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'Reazioni razionalizzate' di Steven

14/6/2023

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“Mannaggia, ci sono cascato di nuovo!” Prima o poi capita a tutti di pentirsi di reazioni sproporzionate, anche in situazioni che normalmente ci scivolerebbero addosso, A seconda della nostra personalità possiamo essere più spesso vittime di scatti di ira, paura incontrollata, o ci offendiamo pesantemente anche per una banalità. Guardiamo ad esempio una classica scena conosciuta da ogni genitore: magari dopo aver ripetuto per 10 volte lo stesso avvertimento ai nostri figli per un comportamento immaturo, loro lanciano una sfida irrispettosa come un gesto o parola volgare.. a quel punto, specialmente in una giornata no, può capitare di causare pianti disperati ai bimbi anche solo alzando la voce a livello fuori dalla norma.
 
Cos’è che scatta in noi in quei momenti, di talmente repentino da non avere il tempo di assumere un comportamento più consono, come ad esempio l'indifferenza? Per non parlare poi di casi più estremi di cronaca nera che purtroppo non sembrano in diminuzione.
Come scoperto da Le Doux, e raccontato alla massa da Daniel Goleman nel suo best seller Intelligenza Emotiva, la risposta a queste reazioni istintive sta nell’amigdala, una sentinella delle emozioni capace di “sequestrare” all'occorrenza il cervello, mandando in cortocircuito il processo più razionale ed evoluto che passerebbe per la neocorteccia, con tempi di risposta più elevati. L’amigdala invece fa parte dell’area limbica del cervello, condivisa da tutti i mammiferi, anche i più primitivi; lavorando insieme all’ipotalamo come registro dei ricordi,  essa fa partire uno stato di emergenza che stimola l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA) che a sua volta produce una risposta adrenalinica che porta alla reazione (interna o esterna). Evolutivamente parlando, questo meccanismo ha un ruolo fondamentale per la sopravvivenza, dato che permette di sfuggire a pericoli improvvisi. Il problema è che l’amigdala può essere particolarmente sensibile ed entrare in azione anche in situazioni di falso allarme tipiche della nostra società occidentale frenetica, creandoci non pochi problemi nella vita quotidiana.
 
Ma a che scopo voler razionalizzare il tutto e conoscere questi dettagli neuroscientifici? Innanzitutto possono aiutare a sentirci meno in difetto e ad accettare il fenomeno come semplice meccanica del cervello. Poi si può comprendere meglio la soluzione banale ma efficace di fare dei respiri lenti e profondi dato che si va a stimolare lo stato parasimpatico del sistema nervoso autonomo che induce il rilassamento. Se serve possiamo anche chiudere gli occhi per tagliare fuori gli stimoli neuronali visivi. Tramite l’approccio analitico possiamo anche aprirci ad approfondire le nostre conoscenze sull’impatto neurochimico di ennesimi aspetti quali stato d’animo, dieta, attività fisica.
Come al solito la pratica è molto più difficile della teoria: ci vuole un buon livello di consapevolezza, cura di sé, e costanza. Possono aiutare tecniche di meditazione mirate all'autoanalisi delle nostre reazioni impulsive, la loro accettazione, comprensione e attenuamento. Nei casi più complessi possono essere necessarie delle sedute di counseling o psicoterapie volte a ridurre lo stato di conflitto interno. Sono comunque tutti approcci volti ad allenare la neocorteccia ad entrare in gioco prima di essere sopraffatti dai nostri istinti di natura animale; quest’ultima diventa a tutti gli effetti una sorta di mediatore o alleato interno, che ci può aiutare a trovare un sano equilibrio.
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