Assistere al malore di una persona per strada mi porta a riflettere sulla caducità della vita, su quanto sia effimero il nostro passaggio sulla terra. Per esperienza diretta ho imparato presto che l’anzianità non è un regalo per tutti, ma assistere alla vita che se ne va porta a galla in me riflessioni dolorose.
In poco più di mezz’ora, ho scoperto della tua esistenza, della tua famiglia, della tua bambina ora medico.
Ironia della sorte, medico, proprio adesso che ci servirebbe disperatamente un medico e qui non arriva nessuno…
Il tempo scorre, dodici minuti infiniti, anche un occhio laico comprende la gravità della situazione, i colori sbiadiscono, la voce si affievolisce, mi rispondi solo più a battiti di ciglia, mi rendo conto che la vita ti sta abbandonando…
Poi all’improvviso tutto si ferma, sembra che il tempo sia sospeso, non riesco più a percepire in te nessun movimento, nessun respiro, nulla. Finalmente in lontananza si sentono le sirene dell’ambulanza, arrivano, una dottoressa super efficiente non perde tempo, ti soccorre li sull’asfalto, una di quelle scene che credi possibile solo nei film o che al massimo possa accadere agli altri, invece no, la stai vivendo realmente.
Si susseguono mille azioni, mille “ordini” del personale medico, arriva una nonnina tremante, è tua moglie, confusa, agitata, più che preoccupata, mille domande fitte fitte “Saranno i pesi che ha portato? Sarà stanco? Avrà guidato troppo? Oggi abbiamo mangiato al ristorante, era tanto che non andavamo, ha preso i funghi ed era così felice…” L’ambulanza riparte a sirene spiegate, sistemo gli ultimi dettagli pratici, raccolgo qualche documento che nella fretta è rimasto a terra, chiudo la vostra auto, mi assicuro che tua moglie possa raggiungerti quanto prima in Pronto Soccorso.
Mi fermo e realizzo quel che è successo, visualizzo il racconto di tua moglie, la vostra giornata, le commissioni fatte, le premure di vostra figlia, il vostro pranzo nel cuneese, il vostro ultimo pranzo assieme.
Quanto accaduto mi fa pensare a tutte le volte che diamo per scontato il domani, che rimandiamo, che non viviamo nel presente godendoci ogni istante certi che quello che non viviamo oggi tanto lo possiamo fare domani.
Mi chiedo quindi se la vita che sto vivendo, lunga o breve che sia, la sto vivendo appieno? Mi sto prendendo il giusto tempo per riflettere, per meditare, per ammirare qualcosa o per me stessa? Riesco a godere tutti i giorni dell’affetto dei miei cari o lascio scorrere le giornate rincorrendo mille impegni?
Caro Nonno appena incontrato, grazie per queste riflessioni che mi hai suscitato e buon viaggio.
In poco più di mezz’ora, ho scoperto della tua esistenza, della tua famiglia, della tua bambina ora medico.
Ironia della sorte, medico, proprio adesso che ci servirebbe disperatamente un medico e qui non arriva nessuno…
Il tempo scorre, dodici minuti infiniti, anche un occhio laico comprende la gravità della situazione, i colori sbiadiscono, la voce si affievolisce, mi rispondi solo più a battiti di ciglia, mi rendo conto che la vita ti sta abbandonando…
Poi all’improvviso tutto si ferma, sembra che il tempo sia sospeso, non riesco più a percepire in te nessun movimento, nessun respiro, nulla. Finalmente in lontananza si sentono le sirene dell’ambulanza, arrivano, una dottoressa super efficiente non perde tempo, ti soccorre li sull’asfalto, una di quelle scene che credi possibile solo nei film o che al massimo possa accadere agli altri, invece no, la stai vivendo realmente.
Si susseguono mille azioni, mille “ordini” del personale medico, arriva una nonnina tremante, è tua moglie, confusa, agitata, più che preoccupata, mille domande fitte fitte “Saranno i pesi che ha portato? Sarà stanco? Avrà guidato troppo? Oggi abbiamo mangiato al ristorante, era tanto che non andavamo, ha preso i funghi ed era così felice…” L’ambulanza riparte a sirene spiegate, sistemo gli ultimi dettagli pratici, raccolgo qualche documento che nella fretta è rimasto a terra, chiudo la vostra auto, mi assicuro che tua moglie possa raggiungerti quanto prima in Pronto Soccorso.
Mi fermo e realizzo quel che è successo, visualizzo il racconto di tua moglie, la vostra giornata, le commissioni fatte, le premure di vostra figlia, il vostro pranzo nel cuneese, il vostro ultimo pranzo assieme.
Quanto accaduto mi fa pensare a tutte le volte che diamo per scontato il domani, che rimandiamo, che non viviamo nel presente godendoci ogni istante certi che quello che non viviamo oggi tanto lo possiamo fare domani.
Mi chiedo quindi se la vita che sto vivendo, lunga o breve che sia, la sto vivendo appieno? Mi sto prendendo il giusto tempo per riflettere, per meditare, per ammirare qualcosa o per me stessa? Riesco a godere tutti i giorni dell’affetto dei miei cari o lascio scorrere le giornate rincorrendo mille impegni?
Caro Nonno appena incontrato, grazie per queste riflessioni che mi hai suscitato e buon viaggio.