You are constantly invited to be what you are. (Sei costantemente invitato ad essere quello che tu sei) Ralph Waldo Emmerson
La sua mano è tesa, aperta. Pronta ad accogliere la mia.
I suoi occhi sono sorridenti, pieni di luce. E' uno sguardo che mi invita a tentare qualcosa di nuovo per me, e nello stesso mi protegge.
Sorrido.
SI! Provo!
“Mi devo togliere le scarpe?” “Si”. “E le calze?” “No, le puoi lasciare”
Si mette in posizione supina. Mi dà le indicazioni per salire. “Prendimi le mani, spingi come in adho mukha, ecco così, non flettere i gomiti”. Le mie mani, nelle mani del mio compagno, spingono forte. Lui è la base. Io il flyer. Estendo le braccia. Sento i suoi piedi sui miei fianchi mentre io salgo, sento le sue mani che con forza mi spingono su...oddio che meraviglia.... Appena i miei piedi si staccano da terra mi sento come la principessa che è stata risvegliata dal bacio. Non è stato un bacio a risvegliarmi, e non sono una principessa. A risvegliarmi è stato il cuore che ha fatto improvvisamente una piroetta. Lascio che le sue mani forti e delicate mi diano sostegno, e mi muovano. Lascio che mi dica come allungarmi, dove spostare braccia, gambe, piedi, per assumere le forme che lui sceglie. E mentre lui mi sorregge, io sono in volo. Non è come sempre, che anche se non mi vedo, so perfettamente come è la mia postura. In questo momento il mio corpo risponde ai movimenti impressi dalle mani e dai piedi della mia base, e assume posizioni di cui non so se ho reale coscienza. Ho solo coscienza della forza che sto bilanciando per non cadere, e della cedevolezza a cui mi apro, forse per diventare l'estensione delle sue braccia, delle sue gambe, del suo respiro. Il mio corpo si fa sempre più leggero e si lascia modellare. Così la mia mente. Mi sento completamente libera da ogni forma.
Sono stati pochi minuti, forse dieci in tutto. Non ci sono state parole, se non indicazioni di come muovermi. Ma ho la sensazione che il mio cuore non ha smesso un secondo di parlare, e la comunicazione emotiva è arrivata alle stelle. Infatti, quando i miei piedi hanno ritrovato la terra, nello stomaco si è aperto un buco. Ho provato un vuoto enorme. Solitudine.
“E' una pratica molto intima, vero?” “Si” , lui mi ha risposto.
Non so nemmeno perché mi sia entrata dentro tanta intimità. Non so perché la chiamo così.
Ma avrei voluto che quei dieci minuti non finissero mai, perché sentivo tanta dolcezza, tanta libertà, tanta fiducia, tanto ascolto.
E ora, che sono con i piedi per terra, mi mancano terribilmente quelle sensazioni di essere accolta, sostenuta, protetta, provate nel gioco. Mi manca la magia di due corpi che si muovono in sintonia, affidandosi l'uno all'altro: per creare forme; per calibrare le forze alla ricerca di nuovi equilibri; per sostenere il volo; per facilitare l' abbandono. Quando passo dalla posizione prona alla posizione supina, il mio abbandono è totale... Sento che mi sto sciogliendo così tanto, che quasi mi dissolvo. Proprio come i bambini, io immagino, quando giocano. Ma la magia scompare appena rimetto a terra i piedi: ritrovo la forma, la solita, e il mio modo di essere. Insomma: torno ad essere io.
Invio una foto ad un'amica che mi dice: “che coraggio! Ma non è stato difficile lasciarsi andare così? che coraggio ad affidarsi!”
E allora, forse, quell'intimità che mi ha incantata nasce dall'essermi affidata, totalmente. E la sensazione è stata così forte, e così bella, che è come quando ascolto un brano musicale, e se mi piace, ho bisogno di ascoltarlo dieci, cento volte di seguito, per poterlo assorbire più che posso. Come se avessi una fame insaziabile. Così come avrei voluto che il gioco durasse in eterno.
Ci sono momenti di grande bellezza. Ce ne sono tanti. Ne ho sperimentato uno nuovo: i dieci minuti di acro yoga.
Grazie Carlo.
La sua mano è tesa, aperta. Pronta ad accogliere la mia.
I suoi occhi sono sorridenti, pieni di luce. E' uno sguardo che mi invita a tentare qualcosa di nuovo per me, e nello stesso mi protegge.
Sorrido.
SI! Provo!
“Mi devo togliere le scarpe?” “Si”. “E le calze?” “No, le puoi lasciare”
Si mette in posizione supina. Mi dà le indicazioni per salire. “Prendimi le mani, spingi come in adho mukha, ecco così, non flettere i gomiti”. Le mie mani, nelle mani del mio compagno, spingono forte. Lui è la base. Io il flyer. Estendo le braccia. Sento i suoi piedi sui miei fianchi mentre io salgo, sento le sue mani che con forza mi spingono su...oddio che meraviglia.... Appena i miei piedi si staccano da terra mi sento come la principessa che è stata risvegliata dal bacio. Non è stato un bacio a risvegliarmi, e non sono una principessa. A risvegliarmi è stato il cuore che ha fatto improvvisamente una piroetta. Lascio che le sue mani forti e delicate mi diano sostegno, e mi muovano. Lascio che mi dica come allungarmi, dove spostare braccia, gambe, piedi, per assumere le forme che lui sceglie. E mentre lui mi sorregge, io sono in volo. Non è come sempre, che anche se non mi vedo, so perfettamente come è la mia postura. In questo momento il mio corpo risponde ai movimenti impressi dalle mani e dai piedi della mia base, e assume posizioni di cui non so se ho reale coscienza. Ho solo coscienza della forza che sto bilanciando per non cadere, e della cedevolezza a cui mi apro, forse per diventare l'estensione delle sue braccia, delle sue gambe, del suo respiro. Il mio corpo si fa sempre più leggero e si lascia modellare. Così la mia mente. Mi sento completamente libera da ogni forma.
Sono stati pochi minuti, forse dieci in tutto. Non ci sono state parole, se non indicazioni di come muovermi. Ma ho la sensazione che il mio cuore non ha smesso un secondo di parlare, e la comunicazione emotiva è arrivata alle stelle. Infatti, quando i miei piedi hanno ritrovato la terra, nello stomaco si è aperto un buco. Ho provato un vuoto enorme. Solitudine.
“E' una pratica molto intima, vero?” “Si” , lui mi ha risposto.
Non so nemmeno perché mi sia entrata dentro tanta intimità. Non so perché la chiamo così.
Ma avrei voluto che quei dieci minuti non finissero mai, perché sentivo tanta dolcezza, tanta libertà, tanta fiducia, tanto ascolto.
E ora, che sono con i piedi per terra, mi mancano terribilmente quelle sensazioni di essere accolta, sostenuta, protetta, provate nel gioco. Mi manca la magia di due corpi che si muovono in sintonia, affidandosi l'uno all'altro: per creare forme; per calibrare le forze alla ricerca di nuovi equilibri; per sostenere il volo; per facilitare l' abbandono. Quando passo dalla posizione prona alla posizione supina, il mio abbandono è totale... Sento che mi sto sciogliendo così tanto, che quasi mi dissolvo. Proprio come i bambini, io immagino, quando giocano. Ma la magia scompare appena rimetto a terra i piedi: ritrovo la forma, la solita, e il mio modo di essere. Insomma: torno ad essere io.
Invio una foto ad un'amica che mi dice: “che coraggio! Ma non è stato difficile lasciarsi andare così? che coraggio ad affidarsi!”
E allora, forse, quell'intimità che mi ha incantata nasce dall'essermi affidata, totalmente. E la sensazione è stata così forte, e così bella, che è come quando ascolto un brano musicale, e se mi piace, ho bisogno di ascoltarlo dieci, cento volte di seguito, per poterlo assorbire più che posso. Come se avessi una fame insaziabile. Così come avrei voluto che il gioco durasse in eterno.
Ci sono momenti di grande bellezza. Ce ne sono tanti. Ne ho sperimentato uno nuovo: i dieci minuti di acro yoga.
Grazie Carlo.