Si va in meridione e si rimane colpiti dalla partecipazione di famiglie e amici che si ritrovano la sera fuori casa con sedie e tavoli a pasteggiare e chiacchierare amabilmente. Un amico è in difficoltà, chiede aiuto, e si mobilitano parenti e amici. Crolla un ponte, si verifica un terremoto o un’alluvione, come è successo di recente, e scatta una solidarietà senza precedenti.
Sono tutte forme di aiuto e sinergie che non riguardano il ragionamento ma il cuore. O perlomeno quell'istinto, quella sensibilità, quella generosità che attribuiamo all'essere umani.
Anche nel lavoro si parla di sinergie quando più persone, professionisti, imprenditori, industriali condividono energie, attività, idee, prodotti.
Senza giudizio, senza critica, senza competizione cercano la bellezza, le diversità, il cuore dell’altro, per creare qualcosa di buono e utile, a se stessi e alla comunità.
Di recente ho conosciuto l’Avv. Umberto Baglietti (responsabile di Sinergie Commerciali, società di Ferrara, impegnata proprio in questo tipo di attività) e mi sono reso conto che bisogna proprio fare un salto di qualità: sentire e parlare con il cuore, mettere insieme ciò che unisce e fare con coerenza ciò che crea benessere e fuoco interiore.
Qualcuno riesce a farlo in modo naturale, come ho visto in Umberto. Acquieta il cuore quando condivide con gratitudine ciò che lo ha arricchito, conoscendo persone speciali, partecipando ad esperienze di crescita personale e trasmettendo il proprio sapere. Altri hanno bisogno che venga loro ricordato di agire e impiegare le energie in cammini diversi dal solito.
In tutti noi, comunque, è presente la ricerca di una via speciale che unisca ragionamento (‘fare ciò che si deve’) e cuore (‘agire in sintonia con il proprio sentire’).
Quando si parla di condivisione, collaborazione, sostegno, aiuto, c’è qualcosa che attinge a una sensibilità profonda in grado di spegnere il cervello della critica e del giudizio. Vedere senza vedere, ascoltare senza parlare, muoversi senza essere nella ‘testa’. Stare un po’ al centro del ‘cuore’.
Ed è lì, nel cuore, quale simbolo di aspetti squisitamente umani, che si scopre la via dell’essere coerenti, non con il ragionamento, non con ciò che funziona, ma con ciò che si sente. Un sapere affatto silenzioso e intimo.
Agire per mettere insieme le forze, dunque, è una prerogativa della nostra genetica, intelligenza e creatività. Ci cambia la vita.
Ma qual è il problema? Che siamo bravi attori!
Sia che si chiami orgoglio, presunzione, autocompiacimento, qualcosa ci dice che dobbiamo scendere dal piedistallo della razionalità e delle maschere. Smettere di controllare tutto e tutti, e cambiare punto di vista. Assumere cioè un atteggiamento amorevole e collaborativo verso la vita in quanto tale.
Sentendo più amore verso il mondo, le relazioni, l’amato, l’altro, il diverso, possono esprimere la loro presenza.
Qualcosa di speciale si affaccia alla nostra consapevolezza ed in quello specchio troviamo la sinergia di cui tutti parliamo e di cui vorremmo avere testimonianza: presenza a noi stessi, profondità d’animo, amore per il mondo, apprezzamento dell’altro.
Insomma, bellezza: contemplazione di ciò che appaga l’animo e sinergia delle cose che conseguono uno stesso fine.
Sono tutte forme di aiuto e sinergie che non riguardano il ragionamento ma il cuore. O perlomeno quell'istinto, quella sensibilità, quella generosità che attribuiamo all'essere umani.
Anche nel lavoro si parla di sinergie quando più persone, professionisti, imprenditori, industriali condividono energie, attività, idee, prodotti.
Senza giudizio, senza critica, senza competizione cercano la bellezza, le diversità, il cuore dell’altro, per creare qualcosa di buono e utile, a se stessi e alla comunità.
Di recente ho conosciuto l’Avv. Umberto Baglietti (responsabile di Sinergie Commerciali, società di Ferrara, impegnata proprio in questo tipo di attività) e mi sono reso conto che bisogna proprio fare un salto di qualità: sentire e parlare con il cuore, mettere insieme ciò che unisce e fare con coerenza ciò che crea benessere e fuoco interiore.
Qualcuno riesce a farlo in modo naturale, come ho visto in Umberto. Acquieta il cuore quando condivide con gratitudine ciò che lo ha arricchito, conoscendo persone speciali, partecipando ad esperienze di crescita personale e trasmettendo il proprio sapere. Altri hanno bisogno che venga loro ricordato di agire e impiegare le energie in cammini diversi dal solito.
In tutti noi, comunque, è presente la ricerca di una via speciale che unisca ragionamento (‘fare ciò che si deve’) e cuore (‘agire in sintonia con il proprio sentire’).
Quando si parla di condivisione, collaborazione, sostegno, aiuto, c’è qualcosa che attinge a una sensibilità profonda in grado di spegnere il cervello della critica e del giudizio. Vedere senza vedere, ascoltare senza parlare, muoversi senza essere nella ‘testa’. Stare un po’ al centro del ‘cuore’.
Ed è lì, nel cuore, quale simbolo di aspetti squisitamente umani, che si scopre la via dell’essere coerenti, non con il ragionamento, non con ciò che funziona, ma con ciò che si sente. Un sapere affatto silenzioso e intimo.
Agire per mettere insieme le forze, dunque, è una prerogativa della nostra genetica, intelligenza e creatività. Ci cambia la vita.
Ma qual è il problema? Che siamo bravi attori!
Sia che si chiami orgoglio, presunzione, autocompiacimento, qualcosa ci dice che dobbiamo scendere dal piedistallo della razionalità e delle maschere. Smettere di controllare tutto e tutti, e cambiare punto di vista. Assumere cioè un atteggiamento amorevole e collaborativo verso la vita in quanto tale.
Sentendo più amore verso il mondo, le relazioni, l’amato, l’altro, il diverso, possono esprimere la loro presenza.
Qualcosa di speciale si affaccia alla nostra consapevolezza ed in quello specchio troviamo la sinergia di cui tutti parliamo e di cui vorremmo avere testimonianza: presenza a noi stessi, profondità d’animo, amore per il mondo, apprezzamento dell’altro.
Insomma, bellezza: contemplazione di ciò che appaga l’animo e sinergia delle cose che conseguono uno stesso fine.