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'Self-Censorship o Disciplina Mentale?' di Gabriele Barbieri

8/3/2016

1 Comment

 
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Vi è mai capitata la sensazione di fermare a metà un pensiero che stavate per dire?
Vi ricordate perché lo avete fatto?
Forse che l’altra persona di fronte a voi o le persone che stavano di fronte a voi non davano segnali di interessamento in voi? Forse che voi ritenevate di non dover condividere con gli altri una parte di voi, ritenuta sacra, degna di una persona che, immediatamente, la riconosci quando si presenta, perché ciò che hai dentro e che volevi dire da tanto tempo ti fluisce in una maniera così naturale?
Qualunque sia stato il motivo ciò che abbiamo attuato è una self-censorship. Un’autocensura. Quando è utile e quando è invece deleteria per il nostro vivere liberi da ogni condizionamento l’autocensura?
Difficile rispondere... Certo è che, quando cresci e più lo fai, più avverti il desiderio, necessità che ci sia qualcuno accanto a te che ti capisce, che ti incoraggia, che ti ascolta. Che è in grado di condividere veramente il percorso che stai facendo. E a quel punto ti chiedi se esiste quella persona, se non ti trova perché sei ancora troppo invisibile e hai ancora bisogno di comunicare e di esprimere meglio te stesso.
Seghe mentali, probabilmente. Anzi, sicuramente. Ma oggi ho deciso di scriverle, di non auto censurarmi. Al contrario di molte volte in cui la dittatura del positivismo e dell’essere per forza l’uomo forte, responsabile di tutto, anche dei danni che puoi provocare alle persone a cui vuoi più bene, esprimendo un tuo pensiero intimo, ma così autentico, santo Dio, da non poter essere ignorato, neanche con la Mindfullness. Perché ciò che sono, ciò che penso, grida. Grida forte. È un urlo. Che se non lo ascolti e ti autocensuri credendo solamente che un tuo pensiero possa essere un peso per gli altri, autoescludendoli così dalla possibilità di un rispecchiamento, o anche solo di una riflessione, a lungo andare, ti logora.
Vivere fluidi è anche e soprattutto dire ciò che si pensa, agire di conseguenza e quel dannato bisogno di accettazione e di riconoscimento. Forse per paura di restare soli.
Ma io so anche che la solitudine è un valore, e che se impariamo a conviverci e danzare dentro di lei, siamo i padroni pacifici del mondo.
Vorrei tanto capire dove sta l’equilibrio tra il poter dire la mia, essere capito, non aver paura di essere frainteso o lasciato solo, e il fatto di accettare consapevolmente che l’unica persona in contatto 24h su 24 con me stesso, sono io. E quindi abbandonare ogni incertezza, essere sempre capace di decisioni diplomatiche che non feriscano i sentimenti degli altri e allo stesso tempo rispettino i miei pensieri e dunque essere in pace.
Si, pace... Dove sei? Per fortuna che c’è Armando, che degli angoli di pace li suscita.
Resta da vedere se, con la pratica Mindfullness, aumenterà la capacità di esposizione dei propri pensieri coerentemente con l’avere tatto per.
 
Il post sarebbe finito. Ma la rilettura è sempre accompagnata da uno spirito censore. Ecco che mi sorprendo aver scritto e trasposto una parte di me bisognosa di sicurezza e magari anche poco coerente con l’immagine sicura, intraprendente, gioiosa che voglio dare di me.
 
Non importa. Io non correggo Oggi. Io non correggo. Io Oggi accolgo. Io oggi non ignoro il mio rilevatore di discrepanze tra il mio sé attuale e il mio sé futuro. Io oggi lascio andare. E condivido. Sperando che ci sia qualcuno che ascolti, che capisca, e che non se la prenda per un mio sfogo.
Abbiamo bisogno di umanità per diventare pienamente divini.

1 Comment
titti 08
21/3/2016 10:24:50 am

grazie Gabriele , tu hai parlato e scritto anche per me , il tuo "urlo " è il mio .Ho speso una vita ( ho 60 anni) a cercare di non ferire, di non deludere , di non offendere le persone che avevo di fronte , ho avuto paura di essere fraintesa , paura di non essere all'altezza ....di dire parole sbagliate eppure....avevo un fiume di parole di esperienze di pensieri ; ma con il passare degli anni, l'autocensura come dici tu è diventata uno stile di vita anzi di non vita. Ho chiuso il mio "cervello a chiave" e inevitabilmente mi sono dimenticata di me .Oggi dopo tanto soffrire e dopo l'ascolto , ( finalmente) di un interlocutore speciale" mi accorgo di me , ho voglia di urlare chi sono, cosa penso cosa voglio, anche se, come dici tu spesso in modo incongruente, il pensiero segue lo stato d'animo , oggi devo vivere, "di Pancia" devo anzi dobbiamo tornare al nostro istinto primordiale, solo così ci ricorderemo di essere parte dell'umanità , e nello scambio e nell'ascolto possiamo trovare quel " Divino" che è in ognuno di noi " Un abbraccio

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