Spesso è questo il punto in cui ci perdiamo: poter capire tutto senza fare lo sforzo di comprendere al di là della logica.
‘Capire’ e ‘comprendere’ vengono usati abitualmente come sinonimi, tuttavia c’ è una differenza di senso sottile: il primo agisce sul piano puramente intellettivo mentre il secondo può avere carattere più intimo, spirituale, emotivo. Una bella differenza!
Quando vogliamo capire, abbiamo bisogno di darci risposte veloci e pratiche per essere attivi e reattivi, il campo d’osservazione è circoscritto a percezioni logiche e talvolta personali, utilizziamo un lessico limitato e ripetitivo.
Mentre quando siamo nella condizione di voler comprendere le situazioni, partiamo da un’ampiezza maggiore di fondo in cui fare un’indagine più lenta e attenta degli eventi, non c’è la fretta anticipatoria e si guardano le cose con maggior spirito di osservazione e cautela.
Si ascolta a mente vuota, ci si attiva con nuovi approcci comunicativi che aprono una finestra di vero e proprio dialogo con l’altro: -“Mi domando da cosa sia dipeso il tuo ritardo”, ”Caro, ultimamente noto che hai una certa pigrizia nel fare le cose, mi aiuti a capire cosa ti accade?”-
Questi comportamenti sono alla base del saper comprendere, dove emergono abilità quali ascolto, dialogo ed empatia prima di tutto per le persone. Poi viene l’analisi logica dei fatti che le rappresentano.
Se proviamo a immaginarlo, il termine ‘comprendere’ potrebbe assomigliare ad un vasto oceano senza confini, morbido e lento nei suoi moti ondosi.
‘Capire’ e ‘comprendere’ sono e rimangono sinonimi nella generalità dei casi, tocca a noi saper cogliere le sfumature dell’uno e dell’altro e sceglierne i significati che meglio si addicono alle circostanze.
‘Capire’ e ‘comprendere’ vengono usati abitualmente come sinonimi, tuttavia c’ è una differenza di senso sottile: il primo agisce sul piano puramente intellettivo mentre il secondo può avere carattere più intimo, spirituale, emotivo. Una bella differenza!
Quando vogliamo capire, abbiamo bisogno di darci risposte veloci e pratiche per essere attivi e reattivi, il campo d’osservazione è circoscritto a percezioni logiche e talvolta personali, utilizziamo un lessico limitato e ripetitivo.
Mentre quando siamo nella condizione di voler comprendere le situazioni, partiamo da un’ampiezza maggiore di fondo in cui fare un’indagine più lenta e attenta degli eventi, non c’è la fretta anticipatoria e si guardano le cose con maggior spirito di osservazione e cautela.
Si ascolta a mente vuota, ci si attiva con nuovi approcci comunicativi che aprono una finestra di vero e proprio dialogo con l’altro: -“Mi domando da cosa sia dipeso il tuo ritardo”, ”Caro, ultimamente noto che hai una certa pigrizia nel fare le cose, mi aiuti a capire cosa ti accade?”-
Questi comportamenti sono alla base del saper comprendere, dove emergono abilità quali ascolto, dialogo ed empatia prima di tutto per le persone. Poi viene l’analisi logica dei fatti che le rappresentano.
Se proviamo a immaginarlo, il termine ‘comprendere’ potrebbe assomigliare ad un vasto oceano senza confini, morbido e lento nei suoi moti ondosi.
‘Capire’ e ‘comprendere’ sono e rimangono sinonimi nella generalità dei casi, tocca a noi saper cogliere le sfumature dell’uno e dell’altro e sceglierne i significati che meglio si addicono alle circostanze.