Ho atteso quasi un mese prima di trovare l’ispirazione giusta per scrivere questo post.
Avevo bisogno di sedimentare le sensazioni provate nel corso del primo incontro e di aprirmi agli stimoli suscitati dalle letture e dagli approfondimenti suggeriti dai coaches.
Sento di aver iniziato un viaggio di cui mi è ancora ignota la destinazione, ma nutro un sentimento di profonda fiducia verso il “conducente” e provo stima e rispetto anche per i miei “compagni di viaggio”.
Sono convinto, dunque, che la direzione sia ormai tracciata, perché il percorso mi ispira e mi motiva. Trovo, inoltre, che le riflessioni teoriche e i contenuti emersi dalle esercitazioni pratiche siano in linea con i miei valori, e credo che sia per questo che mi sento così galvanizzato.
Ci sono momenti nella vita in cui, dopo lunghi periodi di black out, intuiamo che la mancanza di senso percepita in una ricerca senza apparente costrutto sia servita, in realtà, a preparare una nuova traiettoria evolutiva, ad offrirci una prospettiva diversa e più rispondente ai nostri bisogni di crescita personale.
Probabilmente, è per questa ragione che possiamo sperimentare un vissuto emotivo equiparabile ad una vera e propria “rinascita”, con un sensibile aumento del livello delle nostre energie.
Per quello che mi riguarda, oggi mi sento stimolato a raccogliere l’invito di Lorenzo Manfredini a fare “un passo avanti e due dentro”.
Sì, perché questo è esattamente ciò di cui sentivo la necessità, in un percorso di crescita professionale molto orientato sulla performance della prestazione, con poco spazio per la mentalizzazione e la consapevolezza di quei bisogni autentici che i clienti non riescono a verbalizzare al di là delle richieste di semplice “contenuto”.
Da questo punto di vista, credo che, almeno in questa prima fase, gli studi e gli insegnamenti di Daniele Trevisani sulla “memetica” possano offrirmi un efficace modello euristico per cominciare a fare qualche passo “dentro”.
Il percorso mi sembra ormai tracciato e gli strumenti di bordo mi aiuteranno ad evitare di “navigare a vista”.
Avevo bisogno di sedimentare le sensazioni provate nel corso del primo incontro e di aprirmi agli stimoli suscitati dalle letture e dagli approfondimenti suggeriti dai coaches.
Sento di aver iniziato un viaggio di cui mi è ancora ignota la destinazione, ma nutro un sentimento di profonda fiducia verso il “conducente” e provo stima e rispetto anche per i miei “compagni di viaggio”.
Sono convinto, dunque, che la direzione sia ormai tracciata, perché il percorso mi ispira e mi motiva. Trovo, inoltre, che le riflessioni teoriche e i contenuti emersi dalle esercitazioni pratiche siano in linea con i miei valori, e credo che sia per questo che mi sento così galvanizzato.
Ci sono momenti nella vita in cui, dopo lunghi periodi di black out, intuiamo che la mancanza di senso percepita in una ricerca senza apparente costrutto sia servita, in realtà, a preparare una nuova traiettoria evolutiva, ad offrirci una prospettiva diversa e più rispondente ai nostri bisogni di crescita personale.
Probabilmente, è per questa ragione che possiamo sperimentare un vissuto emotivo equiparabile ad una vera e propria “rinascita”, con un sensibile aumento del livello delle nostre energie.
Per quello che mi riguarda, oggi mi sento stimolato a raccogliere l’invito di Lorenzo Manfredini a fare “un passo avanti e due dentro”.
Sì, perché questo è esattamente ciò di cui sentivo la necessità, in un percorso di crescita professionale molto orientato sulla performance della prestazione, con poco spazio per la mentalizzazione e la consapevolezza di quei bisogni autentici che i clienti non riescono a verbalizzare al di là delle richieste di semplice “contenuto”.
Da questo punto di vista, credo che, almeno in questa prima fase, gli studi e gli insegnamenti di Daniele Trevisani sulla “memetica” possano offrirmi un efficace modello euristico per cominciare a fare qualche passo “dentro”.
Il percorso mi sembra ormai tracciato e gli strumenti di bordo mi aiuteranno ad evitare di “navigare a vista”.