Ora,
un raggio di sole primaverile
mi concede di cullarmi dentro al mio rituale antico.
Qui,
nel mio giardino,
posso distendere, tra il noce e l'amolaro,
l'amata amaca amica.
Accomodo il corpo e con una spinta
parto.
I rumori della strada trafficata mi disturbano.
Accolgo il fastidio e porto la mia attenzione al suono della fontana
che le ultime piogge hanno reso pieno.
Accordo le espirazioni profonde a quel suono d'acqua.
Le allungo, senza forzare.
Percepisco un calore crescente che si espande dal ventre e pervade ogni muscolo.
Tutte le membra le sento pulsare.
Mi osservo dall'alto, come cullato dall'onda.
Apro gli occhi e sorrido a due merli che baruffano.
L'amaca dev’essersi fermata da un po'.
Me ne accorgo solo adesso.
Lo sguardo cade sui primi germogli del glicine che sovrasta la fonte.
Un'immagine mi corre incontro, come aspettativa futura,
quando la superficie dell'acqua si tingerà della fioritura violetta e ne adombrerà il fondo.
La accetto,
ci respiro dentro
e si presenta il fondo.
È un'immagine sonora,
evocativa.
una parola,
generativa :
il fondo.
Do una spinta e mi lascio andare alle libere associazioni.
Emergono.
Così, affondo,
fondo,
confondo,
sfondo,
sprofondo,
infondo,
diffondo.
La ripetizione casuale di questi suoni,
ritrova, nelle vibrazioni, la voce calda di un amico.
Le mie parole non pronunciate, ne assumono tutta la coloritura timbrica e ritmica.
Anche la sua mano li accompagna, imprimendo un moto dolce all'anima ed all'amaca.
Ed allora, ancora:
fondale,
fondamento,
fondamentale,
fondante,
fondato,
infondato,
fondazione,
fondamenta.
E frasi, come note, emergono dallo sfondo.
Come se l'etimo, in nostra lingua, avesse criptato in forma d'oracolo,
un segreto.
E l'acqua, sua Pizia, lo rivelasse nel profondo
a chi in essa sa fondersi.
Riemergo.
Rifondato nel respiro.
un raggio di sole primaverile
mi concede di cullarmi dentro al mio rituale antico.
Qui,
nel mio giardino,
posso distendere, tra il noce e l'amolaro,
l'amata amaca amica.
Accomodo il corpo e con una spinta
parto.
I rumori della strada trafficata mi disturbano.
Accolgo il fastidio e porto la mia attenzione al suono della fontana
che le ultime piogge hanno reso pieno.
Accordo le espirazioni profonde a quel suono d'acqua.
Le allungo, senza forzare.
Percepisco un calore crescente che si espande dal ventre e pervade ogni muscolo.
Tutte le membra le sento pulsare.
Mi osservo dall'alto, come cullato dall'onda.
Apro gli occhi e sorrido a due merli che baruffano.
L'amaca dev’essersi fermata da un po'.
Me ne accorgo solo adesso.
Lo sguardo cade sui primi germogli del glicine che sovrasta la fonte.
Un'immagine mi corre incontro, come aspettativa futura,
quando la superficie dell'acqua si tingerà della fioritura violetta e ne adombrerà il fondo.
La accetto,
ci respiro dentro
e si presenta il fondo.
È un'immagine sonora,
evocativa.
una parola,
generativa :
il fondo.
Do una spinta e mi lascio andare alle libere associazioni.
Emergono.
Così, affondo,
fondo,
confondo,
sfondo,
sprofondo,
infondo,
diffondo.
La ripetizione casuale di questi suoni,
ritrova, nelle vibrazioni, la voce calda di un amico.
Le mie parole non pronunciate, ne assumono tutta la coloritura timbrica e ritmica.
Anche la sua mano li accompagna, imprimendo un moto dolce all'anima ed all'amaca.
Ed allora, ancora:
fondale,
fondamento,
fondamentale,
fondante,
fondato,
infondato,
fondazione,
fondamenta.
E frasi, come note, emergono dallo sfondo.
Come se l'etimo, in nostra lingua, avesse criptato in forma d'oracolo,
un segreto.
E l'acqua, sua Pizia, lo rivelasse nel profondo
a chi in essa sa fondersi.
Riemergo.
Rifondato nel respiro.