“Per tutti i cambiamenti importanti dobbiamo intraprendere un salto nel buio.” (William James)
Quante volte abbiamo sentito e ci siamo, forse, ripetuti la frase “L’unica costante della vita è il cambiamento”.
Il cambiamento questa grande parola che fa costantemente parte della vita di ogni essere vivente. Ma cos’è il cambiamento? Il cambiamento in senso figurato, io me lo immagino un pò come fare un salto da una parte all’altra, e, a seconda di quanto è grande o profondo, il salto è più o meno lungo o alto e più o meno “spaventoso”.
Ma prima di saltare dove siamo? Siamo lì seduti sul ciglio della roccia a decidere se saltare oppure no, o a capire se ce la faremo a farlo oppure no.
Se siamo arrivati lì sul ciglio, forse quello che c’è dietro potrebbe non appartenerci più ma lo conosciamo, mentre quello che c’è all’orizzonte cosa sarà, che poi a volte l’orizzonte nemmeno lo vediamo, magari c’è solo la nebbia e allora stiamo li seduti ad aspettare che la nebbia salga.. ma poi a volte anche se è tutto chiaro può esserci qualcosa che ci frena.
Ma di cosa abbiamo paura esattamente? Di saltare là dove non siamo mai stati, di saltare in terre sconosciute che pensiamo siano piene di insidie… o di non farcela a saltare …
Cosa c’è davvero dietro la paura di cambiare oltre al timore dell’ignoto? C’è forse, l’insicurezza nelle nostre capacità, c’è la paura di andare oltre la nostra comfort zone anche se ormai ci sta stretta e ci fa male, almeno la conosciamo.
C’è il rischiare di “perdere” qualcosa che già conosciamo bene e che ci ha accompagnato fino a lì. In tutti i cambiamenti piccoli o grandi che siano, si “rinuncia” a qualcosa per fare spazio ad altro ma molto spesso non sappiamo se questo “altro” ci “riempirà” come ciò che è stato.
E a me, una riflessione che mi viene da fare però è, se siamo arrivati proprio lì, sul ciglio della roccia, non vorrà dire che siamo pronti a fare quel salto, che le nostre gambe, il nostro cuore e il nostro respiro ci sorreggeranno e che il rischio di rimanere lì sul ciglio è ancora più grande di quello che corriamo se saltiamo?
Cosa succederebbe alla farfalla se non avesse il coraggio di compiere la propria trasformazione fino in fondo, non utilizzando le proprie ali per iniziare a volare?
“Ci deliziamo nella bellezza della farfalla, ma raramente ammettiamo i cambiamenti a cui ha dovuto sottostare per raggiungere quella bellezza” (Maya Angelou)
Quante volte abbiamo sentito e ci siamo, forse, ripetuti la frase “L’unica costante della vita è il cambiamento”.
Il cambiamento questa grande parola che fa costantemente parte della vita di ogni essere vivente. Ma cos’è il cambiamento? Il cambiamento in senso figurato, io me lo immagino un pò come fare un salto da una parte all’altra, e, a seconda di quanto è grande o profondo, il salto è più o meno lungo o alto e più o meno “spaventoso”.
Ma prima di saltare dove siamo? Siamo lì seduti sul ciglio della roccia a decidere se saltare oppure no, o a capire se ce la faremo a farlo oppure no.
Se siamo arrivati lì sul ciglio, forse quello che c’è dietro potrebbe non appartenerci più ma lo conosciamo, mentre quello che c’è all’orizzonte cosa sarà, che poi a volte l’orizzonte nemmeno lo vediamo, magari c’è solo la nebbia e allora stiamo li seduti ad aspettare che la nebbia salga.. ma poi a volte anche se è tutto chiaro può esserci qualcosa che ci frena.
Ma di cosa abbiamo paura esattamente? Di saltare là dove non siamo mai stati, di saltare in terre sconosciute che pensiamo siano piene di insidie… o di non farcela a saltare …
Cosa c’è davvero dietro la paura di cambiare oltre al timore dell’ignoto? C’è forse, l’insicurezza nelle nostre capacità, c’è la paura di andare oltre la nostra comfort zone anche se ormai ci sta stretta e ci fa male, almeno la conosciamo.
C’è il rischiare di “perdere” qualcosa che già conosciamo bene e che ci ha accompagnato fino a lì. In tutti i cambiamenti piccoli o grandi che siano, si “rinuncia” a qualcosa per fare spazio ad altro ma molto spesso non sappiamo se questo “altro” ci “riempirà” come ciò che è stato.
E a me, una riflessione che mi viene da fare però è, se siamo arrivati proprio lì, sul ciglio della roccia, non vorrà dire che siamo pronti a fare quel salto, che le nostre gambe, il nostro cuore e il nostro respiro ci sorreggeranno e che il rischio di rimanere lì sul ciglio è ancora più grande di quello che corriamo se saltiamo?
Cosa succederebbe alla farfalla se non avesse il coraggio di compiere la propria trasformazione fino in fondo, non utilizzando le proprie ali per iniziare a volare?
“Ci deliziamo nella bellezza della farfalla, ma raramente ammettiamo i cambiamenti a cui ha dovuto sottostare per raggiungere quella bellezza” (Maya Angelou)