L'abbandono è un momento molto forte e causa di grande stress psicofisico, è un trauma che deve essere elaborato.
Dal punto di vista psicologico la perdita di un partner viene paragonata all'esperienza del "lutto" (dal latino luctus=pianto e lugere=piagere), è una reazione emozionale che si sperimenta quando si perde una persona importante e significativa della nostra vita.
Non è possibile amare qualcuno e perderlo senza provare dolore nel sentirsi mancare quell'affetto che ci faceva stare bene.
L'abbandono, come il lutto, è una ferita il cui processo di cicatrizzazione richiede tempo e fatica. A differenza del lutto vero e proprio, dove la persona amata viene a mancare per cause naturali, la perdita per separazione volontaria richiede l'elaborazione del vivere senza l'altra persona in modo indipendente.
Per questa dinamica si scatenano dentro alla persona una serie di emozioni molto forti, come la rabbia, l'impotenza, la gelosia...ed a livello psico-fisico vi è una fase di disturbo stressante notevole, che può manifestarsi in diverse forme (ansia, spossatezza, depressione, cefalee, abbassamento delle difese immunitarie...).
Il lutto da separazione può durare molto tempo, a seconda della capacità della persona di elaborare e reagire alla nuova situazione, ma la non accettazione crea più danni e prolunga la sofferenza.
Quando la relazione finisce, l'obiettivo principale dovrebbe essere quello di riuscire a convertire la "reazione-frustrazione" in "reazione-attiva", cioè:
- concedersi un giusto periodo di "lutto", un tempo opportuno per poter elaborare il trauma dell'abbandono;
- cercare di evitare i sentimenti di colpa che si scatenano verso se stessi (non sono stato in grado di...) e verso l'altro (non mi ha mai dato...), ma cercare di capire ed apprendere dalla dinamica verificatasi;
- affrontare il dolore ed accettarlo piuttosto che lasciarsi travolgere da esso e non aver rispetto per se stessi (autodistruzione), capendo che il dolore è un fondamentale passaggio per elaborare ed evolversi in modo migliore, imparando dai nostri errori;
- vivere questo tempo come un'occasione di rinnovamento e non di "fine", è un periodo di "riassestamento", una volta cicatrizzata la ferita torneremo a vivere migliori di prima, con una conoscenza più profonda di noi stessi (esperienza), che ci aiuterà se l'avremo elaborata bene.
In queste situazioni è bene non isolarsi, non pensare che nessuno ci può capire, comprendere, perchè ognuno di noi può vivere prima o poi delle situazioni similari e spesso parlarne e confrontarsi può essere illuminante per capire delle cose che non avremmo mai pensato rimanendo in silenzio nel nostro dolore.
Non avere timore ne vergogna di rivolgersi ad un terapeuta professionista per ricevere aiuto se si capisce di averne bisogno, ci può aiutare ad impiegare meno tempo ad arrivare alla nostra riconquista della serenità o ad averne maggiore consapevolezza.
Lisa Zanella, studentessa e praticante di Naturopatia presso l'ass. A.N.E.A. ad indirizzo Bioenergetico ed Ambientale (op. moxibustione-coppettazione, massaggio, shiatsu, riflessologia plantare, reiki, radiestesia, radionica, terapia alimentare, floriterapia, aromaterapia, cristalloterapia, met. Kramer), ha frequentato il corso di "Training Mental Coach" nel 2011 e "Training Mentale e Apnea" 2010, frequenza incontri sulla "Comunicazione Empatica" dal 2011 con l'associazione S.T.E.P. Consapevole del Dott. Lorenzo Manfredini, attualmente frequenta l'Executive Master in Mental Training & Coaching.
Dal punto di vista psicologico la perdita di un partner viene paragonata all'esperienza del "lutto" (dal latino luctus=pianto e lugere=piagere), è una reazione emozionale che si sperimenta quando si perde una persona importante e significativa della nostra vita.
Non è possibile amare qualcuno e perderlo senza provare dolore nel sentirsi mancare quell'affetto che ci faceva stare bene.
L'abbandono, come il lutto, è una ferita il cui processo di cicatrizzazione richiede tempo e fatica. A differenza del lutto vero e proprio, dove la persona amata viene a mancare per cause naturali, la perdita per separazione volontaria richiede l'elaborazione del vivere senza l'altra persona in modo indipendente.
Per questa dinamica si scatenano dentro alla persona una serie di emozioni molto forti, come la rabbia, l'impotenza, la gelosia...ed a livello psico-fisico vi è una fase di disturbo stressante notevole, che può manifestarsi in diverse forme (ansia, spossatezza, depressione, cefalee, abbassamento delle difese immunitarie...).
Il lutto da separazione può durare molto tempo, a seconda della capacità della persona di elaborare e reagire alla nuova situazione, ma la non accettazione crea più danni e prolunga la sofferenza.
Quando la relazione finisce, l'obiettivo principale dovrebbe essere quello di riuscire a convertire la "reazione-frustrazione" in "reazione-attiva", cioè:
- concedersi un giusto periodo di "lutto", un tempo opportuno per poter elaborare il trauma dell'abbandono;
- cercare di evitare i sentimenti di colpa che si scatenano verso se stessi (non sono stato in grado di...) e verso l'altro (non mi ha mai dato...), ma cercare di capire ed apprendere dalla dinamica verificatasi;
- affrontare il dolore ed accettarlo piuttosto che lasciarsi travolgere da esso e non aver rispetto per se stessi (autodistruzione), capendo che il dolore è un fondamentale passaggio per elaborare ed evolversi in modo migliore, imparando dai nostri errori;
- vivere questo tempo come un'occasione di rinnovamento e non di "fine", è un periodo di "riassestamento", una volta cicatrizzata la ferita torneremo a vivere migliori di prima, con una conoscenza più profonda di noi stessi (esperienza), che ci aiuterà se l'avremo elaborata bene.
In queste situazioni è bene non isolarsi, non pensare che nessuno ci può capire, comprendere, perchè ognuno di noi può vivere prima o poi delle situazioni similari e spesso parlarne e confrontarsi può essere illuminante per capire delle cose che non avremmo mai pensato rimanendo in silenzio nel nostro dolore.
Non avere timore ne vergogna di rivolgersi ad un terapeuta professionista per ricevere aiuto se si capisce di averne bisogno, ci può aiutare ad impiegare meno tempo ad arrivare alla nostra riconquista della serenità o ad averne maggiore consapevolezza.
Lisa Zanella, studentessa e praticante di Naturopatia presso l'ass. A.N.E.A. ad indirizzo Bioenergetico ed Ambientale (op. moxibustione-coppettazione, massaggio, shiatsu, riflessologia plantare, reiki, radiestesia, radionica, terapia alimentare, floriterapia, aromaterapia, cristalloterapia, met. Kramer), ha frequentato il corso di "Training Mental Coach" nel 2011 e "Training Mentale e Apnea" 2010, frequenza incontri sulla "Comunicazione Empatica" dal 2011 con l'associazione S.T.E.P. Consapevole del Dott. Lorenzo Manfredini, attualmente frequenta l'Executive Master in Mental Training & Coaching.