Quando ci orientiamo verso una professione, sia essa coaching, counseling o consulenza professionale, abbiamo in mano una certificazione di diploma o laurea rilasciati da enti pubblici, scuole o università.
Con quelle certificazioni iniziamo una formazione professionale di un anno (coaching) o tre anni (counseling) che attesta la realizzazione di un percorso specialistico nelle relazioni di ‘aiuto’, sportive o aziendali.
E questo è di norma ciò che sappiamo.
La differenza tra un diploma/laurea riconosciuto dallo stato e un attestato di coaching, counseling o consulenza riconosciuto da una associazione promotrice della formazione (Esempio STEP) e da associazioni professionali di categoria (vedi SICOOL, ASI, CONFASSOCIAZIONI, altre) ), è un bollino di qualità dato dallo stato, da una parte, e un adeguamento alle regole europee del libero mercato delle professioni, dall’altra.
Il tema, per inciso, riguarda centinaia di libere professioni ed è regolamentata dalla legge 4/2013, che consiglio di leggere.
Mentre i titoli rilasciati dallo stato hanno una identità riconoscibile, gli attestati rilasciati dalle associazioni promotrici hanno bisogno di identificare programmi e materie, conoscenze e competenze specifiche, monte ore di formazione e aggiornamenti continui. Ma soprattutto hanno bisogno di stimolare negli operatori delle nuove professioni un senso di identità e di scelta di come si vuole essere percepiti nei confronti di un potenziale fruitore.
Con il percorso effettuato, una formazione continua, un consenso informato e un’assicurazione, si costruisce un mondo, si diventa chiari a se stessi e all’utente. Questo processo lo garantisce un Ente terzo, una associazione professionale di categoria (Vedi SICOOL) che si prende la responsabilità penale e civile di dire tre cose: ‘hai il diploma per esercitare ciò che dichiari di svolgere, lo mantieni aggiornato annualmente (minimo 50 ore - 45 ore nelle tue aree di competenza specifiche e 5 ore di restituzione di competenze professionali generali) e hai una assicurazione che tutela te e l’utente’.
Tutto questo rappresenta una opportunità per attivare valore dalle competenze maturate e rispondere ai bisogni di un’utenza che chiede umanità e professionalità.
Con quelle certificazioni iniziamo una formazione professionale di un anno (coaching) o tre anni (counseling) che attesta la realizzazione di un percorso specialistico nelle relazioni di ‘aiuto’, sportive o aziendali.
E questo è di norma ciò che sappiamo.
La differenza tra un diploma/laurea riconosciuto dallo stato e un attestato di coaching, counseling o consulenza riconosciuto da una associazione promotrice della formazione (Esempio STEP) e da associazioni professionali di categoria (vedi SICOOL, ASI, CONFASSOCIAZIONI, altre) ), è un bollino di qualità dato dallo stato, da una parte, e un adeguamento alle regole europee del libero mercato delle professioni, dall’altra.
Il tema, per inciso, riguarda centinaia di libere professioni ed è regolamentata dalla legge 4/2013, che consiglio di leggere.
Mentre i titoli rilasciati dallo stato hanno una identità riconoscibile, gli attestati rilasciati dalle associazioni promotrici hanno bisogno di identificare programmi e materie, conoscenze e competenze specifiche, monte ore di formazione e aggiornamenti continui. Ma soprattutto hanno bisogno di stimolare negli operatori delle nuove professioni un senso di identità e di scelta di come si vuole essere percepiti nei confronti di un potenziale fruitore.
Con il percorso effettuato, una formazione continua, un consenso informato e un’assicurazione, si costruisce un mondo, si diventa chiari a se stessi e all’utente. Questo processo lo garantisce un Ente terzo, una associazione professionale di categoria (Vedi SICOOL) che si prende la responsabilità penale e civile di dire tre cose: ‘hai il diploma per esercitare ciò che dichiari di svolgere, lo mantieni aggiornato annualmente (minimo 50 ore - 45 ore nelle tue aree di competenza specifiche e 5 ore di restituzione di competenze professionali generali) e hai una assicurazione che tutela te e l’utente’.
Tutto questo rappresenta una opportunità per attivare valore dalle competenze maturate e rispondere ai bisogni di un’utenza che chiede umanità e professionalità.