La mia anima è una misteriosa orchestra;
non so quali strumenti suoni e strida dentro di me: corde e arpe, timpani e tamburi.
Mi conosco come una sinfonia.
Fernando Pessoa
Sinfonia. Adoro entrare nelle parole.
Il termine, composto di SYN, con, insieme a PHONIA, per PHONE’, voce, rimanda ad un’immagine di “unione di voci e di suoni formanti concerto. Armonia e concerto di musicali strumenti” ( www.etimo.it )
Noi siamo “un prodotto”, viviamo con le potenzialità di “un tutto” che, come tale, è più della somma delle sue parti; in quanto persone, siamo noi stessi l’esito di più voci che sono dentro di noi.
Pessoa scrive: “Mi conosco come una sinfonia”.
E’ più facile ed immediato fermarsi alla “sinfonia del sé”, anche se, già per arrivare a questo tipo di conoscenza, che non si intende come “informazione” ma come “comprensione”, occorre avere un buon livello di consapevolezza e una raffinata capacità di ascolto.
Pessoa, dichiarando di non conoscere quali strumenti agiscano per produrre quella sinfonia che lo connota, ci porta lontano; ci fa venire la voglia di andare oltre al cibo di cui gustiamo il sapore e che ci nutre consentendoci di sopravvivere per portarci a scoprire gli ingredienti. Solletica ciascuno di noi a leggere i nomi di questi ingredienti, a riconoscerli, ad ascoltarli, a scoprirne il valore nutritivo e le eventuali intolleranze a ricordarli, forieri di emozioni, in esperienze passate.
A cosa servono i carboidrati? Le proteine? Le vitamine? Quindi se nel mio piatto c’è della pasta che funzione copre rispetto alla mia forza fisica? E come incide sulle mie emozioni?
Non mi dite che mangiare sia solo introdurre nel corpo elementi nutritivi…
Mangiare è un piacere, può essere un percorso interiore, può farci amare il cibo come bene culturale, come identità di un territorio…
Cultura, identità…
Quali sono le nostre voci interiori e da dove provengono? Se noi oggi siamo una determinata sinfonia generata da determinate voci, prodotte da precisi strumenti musicali.. è perché abbiamo una storia personale, una cultura.
Solo la consapevolezza della propria cultura, di quanto appreso ( cosa), delle fonti( da chi) e della storia dei propri apprendimenti ( quando) (Trevisani 2005) ci consente la scelta se tener con sé una regola culturale o eliminarla ma solo dopo avere preso coscienza della sua esistenza
( autodeterminazione culturale, Trevisani 2005).
Dobbiamo conoscere le nostre voci per capire quali strumenti suonino dentro di noi: corde e arpe, timpani e tamburi
Verso l’eccellenza
non so quali strumenti suoni e strida dentro di me: corde e arpe, timpani e tamburi.
Mi conosco come una sinfonia.
Fernando Pessoa
Sinfonia. Adoro entrare nelle parole.
Il termine, composto di SYN, con, insieme a PHONIA, per PHONE’, voce, rimanda ad un’immagine di “unione di voci e di suoni formanti concerto. Armonia e concerto di musicali strumenti” ( www.etimo.it )
Noi siamo “un prodotto”, viviamo con le potenzialità di “un tutto” che, come tale, è più della somma delle sue parti; in quanto persone, siamo noi stessi l’esito di più voci che sono dentro di noi.
Pessoa scrive: “Mi conosco come una sinfonia”.
E’ più facile ed immediato fermarsi alla “sinfonia del sé”, anche se, già per arrivare a questo tipo di conoscenza, che non si intende come “informazione” ma come “comprensione”, occorre avere un buon livello di consapevolezza e una raffinata capacità di ascolto.
Pessoa, dichiarando di non conoscere quali strumenti agiscano per produrre quella sinfonia che lo connota, ci porta lontano; ci fa venire la voglia di andare oltre al cibo di cui gustiamo il sapore e che ci nutre consentendoci di sopravvivere per portarci a scoprire gli ingredienti. Solletica ciascuno di noi a leggere i nomi di questi ingredienti, a riconoscerli, ad ascoltarli, a scoprirne il valore nutritivo e le eventuali intolleranze a ricordarli, forieri di emozioni, in esperienze passate.
A cosa servono i carboidrati? Le proteine? Le vitamine? Quindi se nel mio piatto c’è della pasta che funzione copre rispetto alla mia forza fisica? E come incide sulle mie emozioni?
Non mi dite che mangiare sia solo introdurre nel corpo elementi nutritivi…
Mangiare è un piacere, può essere un percorso interiore, può farci amare il cibo come bene culturale, come identità di un territorio…
Cultura, identità…
Quali sono le nostre voci interiori e da dove provengono? Se noi oggi siamo una determinata sinfonia generata da determinate voci, prodotte da precisi strumenti musicali.. è perché abbiamo una storia personale, una cultura.
Solo la consapevolezza della propria cultura, di quanto appreso ( cosa), delle fonti( da chi) e della storia dei propri apprendimenti ( quando) (Trevisani 2005) ci consente la scelta se tener con sé una regola culturale o eliminarla ma solo dopo avere preso coscienza della sua esistenza
( autodeterminazione culturale, Trevisani 2005).
Dobbiamo conoscere le nostre voci per capire quali strumenti suonino dentro di noi: corde e arpe, timpani e tamburi
Verso l’eccellenza
“Il significato delle mie mani
non è nella struttura scheletrica, muscolare e nervosa,
ma è negli oggetti che riesco ad afferrare e in quelli che mi sfuggono;
la potenza deambulatoria delle mie gambe
non è nella loro posizione anatomica,
ma nelle cose che voglio raggiungere e quelle da cui voglio fuggire;
le possibilità del mio sguardo
non mi sono indicate dalla leggi dell’ottica,
ma dalla possibilità o dalla lontananza delle cose, dallo loro bellezza o dalla loro ripugnanza”
Umberto Galimberti
Decodificare le proprie voci è scoprire i propri talenti. Superato lo stupore per tanta ricchezza di cui siamo portatori, interrogare le voci che ci costituiscono è trovarne le potenzialità.
Avere una risorsa e non utilizzarla è uno spreco, un non vivere.
La cosa interessante è che possiamo scegliere di vivere.
La mia riflessione leggendo Galimberti mi porta ad una semplice conclusione: avere la possibilità di camminare ma senza un senso, senza una direzione o senza qualcosa a cui tendere, non è pienezza, è solo esercizio fisico. Ovvio che le gambe vanno allenate nella loro fisicità ma è il tutto, emozioni comprese, che ci motiva a procedere.
Parliamo di risorse e di motivazione..
Quale motivazione porta il direttore d’orchestra a coordinare, gestire, guidare in un certo modo gli strumenti? Quale passione? Quale “sua sinfonia”? Ricordiamo che un direttore d’orchestra può abbassare il livello di qualità del lavoro dell’orchestra o mantenere il livello esistente ma solo il 10% dei direttori d’orchestra è in grado di elevare ad un livello superiore la complessità che coordina.
Ascoltare le voci interiori determina la nostra strada.
“Ascolta le tue voci migliori. Lascia perdere il resto. Serve uno scatto di orgoglio. Iniziare a pensare che lo puoi fare. Puoi lavorarci sopra. Puoi allenare il corpo e la mente. Puoi guadagnarti le capacità e competenze per potenziare il fisico e fare tanto per allenare la mente.” (Trevisani, 2013).
Si può fare. Dare voce alle voci è fattibile.
Occorrono ancora una volta chiarezza del punto di partenza, del punto di arrivo e del come procedere. Occorre un allenatore. Occorre scegliere di vivere.
Il coaching è allora un ottimo investimento. Investimento implica l’assunzione di una veste, la nuova veste che ci appartiene, non un abito a taglia unica.
Fantastico.
L’assetto delle vele
non è nella struttura scheletrica, muscolare e nervosa,
ma è negli oggetti che riesco ad afferrare e in quelli che mi sfuggono;
la potenza deambulatoria delle mie gambe
non è nella loro posizione anatomica,
ma nelle cose che voglio raggiungere e quelle da cui voglio fuggire;
le possibilità del mio sguardo
non mi sono indicate dalla leggi dell’ottica,
ma dalla possibilità o dalla lontananza delle cose, dallo loro bellezza o dalla loro ripugnanza”
Umberto Galimberti
Decodificare le proprie voci è scoprire i propri talenti. Superato lo stupore per tanta ricchezza di cui siamo portatori, interrogare le voci che ci costituiscono è trovarne le potenzialità.
Avere una risorsa e non utilizzarla è uno spreco, un non vivere.
La cosa interessante è che possiamo scegliere di vivere.
La mia riflessione leggendo Galimberti mi porta ad una semplice conclusione: avere la possibilità di camminare ma senza un senso, senza una direzione o senza qualcosa a cui tendere, non è pienezza, è solo esercizio fisico. Ovvio che le gambe vanno allenate nella loro fisicità ma è il tutto, emozioni comprese, che ci motiva a procedere.
Parliamo di risorse e di motivazione..
Quale motivazione porta il direttore d’orchestra a coordinare, gestire, guidare in un certo modo gli strumenti? Quale passione? Quale “sua sinfonia”? Ricordiamo che un direttore d’orchestra può abbassare il livello di qualità del lavoro dell’orchestra o mantenere il livello esistente ma solo il 10% dei direttori d’orchestra è in grado di elevare ad un livello superiore la complessità che coordina.
Ascoltare le voci interiori determina la nostra strada.
“Ascolta le tue voci migliori. Lascia perdere il resto. Serve uno scatto di orgoglio. Iniziare a pensare che lo puoi fare. Puoi lavorarci sopra. Puoi allenare il corpo e la mente. Puoi guadagnarti le capacità e competenze per potenziare il fisico e fare tanto per allenare la mente.” (Trevisani, 2013).
Si può fare. Dare voce alle voci è fattibile.
Occorrono ancora una volta chiarezza del punto di partenza, del punto di arrivo e del come procedere. Occorre un allenatore. Occorre scegliere di vivere.
Il coaching è allora un ottimo investimento. Investimento implica l’assunzione di una veste, la nuova veste che ci appartiene, non un abito a taglia unica.
Fantastico.
L’assetto delle vele
Una barca veleggia verso est e un’altra verso ovest
Sospinte dagli stessi venti
E’ l’assetto delle vele,
E non il forte vento,
A dirci la direzione da prendere.
Le vie del destino sono come i venti che spirano sul mare;
Mentre percorriamo la vita,
E’ l’assetto dell’anima
Che decide il suo obiettivo
Non l’armonia o il conflitto.
Ella Wheeler Wilcox
E’ l’assetto delle vele a dirci la direzione da prendere….E’ l’assetto dell’anima.
Esiste un “come” che fa la differenza.
E’ come ci troviamo in quel momento, quali strumenti prevalgono, lo stato psico-fisico, è come ci vogliamo bene che può costituire una risorsa.
A me capita di leggere un libro già letto, magari tre anni fa, e, con stupore, mi succede di vederne dei concetti che prima non avevo colto perché l’assetto del mio sé aveva una sinfonia diversa, tre anni fa. La mia sinfonia attuale mi pone in uno stato diverso anche rispetto ai messaggi esterni.
E’ come mettiamo gli ingredienti che differenzia l’esito di un piatto cucinato…in quali tempi, con quale tegame cuciniamo…se aggiungiamo delle spezie all’inizio della cottura o alla fine…una vera alchimìa.
Questo aspetto è per me intrigante, stimolante, mi pone in costante ricerca dell’assetto della mia anima e degli assetti del mondo.
Una cosa è certa: esistono infiniti assetti generativi di infinite sinfonie ma tutte portano a volare con l’anima.
E …buon vento..
Susanna Cancelli, 2013
Per leggere un po’…
Trevisani, Daniele (2013) Personal energy. Una mappa per potenziare le proprie energie mentali. Franco Angeli, Milano.
Sospinte dagli stessi venti
E’ l’assetto delle vele,
E non il forte vento,
A dirci la direzione da prendere.
Le vie del destino sono come i venti che spirano sul mare;
Mentre percorriamo la vita,
E’ l’assetto dell’anima
Che decide il suo obiettivo
Non l’armonia o il conflitto.
Ella Wheeler Wilcox
E’ l’assetto delle vele a dirci la direzione da prendere….E’ l’assetto dell’anima.
Esiste un “come” che fa la differenza.
E’ come ci troviamo in quel momento, quali strumenti prevalgono, lo stato psico-fisico, è come ci vogliamo bene che può costituire una risorsa.
A me capita di leggere un libro già letto, magari tre anni fa, e, con stupore, mi succede di vederne dei concetti che prima non avevo colto perché l’assetto del mio sé aveva una sinfonia diversa, tre anni fa. La mia sinfonia attuale mi pone in uno stato diverso anche rispetto ai messaggi esterni.
E’ come mettiamo gli ingredienti che differenzia l’esito di un piatto cucinato…in quali tempi, con quale tegame cuciniamo…se aggiungiamo delle spezie all’inizio della cottura o alla fine…una vera alchimìa.
Questo aspetto è per me intrigante, stimolante, mi pone in costante ricerca dell’assetto della mia anima e degli assetti del mondo.
Una cosa è certa: esistono infiniti assetti generativi di infinite sinfonie ma tutte portano a volare con l’anima.
E …buon vento..
Susanna Cancelli, 2013
Per leggere un po’…
Trevisani, Daniele (2013) Personal energy. Una mappa per potenziare le proprie energie mentali. Franco Angeli, Milano.