L’apprendimento non è un’attività che si fa in un determinato periodo della vita o in alcuni luoghi specifici. Al contrario, iniziamo ad imparare dalla nascita e non smettiamo mai, dato che la capacità di apprendere è uno dei caratteri distintivi della nostra natura umana.
Come conferma anche la moderna scienza cognitiva, l’uomo è stato creato per imparare. Ognuno nasce con un bagaglio pieno di reazioni innate che ci dicono cosa fare quando si ha fame o freddo, o quando un oggetto sta per colpirci improvvisamente.
La reazione istintiva può essere quella di piangere, di impietrirsi dalla paura o di schivarlo.
Dato che veniamo al mondo con una mappa rudimentale e una serie di reazioni appena abbozzate, siamo, più di qualsiasi altro animale, incompiuti ed aspettiamo di adeguarci alle caratteristiche del luogo in cui ci troviamo a vivere, pagando sulla nostra pelle le conseguenze di un lungo apprendimento.
Questa acquisizione di conoscenze non riguarda, tuttavia, solo l’intelletto. Esso abbraccia due ruoli chiave, che non devono ostacolarsi vicendevolmente: la comprensione cosciente (con i suoi eccessi di riflessione e razionalità) e la conoscenza pratica (con le sproporzioni di schemi e comportamenti largamente inconsci).
Se nell’apprendere impariamo anche a fare delle distinzioni, se afferriamo nuove preferenze, se conosciamo anche nuovi ruoli e nuovi lati della nostra personalità, ampliamo il nostro raggio emotivo.
Ecco che, allora, apprendere diventa più che sapere, diventa la forma stessa del nostro essere e vivere.
Come conferma anche la moderna scienza cognitiva, l’uomo è stato creato per imparare. Ognuno nasce con un bagaglio pieno di reazioni innate che ci dicono cosa fare quando si ha fame o freddo, o quando un oggetto sta per colpirci improvvisamente.
La reazione istintiva può essere quella di piangere, di impietrirsi dalla paura o di schivarlo.
Dato che veniamo al mondo con una mappa rudimentale e una serie di reazioni appena abbozzate, siamo, più di qualsiasi altro animale, incompiuti ed aspettiamo di adeguarci alle caratteristiche del luogo in cui ci troviamo a vivere, pagando sulla nostra pelle le conseguenze di un lungo apprendimento.
Questa acquisizione di conoscenze non riguarda, tuttavia, solo l’intelletto. Esso abbraccia due ruoli chiave, che non devono ostacolarsi vicendevolmente: la comprensione cosciente (con i suoi eccessi di riflessione e razionalità) e la conoscenza pratica (con le sproporzioni di schemi e comportamenti largamente inconsci).
Se nell’apprendere impariamo anche a fare delle distinzioni, se afferriamo nuove preferenze, se conosciamo anche nuovi ruoli e nuovi lati della nostra personalità, ampliamo il nostro raggio emotivo.
Ecco che, allora, apprendere diventa più che sapere, diventa la forma stessa del nostro essere e vivere.