UP STEP Consapevole a.p.s.
Per le tue richieste
  • Home
    • Consiglio Direttivo
    • Privacy e Policy
  • Blog
  • Credenziali UP STEP
  • STEP Academy
  • Corsi
  • Counseling
  • Insieme
  • Foto
  • Team
  • Iscrizione
  • RelazioneTirocinio

'Tecnologia, croce e delizia' di Maurizio Stagni

23/3/2015

2 Comments

 
Picture
In un intervento di Armando Lombardi sentito un mese fa, ascoltando la sua lezione Armando ha portato l’attenzione a come la tecnologia abbia cambiato la nostra vita in vari aspetti della nostra quotidianità e come, in alcuni aspetti di essa pur dando un grande contributo al nostro benessere, questa non l’abbia necessariamente migliorata. La tecnologia è uno strumento e come tale va usato. Pensavo che effettivamente negli ultimi venti anni, ad esempio, la telefonia è cambiata radicalmente. Le cabine telefoniche sembrano oggetti da arredo per estrosi architetti, piuttosto che elementi da esporre in mostre d’arte moderna, oppure i personal computer che sono diventate macchine sempre più sofisticate ed efficienti se confrontate ai primi PC usciti. Se considero che io sono figlio del commodore 64 e dello spectrum, oltre a farmi pensare che sono invecchiato, penso anche che la tecnologia ha marciato in questi anni a ritmi davvero vertiginosi. 

L’intervento di Armando è andato avanti portando per un’istante l’attenzione a come l’uomo da un punto di vista antropologico, nonostante la usa evoluzione, abbia dentro di se degli elementi animali che non possono svanire nel corso di mutazioni tecnologiche, mutazioni sociali, di cambiamenti che hanno visto l’uomo cambiare nei secoli in modo radicale. In tutto questo si è aggiunta una sottolineature da parte di Armando, su come le difficoltà che le persone incontrano nel quotidiano si manifestino più che da un punto di vista psico-patologico, si rivelano da un punto di vista socio-patologico. Ad un certo punto ammetto che la mia mente si è distaccata dalla lezione e ho incominciato a riflettere su questo aspetto e su come la quotidianità si esprime nella nostra vita sociale. Ho pensato a come sono cresciuto io, giocando a nascondino e a monopoli, dove ogni scusa per un tiro al pallone era pronta, ma soprattutto una voglia di socialità con i miei coetanei stando all’aria aperta con ritmi di vita che erano legati alla voglia di esplorare il mondo con i miei occhi, dal vivo, con i filtri della mia fantasia. 

Il pensiero è corso lungo molte pieghe della mia vita passata e attuale e guardando i ragazzi figli di questo tempo, un’era di tecnologia e digitalizzazione, comparandola in modo artigianale alla mia generazione, ho pensato ad esempio che negli anni settanta ottanta, anni della mia infanzia e adolescenza, casi di ragazzi della mia età con crisi di panico o attacchi d’ansia non se ne sentivano, piuttosto che adolescenti rinchiusi davanti a una tv o una qualsiasi “macchina” che potesse essere un surrogato del gioco al aperto. Ho riflettuto su come i nostri social network erano i giochi di società o di come si andasse a combinare guai con gli amici nella vita reale, condividendo il brivido del proibito. Mi chiedo davvero per i giovani adolescenti di oggi, dove sia immersa la loro mente quando scrivono su telefonino, piuttosto che su un PC o un tablet, oppure quando giocano con una console, dove è la realtà nella loro mente e cos’è reale davvero per loro. 

Mi rendo conto che parlarne in questi termini sembra di parlare di alieni, ma è indubbio che le situazioni di cui accennavo prima, attacchi di panico o altro, sono situazioni reali, sicuramente dettate anche da altri fattori come la famiglia ad esempio, ma è anche vero a mio avviso, che il vuoto creato da situazioni famigliari lacunose, vengono riempite probabilmente da surrogati che hanno due fattori importanti: la mancanza di “allenamento” alla frustrazione di un no e soprattutto il rapporto umano con l’altro. Questi due aspetti li trovo attinenti a quella mutazione, se così la si può chiamare, su come le problematiche delle persone si sono trasformate da psico a socio-patologiche. Non sono un antropologo e mi affido alla mia capacità di ragionamento e credo, prendendo in considerazione l’errore che posso commettere nel valutare qualcosa di cui non sono un esperto, che l’uomo è un animale sociale e che si è evoluto nelle storia per la sua capacità di adattamento e di mutuo soccorso che nei secoli lo ha distinto e diversificato da tutte le altre specie animali. Se così è e io credo lo sia, il dna della nostra matrice originaria è tale che noi nasciamo con l’istinto di volerci circondare di “animali” simili a noi, ma per poterci circondare di persone simili a noi dobbiamo esperire attraverso una socializzazione dove sentiamo suoni, odori, sapori, emozioni attraverso la realtà del nostro quotidiano. Per cui alla luce di questo mi chiedo se stare in rete condividendo notizie e pensieri, dove l’aspetto informatico e tecnologico sostituisce uno sguardo di due occhi, dove sentire battere il cuore è filtrato da frasi scritte e non dette dalla viva voce, ci rende davvero uomini con nuove modalità di socializzazione oppure una società di persone sole. E poi, se un giorno come in un film qualcuno spegnesse la luce tutto ad un tratto e i nostri telefonini e computer non potessero più accedere alla rete, i nostri occhi dove guarderebbero, con che qualità e con quale capacità di comunicazione sarebbero in grado di cogliere l’altro?

2 Comments
chiara
28/3/2015 07:19:39 am

Articolo davvero toccante...che muove emozioni profonde...ricordi lontani ..e fa riflettere molto su come stiamo vivendo..e su quanto abbiamo perso lungo la strada della crescita.
La tecnologia dovrebbe essere uno strumento un plus valore da usare al bisogno..ma ci sta assorbendo le attenzioni ..spostando lo sguardo da quello che conta veramente ..il contatto fisico tra le persone.

Reply
andrea de vivo
30/3/2015 09:28:29 am

la tecnologia ha sicuramente aiutato molto (si pensi alla medicina, alla sicurezza, la riabilitazione ecc...) e continuerà ad aiutare.. il problema è quando la tecnologia invece di aiutare, sostituisce.. si è passati dall'era tecnologica (con microsoft, apple e le società della sylicon valley) all'era della depressione, dettata anche da un esclusione, un abbandono ed una solitudine socio-culturale.
Bisogna ammettere che in alcuni casi forse questa tecnologia ha anche aiutato chi magari era più timido ed introverso, a "socializzare" con gli altri. Purtroppo la linea che divide l'utilizzo buono da quello cattivo della tecnologia, come sempre è molto sottile.. Per fortuna la nostra parte "animale" ogni tanto ancora emerge... per ora.

Reply



Leave a Reply.

    In ogni ambito della vita solleviamo problemi, formuliamo piani e cerchiamo rimedi specifici, ma al fondo desideriamo coltivare le nostre parti più elevate.

    COACHING E MEDITAZIONE: L'ARMONIA DEL RISULTATO
    "Coaching e Meditazione: un connubio sinergico dove la guida esperta si fonde con la serenità interiore, creando un'armonia che porta a risultati davvero unici."

    COUNSELING CORPOREO E RELAZIONALE
    "Apparteniamo a una generazione capace di dichiarare: 'Ho vissuto momenti di invito e momenti di sfida, e ho trovato la forza per rispondere'. Permettimi di condividere con te la nostra esperienza nel mondo del counseling."

    IL MODELLO STEP CONSAPEVOLE
    Ogni professionista che operi per il benessere e l’equilibrio della persona, è un animatore di salute, vitalità e felicità. In altre parole, è un profondo conoscitore dell'autoregolazione a livello fisico, emotivo, mentale e relazionale. Cosa vuol dire conoscitore? Che ha sperimentato in prima persona e che sa proporre a persone e gruppi attività che portano all’equilibrio personale, al benessere e alla salute.
    Cos'è dunque il modello step consapevole? Vediamo ...

    Feed RSS

Università Popolare S.T.E.P. Consapevole a.p.s.​
Viale PO, n. 3 - 44121 Ferrara
Codice Fiscale: 93083770383 - Reg. Atti Pubblici di FE 17/01/2013 al N. 509 Sez. 3 e successive modificazioni il 18/07/2018 al N. 1938 Sez. 3
www.stepconsapevole.it
[email protected] - ​Cell. 328 7049684
Iban: IT67E0867371880000000018209