La solitudine non significa stare da soli. Puoi essere contento anche stando da solo.
Vorrei partire da questa considerazione per fare alcune riflessioni. Nel corso della vita ogni persona ha provato l’esperienza della solitudine e quando l’ha confrontata con gli altri si è accorto che non ne esiste una sola. Il termine solitudine rimanda alla parola separare ed il significato di solitudine è diverso per ciascuno di noi a seconda del nostro vissuto e dalle esperienze di separazione che facciamo.
La solitudine, nonostante offra innumerevoli opportunità per maturare e divenire un soggetto autonomo, è spesso ricettacolo di valenze negative. E una condizione spiacevole, a volte spaventevole che spesso diventa un nemico da fuggire a qualsiasi costo.
C’è la solitudine dettata dalla malattia, dall'isolamento, ci sono solitudini volute o ricercate.
C’è la solitudine dei nostri tempi ed e’ la più preoccupante, perché perseguita le persone “impegnate ad impegnarsi”, coloro che hanno fervidi contatti sociali o che sono costantemente in contatto con tutti attraverso i social, con l’unico obiettivo di riempire quei vuoti che spaventano l’anima.
Allenarsi a stare soli.
Lo stare soli è un punto di partenza dal quale ricostruire la propria vita, consente di avere maggior tempo per guardarsi dentro, tempo prezioso da dedicare a se stessi, allo studio, alla meditazione, alla conoscenza, alle attività e alle esperienze che danno valore aggiunto.
Come tutte le cose che ci succedono nella vita, anche lo stare soli necessita di un buon allenamento. Specialmente quanto questo stato ci piomba addosso all'improvviso, dato da un evento forte o traumatico.
Prendiamola come un’occasione, un’opportunità. Il pensiero ricorrente che le cose migliori della vita le abbiamo fatte da soli, con le nostre forze, con le nostre risorse e con la nostra energia ci aiuta a capire che ogni giorno possiamo dedicarci ad apprendere qualcosa di nuovo, a fare esperienze appaganti.
Gratifichiamoci. Ciascuno di noi sa quali sono le piccole cose che ci fanno stare bene, impariamo a trarne beneficio e coccoliamoci.
Stare da soli significa avere più tempo per pensare, fare attività creative, sviluppare idee e preparaci all'incontro con gli altri, perché stare da soli non significa isolarsi ma vivere momenti profondamente intimi.
Coltivare amicizie: dall’allenamento a stare soli possiamo uscirne fortificati, per costruire rapporti di qualità con persone che hanno i nostri stessi interessi; riuscendo a scoprire buone qualità in noi stessi, riusciamo a vederle negli altri. Se ci troviamo improvvisamente a “ripartire da zero” , non scoraggiamoci e predisponiamo un piano d’azione pianificando attività ed iniziative utili a creare condizioni d’incontro.
Stare soli è una condizione soggettiva, dipendente dalle esperienze, dall’età e dall’indole delle persone. E’ anche oggetto di momenti di sconforto, di tristezza e di lacrime. L’importanza del ricordo delle belle esperienze vissute da soli e l’azione, il movimento aiutano a superare i momenti “no”.
Vorrei partire da questa considerazione per fare alcune riflessioni. Nel corso della vita ogni persona ha provato l’esperienza della solitudine e quando l’ha confrontata con gli altri si è accorto che non ne esiste una sola. Il termine solitudine rimanda alla parola separare ed il significato di solitudine è diverso per ciascuno di noi a seconda del nostro vissuto e dalle esperienze di separazione che facciamo.
La solitudine, nonostante offra innumerevoli opportunità per maturare e divenire un soggetto autonomo, è spesso ricettacolo di valenze negative. E una condizione spiacevole, a volte spaventevole che spesso diventa un nemico da fuggire a qualsiasi costo.
C’è la solitudine dettata dalla malattia, dall'isolamento, ci sono solitudini volute o ricercate.
C’è la solitudine dei nostri tempi ed e’ la più preoccupante, perché perseguita le persone “impegnate ad impegnarsi”, coloro che hanno fervidi contatti sociali o che sono costantemente in contatto con tutti attraverso i social, con l’unico obiettivo di riempire quei vuoti che spaventano l’anima.
Allenarsi a stare soli.
Lo stare soli è un punto di partenza dal quale ricostruire la propria vita, consente di avere maggior tempo per guardarsi dentro, tempo prezioso da dedicare a se stessi, allo studio, alla meditazione, alla conoscenza, alle attività e alle esperienze che danno valore aggiunto.
Come tutte le cose che ci succedono nella vita, anche lo stare soli necessita di un buon allenamento. Specialmente quanto questo stato ci piomba addosso all'improvviso, dato da un evento forte o traumatico.
Prendiamola come un’occasione, un’opportunità. Il pensiero ricorrente che le cose migliori della vita le abbiamo fatte da soli, con le nostre forze, con le nostre risorse e con la nostra energia ci aiuta a capire che ogni giorno possiamo dedicarci ad apprendere qualcosa di nuovo, a fare esperienze appaganti.
Gratifichiamoci. Ciascuno di noi sa quali sono le piccole cose che ci fanno stare bene, impariamo a trarne beneficio e coccoliamoci.
Stare da soli significa avere più tempo per pensare, fare attività creative, sviluppare idee e preparaci all'incontro con gli altri, perché stare da soli non significa isolarsi ma vivere momenti profondamente intimi.
Coltivare amicizie: dall’allenamento a stare soli possiamo uscirne fortificati, per costruire rapporti di qualità con persone che hanno i nostri stessi interessi; riuscendo a scoprire buone qualità in noi stessi, riusciamo a vederle negli altri. Se ci troviamo improvvisamente a “ripartire da zero” , non scoraggiamoci e predisponiamo un piano d’azione pianificando attività ed iniziative utili a creare condizioni d’incontro.
Stare soli è una condizione soggettiva, dipendente dalle esperienze, dall’età e dall’indole delle persone. E’ anche oggetto di momenti di sconforto, di tristezza e di lacrime. L’importanza del ricordo delle belle esperienze vissute da soli e l’azione, il movimento aiutano a superare i momenti “no”.