Mi piace cominciare questa nuova esperienza di Master in Coaching parlando di comunicazione empatica o di comunicazione non violenta (CNV), secondo la definizione che ne dà Marshall B. Rosenberg nel suo celeberrimo libro “Le parole sono finestre (oppure muri)”.
Rosenberg, deceduto nel 2015, è stato allievo ed assistente di Carl Rogers. Attivista convinto ed impegnato nella soluzione di conflitti internazionali, ha diretto un’organizzazione internazionale (The Center for Non Violent Communication), che promuove seminari di comunicazione in molti paesi nel mondo.
La CNV si basa su abilità di linguaggio e di comunicazione, che ci aiutano a ripensare il modo in cui esprimiamo noi stessi ed ascoltiamo gli altri, aiutandoci a costruire relazioni più efficaci nel mondo del lavoro o a mediare dispute e conflitti ad ogni livello.
Le nostre parole diventano risposte coscienti basate sulla solida consapevolezza di ciò che percepiamo, sentiamo e vogliamo. Così, veniamo spinti ad esprimere noi stessi con onestà e chiarezza, offrendo agli altri, al tempo stesso, un’attenzione rispettosa ed empatica.
In ogni scambio, arriviamo ad ascoltare i nostri bisogni più profondi e quelli altrui. Questo può aiutarci, soprattutto nelle situazioni di conflitto, a percepire il mondo “come lo vedono gli altri” (D. Trevisani), promuovendo il rispetto e l’attenzione che possono generare trasformazioni potenti, e aprendo processi di reciproco desiderio di “dare dal cuore” (M. B. Rosenberg).
Le quattro componenti della CNV, secondo Rosenberg, sono: a) le osservazioni; b) i sentimenti; c) i bisogni e d) le richieste. Queste aree ci aiutano a focalizzarci su che cosa osserviamo, su che cosa sentiamo, su ciò di cui abbiamo bisogno e su che cosa chiediamo per arricchire le nostre vite.
La comunicazione empatica, soprattutto in una relazione di coaching, non è un semplice linguaggio, né un insieme di tecniche per utilizzare le parole: la consapevolezza e gli scopi che essa promuove, infatti, possono essere espressi anche tramite il silenzio, la qualità della presenza, l’espressione del viso ed il linguaggio del corpo.
La CNV ci prepara ad osservare attentamente quello che vediamo senza cedere alla tentazione di valutarlo. Questo atteggiamento offre maggiore profondità alle relazioni, in quanto ci mette in condizione di individuare comportamenti e condizioni che influenzano noi e gli altri, scoraggiando generalizzazioni statiche e spostando il focus su osservazioni specifiche relative al tempo ed al contesto della comunicazione.
Rosenberg, deceduto nel 2015, è stato allievo ed assistente di Carl Rogers. Attivista convinto ed impegnato nella soluzione di conflitti internazionali, ha diretto un’organizzazione internazionale (The Center for Non Violent Communication), che promuove seminari di comunicazione in molti paesi nel mondo.
La CNV si basa su abilità di linguaggio e di comunicazione, che ci aiutano a ripensare il modo in cui esprimiamo noi stessi ed ascoltiamo gli altri, aiutandoci a costruire relazioni più efficaci nel mondo del lavoro o a mediare dispute e conflitti ad ogni livello.
Le nostre parole diventano risposte coscienti basate sulla solida consapevolezza di ciò che percepiamo, sentiamo e vogliamo. Così, veniamo spinti ad esprimere noi stessi con onestà e chiarezza, offrendo agli altri, al tempo stesso, un’attenzione rispettosa ed empatica.
In ogni scambio, arriviamo ad ascoltare i nostri bisogni più profondi e quelli altrui. Questo può aiutarci, soprattutto nelle situazioni di conflitto, a percepire il mondo “come lo vedono gli altri” (D. Trevisani), promuovendo il rispetto e l’attenzione che possono generare trasformazioni potenti, e aprendo processi di reciproco desiderio di “dare dal cuore” (M. B. Rosenberg).
Le quattro componenti della CNV, secondo Rosenberg, sono: a) le osservazioni; b) i sentimenti; c) i bisogni e d) le richieste. Queste aree ci aiutano a focalizzarci su che cosa osserviamo, su che cosa sentiamo, su ciò di cui abbiamo bisogno e su che cosa chiediamo per arricchire le nostre vite.
La comunicazione empatica, soprattutto in una relazione di coaching, non è un semplice linguaggio, né un insieme di tecniche per utilizzare le parole: la consapevolezza e gli scopi che essa promuove, infatti, possono essere espressi anche tramite il silenzio, la qualità della presenza, l’espressione del viso ed il linguaggio del corpo.
La CNV ci prepara ad osservare attentamente quello che vediamo senza cedere alla tentazione di valutarlo. Questo atteggiamento offre maggiore profondità alle relazioni, in quanto ci mette in condizione di individuare comportamenti e condizioni che influenzano noi e gli altri, scoraggiando generalizzazioni statiche e spostando il focus su osservazioni specifiche relative al tempo ed al contesto della comunicazione.