Cosa succede quando in un sistema il compagno di squadra è un cavallo?
Quali sono le difficoltà che un cavaliere può incontrare nell’affrontare una performance con il suo fedele amico?
Il punto è questo: individuare e riconoscere che il “team” qui è composto da il cavaliere e il suo cavallo, che è animale e non essere umano.
Nel sistema in oggetto, l’alleato o compagno di squadra, essendo un cavallo, è caratterizzato da una struttura fisica e psicologica molto diversa da quella umana. E la sfida di riuscire ad interagire positivamente e vivere una relazione virtuosa tra gli elementi in gioco è davvero importante e determinante per la buona riuscita della competizione.
A livello dei “giocatori” è opportuno individuare qual è la gestione dello stress dal punto di vista fisico e psicologico.
Ma come si può intervenire sul cavallo? Come si possono esplorare le sue aree di criticità, l’equilibrio fisico ed emotivo dell’animale?
Troppo spesso, in sport e discipline dove si hanno animali come compagni di squadra , accade che si agisca solo sull’elemento “essere umano”, lasciando in secondo piano un’attenta analisi delle condizioni di equilibrio e benessere dell’animale. Si fa generalmente solo una valutazione del suo stato fisico, esplorando eventuali malesseri conclamati e visibili all’occhio esperto del veterinario, ma si trascurano le parti nascoste, più delicate e sensibili che non trovano ascolto all’esterno.
Il rischio è di compromettere il buon esito della performance, in questo modo la probabilità di avere un esito poco felice della gara è dietro l’angolo.
Un buon coaching, in questi casi, prevede come primo passo importante il saper allenare la persona a sviluppare uno stato di profonda empatia con l’animale.
Il cavaliere deve imparare a “sentire” il cavallo nella sua interezza, diversità e complessità; deve saperlo ascoltare, comprendere, accettare ed educare con grande attenzione e cura. E’ questo l’inizio per costruire con lui una relazione virtuosa con il maggior potere di cambiamento.
Quali sono le difficoltà che un cavaliere può incontrare nell’affrontare una performance con il suo fedele amico?
Il punto è questo: individuare e riconoscere che il “team” qui è composto da il cavaliere e il suo cavallo, che è animale e non essere umano.
Nel sistema in oggetto, l’alleato o compagno di squadra, essendo un cavallo, è caratterizzato da una struttura fisica e psicologica molto diversa da quella umana. E la sfida di riuscire ad interagire positivamente e vivere una relazione virtuosa tra gli elementi in gioco è davvero importante e determinante per la buona riuscita della competizione.
A livello dei “giocatori” è opportuno individuare qual è la gestione dello stress dal punto di vista fisico e psicologico.
Ma come si può intervenire sul cavallo? Come si possono esplorare le sue aree di criticità, l’equilibrio fisico ed emotivo dell’animale?
Troppo spesso, in sport e discipline dove si hanno animali come compagni di squadra , accade che si agisca solo sull’elemento “essere umano”, lasciando in secondo piano un’attenta analisi delle condizioni di equilibrio e benessere dell’animale. Si fa generalmente solo una valutazione del suo stato fisico, esplorando eventuali malesseri conclamati e visibili all’occhio esperto del veterinario, ma si trascurano le parti nascoste, più delicate e sensibili che non trovano ascolto all’esterno.
Il rischio è di compromettere il buon esito della performance, in questo modo la probabilità di avere un esito poco felice della gara è dietro l’angolo.
Un buon coaching, in questi casi, prevede come primo passo importante il saper allenare la persona a sviluppare uno stato di profonda empatia con l’animale.
Il cavaliere deve imparare a “sentire” il cavallo nella sua interezza, diversità e complessità; deve saperlo ascoltare, comprendere, accettare ed educare con grande attenzione e cura. E’ questo l’inizio per costruire con lui una relazione virtuosa con il maggior potere di cambiamento.