Tra gli svariati motivi, e le tante giustificazioni, che ostruiscono i processi di cambiamento credo vi siano le resistenze e i baluardi difensivi per proteggersi di fronte alle possibilità di cambiare prospettiva. Spostare il punto di vista di ciò che vediamo. Stesse condizioni e situazioni, guardate con occhi diversi.
La mancanza di disponibilità a cambiare prospettiva è tra le resistenze maggiori che ho incontrato sinora nell’attivare un qualsiasi processo di cambiamento. Mio malgrado, io ne sia un discreto rappresentante. Un cliente che ho seguito per diverso tempo un giorno mi ha detto:
“Sai Gianpiero, tu sei proprio uno che spiazza l’altro di posizione senza rendersi conto di quanto”.
“Sedersi” in un posto che non sentiamo il “nostro” a volte, ci costa enormi sforzi.
Una volta seduti ci sentiamo stranieri in terra straniera e stentiamo a riconoscere il luogo che prima c’era familiare.
Consideriamo un possibile cambio di prospettiva come una pericolosa perdita di dati acquisiti. Perdita che viviamo come un attacco mirato contro di noi costruendo conversazioni di questo tipo: Se non vedrò più le cose da quest’ punto di vista chissà che riuscirò mai a vedere?
Non vedrò e non disporrò più di quello che ritengo indispensabile per proseguire?
Lo spostamento di visuale rappresenta una minaccia non un aiuto, un nemico non un alleato.
Se il cambiamento, cercato o forzato, bussa alla nostra porta solo una cosa ci appare distintamente chiara: dobbiamo resistere con tenacia!
Mi oppongo all’onda di nuovi stimoli cercando di consolidare ciò che so, ciò che ho, ciò che faccio. Rafforzo così le fondamenta di quella che credo essere una parte sicura della mia’ identità.
Questione d'interpretazioni senza dubbio.
Ma sarà proprio vero che cambiare di prospettiva significa perdere?
Quando ho percorso un intenso Training Trasformazionale in California il Trainer che più scuoteva l’aula quando m vedeva impantanato nel resistere, mi sussurrava, dear Gianpiero:
"Sai che il più grande nemico d'ogni forma d'apprendimento è ciò che già sappiamo.
Non possiamo negare ciò che sappiamo, ma possiamo, trasformarne la relazione, spostandoci così verso nuove opportunità e possibilità sino al quel momento sconosciuto ”.
L’ho realmente integrato e capito solo a fine percorso. (Sigh, meglio tardi che mai).
Mi piace questa sua citazione e porla come un tassello nel cambiamento.
Una sorta di stand-by delle nostre convinzioni, (non mi riferisco a principi e valori di riferimento ), del nostro modo d'interpretare ciò in cui crediamo e viviamo.
Questo cambio anche solo momentaneo della nostra visuale del mondo non ci deruba di ciò in cui crediamo, o di ciò che sappiamo, ma lo depone in una zona metaforicamente neutra.
Saremo poi a noi decidere se quello che di nuovo ci è apparso cambiando angolazione è più valido rispetto a quel che vedevamo, e se potrà essere più funzionale per gli obiettivi che ci siamo posti e appagante per il nostro percorso di vita.
Potremo scegliere se considerarne un valore aggiunto, se sostituirlo, amalgamarlo, o tornare a ciò che sapevamo. La scelta che possiamo fare è la possibilità in più che grazie allo spostamento di prospettiva abbiamo acquisito, in termini d’esperienza e d’apprendimento.
Qualunque decisione prenderemo avremo conquistato molto probabilmente qualche spazio nuovo di libertà interiore.
Non posso certo dire se sarà meglio quando sarà diverso: ma posso dire: è necessario che cambi se deve migliorare.
G.C. Lichtemberg Libretto di consolazione
La mancanza di disponibilità a cambiare prospettiva è tra le resistenze maggiori che ho incontrato sinora nell’attivare un qualsiasi processo di cambiamento. Mio malgrado, io ne sia un discreto rappresentante. Un cliente che ho seguito per diverso tempo un giorno mi ha detto:
“Sai Gianpiero, tu sei proprio uno che spiazza l’altro di posizione senza rendersi conto di quanto”.
“Sedersi” in un posto che non sentiamo il “nostro” a volte, ci costa enormi sforzi.
Una volta seduti ci sentiamo stranieri in terra straniera e stentiamo a riconoscere il luogo che prima c’era familiare.
Consideriamo un possibile cambio di prospettiva come una pericolosa perdita di dati acquisiti. Perdita che viviamo come un attacco mirato contro di noi costruendo conversazioni di questo tipo: Se non vedrò più le cose da quest’ punto di vista chissà che riuscirò mai a vedere?
Non vedrò e non disporrò più di quello che ritengo indispensabile per proseguire?
Lo spostamento di visuale rappresenta una minaccia non un aiuto, un nemico non un alleato.
Se il cambiamento, cercato o forzato, bussa alla nostra porta solo una cosa ci appare distintamente chiara: dobbiamo resistere con tenacia!
Mi oppongo all’onda di nuovi stimoli cercando di consolidare ciò che so, ciò che ho, ciò che faccio. Rafforzo così le fondamenta di quella che credo essere una parte sicura della mia’ identità.
Questione d'interpretazioni senza dubbio.
Ma sarà proprio vero che cambiare di prospettiva significa perdere?
Quando ho percorso un intenso Training Trasformazionale in California il Trainer che più scuoteva l’aula quando m vedeva impantanato nel resistere, mi sussurrava, dear Gianpiero:
"Sai che il più grande nemico d'ogni forma d'apprendimento è ciò che già sappiamo.
Non possiamo negare ciò che sappiamo, ma possiamo, trasformarne la relazione, spostandoci così verso nuove opportunità e possibilità sino al quel momento sconosciuto ”.
L’ho realmente integrato e capito solo a fine percorso. (Sigh, meglio tardi che mai).
Mi piace questa sua citazione e porla come un tassello nel cambiamento.
Una sorta di stand-by delle nostre convinzioni, (non mi riferisco a principi e valori di riferimento ), del nostro modo d'interpretare ciò in cui crediamo e viviamo.
Questo cambio anche solo momentaneo della nostra visuale del mondo non ci deruba di ciò in cui crediamo, o di ciò che sappiamo, ma lo depone in una zona metaforicamente neutra.
Saremo poi a noi decidere se quello che di nuovo ci è apparso cambiando angolazione è più valido rispetto a quel che vedevamo, e se potrà essere più funzionale per gli obiettivi che ci siamo posti e appagante per il nostro percorso di vita.
Potremo scegliere se considerarne un valore aggiunto, se sostituirlo, amalgamarlo, o tornare a ciò che sapevamo. La scelta che possiamo fare è la possibilità in più che grazie allo spostamento di prospettiva abbiamo acquisito, in termini d’esperienza e d’apprendimento.
Qualunque decisione prenderemo avremo conquistato molto probabilmente qualche spazio nuovo di libertà interiore.
Non posso certo dire se sarà meglio quando sarà diverso: ma posso dire: è necessario che cambi se deve migliorare.
G.C. Lichtemberg Libretto di consolazione