Primavera 2016. Si apre una finestra, un’occasione di crescita personale il cui scopo è quello di raggiungere degli obiettivi professionali. Assieme alla mia amica, decido di partecipare a questo corso promosso dalla regione del Veneto con il nostro progetto in comune: aprire un’attività artistica.
Eravamo un bel gruppetto di persone, alcune con le idee ben chiare, altre ancora sognanti e poi c’era Lui, Mister X, il coach, colui il quale ci avrebbe guidato verso la “vittoria”. Un uomo alto, moro, col sorriso sotto il baffetto, quello che si potrebbe definire piacente e simpatico, ma non è tutto! Lui che con i suoi biblici test a “X” e colloqui individuali, già dai primissimi incontri aveva capito tutto di te, di me, di tutti… quelle meravigliose skills che finalmente scopri e vuoi sfruttare per intraprendere il lavoro dei tuoi sogni.
Ma ecco che qualcosa va storto all’ultimo incontro e un demone s’impossessa di Mister X: lo sguardo marmoreo, il ghigno sotto il baffetto, pugni serrati sopra il tavolo, un’energia decisamente sgradevole da condividere in quella piccola stanza asettica e, infine, il colpo di grazia… parole e giudizi pesanti su come sei e la non attitudine per intraprendere quel viaggio lavorativo tanto sperato. Quel giorno una parte del gruppo ne uscì incoraggiata, l’altra, tra cui la mia amica e la sottoscritta, decisamente annientata.
Questo è solo un esempio di come un professionista può esercitare attraverso la parola un’influenza positiva o negativa, come può manipolarti e farti credere ciò che vuole in base al suo personale giudizio “X”. Di quell’esperienza, in realtà, ho rimosso gran parte dei miei ricordi, ma una delle cose che ho imparato bene da quel tipo, è quella che di sicuro non voglio diventare come lui!
Oggi possiamo confrontarci con diverse scuole esistenziali, in particolare posso riconoscere il tipo di filosofia seguita dal coach del racconto, ovvero quella di origine anglosassone, per la quale assumi un valore solo se raggiungi un determinato successo e ancora meglio, in maniera facile e veloce, come descrive Daniele Trevisani nel suo libro “Personal Energy”; esiste un altro grande filone, di origine orientale, di accettazione e ricerca della felicità interiore e infine, una terza opzione, sperimentata dallo stesso Trevisani, denominata “via della ricerca” o “via latina alla vita”. Quest’ultima abbraccia il pensiero della disidentificazione con gli ideali di massa e l’iper-produttività, prende invece in considerazione ciò che di meglio hanno da offrire tutte le culture nuove e antiche su vari fronti, dai temi economici, a quelli espressivi, culturali, alla cura del proprio corpo, ecc. Un mix di sani elementi da miscelare senza scordare l’ingrediente che tutto rende più gustosa la vita: il proprio sogno. Cosa mi piace davvero fare? Posso sentirlo anch’io quel fuoco che arde dentro? Come si fa a trovarlo? È possibile che mi sia così allontanata dal mio centro da non percepire più il mio sentire?! Sì, archetipi installati inconsciamente agiscono subdoli, giudizi altrui, credenze familiari e sociali, l’influenza nociva dei mass media; un grande calderone che ha portato all’alienazione dal mio Sé.
Il metodo integrato e olistico HPM (Human Potential/Performance Modeling) di crescita personale di Trevisani aiuta le persone ad avere accesso alle proprie potenzialità, a piccoli passi, imparando a valorizzare il proprio tempo ed esercitando un allenamento costante che si può applicare sia nella sfera della performance, sia nella vita quotidiana. Il metodo individua sei aree su cui lavorare: le energie fisiche e mentali, le micro e macro competenze e la direzionalità verso progetti concreti e ideali da perseguire. Attuando una “Psicologia Propositiva” è possibile aprirsi a diverse opportunità, a punti di vista che prima non si percepivano; è come seguire un sentiero e arrivare alla cima e da lì, dove lo sguardo si apre all’orizzonte, accorgersi che quella percorsa non è l’unica via, ma ce ne sono altre e tutte diverse. E chi sceglie che strada prendere? Sono io o un “condizionamento collettivo”? Per me il destino è il sentiero che decidi d’intraprendere mentre fissi da lontano la tua stella. Basta crederci.
Mister X non è solo il coach di questo breve racconto, ma è anche il “cosa devo”, è un’etichetta, è un giudizio negativo, è lo spot pubblicitario, è una moda, è la religione, è il tipo di alimentazione, è un comportamento… è tutto ciò che è condizionante, è tutto ciò che gli altri vogliono “da te, da me, da
tutti”.
Possiamo migliorarci nutrendoci di vitale Energia e Forza creatrice, per ancorarci al centro del nostro mondo, per scrivere il proprio destino.
Eravamo un bel gruppetto di persone, alcune con le idee ben chiare, altre ancora sognanti e poi c’era Lui, Mister X, il coach, colui il quale ci avrebbe guidato verso la “vittoria”. Un uomo alto, moro, col sorriso sotto il baffetto, quello che si potrebbe definire piacente e simpatico, ma non è tutto! Lui che con i suoi biblici test a “X” e colloqui individuali, già dai primissimi incontri aveva capito tutto di te, di me, di tutti… quelle meravigliose skills che finalmente scopri e vuoi sfruttare per intraprendere il lavoro dei tuoi sogni.
Ma ecco che qualcosa va storto all’ultimo incontro e un demone s’impossessa di Mister X: lo sguardo marmoreo, il ghigno sotto il baffetto, pugni serrati sopra il tavolo, un’energia decisamente sgradevole da condividere in quella piccola stanza asettica e, infine, il colpo di grazia… parole e giudizi pesanti su come sei e la non attitudine per intraprendere quel viaggio lavorativo tanto sperato. Quel giorno una parte del gruppo ne uscì incoraggiata, l’altra, tra cui la mia amica e la sottoscritta, decisamente annientata.
Questo è solo un esempio di come un professionista può esercitare attraverso la parola un’influenza positiva o negativa, come può manipolarti e farti credere ciò che vuole in base al suo personale giudizio “X”. Di quell’esperienza, in realtà, ho rimosso gran parte dei miei ricordi, ma una delle cose che ho imparato bene da quel tipo, è quella che di sicuro non voglio diventare come lui!
Oggi possiamo confrontarci con diverse scuole esistenziali, in particolare posso riconoscere il tipo di filosofia seguita dal coach del racconto, ovvero quella di origine anglosassone, per la quale assumi un valore solo se raggiungi un determinato successo e ancora meglio, in maniera facile e veloce, come descrive Daniele Trevisani nel suo libro “Personal Energy”; esiste un altro grande filone, di origine orientale, di accettazione e ricerca della felicità interiore e infine, una terza opzione, sperimentata dallo stesso Trevisani, denominata “via della ricerca” o “via latina alla vita”. Quest’ultima abbraccia il pensiero della disidentificazione con gli ideali di massa e l’iper-produttività, prende invece in considerazione ciò che di meglio hanno da offrire tutte le culture nuove e antiche su vari fronti, dai temi economici, a quelli espressivi, culturali, alla cura del proprio corpo, ecc. Un mix di sani elementi da miscelare senza scordare l’ingrediente che tutto rende più gustosa la vita: il proprio sogno. Cosa mi piace davvero fare? Posso sentirlo anch’io quel fuoco che arde dentro? Come si fa a trovarlo? È possibile che mi sia così allontanata dal mio centro da non percepire più il mio sentire?! Sì, archetipi installati inconsciamente agiscono subdoli, giudizi altrui, credenze familiari e sociali, l’influenza nociva dei mass media; un grande calderone che ha portato all’alienazione dal mio Sé.
Il metodo integrato e olistico HPM (Human Potential/Performance Modeling) di crescita personale di Trevisani aiuta le persone ad avere accesso alle proprie potenzialità, a piccoli passi, imparando a valorizzare il proprio tempo ed esercitando un allenamento costante che si può applicare sia nella sfera della performance, sia nella vita quotidiana. Il metodo individua sei aree su cui lavorare: le energie fisiche e mentali, le micro e macro competenze e la direzionalità verso progetti concreti e ideali da perseguire. Attuando una “Psicologia Propositiva” è possibile aprirsi a diverse opportunità, a punti di vista che prima non si percepivano; è come seguire un sentiero e arrivare alla cima e da lì, dove lo sguardo si apre all’orizzonte, accorgersi che quella percorsa non è l’unica via, ma ce ne sono altre e tutte diverse. E chi sceglie che strada prendere? Sono io o un “condizionamento collettivo”? Per me il destino è il sentiero che decidi d’intraprendere mentre fissi da lontano la tua stella. Basta crederci.
Mister X non è solo il coach di questo breve racconto, ma è anche il “cosa devo”, è un’etichetta, è un giudizio negativo, è lo spot pubblicitario, è una moda, è la religione, è il tipo di alimentazione, è un comportamento… è tutto ciò che è condizionante, è tutto ciò che gli altri vogliono “da te, da me, da
tutti”.
Possiamo migliorarci nutrendoci di vitale Energia e Forza creatrice, per ancorarci al centro del nostro mondo, per scrivere il proprio destino.