
Sempre più spesso mi rendo conto di quanto sia difficile per gli esseri umani vivere il presente. D'altronde, a pensarci bene, cosa si racchiude di così magico ma altrettanto difficile in questa condizione ?
Siamo fatti della nostra storia, anche se la nostra esistenza è in divenire. Abbiamo dei progetti, quindi rivolgiamo lo sguardo al futuro.
Questo continuo movimento, dato dal desiderio di intercettare chi siamo, da dove veniamo e dove vogliamo andare, ci muove una grande energia vitale, la scienza ce lo insegna, ma la stessa energia con la quale ci spostiamo nel tempo, a volte può creare dei veri e propri stati di confusione.
Così, di fronte ad un problema da risolvere o nel tentativo di scoprire come avanzare in una determinata fase della vita, senza sapere il perché, capiamo che ci siamo ancorati nuovamente a quelle immagini di un passato irrisolto, oppure, visto che le nostre capacità sono molto sviluppate, lavoriamo troppo sulle aspettative, rischiando di perdere terreno su quanto è necessario coltivare oggi, tutti i giorni.
A volte mi piace pensare che siamo tutti dei piccoli contadini e che il nostro raccolto non è annuale o semestrale, ma esiste una ricompensa, alla fine di quel terreno che percorriamo passo dopo passo, ogni istante della vita, sul quale gettiamo un piccolo semino di tanto in tanto e che, con i meno sofisticati, ma amorevoli strumenti dell'agricoltura, rientriamo nelle nostre case all'imbrunire, dove ad attenderci abbiamo un fuoco che dal camino ci riscalda e una tavola apparecchiata con un pezzo di pane da dividerci.
Coltiviamoci e facciamolo con ciò che ci sta a cuore e dedichiamoci a questo con la pazienza e la perseveranza di un saggio agricoltore che attende, che dopo un lungo lavoro, ci siano nuovi frutti capaci di ricompensarci della fatica.
Siamo fatti della nostra storia, anche se la nostra esistenza è in divenire. Abbiamo dei progetti, quindi rivolgiamo lo sguardo al futuro.
Questo continuo movimento, dato dal desiderio di intercettare chi siamo, da dove veniamo e dove vogliamo andare, ci muove una grande energia vitale, la scienza ce lo insegna, ma la stessa energia con la quale ci spostiamo nel tempo, a volte può creare dei veri e propri stati di confusione.
Così, di fronte ad un problema da risolvere o nel tentativo di scoprire come avanzare in una determinata fase della vita, senza sapere il perché, capiamo che ci siamo ancorati nuovamente a quelle immagini di un passato irrisolto, oppure, visto che le nostre capacità sono molto sviluppate, lavoriamo troppo sulle aspettative, rischiando di perdere terreno su quanto è necessario coltivare oggi, tutti i giorni.
A volte mi piace pensare che siamo tutti dei piccoli contadini e che il nostro raccolto non è annuale o semestrale, ma esiste una ricompensa, alla fine di quel terreno che percorriamo passo dopo passo, ogni istante della vita, sul quale gettiamo un piccolo semino di tanto in tanto e che, con i meno sofisticati, ma amorevoli strumenti dell'agricoltura, rientriamo nelle nostre case all'imbrunire, dove ad attenderci abbiamo un fuoco che dal camino ci riscalda e una tavola apparecchiata con un pezzo di pane da dividerci.
Coltiviamoci e facciamolo con ciò che ci sta a cuore e dedichiamoci a questo con la pazienza e la perseveranza di un saggio agricoltore che attende, che dopo un lungo lavoro, ci siano nuovi frutti capaci di ricompensarci della fatica.