Vi siete mei chiesti cosa spinge persone appassionate di restauro ad essere così prese da tutto quel mondo fatto di cose vecchie, di polvere , di ore e ore di lavoro in garage, in officine sporche fino a tarda notte?
So che per molti psicologi e terapeuti questo può essere anche espressione di un disagio mentale.
Probabilmente esiste anche un preciso termine scientifico che identifica tale disturbo.
Volevo condividere quella che è stata la mia esperienza da quando ho cominciato a dedicarmi a questa attività che definirei quasi terapeutica.
Come tutte le cose se presa a giuste dosi anche il restauro contiene al suo interno enormi elementi che risultano davvero preziosi per il miglioramento delle capacità pratiche di ognuno di noi, queste nuove acquisizioni non fanno altro che lavorare in positivo sulla nostra autostima, nel senso che ti fanno sentire capace.
Capace di smontare e rimontare oggetti, aggiustare meccanismi rotti, trovare le logiche di funzionamento, in più scoprire come un tempo si riusciva a risolvere un problema di funzionalità con i limitati mezzi, senza l'uso delle tecnologie microchip e centraline elettroniche, senza computer, senza internet.
Semplicemente usando le mani e tanto cervello e a volte gran fantasia.
E forse qui sta la parte fondamentale, usare mani e cervello....cosa che si riesce sempre meno a fare visto che uomini e donne siamo ormai universalmente definiti digitalizzati...
Ma per un lavoro di restauro non basta picchiettare i polpastrelli su tastiere e tablet.
Bisogna proprio sporcarsi le mani, grattare ,lucidare , togliere ruggine ,svitare ,avvitare, tagliare , saldare , colorare.
E quello che all'inizio è solo fatica ben presto si trasforma in abilità, si imparano i famosi trucchi del mestiere, ci si documenta si chiede a persone con esperienza.
L'elemento che più affascina in questa pratica sta proprio nella trasformazione, nel come quello che si sta restaurando comincia a restituire sotto forma di una appagante soddisfazione.
La soddisfazione di un risultato pensato , progettato, e realizzato.
La soddisfazione di accettare una sfida, di impegnarsi e riuscire a concluderla per come la si era pensata.
Il restauro insegna che per fare le cose fatte bene ci vuole tempo, bisogna rispettare le tappe, bisogna avere pazienza , rispettare i passaggi nelle lavorazioni e non perdere mai il filo di quello che sta facendo.
La parte che definirei terapia per la persona sta proprio nell'acquisire abilità manuali.
Usare le mani sporcarsi, ragionare per trovare la soluzione ai problemi, riuscirci con risultati anche al di sopra delle aspettative si trasforma in appagante gioia.
Il mio invito è ora di provare a cimentarsi in un progetto di restauro, anche piccole cose, una cassapanca da verniciare, la bicicletta del nonno vecchia e arrugginita, un motorino, una lampada dimenticata in soffitta, qualsiasi cosa ci possa restituire il valore della soddisfazione di dire l'ho fatto io con le mie mani.
Bene ora basta solo trovare l'oggetto della vostra prima sfida.......e buon lavoro!!!
So che per molti psicologi e terapeuti questo può essere anche espressione di un disagio mentale.
Probabilmente esiste anche un preciso termine scientifico che identifica tale disturbo.
Volevo condividere quella che è stata la mia esperienza da quando ho cominciato a dedicarmi a questa attività che definirei quasi terapeutica.
Come tutte le cose se presa a giuste dosi anche il restauro contiene al suo interno enormi elementi che risultano davvero preziosi per il miglioramento delle capacità pratiche di ognuno di noi, queste nuove acquisizioni non fanno altro che lavorare in positivo sulla nostra autostima, nel senso che ti fanno sentire capace.
Capace di smontare e rimontare oggetti, aggiustare meccanismi rotti, trovare le logiche di funzionamento, in più scoprire come un tempo si riusciva a risolvere un problema di funzionalità con i limitati mezzi, senza l'uso delle tecnologie microchip e centraline elettroniche, senza computer, senza internet.
Semplicemente usando le mani e tanto cervello e a volte gran fantasia.
E forse qui sta la parte fondamentale, usare mani e cervello....cosa che si riesce sempre meno a fare visto che uomini e donne siamo ormai universalmente definiti digitalizzati...
Ma per un lavoro di restauro non basta picchiettare i polpastrelli su tastiere e tablet.
Bisogna proprio sporcarsi le mani, grattare ,lucidare , togliere ruggine ,svitare ,avvitare, tagliare , saldare , colorare.
E quello che all'inizio è solo fatica ben presto si trasforma in abilità, si imparano i famosi trucchi del mestiere, ci si documenta si chiede a persone con esperienza.
L'elemento che più affascina in questa pratica sta proprio nella trasformazione, nel come quello che si sta restaurando comincia a restituire sotto forma di una appagante soddisfazione.
La soddisfazione di un risultato pensato , progettato, e realizzato.
La soddisfazione di accettare una sfida, di impegnarsi e riuscire a concluderla per come la si era pensata.
Il restauro insegna che per fare le cose fatte bene ci vuole tempo, bisogna rispettare le tappe, bisogna avere pazienza , rispettare i passaggi nelle lavorazioni e non perdere mai il filo di quello che sta facendo.
La parte che definirei terapia per la persona sta proprio nell'acquisire abilità manuali.
Usare le mani sporcarsi, ragionare per trovare la soluzione ai problemi, riuscirci con risultati anche al di sopra delle aspettative si trasforma in appagante gioia.
Il mio invito è ora di provare a cimentarsi in un progetto di restauro, anche piccole cose, una cassapanca da verniciare, la bicicletta del nonno vecchia e arrugginita, un motorino, una lampada dimenticata in soffitta, qualsiasi cosa ci possa restituire il valore della soddisfazione di dire l'ho fatto io con le mie mani.
Bene ora basta solo trovare l'oggetto della vostra prima sfida.......e buon lavoro!!!