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'Noi stiamo alla nostra vita come l'umanità sta all'esistenza' di Carlo Chechi

4/5/2017

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Chi siamo? Che senso ha la nostra esistenza? Perché siamo coscienti di essere coscienti? Dove risiede la coscienza?
 
“Tu sei una parola, il simbolo di un'idea.
Se riesci a scorgere l'idea dietro il simbolo Tu conosci l'Anima, ovvero la realtà della manifestazione che appare come UomoDonna” – Io Sono, Conte di Saint Germain.

Se la parola è un modo di esprimersi e noi siamo parole allora l'intera Esistenza è pura espressione.
Noi potremmo essere canali attraverso i quali l'Idea si manifesta all'esterno dando vita al mondo degli uomini.
C'è stato un momento in cui però ci siamo persi.
Ci siamo dimenticati che noi non siamo gli artefici del Mondo in cui viviamo, quello vero, fatto di terra, alberi, fiumi, ghiacciai, mari e deserti, un Mondo che esiste da molto tempo prima di noi.
Ci siamo macchiati di arroganza e presunzione nel credere di sottomettere qualcosa di antico e potente. Abbiamo creduto di poter soggiogare il nostro stesso SE per scopi futili e materiali e così alimentare quello che alcuni definiscono Ego o personalità.

Siamo dunque la nostra personalità? Ne siamo plasmati?
La personalità è polvere, mutevole, transitoria.

Nel momento in cui lasceremo questa forma cosa ne sarà di essa? Cosa rimarrà?
Essa si dissolverà come nubi in un cielo sconfinato e rimarrà allora solo il blu profondo, oso dire la nostra coscienza.

Può essere dunque la coscienza il SE impersonale che tutto pervade e plasma? Colui che tramite ogni essere vivente da luogo alla manifestazione di un'Idea?
Non sto ovviamente parlando ne di religioni ne di Dio per come lo conosciamo, sto parlando di un concetto talmente impalpabile da essere spazzato via dallo sbocciare di una rosa.

“Io non sono la mia personalità, non sono le mie idee, non sono le mie credenze, Io Sono.”

Essere stati presenti al seminario sulle Neuroscienze del Prof. Angelo Gemignani dell'università di Pisa é stato meraviglioso.
Gemignani ci ha illustrato le ultime ricerche sperimentali e scoperte in un campo ancora molto misterioso, temi come la coscienza, l'effetto della meditazione sul cervello, la respirazione, la consapevolezza e l'integrazione hanno aperto finestre molto luminose su un universo apparentemente senza confini.

'Integrazione'

 
Questa parola mi sta accompagnando spesso lungo il mio cammino.
L'integrazione presuppone interazione che a sua volta presuppone collaborazione.
Si parla adesso di un sistema integrato: cervello – corpo – ambiente.
Si parla anche dello stesso cervello come un insieme di interazioni, energetiche e non, che danno luogo a eventi che coinvolgono l'intero sistema. Si parla di Sincronicità.
Grazie ad una rete di collegamenti tra le varie regioni del cervello, tra neuroni, astrociti ecc.. avviene una comunicazione straordinariamente complessa ed una trasformazione continua della stessa struttura.
 Affascinante non credete?
Bene, adesso vi pongo una domanda: Cosa siamo, dove viviamo davvero?
Potremmo, noi individui, identificarci come “Cellule”?
Potrebbe, il nostro ambiente essere definito “Organismo”?
Se così fosse, stiamo collaborando per il bene dell'organismo nel quale viviamo?

Cellule : Organismo = Umani : Ambiente
La cultura soprattutto occidentale ci ha portati verso l'idea di individualità.

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Ci genera così l'idea di qualcosa che non può essere diviso. Come possiamo fonderci l'uno nell'altro se non possiamo dividerci? Come possiamo Dare se non possiamo separarci delle nostre “parti”?

Come possiamo amare?

Questo concetto ci ha portato inevitabilmente gli uni contro gli altri generando barriere, odio, vendetta, collera, desiderio ossessivo, ignoranza, denaro.
Vediamo tutto come attraverso un caleidoscopio ma notiamo solo i singoli frammenti anziché il mandala nel suo insieme.
Quando le cellule di un organismo si scontrano le une contro le altre cosa accade? Cancro.
Quando gli uomini si scontrano gli uno contro gli altri cosa accade? Guerra.
In entrambi i casi c'è una degenerazione che porta alla distruzione dell'organismo.
Il genere umano, derivante dalle scimmie, è probabilmente l'unico che ha sviluppato il complotto, la vendetta, il desiderio accecante. Leggetevi “Il lupo e il filosofo” di Mark Rowlands per capire cosa intendo dire.
​
Stiamo vivendo in un organismo malato di cancro da secoli abbiamo perso la nostra parte pura, animale.

Esiste allora una cura?

Per il mio modesto pensiero si. Forse la chiave è provare a “cambiare punto di osservazione” ma questo concetto implica il cambiamento ed il saper osservare.
Saper cambiare come l'acqua che se versata in un bicchiere o in un vaso ne assume le diverse forme ma che mantiene la sua essenza, sempre acqua rimane.
Saper osservare, ascoltare noi stressi e gli altri grazie a mezzi potenti come la meditazione.
Difficile? Certamente si!
Ma il mio incoraggiamento è di vivere nella positività, essere un po' più acqua e meno “esseri indivisibili”, che sanno adattarsi agli eventi, che accolgono che danno e amano.
 
Proviamo a vederci di più come cellule di un unico organismo
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