Mi interesso di cultura femminile da molti anni, ormai. Lo considero un aspetto della mia ricerca e un luogo che mi permette di “sentirmi a casa”, secondo una prospettiva di empowerment integrale, ad orientamento olistico e umanistico. Sia come consulente nell’ambito delle risorse umane, professional counselor e coach, sia come artista e curatore, arteterapeuta e creativa, abbraccio con entusiasmo quelle strade che mi aiutavano a sentirmi socialmente libera e orgogliosamente donna, per cui da un ventennio e oltre, faccio parte di collettivi e associazioni culturali che intendono concretizzare, sostanzialmente, dei princìpi formali di eguaglianza nella società e in cui la voce femminile, rimasta a lungo taciuta, possa esprimersi per affermare “la questione femminile”, ancora irrisolta e per il riconoscimento di una specificità culturale. Specificità culturale che personalmente ho sviluppato attraverso la scrittura espressiva e in progetti artistici nazionali e internazionali. Certamente, il tema può risultare scomodo, soprattutto quando si evidenziano le discriminazioni gravi e gli abusi socialmente tollerati, che vengono perpetrati in tanti luoghi del mondo e tra le mura domestiche a noi prossime. Proporre questioni determinanti , renderle visibili, per esempio in forma di pittura o di scultura o di installazione- è per l’osservatore, perturbante. Lo scopo è scuotere gli animi, generare crisi, una ricerca di soluzioni, una qualche forma di discernimento. Tuttavia, proprio perché l’arte contemporanea non presenta divieti, né regole e “racconta” senza filtri, può essere osteggiata, boicottata, censurata con le più subdole giustificazioni. Tuttavia, resta se stessa: arte. E si rafforza, si nutre anche del giudizio negativo e della censura perbenista. Accogliere questo tipo di contenuti, leggerli nella loro autentica finalità, è valorizzare una idea di uguaglianza e di giustizia. Di riconoscimento reciproco. Il pubblico dell’arte impegnata, è un pubblico di nicchia. Il cambiamento è arduo. Occorre muoversi nello spazio coniato dai valori etici più alti e con i migliori fini educativi, in una prospettiva evolutiva lungimirante e dall’ampia portata trasformativa, con forza d’animo, entusiasmo e resilienza. Come Counselor e Coach professionista, seguo con grande soddisfazione la mie clienti: faccio orientamento e life design, sviluppo i talenti, approfondisco il valore della loro unicità personale, le motivo, tracciando insieme un cammino progettuale e strategico di pieno riconoscimento di sé e di presa di coscienza delle proprie potenzialità e delle prospettive che in ambito pubblico e privato, possono essere percorse, con fiducia e volontà forte, buona e partecipativa. A testa alta.
Quali battaglie combattono oggi le donne?I dati declamati dall’Istat indicano che in Italia il 98% di chi è inattivo o ha perso il lavoro a causa della pandemia, è donna. La disuguaglianza di genere si manifesta nelle barriere di accesso, permanenza e sviluppo delle carriere lavorative delle donne. A parità di posizione, le donne guadagnano meno degli uomini e dopo l’arrivo di un figlio capita spesso che lascino il lavoro o rientrino con un contratto part-time. E questi sono tutti elementi che contribuiscono a penalizzare e a ritardare i loro percorsi di carriera. Le disuguaglianze si accentuano con il passare degli anni tanto che quando è arrivato il momento di andare in pensione il loro reddito da pensione è più basso del 40% rispetto agli uomini. Ma in Italia non si reagisce. Non si investe in infrastrutture, in nidi pubblici, non si investe nella scuola a tempo pieno, nella cura e nell’assistenza agli anziani e ai disabili. Ma queste sono solo alcune delle questioni fondamentali. Se si promuovesse un welfare della cura, diminuirebbero le disuguaglianze e si alleggerirebbe il carico sulle spalle delle donne. Queste misure - potentissime - farebbero fare un balzo in avanti in termini di benessere non solo al mondo femminile ma a tutta la cittadinanza. Un aumento dell’occupazione femminile del 60%, farebbe aumentare il pil lordo italiano del 7%. Una società a misura di donna, è anche una società in cui si pone attenzione all’educazione e al linguaggio, al modo con cui si diffondono contenuti e clichè culturali discriminatori e sessisti nei media.
Il quotidiano femminile che io vivo, è quello di madri lavoratrici, attive protagoniste del proprio tempo, che fanno delle loro virtù, spesso eroicamente vissute, il segnavia della felicità. Il potere è inteso come “poter essere” e “poter fare”, senza prevaricazione, come forma di consapevolezza messa al servizio degli altri, con amore. In una comunità si vive e si lotta insieme. Lo scopo è il bene comune. Cosa resta di un attimo vissuto, se non la capacità di abbracciare il nuovo, il senso della ricerca e della partecipazione umile e attiva, come pienezza emotiva, di sentimenti reali autentici, di verità del sentire, abitando intensamente ogni più piccolo adattamento alla vita? Se cerchi la Bellezza e la Presenza, la troverai e in ogni momento riceverai da esse nutrimento e forza. La libertà al femminile, è libertà liberata a favore di tutti: compimento del nuovo sogno umanistico.
Quali battaglie combattono oggi le donne?I dati declamati dall’Istat indicano che in Italia il 98% di chi è inattivo o ha perso il lavoro a causa della pandemia, è donna. La disuguaglianza di genere si manifesta nelle barriere di accesso, permanenza e sviluppo delle carriere lavorative delle donne. A parità di posizione, le donne guadagnano meno degli uomini e dopo l’arrivo di un figlio capita spesso che lascino il lavoro o rientrino con un contratto part-time. E questi sono tutti elementi che contribuiscono a penalizzare e a ritardare i loro percorsi di carriera. Le disuguaglianze si accentuano con il passare degli anni tanto che quando è arrivato il momento di andare in pensione il loro reddito da pensione è più basso del 40% rispetto agli uomini. Ma in Italia non si reagisce. Non si investe in infrastrutture, in nidi pubblici, non si investe nella scuola a tempo pieno, nella cura e nell’assistenza agli anziani e ai disabili. Ma queste sono solo alcune delle questioni fondamentali. Se si promuovesse un welfare della cura, diminuirebbero le disuguaglianze e si alleggerirebbe il carico sulle spalle delle donne. Queste misure - potentissime - farebbero fare un balzo in avanti in termini di benessere non solo al mondo femminile ma a tutta la cittadinanza. Un aumento dell’occupazione femminile del 60%, farebbe aumentare il pil lordo italiano del 7%. Una società a misura di donna, è anche una società in cui si pone attenzione all’educazione e al linguaggio, al modo con cui si diffondono contenuti e clichè culturali discriminatori e sessisti nei media.
Il quotidiano femminile che io vivo, è quello di madri lavoratrici, attive protagoniste del proprio tempo, che fanno delle loro virtù, spesso eroicamente vissute, il segnavia della felicità. Il potere è inteso come “poter essere” e “poter fare”, senza prevaricazione, come forma di consapevolezza messa al servizio degli altri, con amore. In una comunità si vive e si lotta insieme. Lo scopo è il bene comune. Cosa resta di un attimo vissuto, se non la capacità di abbracciare il nuovo, il senso della ricerca e della partecipazione umile e attiva, come pienezza emotiva, di sentimenti reali autentici, di verità del sentire, abitando intensamente ogni più piccolo adattamento alla vita? Se cerchi la Bellezza e la Presenza, la troverai e in ogni momento riceverai da esse nutrimento e forza. La libertà al femminile, è libertà liberata a favore di tutti: compimento del nuovo sogno umanistico.