In questi giorni leggo cose che mi fanno pensare in che modo ognuno di noi vede il mondo. Mi riferisco al modo di pensare, di osservare i fatti, le persone, il mondo che ci circonda senza filtri eccessivi.
Il nostro giudizio è un primo macro filtro viziato dalla nostra esperienza di vita, la nostra cultura, la nostra educazione. Vi è tuttavia un limite, a mio avviso, ancora più significativo che ci allontana o ci avvicina alle perone o alle situazioni: i confini.
Trovo che questa parola descriva in modo evidente, la qualità di come ci poniamo di fronte alle situazioni o alle persone.
Il confine può essere una virtù che ci aiuta a mantenere quelle distanze verbali, culturali, comportamentali che nelle situazioni più disparate ci evitano invadenze, ci consente di rispettare il nostro interlocutore, di essere delicati in quelle circostanze in cui un nostro gesto potrebbe essere inopportuno.
Ma il limite del confine qual è?
Trovo che il nostro confine maggiore sia quello mentale, legato alle nostre credenze, ai giudizi affrettati senza verificare se in effetti il nostro pensiero è davvero un costrutto vicino alla realtà. La paura della diversità di qualsiasi natura è un confine, gli ideali non legati al senso di realtà, i dogmi, l’ignoranza, la mancanza di curiosità sono confini. Credo che la conoscenza, la voglia di farsi domande e capire i perché delle cose, non abbatte i confini nella nostra mente ma li ampli sempre di più, allargando il nostro bagaglio culturale, rendendo più ampia la visione delle cose dentro di noi rispetto alla realtà che ci circonda.
Io credo che allargare i nostri orizzonti non ci rende uomini migliori, ci da l’opportunità di vedere la realtà più la, più lontano, per trasformare un limite in una virtù, per cogliere le sfumature o per accettare qualcosa o qualcuno che non è come noi senza necessariamente snaturarci.
Sono convinto che avere orizzonti lontani ci dia delle opportunità di arricchimento, dove la nostra mente ha la possibilità di respirare con respiri profondi ossigenando la curiosità e la fonte del sapere.
Il nostro giudizio è un primo macro filtro viziato dalla nostra esperienza di vita, la nostra cultura, la nostra educazione. Vi è tuttavia un limite, a mio avviso, ancora più significativo che ci allontana o ci avvicina alle perone o alle situazioni: i confini.
Trovo che questa parola descriva in modo evidente, la qualità di come ci poniamo di fronte alle situazioni o alle persone.
Il confine può essere una virtù che ci aiuta a mantenere quelle distanze verbali, culturali, comportamentali che nelle situazioni più disparate ci evitano invadenze, ci consente di rispettare il nostro interlocutore, di essere delicati in quelle circostanze in cui un nostro gesto potrebbe essere inopportuno.
Ma il limite del confine qual è?
Trovo che il nostro confine maggiore sia quello mentale, legato alle nostre credenze, ai giudizi affrettati senza verificare se in effetti il nostro pensiero è davvero un costrutto vicino alla realtà. La paura della diversità di qualsiasi natura è un confine, gli ideali non legati al senso di realtà, i dogmi, l’ignoranza, la mancanza di curiosità sono confini. Credo che la conoscenza, la voglia di farsi domande e capire i perché delle cose, non abbatte i confini nella nostra mente ma li ampli sempre di più, allargando il nostro bagaglio culturale, rendendo più ampia la visione delle cose dentro di noi rispetto alla realtà che ci circonda.
Io credo che allargare i nostri orizzonti non ci rende uomini migliori, ci da l’opportunità di vedere la realtà più la, più lontano, per trasformare un limite in una virtù, per cogliere le sfumature o per accettare qualcosa o qualcuno che non è come noi senza necessariamente snaturarci.
Sono convinto che avere orizzonti lontani ci dia delle opportunità di arricchimento, dove la nostra mente ha la possibilità di respirare con respiri profondi ossigenando la curiosità e la fonte del sapere.