Sono senza parole!
Nel senso che proprio le ho perdute.
Le cerco ma non le sento; le scrivo e non mi abitano, non mi scuotono.
Sono come adagiate su un piatto vuoto e bianco e stanno lì, in totale solitudine.
Non vibrano nella mia cassa toracica, non scendono proprio a scherzare con la mia anima!
Scrivere è intimità, è guardare dietro le scapole e cercare un varco.
Mi è sempre stato facile, aprire quella porta e valicarla.
Basta un po' di musica, il sapore gustoso di un sottile senso di inquietudine imprigionato nella lingua....mezzo bicchiere di vino.
Le note dolorose accarezzano quella parte di me che ha voglia di farsi strada, di uscire dal silenzio sterile, da ciò che non pronuncio di giorno.
Come una spada senza controllo (una volta ogni tanto!), stride, fende, è dolce la sua lama quando affonda le carni e trova mezzo mondo amaro e mezza anima di medusa, immobile e incolore; i suoi tentacoli nessuno teme, solo la schivano.
La sensazione è quella che provo quando mi ventilo con emozione infantile, per tuffarmi nel mare dei pesci.
Lì , a pancia in su, guardo le nuvole e mi sento abbracciata e sola, una solitudine che veste.
Come se i polmoni fossero per qualche istante nel cielo, come se non ci fosse strada da percorrere.
E' una sensazione strana.
Per un momento mi concedo di non aver sentimento guidato, l'inibizione cade dal pontile dei peccati, fremono i sensi. Tutti.
La penna inizia a muoversi e traduce.
Traduce una forza incrollabile, irriverente!
Qualcosa che sopravvive a tutto, al desiderio, alla riluttanza, al controllo e al giudizio.
Sola descrivo, sola mi ascolto dalla testa ai piedi, percorsa da una cerniera di censure e atteggiamenti contratti che cede minata dal fremito di colei che non può più trattenere fiato, dolore e pianto.
Allora esplodono immagini disarmanti, di una grazia dolorosa. Eleganti e dischiuse.
Potessi mostrarti le mie stanze, aprire il mio mondo dei segreti, di sinistri scenari che si fermano in posa.
Sedute nell'anima, un chiaro-scuro di emozioni, rappresentano. Mi parlano e chiedono di uscire dal sacrificio!
Forme nobili giacciono negli spazi accuditi, accarezzate da piogge sottili e a volte da tormentata tempesta.
Corpi arcani. Amori e richieste dovute dimorano in quei luoghi sommersi.
Aggrappata al cavo della vita, che si tuffa nell'abisso, sventolo come un'alga sottile in balia della corrente. Fisso la cima che unisce il sopra al sotto, ciò che sento dentro con quello che domino fuori. A metà via fra due mondi che si accavallano e stringono.
Nel mare turbolento si può scegliere di restare impietriti, con la cima serrata fra le dita esangui.
O lasciarsi andare in un viaggio in caduta libera. Un precipizio di scoperte belle e dolorose. Appuntite!
Allargo le braccia per frenare la discesa, in acqua funziona!
Sola in acqua!
Qui, nel buio dei miei sogni affranti, mi guardo con occhi di falena. Sono un segno di penna sottile, catturato dalle lenzuola. Un uccellino schiacciato dalla coperta degli eventi.
Lascio andare la mano ed è un viaggio in caduta libera...fra le parole.
Ho l'emicrania nel cuore!
"Sottile foglio di carta bianco
che rimani sempre vuoto e stanco,
che non dai risposte al mio canto
per non lasciare spazio al rimpianto.
Ti accartoccio e ti stropiccio,
ti piego gli angoli per capriccio!
Ti strofino
e ti maltratto
ti pungolo e graffio
come un gatto.
Ti rigiro fra le mani
ma non trovo risposte nel mio domani;
ti appallottolo e poi ti stiro
e resti bianco e caccio un sospiro.
Senza paura uno scarabocchio
ha sperato invano di catturare il tuo occhio,
ha sperato invano di lasciarti un messaggio
che ti scaldasse
come il sole di maggio.
sottile e vuoto foglio che sei,
sei come il padre che non vorrei;
non dai risposta alla mia parola
e intanto un grido
io soffoco in gola.
Non c'è di peggio per lo scrittore
sentirsi privato dell'amore,
sentirsi incompreso nel suo lamento
e non trovare pace al tormento.
Sottile foglio di carta strappato,
oggi per sempre
ti ho rinnegato.
Nel cesto dei sogni io ti abbandono
privandoti per sempre del mio dono!"
paola negrini diciottenne
Nel senso che proprio le ho perdute.
Le cerco ma non le sento; le scrivo e non mi abitano, non mi scuotono.
Sono come adagiate su un piatto vuoto e bianco e stanno lì, in totale solitudine.
Non vibrano nella mia cassa toracica, non scendono proprio a scherzare con la mia anima!
Scrivere è intimità, è guardare dietro le scapole e cercare un varco.
Mi è sempre stato facile, aprire quella porta e valicarla.
Basta un po' di musica, il sapore gustoso di un sottile senso di inquietudine imprigionato nella lingua....mezzo bicchiere di vino.
Le note dolorose accarezzano quella parte di me che ha voglia di farsi strada, di uscire dal silenzio sterile, da ciò che non pronuncio di giorno.
Come una spada senza controllo (una volta ogni tanto!), stride, fende, è dolce la sua lama quando affonda le carni e trova mezzo mondo amaro e mezza anima di medusa, immobile e incolore; i suoi tentacoli nessuno teme, solo la schivano.
La sensazione è quella che provo quando mi ventilo con emozione infantile, per tuffarmi nel mare dei pesci.
Lì , a pancia in su, guardo le nuvole e mi sento abbracciata e sola, una solitudine che veste.
Come se i polmoni fossero per qualche istante nel cielo, come se non ci fosse strada da percorrere.
E' una sensazione strana.
Per un momento mi concedo di non aver sentimento guidato, l'inibizione cade dal pontile dei peccati, fremono i sensi. Tutti.
La penna inizia a muoversi e traduce.
Traduce una forza incrollabile, irriverente!
Qualcosa che sopravvive a tutto, al desiderio, alla riluttanza, al controllo e al giudizio.
Sola descrivo, sola mi ascolto dalla testa ai piedi, percorsa da una cerniera di censure e atteggiamenti contratti che cede minata dal fremito di colei che non può più trattenere fiato, dolore e pianto.
Allora esplodono immagini disarmanti, di una grazia dolorosa. Eleganti e dischiuse.
Potessi mostrarti le mie stanze, aprire il mio mondo dei segreti, di sinistri scenari che si fermano in posa.
Sedute nell'anima, un chiaro-scuro di emozioni, rappresentano. Mi parlano e chiedono di uscire dal sacrificio!
Forme nobili giacciono negli spazi accuditi, accarezzate da piogge sottili e a volte da tormentata tempesta.
Corpi arcani. Amori e richieste dovute dimorano in quei luoghi sommersi.
Aggrappata al cavo della vita, che si tuffa nell'abisso, sventolo come un'alga sottile in balia della corrente. Fisso la cima che unisce il sopra al sotto, ciò che sento dentro con quello che domino fuori. A metà via fra due mondi che si accavallano e stringono.
Nel mare turbolento si può scegliere di restare impietriti, con la cima serrata fra le dita esangui.
O lasciarsi andare in un viaggio in caduta libera. Un precipizio di scoperte belle e dolorose. Appuntite!
Allargo le braccia per frenare la discesa, in acqua funziona!
Sola in acqua!
Qui, nel buio dei miei sogni affranti, mi guardo con occhi di falena. Sono un segno di penna sottile, catturato dalle lenzuola. Un uccellino schiacciato dalla coperta degli eventi.
Lascio andare la mano ed è un viaggio in caduta libera...fra le parole.
Ho l'emicrania nel cuore!
"Sottile foglio di carta bianco
che rimani sempre vuoto e stanco,
che non dai risposte al mio canto
per non lasciare spazio al rimpianto.
Ti accartoccio e ti stropiccio,
ti piego gli angoli per capriccio!
Ti strofino
e ti maltratto
ti pungolo e graffio
come un gatto.
Ti rigiro fra le mani
ma non trovo risposte nel mio domani;
ti appallottolo e poi ti stiro
e resti bianco e caccio un sospiro.
Senza paura uno scarabocchio
ha sperato invano di catturare il tuo occhio,
ha sperato invano di lasciarti un messaggio
che ti scaldasse
come il sole di maggio.
sottile e vuoto foglio che sei,
sei come il padre che non vorrei;
non dai risposta alla mia parola
e intanto un grido
io soffoco in gola.
Non c'è di peggio per lo scrittore
sentirsi privato dell'amore,
sentirsi incompreso nel suo lamento
e non trovare pace al tormento.
Sottile foglio di carta strappato,
oggi per sempre
ti ho rinnegato.
Nel cesto dei sogni io ti abbandono
privandoti per sempre del mio dono!"
paola negrini diciottenne