
Che bello sarebbe avere educatori che insegnano in modo convincente e interessante, che hanno una cultura trasversale, una disposizione psicologica all'essere, che esercitano la loro comunicazione entro un flusso naturale di scambi, che provano piacere mentre spiegano e che mettono a proprio agio gli studenti.
Purtroppo per gli studenti, non funziona così. Le variabili sono molte e all'occorrenza serve sapere, saper stare, saper reagire.
Per affrontare esami che portano alla tensione, alla stanchezza e alla riduzione della concentrazione, bisogna mettere l’ansia nel mirino e ridurla.
Come? Imparando a rilassarsi, gestendo i propri stati interni in modo progressivo e avendo un pensiero attivo sul modo di affrontare le domande di un’interrogazione e le eventuali disarmonie: un tom tom direzionale del pensare creativo.
Durante le interrogazioni, studenti sensibili, rincorrono un rilassamento al muro del pianto, sentono il blocco dell’attenzione e della memoria, si sentono condizionati dal giudizio degli altri e dal proprio auto giudizio, e si limitano o rinunciano.
Cosa si impara da insegnanti che non distinguono correttamente il loro ruolo di educatori dal proprio essere persona, che si offendono se ricevono una domanda, che rendono il clima di apprendimento un percorso militare della vita?
Che a volte è meglio tacere, che bisogna fare gli indovini per prendere la parola e che troppo coinvolgimento fa trascurare l’essenziale.
Cosa succede allo studente sensibile se tutto questo viene vissuto come un’ingiustizia? Somatizza, pensa che essere se stessi non sia propriamente la cosa migliore e che per andare bene agli esami e alle interrogazioni bisogna essere preparati al 100% oppure si è degli incapaci.
Purtroppo per gli studenti, non funziona così. Le variabili sono molte e all'occorrenza serve sapere, saper stare, saper reagire.
Per affrontare esami che portano alla tensione, alla stanchezza e alla riduzione della concentrazione, bisogna mettere l’ansia nel mirino e ridurla.
Come? Imparando a rilassarsi, gestendo i propri stati interni in modo progressivo e avendo un pensiero attivo sul modo di affrontare le domande di un’interrogazione e le eventuali disarmonie: un tom tom direzionale del pensare creativo.
Durante le interrogazioni, studenti sensibili, rincorrono un rilassamento al muro del pianto, sentono il blocco dell’attenzione e della memoria, si sentono condizionati dal giudizio degli altri e dal proprio auto giudizio, e si limitano o rinunciano.
Cosa si impara da insegnanti che non distinguono correttamente il loro ruolo di educatori dal proprio essere persona, che si offendono se ricevono una domanda, che rendono il clima di apprendimento un percorso militare della vita?
Che a volte è meglio tacere, che bisogna fare gli indovini per prendere la parola e che troppo coinvolgimento fa trascurare l’essenziale.
Cosa succede allo studente sensibile se tutto questo viene vissuto come un’ingiustizia? Somatizza, pensa che essere se stessi non sia propriamente la cosa migliore e che per andare bene agli esami e alle interrogazioni bisogna essere preparati al 100% oppure si è degli incapaci.