
Anni fa, da responsabile di un’azienda con 45 persone assunte, succedeva spesso che a fine turno alcuni dipendenti mi chiedessero se potevano andare a casa. La mia risposta era sempre una per tutti, al di là del ruolo o dell’anzianità: “ Sei a posto con la coscienza?”, lasciando a ciascuno la riflessione di quanto fatto.
E se qualcuno rispondeva che la conclusione del turno di lavoro non gli aveva dato possibilità di concludere la mansione, lo invitavo a portare a termine quanto previsto e di timbrare il “cartellino” alla fine per non perdere la giusta retribuzione.
Sono stato rispettato, quanto ho rispettato tutti i loro. Sempre.
Eppure quando mi confrontavo con me stesso, la pagina bianca della mia vita rimaneva tale. I pensieri rimanevano concretamente nella mia testa e non si traducevano in parole.
Pagina bianca, non mi spaventi più. Il racconto della mia vita e delle emozioni scorre lentamente , sgorgando dal profondo della mia anima. Come ruscello di frizzante euforia, curioso di contaminarsi con altre parole, altre anime e altre avventure.
E se qualcuno rispondeva che la conclusione del turno di lavoro non gli aveva dato possibilità di concludere la mansione, lo invitavo a portare a termine quanto previsto e di timbrare il “cartellino” alla fine per non perdere la giusta retribuzione.
Sono stato rispettato, quanto ho rispettato tutti i loro. Sempre.
Eppure quando mi confrontavo con me stesso, la pagina bianca della mia vita rimaneva tale. I pensieri rimanevano concretamente nella mia testa e non si traducevano in parole.
Pagina bianca, non mi spaventi più. Il racconto della mia vita e delle emozioni scorre lentamente , sgorgando dal profondo della mia anima. Come ruscello di frizzante euforia, curioso di contaminarsi con altre parole, altre anime e altre avventure.