Un mio cliente mi ha detto: "sai, quando stai in una di quelle relazioni che durano un'eternità, ti ritrovi impelagato in un casino di sentimenti. Ci sta la compassione, quella roba lì che ti fa dire "ok, ti aiuto perché ti voglio bene", e poi si forma quel groviglio, quella matassa che non riesci a districare, capisci? È come se ogni emozione si incollasse all'altra, e in tutto questo, quando ti tradiscono? È un colpo al cuore, ma ti giuro, è anche come squarciare un velo che ti teneva prigioniero. Le risate, i bei momenti? Quelli sono storia, amico. Adesso resta solo il duro lavoro di tenere insieme i pezzi, per i figli, per quel briciolo di sanità mentale che ci rimane.
E come misuri se stai facendo progressi? Mi chiedo! Non è mica come contare i passi con un Fit-bit? È un lavoro che viene dal profondo. Ti guardi allo specchio e ti chiedi: "Sto meglio da solo? Sto meglio con gli amici, o magari con qualcuno/a di nuovo/a?" E non parliamo solo di appoggiarci su un'altra persona, ma di riordinare il caos dentro di te, di capire chi sei dopo il terremoto che hai passato."
Quelli che hanno davvero toccato il fondo, che hanno vissuto il loro inferno personale, ti dico, sono quelli che poi sbocciano. Dopo aver condiviso il loro dolore, dopo averlo guardato negli occhi e detto: "Non mi fai paura", ecco che trovano una nuova forza. Questi momenti, questi strappi dell'anima, sono quelli che ti trasformano da notte fonda a giorno chiaro, a sole pieno.
Riflettere su come stiamo, su come vorremmo stare, non è un vezzo, è necessario. È ciò che ci spinge a cercare una vita che non sia solo sopravvivenza, ma qualcosa di più vero, più nostro. E le relazioni, anche quelle che ti straziano, che ti mettono alla prova, sono le stesse che ti insegnano le lezioni più dure e più preziose. Ogni fine, in questo gioco strano che è la vita, può essere un inizio. Un'occasione per rinascere, per ritrovarti e magari, per la prima volta, per essere veramente te stesso.
Se vuoi, puoi condividere con noi i tuoi passaggi trasformativi e la tua crescita personale. Buona vita!
E come misuri se stai facendo progressi? Mi chiedo! Non è mica come contare i passi con un Fit-bit? È un lavoro che viene dal profondo. Ti guardi allo specchio e ti chiedi: "Sto meglio da solo? Sto meglio con gli amici, o magari con qualcuno/a di nuovo/a?" E non parliamo solo di appoggiarci su un'altra persona, ma di riordinare il caos dentro di te, di capire chi sei dopo il terremoto che hai passato."
Quelli che hanno davvero toccato il fondo, che hanno vissuto il loro inferno personale, ti dico, sono quelli che poi sbocciano. Dopo aver condiviso il loro dolore, dopo averlo guardato negli occhi e detto: "Non mi fai paura", ecco che trovano una nuova forza. Questi momenti, questi strappi dell'anima, sono quelli che ti trasformano da notte fonda a giorno chiaro, a sole pieno.
Riflettere su come stiamo, su come vorremmo stare, non è un vezzo, è necessario. È ciò che ci spinge a cercare una vita che non sia solo sopravvivenza, ma qualcosa di più vero, più nostro. E le relazioni, anche quelle che ti straziano, che ti mettono alla prova, sono le stesse che ti insegnano le lezioni più dure e più preziose. Ogni fine, in questo gioco strano che è la vita, può essere un inizio. Un'occasione per rinascere, per ritrovarti e magari, per la prima volta, per essere veramente te stesso.
Se vuoi, puoi condividere con noi i tuoi passaggi trasformativi e la tua crescita personale. Buona vita!