Quando si ama si vive nell'ubriacatura delle sensazioni ed è difficile notare e poi apprezzare la bellezza dell’intuito, la generosità della forza vitale, la fluidità delle proprie connessioni con il mondo e con la vita reale. Essendo connessi con il partner e alla relazione, immersi in una bolla dorata e speciale, è naturale far dipendere da essa il nostro benessere.
Fase complessa, dunque, quella di recuperare la bellezza delle nostre risorse, quando una storia si trasforma e siamo soli come rabdomanti alla ricerca di un rinnovato vigore.
E’ perciò necessario ribaltare una realtà in parte vera e in parte illusoria: l’amore è stato reale, lo diamo per scontato, mentre è stato un errore aver proiettato sull'altro tutto il tesoro.
Li, comincia la paziente attesa del pescatore che nel caricare la lenza, legge con pazienza i segnali che arrivano dalle profondità dell’acqua e risponde con maestria al gioco della sopravvivenza. Impara dai propri errori per assimilare nuove esperienze. Tenta qualcosa e se scopre che non funziona, lascia perdere. Va in un’altra direzione, tenta un’alternativa. Bussa alla sua intelligenza.
Ebbene, quando la storia si rovescia e siamo alla ricerca dei nostri campanelli vitali, questi, che sono ben nascosti, vanno cercati e riconosciuti. Ciascuno, pertanto, dovrà ripercorrere la propria esperienza e notare quali attitudini, comportamenti, emozioni, percezioni, istinti, energie, è riuscito a mobilitare in tali occasioni arricchendo le proprie percezioni e la propria identità.
Per recuperare le qualità profonde delle emozioni vissute, alcune domande possono aiutare e farci da guida.
Cosa ricordiamo dei nostri istinti prima, durante e dopo la relazione? Come si manifestavano? Verso cosa si dirigevano? Riguardavano una semplice esperienza fisica o erano rivolte alla conoscenza approfondita dell’altro? Erano stimolati dalla curiosità e creatività o cos'altro? Quando ci siamo resi conto di aver svoltato e di aver perso la connessione con noi stessi?
Come vedevamo noi stessi? Come vedevamo il mondo? Come vedevamo il nostro amato? Come vedevamo gli altri? Cosa eravamo in grado di fare? Cosa sentivamo possibile, quale progetto o sogno? Cosa in noi, quale qualità o risorsa, rendeva possibile realizzare tale progetto o sogno?
Ebbene, queste domande hanno uno scopo ambizioso: ribaltare la percezione illusoria che solo grazie all'altro abbiamo provato certe cose; ritrovare il nostro contributo a tale esperienza e con essa la qualità delle risorse che abbiamo investito in modo concreto; e infine valorizzare le strade che il nostro istinto è ancora in grado di tracciare.
Mi rendo conto che può sembrare poca cosa di fronte a una privazione immensa. Dobbiamo però avere il coraggio di imparare da ciò che accade. Di fronte ad un muro dobbiamo lasciar perdere l’idea di attraversarlo. Spostarsi in un’altra dimensione. E imparare che ci sono sempre delle alternative a disposizione.
Fase complessa, dunque, quella di recuperare la bellezza delle nostre risorse, quando una storia si trasforma e siamo soli come rabdomanti alla ricerca di un rinnovato vigore.
E’ perciò necessario ribaltare una realtà in parte vera e in parte illusoria: l’amore è stato reale, lo diamo per scontato, mentre è stato un errore aver proiettato sull'altro tutto il tesoro.
Li, comincia la paziente attesa del pescatore che nel caricare la lenza, legge con pazienza i segnali che arrivano dalle profondità dell’acqua e risponde con maestria al gioco della sopravvivenza. Impara dai propri errori per assimilare nuove esperienze. Tenta qualcosa e se scopre che non funziona, lascia perdere. Va in un’altra direzione, tenta un’alternativa. Bussa alla sua intelligenza.
Ebbene, quando la storia si rovescia e siamo alla ricerca dei nostri campanelli vitali, questi, che sono ben nascosti, vanno cercati e riconosciuti. Ciascuno, pertanto, dovrà ripercorrere la propria esperienza e notare quali attitudini, comportamenti, emozioni, percezioni, istinti, energie, è riuscito a mobilitare in tali occasioni arricchendo le proprie percezioni e la propria identità.
Per recuperare le qualità profonde delle emozioni vissute, alcune domande possono aiutare e farci da guida.
Cosa ricordiamo dei nostri istinti prima, durante e dopo la relazione? Come si manifestavano? Verso cosa si dirigevano? Riguardavano una semplice esperienza fisica o erano rivolte alla conoscenza approfondita dell’altro? Erano stimolati dalla curiosità e creatività o cos'altro? Quando ci siamo resi conto di aver svoltato e di aver perso la connessione con noi stessi?
Come vedevamo noi stessi? Come vedevamo il mondo? Come vedevamo il nostro amato? Come vedevamo gli altri? Cosa eravamo in grado di fare? Cosa sentivamo possibile, quale progetto o sogno? Cosa in noi, quale qualità o risorsa, rendeva possibile realizzare tale progetto o sogno?
Ebbene, queste domande hanno uno scopo ambizioso: ribaltare la percezione illusoria che solo grazie all'altro abbiamo provato certe cose; ritrovare il nostro contributo a tale esperienza e con essa la qualità delle risorse che abbiamo investito in modo concreto; e infine valorizzare le strade che il nostro istinto è ancora in grado di tracciare.
Mi rendo conto che può sembrare poca cosa di fronte a una privazione immensa. Dobbiamo però avere il coraggio di imparare da ciò che accade. Di fronte ad un muro dobbiamo lasciar perdere l’idea di attraversarlo. Spostarsi in un’altra dimensione. E imparare che ci sono sempre delle alternative a disposizione.