Scomoda.
Da sempre sto scomoda!
Da bambina mi sedevo a tavola rannicchiando le ginocchia, seduta su una gamba.
Lo faccio ancora adesso; eppure il mio punto di vista così, obliquo, mi sembra quello più congeniale, il più accettabile. L'unico che conosco da così tanto tempo.
Confortevole. Anche se chi mi guarda, solo mi vede scomoda e storta.
Quando cammino sono una figura protesa in avanti come un giunco, come se nell'incedere, debba trascinare qualcosa con fatica.
Sento che in effetti è così.
Anche le mie parole sono sempre state scomode soprattutto dentro di me.
Dicevano poco, incespicando nella mia bocca. E nella mente!
Le mie parole erano inadatte e inappropriate, scomode come le mie pretese di essere compresa, di essere amata, di essere...quella che sono!
Le mie parole balbuzienti arrivavano sorde, erano scomode nel cuore di mia madre! Lo sono ancora adesso. Così me ne sto di fronte a lei con l'amore nelle tasche e ancora mi vede solo scomoda e storta su quella sedia di bambina.
Certi giorni mi siedo fra le piante della collina. Anche loro sono ricurve e crescono oblique su un terreno difficile. Sono invase e soffocate da braccia di edera infestante, come i miei pensieri amari. Eppure vivono nella comprensione, in un mondo caotico dove anche un angolo di luce vale la vita.
Non crescono in floridi giardini ben curati! Sono selvagge e tenaci e io le amo per questo.
Sono giuste. Sono giustissime.
Ma più di tutto scomoda è la mia mente, quando dormienti stanno i sentimenti d'amore, come i bulbi dei miei fiori, coperti di foglie in questa stagione. Per ora neppure si vedono, potrebbero starsene al buio sotto la terra cruda per sempre, senza mai fiorire. Oppure nasceranno, saranno storti anche quelli, ma tanto belli che li vorrò piantare nel tuo cuore.
Da sempre sto scomoda!
Da bambina mi sedevo a tavola rannicchiando le ginocchia, seduta su una gamba.
Lo faccio ancora adesso; eppure il mio punto di vista così, obliquo, mi sembra quello più congeniale, il più accettabile. L'unico che conosco da così tanto tempo.
Confortevole. Anche se chi mi guarda, solo mi vede scomoda e storta.
Quando cammino sono una figura protesa in avanti come un giunco, come se nell'incedere, debba trascinare qualcosa con fatica.
Sento che in effetti è così.
Anche le mie parole sono sempre state scomode soprattutto dentro di me.
Dicevano poco, incespicando nella mia bocca. E nella mente!
Le mie parole erano inadatte e inappropriate, scomode come le mie pretese di essere compresa, di essere amata, di essere...quella che sono!
Le mie parole balbuzienti arrivavano sorde, erano scomode nel cuore di mia madre! Lo sono ancora adesso. Così me ne sto di fronte a lei con l'amore nelle tasche e ancora mi vede solo scomoda e storta su quella sedia di bambina.
Certi giorni mi siedo fra le piante della collina. Anche loro sono ricurve e crescono oblique su un terreno difficile. Sono invase e soffocate da braccia di edera infestante, come i miei pensieri amari. Eppure vivono nella comprensione, in un mondo caotico dove anche un angolo di luce vale la vita.
Non crescono in floridi giardini ben curati! Sono selvagge e tenaci e io le amo per questo.
Sono giuste. Sono giustissime.
Ma più di tutto scomoda è la mia mente, quando dormienti stanno i sentimenti d'amore, come i bulbi dei miei fiori, coperti di foglie in questa stagione. Per ora neppure si vedono, potrebbero starsene al buio sotto la terra cruda per sempre, senza mai fiorire. Oppure nasceranno, saranno storti anche quelli, ma tanto belli che li vorrò piantare nel tuo cuore.