In piedi davanti al pubblico, in silenzio, nell’immobilità, nella neutralità … Il momento più alto ed intenso che ha la capacità di generare o spegnere. Quelle pause che racchiudono ed esaltano il valore del contenuto o di ciò che verrà. Lo spazio e il tempo dentro cui tutto può accadere. Dove inizio e fine s’inseguono e si toccano nella loro circolarità. Il punto dove l’energia si raccoglie e sopra cui tutto si raddensa caricato per scattare come quei pupazzi a molla dentro la scatola.
La serenità di poter essere e poter stare davanti agli altri e di lasciar parlare il silenzio. Acquietare la vocina interiore che si chiede: “chissà cosa pensano?” “Cosa devo dire?” “Farò bene?” “Per quanto a lungo dovrò tenere?”. Solo sorridere e respirare. Sentirne il piacere e non avere tensione. Avere la consapevolezza che un minimo suono o gesto possa far gravitare l’attenzione di chi osserva. Raggiungere questo livello di presenza significa poter risaltare ogni variazione. Racchiude la totipotenza del possibile, il rumore più forte che un singolo possa esprimere tra la gente. Il dominio di sé per controllare la situazione. Un punto d’arrivo.
Controllo, controllo, controllo... è ciò che ingenuamente cercavo e di cui pensavo avere bisogno. Un atto di forza per gestirmi davanti agli altri. Solo che con la forza i risultati sono stati piuttosto sconfortanti: più confusione, più rigidità, più sudore, più tremori, più ansia...
Allora lo schema si mette in discussione e si cerca un’altra via:
sto imparando che per trovare il silenzio posso cantare, sto imparando che per respirare posso sperimentare l'apnea, che per avere consapevolezza devo rallentare, segmentare; sto imparando che per trovare il silenzio devo ascoltare, sto imparando che per trovare l'immobilità posso ballare, che per non avere paura posso osare, che per non temere il vuoto mi ci devo lanciare. Ho capito che per controllare devo perdere il controllo.
Ma a questo punto il controllo diventa così inutile ed effimero...
Le priorità si configurano in altro modo. La prospettiva si sposta. Andando verso l'opposto è possibile comprendere, trasformare e cambiare. Integrare gli opposti per crescere.
Anche se trovo diversi aspetti da smussare, questo è il mio percorso personale che continua ad evolvere… ma anche quello che cerco di suscitare in chi mi sta intorno.
La serenità di poter essere e poter stare davanti agli altri e di lasciar parlare il silenzio. Acquietare la vocina interiore che si chiede: “chissà cosa pensano?” “Cosa devo dire?” “Farò bene?” “Per quanto a lungo dovrò tenere?”. Solo sorridere e respirare. Sentirne il piacere e non avere tensione. Avere la consapevolezza che un minimo suono o gesto possa far gravitare l’attenzione di chi osserva. Raggiungere questo livello di presenza significa poter risaltare ogni variazione. Racchiude la totipotenza del possibile, il rumore più forte che un singolo possa esprimere tra la gente. Il dominio di sé per controllare la situazione. Un punto d’arrivo.
Controllo, controllo, controllo... è ciò che ingenuamente cercavo e di cui pensavo avere bisogno. Un atto di forza per gestirmi davanti agli altri. Solo che con la forza i risultati sono stati piuttosto sconfortanti: più confusione, più rigidità, più sudore, più tremori, più ansia...
Allora lo schema si mette in discussione e si cerca un’altra via:
sto imparando che per trovare il silenzio posso cantare, sto imparando che per respirare posso sperimentare l'apnea, che per avere consapevolezza devo rallentare, segmentare; sto imparando che per trovare il silenzio devo ascoltare, sto imparando che per trovare l'immobilità posso ballare, che per non avere paura posso osare, che per non temere il vuoto mi ci devo lanciare. Ho capito che per controllare devo perdere il controllo.
Ma a questo punto il controllo diventa così inutile ed effimero...
Le priorità si configurano in altro modo. La prospettiva si sposta. Andando verso l'opposto è possibile comprendere, trasformare e cambiare. Integrare gli opposti per crescere.
Anche se trovo diversi aspetti da smussare, questo è il mio percorso personale che continua ad evolvere… ma anche quello che cerco di suscitare in chi mi sta intorno.