Siamo pronti a ricevere un Grazie?
Vi è mai capitato?
Come avete reagito?
Avete portato attenzione al vostro corpo, ai vostri battiti, ai vostri pensieri, alla modalità di reazione?
Mi è capitato durante la mia ultima giornata di formazione.
Entrato solo per un giorno nel gruppo di lavoro ormai in procinto di terminare il proprio percorso, immerso nel fantastico argomento portato a noi con competenza, leggerezza, eleganza e curiosità, ad un certo punto ed in modo inaspettato si è avvicinata Bianca.
L’avevo già notata in quanto seduta in fronte. Viso già familiare e già immagazzinato come lineamenti e sensazioni.
Prima ancora di tutta Lei è arrivato il suo sorriso insieme alla sua frequenza tranquillizzante.
“Tu sei quel Paolo” mi ha detto, “ho sentito prima il tuo nome quando hai fatto una domanda”..”Mi piace ciò che scrivi”… “Mi piace il modo in cui scrivi”…
Diciamo che forse queste potrebbero non essere le esatte parole che ha usato.
Dimenticate? No. E’ bastato solo il “ciao mi piace ciò che scrivi” che, pur accorgendomene, non sono più stato totalmente presente alla conversazione.
Sono arrossito o perlomeno il calore interno è aumentato, la sudorazione anche, battito leggermente accelerato e una parte del mio ego ha cercato di farsi largo.
Ho notato che anziché ricevere quel grazie espresso con libertà e sincerità, in modo assoluto e pieno ho sentito la necessità di argomentare il “ma grazie a te” che subito ho restituito col cuore.
Ho avvisato tutta la mia incapacità o inabitudine nel ricevere un grazie non di circostanza.
Un grazie sincero, assoluto, sorridente che non prevedeva o non faceva intendere alcun bisogno di un ritorno specifico. Regalato semplicemente. Sentito e vissuto.
L’abbraccio finale preso e ascoltato ha calmato queste sensazioni e ha riportato la mia attenzione sui secondi precedenti.
Ora mi chiedo: siamo pronti per ricevere un grazie? Siamo pronti a considerare che un grazie regalato o ricevuto possa non prevedere necessariamente un ritorno? Prenderlo e accettarlo?
Il passo avanti per me è stato accorgersene così da capire le sensazioni di quel momento, accogliere ciò che si è manifestato e interrogarsi sulle motivazioni che hanno causato tale effetto.
Preparandosi cosi un setting personale per una prossima volta, per accogliere un prossimo grazie.
Sebbene il momento futuro farà esperienza a sé e porterà una differente curiosità e azione.
Rimane il fatto che non siamo costruiti per ricevere un grazie, per accoglierlo pienamente ed in silenzio. Anche per questo occorre allenamento e attività di in-sight.
Ci sentiamo quasi sempre in dovere di restituire qualcosa senza che l’altro che lo chieda espressamente.
Rilanciamo sull’altro ciò che ci aspettiamo per noi e agiamo di conseguenza.
Ma è solo una nostra proiezione.
Siamo certi che sia corretta questa modalità? O ci porta a privarci di un tondo arricchente che può nutrire sempre più la nostra consapevolezza?
Concediamoci di prendere, ringraziando certo, ma senza dover a tutti i costi restituire. Per questo ci sarà tempo. Il giusto tempo ed il giusto momento.
Godiamo quindi di quel grazie, illuminiamoci e ringraziamo per la parole regalata.
E’ un tempo di crescita reciproca.
Oggi sono quindi più consapevole. E tu?
Sei pronto a ricevere pienamente un grazie?
PS: Grazie a te Bianca per la sorpresa di quel grazie! Lieto che alcune parole possano incontrare altre anime.
Vi è mai capitato?
Come avete reagito?
Avete portato attenzione al vostro corpo, ai vostri battiti, ai vostri pensieri, alla modalità di reazione?
Mi è capitato durante la mia ultima giornata di formazione.
Entrato solo per un giorno nel gruppo di lavoro ormai in procinto di terminare il proprio percorso, immerso nel fantastico argomento portato a noi con competenza, leggerezza, eleganza e curiosità, ad un certo punto ed in modo inaspettato si è avvicinata Bianca.
L’avevo già notata in quanto seduta in fronte. Viso già familiare e già immagazzinato come lineamenti e sensazioni.
Prima ancora di tutta Lei è arrivato il suo sorriso insieme alla sua frequenza tranquillizzante.
“Tu sei quel Paolo” mi ha detto, “ho sentito prima il tuo nome quando hai fatto una domanda”..”Mi piace ciò che scrivi”… “Mi piace il modo in cui scrivi”…
Diciamo che forse queste potrebbero non essere le esatte parole che ha usato.
Dimenticate? No. E’ bastato solo il “ciao mi piace ciò che scrivi” che, pur accorgendomene, non sono più stato totalmente presente alla conversazione.
Sono arrossito o perlomeno il calore interno è aumentato, la sudorazione anche, battito leggermente accelerato e una parte del mio ego ha cercato di farsi largo.
Ho notato che anziché ricevere quel grazie espresso con libertà e sincerità, in modo assoluto e pieno ho sentito la necessità di argomentare il “ma grazie a te” che subito ho restituito col cuore.
Ho avvisato tutta la mia incapacità o inabitudine nel ricevere un grazie non di circostanza.
Un grazie sincero, assoluto, sorridente che non prevedeva o non faceva intendere alcun bisogno di un ritorno specifico. Regalato semplicemente. Sentito e vissuto.
L’abbraccio finale preso e ascoltato ha calmato queste sensazioni e ha riportato la mia attenzione sui secondi precedenti.
Ora mi chiedo: siamo pronti per ricevere un grazie? Siamo pronti a considerare che un grazie regalato o ricevuto possa non prevedere necessariamente un ritorno? Prenderlo e accettarlo?
Il passo avanti per me è stato accorgersene così da capire le sensazioni di quel momento, accogliere ciò che si è manifestato e interrogarsi sulle motivazioni che hanno causato tale effetto.
Preparandosi cosi un setting personale per una prossima volta, per accogliere un prossimo grazie.
Sebbene il momento futuro farà esperienza a sé e porterà una differente curiosità e azione.
Rimane il fatto che non siamo costruiti per ricevere un grazie, per accoglierlo pienamente ed in silenzio. Anche per questo occorre allenamento e attività di in-sight.
Ci sentiamo quasi sempre in dovere di restituire qualcosa senza che l’altro che lo chieda espressamente.
Rilanciamo sull’altro ciò che ci aspettiamo per noi e agiamo di conseguenza.
Ma è solo una nostra proiezione.
Siamo certi che sia corretta questa modalità? O ci porta a privarci di un tondo arricchente che può nutrire sempre più la nostra consapevolezza?
Concediamoci di prendere, ringraziando certo, ma senza dover a tutti i costi restituire. Per questo ci sarà tempo. Il giusto tempo ed il giusto momento.
Godiamo quindi di quel grazie, illuminiamoci e ringraziamo per la parole regalata.
E’ un tempo di crescita reciproca.
Oggi sono quindi più consapevole. E tu?
Sei pronto a ricevere pienamente un grazie?
PS: Grazie a te Bianca per la sorpresa di quel grazie! Lieto che alcune parole possano incontrare altre anime.