delle immagini di stregone o burattinaio troppo distanti dalle persone che popolano le nostre giornate.
Sono allora andata a cercare a fondo nel deep web ed ho trovato una definizione decisamente più precisa ed interessante; nella quale si descrive la vittima di gaslighting come:
“Una persona che viene accusata delle sua reazione, scatenata da una mancanza di rispetto nei suoi confronti”.
Chiariamo meglio con un esempio:
Giulio vuole a tutti i costi fare una vacanza che sa perfettamente che a Maria non piace.
Per ottenere comunque quello che vuole, invece che parlarne insieme e condividere pro e contro di questa o altre decisioni, decide di “vendere” questa sua presa di posizione travestendola come un regalo (quindi una cosa positiva) per Maria.
Ovviamente quando Maria scopre la cosa non è per niente felice e si arrabbia con Giulio, accusandolo di avergli fatto un regalo che sapeva perfettamente non avrebbe apprezzato.
Giulio come reagisce: utilizza una reazione vera di Maria (ovvero il fatto che non apprezza i suoi regali), per spostare l’attenzione dal fatto più importante ovvero che Giulio non tiene conto dei sentimenti e dei gusti di Maria ma soltanto dei suoi:
“Sei veramente ingrata e maleducata! Io ti faccio un regalo, oltretutto molto costoso e questo è il tuo ringraziamento, sai quante altre ragazze apprezzerebbero quello che io ho fatto per te?”
Maria nonostante è ancora arrabbiata inizia a nutrire dei dubbi...in fondo è vero, ha speso molti soldi e lei potrà farsi una vacanza gratis (anche se non era quella che desiderava), lui è stato gentile e lei si è messa a discutere e quella cosa su altre ragazze che ha detto forse è vera, forse è lei che dovrebbe pretendere un po’ meno, forse Giulio non ha tutti i torti.” (FORSE NO!)
Facciamo un ulteriore esempio e poi capiamo meglio:
Giulio ha promesso a Maria che nel pomeriggio avrebbe pulito la casa ma quando Maria torna la sera tardi, trova ancora tutto sporco e in disordine, ovviamente si arrabbia:
“Mi avevi promesso che avresti pulito tu la casa oggi, perché non posso mai contare su di te?! Sono sempre stanca, non posso occuparmi di tutto sempre io, questa casa è anche la tua, almeno quando sei libero, fai la tua parte!”
Giulio non si scusa né si giustifica ma ancora una volta sposta l’attenzione su una cosa vera, la reazione arrabbiata di Maria facendoci dimenticare (a noi che osserviamo e a lei che lo vive) il vero nocciolo della questione, che Giulio ha mancato di rispetto a Maria non mantenendo una promessa e non contribuendo all’ordine della casa.
“Ecco! Vedi come sei?! Entri in casa e strilli, non fai altro che darmi ordini, io non sono il tuo burattino o il tuo servo! Ho avuto altre cose da fare oggi, le pulizie aspetteranno!”
Il gaslighting è così pericoloso perché è VERO. Così come è vero che Maria si è arrabbiata in entrambi i casi, sposta l’attenzione su la reazione ( in certi casi direi anche giustificata) di chi ha subìto una mancanza di rispetto facendola dubitare del suo stesso atteggiamento a tal punto, che come abbiamo visto nel primo esempio, la situazione viene totalmente capovolta ed è Maria alla fine a sentirsi in difetto e sbagliata, dimenticandosi totalmente dell’importanza dei suoi gusti, dei suoi sentimenti e delle cose che contano per lei e delle quali Giulio non ha minima considerazione.
É la classica scena che vediamo nel film di Paola Cortellesi “Cè ancora domani” ma che abbiamo sentito tante volte, dell’uomo che picchia la moglie e poi si giustifica dicendo: io non volevo farti male ma sei tu che mi hai fatto arrabbiare. Le questioni di rispetto reciproco anche quando non arrivano a livelli estremi, dovremmo imparare ad affrontarle separatamente e a prenderci le nostre responsabilità, piccole o grandi che siano anche nella nostra vita di tutti i giorni, senza coprire un problema con un altro innescando dinamiche pericolose.
Questo perchè a volte questo tipo di violenza possiamo metterla in atto anche senza esserne del tutto consapevoli.
Mentre per disinnescarla, come per tante altre cose, è sufficiente affrontare un piccolo problema alla volta. “Parliamo del perché anche oggi non hai pulito casa e stiamo su quello, poi che io sia sempre nervosa è una conseguenza che certamente non è piacevole e se vuoi, una volta chiariti i compiti domestici, parleremo anche di questo.”
Anche le reazioni a una mancanza di rispetto possono contenere degli atteggiamenti sbagliati ma non devono mai passare in primo piano rispetto a cosa le ha scatenate.
Così come è sicuramente vero che una moglie può facilmente far arrabbiare il marito è altrettanto imprescindibile che nessuno motivo è abbastanza valido da giustificare una violenza fisica.
Impariamo a separare e a mettere dei piani e prima di spostare noi stessi su quello più in basso pensiamoci sempre molto bene.
Ogni giorno sentiamo al telegiornale notizie orribili di vari tipi di violenza che vengono esercitate sulle donne (ma non solo) di varia natura. Purtroppo il nostro quotidiano si è progressivamente riempito di tanta, troppa violenza, in tutte le sue forme.
Se un livido o peggio un omicidio sono inconfutabili e molto facili da individuare, molto più difficile da distinguere e capire è la violenza psicologica che a volte si porta dietro ferite persino più gravi di quella fisica. Nonostante sia altamente diffusa, se ne parla ancora troppo poco ed in seguito a delle mie vicende strettamente personali ho iniziato a fare amicizia con questi termini nuovi che contraddistinguono la società di oggi, per crearmi una sorta di “mappa del corretto comportamento” e ricercare, qualora ce ne fossero, le famose “red flags”, ovvero segnali di allarme che sono spesso seguiti da atteggiamenti di violenza psicologica.
Ce ne sono veramente tanti ma quello che mi ha colpito più di tutti è il gaslighting.
Letteralmente significa obnubilare la mente, manipolare ma queste descrizioni ci riportano a delle immagini di stregone o burattinaio troppo distanti dalle persone che popolano le nostre giornate.
Sono allora andata a cercare a fondo nel deep web ed ho trovato una definizione decisamente più precisa ed interessante; nella quale si descrive la vittima di gaslighting come:
“Una persona che viene accusata delle sua reazione, scatenata da una mancanza di rispetto nei suoi confronti”.
Chiariamo meglio con un esempio:
Giulio vuole a tutti i costi fare una vacanza che sa perfettamente che a Maria non piace.
Per ottenere comunque quello che vuole, invece che parlarne insieme e condividere pro e contro di questa o altre decisioni, decide di “vendere” questa sua presa di posizione travestendola come un regalo (quindi una cosa positiva) per Maria.
Ovviamente quando Maria scopre la cosa non è per niente felice e si arrabbia con Giulio, accusandolo di avergli fatto un regalo che sapeva perfettamente non avrebbe apprezzato.
Giulio come reagisce: utilizza una reazione vera di Maria (ovvero il fatto che non apprezza i suoi regali), per spostare l’attenzione dal fatto più importante ovvero che Giulio non tiene conto dei sentimenti e dei gusti di Maria ma soltanto dei suoi:
“Sei veramente ingrata e maleducata! Io ti faccio un regalo, oltretutto molto costoso e questo è il tuo ringraziamento, sai quante altre ragazze apprezzerebbero quello che io ho fatto per te?”
Maria nonostante è ancora arrabbiata inizia a nutrire dei dubbi...in fondo è vero, ha speso molti soldi e lei potrà farsi una vacanza gratis (anche se non era quella che desiderava), lui è stato gentile e lei si è messa a discutere e quella cosa su altre ragazze che ha detto forse è vera, forse è lei che dovrebbe pretendere un po’ meno, forse Giulio non ha tutti i torti.” (FORSE NO!)
Facciamo un ulteriore esempio e poi capiamo meglio:
Giulio ha promesso a Maria che nel pomeriggio avrebbe pulito la casa ma quando Maria torna la sera tardi, trova ancora tutto sporco e in disordine, ovviamente si arrabbia:
“Mi avevi promesso che avresti pulito tu la casa oggi, perché non posso mai contare su di te?! Sono sempre stanca, non posso occuparmi di tutto sempre io, questa casa è anche la tua, almeno quando sei libero, fai la tua parte!”
Giulio non si scusa né si giustifica ma ancora una volta sposta l’attenzione su una cosa vera, la reazione arrabbiata di Maria facendoci dimenticare (a noi che osserviamo e a lei che lo vive) il vero nocciolo della questione, che Giulio ha mancato di rispetto a Maria non mantenendo una promessa e non contribuendo all’ordine della casa.
“Ecco! Vedi come sei?! Entri in casa e strilli, non fai altro che darmi ordini, io non sono il tuo burattino o il tuo servo! Ho avuto altre cose da fare oggi, le pulizie aspetteranno!”
Il gaslighting è così pericoloso perché è VERO. Così come è vero che Maria si è arrabbiata in entrambi i casi, sposta l’attenzione su la reazione ( in certi casi direi anche giustificata) di chi ha subìto una mancanza di rispetto facendola dubitare del suo stesso atteggiamento a tal punto, che come abbiamo visto nel primo esempio, la situazione viene totalmente capovolta ed è Maria alla fine a sentirsi in difetto e sbagliata, dimenticandosi totalmente dell’importanza dei suoi gusti, dei suoi sentimenti e delle cose che contano per lei e delle quali Giulio non ha minima considerazione.
É la classica scena che vediamo nel film di Paola Cortellesi “Cè ancora domani” ma che abbiamo sentito tante volte, dell’uomo che picchia la moglie e poi si giustifica dicendo: io non volevo farti male ma sei tu che mi hai fatto arrabbiare. Le questioni di rispetto reciproco anche quando non arrivano a livelli estremi, dovremmo imparare ad affrontarle separatamente e a prenderci le nostre responsabilità, piccole o grandi che siano anche nella nostra vita di tutti i giorni, senza coprire un problema con un altro innescando dinamiche pericolose.
Questo perchè a volte questo tipo di violenza possiamo metterla in atto anche senza esserne del tutto consapevoli.
Mentre per disinnescarla, come per tante altre cose, è sufficiente affrontare un piccolo problema alla volta. “Parliamo del perché anche oggi non hai pulito casa e stiamo su quello, poi che io sia sempre nervosa è una conseguenza che certamente non è piacevole e se vuoi, una volta chiariti i compiti domestici, parleremo anche di questo.”
Anche le reazioni a una mancanza di rispetto possono contenere degli atteggiamenti sbagliati ma non devono mai passare in primo piano rispetto a cosa le ha scatenate.
Così come è sicuramente vero che una moglie può facilmente far arrabbiare il marito è altrettanto imprescindibile che nessuno motivo è abbastanza valido da giustificare una violenza fisica.
Impariamo a separare e a mettere dei piani e prima di spostare noi stessi su quello più in basso pensiamoci sempre molto bene.