Sono solo un narratore, e il cinema sembra essere il mio mezzo. Mi piace perché ricrea la vita in movimento, la esalta. Per me è molto più vicino alla creazione miracolosa della vita che, per esempio, una libro, un quadro o la musica. Non è solo una forma d’arte, in realtà è una nuova forma di vita, con i suoi ritmi, cadenze, prospettive e trasparenze. E’ il mio modo di raccontare una storia. (Federico Fellini)
Il nostro cervello procede per rappresentazioni, osserva la realtà e la codifica restituendo immagini. E così noi vediamo le cose che si muovono intorno a noi, gli oggetti fissi, i colori, il mondo che danza mentre noi rimaniamo fermi oppure il contrario, il mondo fisso, mentre noi balliamo. Se ci dicono "mela", immediatamente il nostro cervello immagina quello che per noi è una mela, avendone coscienza e avendo associato a quella forma verde o rossa il nome "mela", così noi "vediamo" una mela. Allo stesso modo codifichiamo messaggi, interpretazioni alle circostanze e costruiamo, piano piano la trama dei nostri film interiori, frutto delle nostre convinzioni che alimentano le nostre storie personali.
Con quali film interiori stiamo guardando la realtà? Un uomo entra in un bar e il barista gli chiede: "Salve posso aiutarti?". Se lui indossa le lenti del "ormai sono vecchio, chissà se si nota", alle parole amichevoli del barista che gli dà del Tu, egli risponderà con entusiasmo, interpretando il suo saluto come un "salve giovanotto!". Se l'uomo indossa le lenti del "dare del Lei a uno sconosciuto è segno di educazione", il modo di fare del barista gli sembrerà irriverente e si scoccerà tantissimo, pensando che il barista sia un bel maleducato e utilizzerà un tono di voce scocciato.
Come sono i nostri "film"? Come ci predisponiamo rispetto al mondo là fuori, alle nostre relazioni, agli estranei? E penso a me, quanti fraintendimenti nell'indossare lenti di un tipo piuttosto di un altro! Che ridere, pensando a certe situazioni, credo proprio di essermi resa ridicola oppure di aver fatto la figuraccia dell'ansiosa irrequieta! Oddio oppure penso a quanto mi sia sentita in imbarazzo per motivi che in realtà erano soltanto nella mia mente.
Indossare le lenti giuste nei momenti giusti, è una capacità allenabile se impariamo ad osservarci e a credere fino a un certo punto alle tante storie che ci raccontiamo: siamo dei grandissimi registi e, spesso, dei pessimi attori protagonisti! A volte facciamo le star, altre volte soffriamo se ci trattano da comparse: ma noi che parte vogliamo recitare veramente? Togliamoci gli occhiali e i panni del nostro personaggio, dove siamo oggi? Su quale palcoscenico vogliamo salire per raccontare la nostra vera storia? E, soprattutto, a chi vogliamo raccontarla?
I nostri film sono le nostre convinzioni più radicate: proviamo a rivederli al rallentatore e, qualche volta, proviamo a soffiarli via, davanti ai nostri occhi, come se fossero delle cartoline lasciate libere nel vento. Proviamo a riscrivere il copione, evitando di credere che questi film siano la rappresentazione della realtà: sono scatti di vita assemblati ed etichettati. Togliere l'etichetta e dare un nuovo significato non è facile, ma è altamente consigliato. Perché la realtà si costruisce davanti ai nostri occhi nel momento in cui scegliamo di guardarla in quel modo o nell'altro.
Siamo portatori di senso, siamo costruttori di sogni e di verità. Siamo ciò che scegliamo di essere, siamo continuamente dietro una cinepresa: quale sarà il prossimo ciak?
Il nostro cervello procede per rappresentazioni, osserva la realtà e la codifica restituendo immagini. E così noi vediamo le cose che si muovono intorno a noi, gli oggetti fissi, i colori, il mondo che danza mentre noi rimaniamo fermi oppure il contrario, il mondo fisso, mentre noi balliamo. Se ci dicono "mela", immediatamente il nostro cervello immagina quello che per noi è una mela, avendone coscienza e avendo associato a quella forma verde o rossa il nome "mela", così noi "vediamo" una mela. Allo stesso modo codifichiamo messaggi, interpretazioni alle circostanze e costruiamo, piano piano la trama dei nostri film interiori, frutto delle nostre convinzioni che alimentano le nostre storie personali.
Con quali film interiori stiamo guardando la realtà? Un uomo entra in un bar e il barista gli chiede: "Salve posso aiutarti?". Se lui indossa le lenti del "ormai sono vecchio, chissà se si nota", alle parole amichevoli del barista che gli dà del Tu, egli risponderà con entusiasmo, interpretando il suo saluto come un "salve giovanotto!". Se l'uomo indossa le lenti del "dare del Lei a uno sconosciuto è segno di educazione", il modo di fare del barista gli sembrerà irriverente e si scoccerà tantissimo, pensando che il barista sia un bel maleducato e utilizzerà un tono di voce scocciato.
Come sono i nostri "film"? Come ci predisponiamo rispetto al mondo là fuori, alle nostre relazioni, agli estranei? E penso a me, quanti fraintendimenti nell'indossare lenti di un tipo piuttosto di un altro! Che ridere, pensando a certe situazioni, credo proprio di essermi resa ridicola oppure di aver fatto la figuraccia dell'ansiosa irrequieta! Oddio oppure penso a quanto mi sia sentita in imbarazzo per motivi che in realtà erano soltanto nella mia mente.
Indossare le lenti giuste nei momenti giusti, è una capacità allenabile se impariamo ad osservarci e a credere fino a un certo punto alle tante storie che ci raccontiamo: siamo dei grandissimi registi e, spesso, dei pessimi attori protagonisti! A volte facciamo le star, altre volte soffriamo se ci trattano da comparse: ma noi che parte vogliamo recitare veramente? Togliamoci gli occhiali e i panni del nostro personaggio, dove siamo oggi? Su quale palcoscenico vogliamo salire per raccontare la nostra vera storia? E, soprattutto, a chi vogliamo raccontarla?
I nostri film sono le nostre convinzioni più radicate: proviamo a rivederli al rallentatore e, qualche volta, proviamo a soffiarli via, davanti ai nostri occhi, come se fossero delle cartoline lasciate libere nel vento. Proviamo a riscrivere il copione, evitando di credere che questi film siano la rappresentazione della realtà: sono scatti di vita assemblati ed etichettati. Togliere l'etichetta e dare un nuovo significato non è facile, ma è altamente consigliato. Perché la realtà si costruisce davanti ai nostri occhi nel momento in cui scegliamo di guardarla in quel modo o nell'altro.
Siamo portatori di senso, siamo costruttori di sogni e di verità. Siamo ciò che scegliamo di essere, siamo continuamente dietro una cinepresa: quale sarà il prossimo ciak?