Ci sono momenti in cui prendere un foglio di carta e una penna e fermarsi, rappresenta un momento in cui il mondo, là fuori, scompare, come se qualcuno avesse spento i riflettori e tu ti trovi lì, davanti allo spazio bianco e i pensieri si accavallano.
E tu scegli, come se pescassi in una ciotola trasparente, tra tanti foglietti, quello che più "senti" vibrare in assonanza con le tue emozioni. Lo prendi simbolicamente e lo apri: dentro ci sono frasi non dette, sensazioni nascoste, travestite e mimetizzate, mentre il contorno si scolora, lentamente. Le riprendi, cerchi di darle una loro dignità, un loro posto e, così, le metti a sedere, spettatrici di un film che stai guardando soltanto tu.
Ti osservi e ti lasci andare. Prendi un bel respiro e ti affidi all'inchiostro, mentre lui scorre e va, come fuori controllo, ti lascia poco tempo per fermare la mano, per poi ricominciare a scivolare. Prendono forma parole, frasi e poi la punteggiatura si fa dura, appaiono punti di domanda e punti esclamativi che ti danno una sensazione di libertà non appena li lasci lì, a riposare sul foglio. Ti senti quasi meglio. Domande, rabbia, dolore e poi gioia, esultanza, amore, c'è di tutto! E chi lo avrebbe mai detto, che bastava scrivere, anziché tenere tutto là, in fondo. Ti stai guardando dentro, di stai de-scrivendo, quindi stai estraendo dalle tue parti più intime, universi di significati, non detti o mal celati, non custoditi, lì c'è tutto di te, ci sei tu. E poi rileggi a bassa voce e non ti riconosci e ti chiedi ‘Chi sta scrivendo al posto mio?’. Sei tu o, meglio, quella parte di te che ha deciso di aprire un dialogo con la sua anima, con quell'osservatore interiore che è sempre vigile, attivo, e non fa rumore, ma filtra, si riempie di tutto e tutti e spera che tu ti accorga di lui.
L'hai fatto, sei in connessione con la parte più profonda di te, con il tuo "io tessitore" che intreccia una trama fitta, ti appartiene, porta il tuo nome, ha il tuo volto. Sei tu, mentre narri la tua storia. E' la tua vita che si esprime, si arrotola e si costruisce, prende senso e ti chiede di averne cura, di portarla sempre con te, perché, come ogni buon libro, ti potrà servire, quando meno te lo aspetti. Lei è lì, vicina a una penna e un foglio bianco. Tutto quello che devi fare è far scorrere l'inchiostro e rimanere poi in ascolto: sembra facile non è così? Guardarsi dentro è il viaggio più complicato e affascinante: di che colore sarà il tuo diario di bordo?
Il pensiero autobiografico in un certo qual modo ci cura; ci fa sentire meglio attraverso il raccontarci e il raccontare che diventano quasi forme di liberazione e di ricongiungimento.
(Duccio Demetrio)
E tu scegli, come se pescassi in una ciotola trasparente, tra tanti foglietti, quello che più "senti" vibrare in assonanza con le tue emozioni. Lo prendi simbolicamente e lo apri: dentro ci sono frasi non dette, sensazioni nascoste, travestite e mimetizzate, mentre il contorno si scolora, lentamente. Le riprendi, cerchi di darle una loro dignità, un loro posto e, così, le metti a sedere, spettatrici di un film che stai guardando soltanto tu.
Ti osservi e ti lasci andare. Prendi un bel respiro e ti affidi all'inchiostro, mentre lui scorre e va, come fuori controllo, ti lascia poco tempo per fermare la mano, per poi ricominciare a scivolare. Prendono forma parole, frasi e poi la punteggiatura si fa dura, appaiono punti di domanda e punti esclamativi che ti danno una sensazione di libertà non appena li lasci lì, a riposare sul foglio. Ti senti quasi meglio. Domande, rabbia, dolore e poi gioia, esultanza, amore, c'è di tutto! E chi lo avrebbe mai detto, che bastava scrivere, anziché tenere tutto là, in fondo. Ti stai guardando dentro, di stai de-scrivendo, quindi stai estraendo dalle tue parti più intime, universi di significati, non detti o mal celati, non custoditi, lì c'è tutto di te, ci sei tu. E poi rileggi a bassa voce e non ti riconosci e ti chiedi ‘Chi sta scrivendo al posto mio?’. Sei tu o, meglio, quella parte di te che ha deciso di aprire un dialogo con la sua anima, con quell'osservatore interiore che è sempre vigile, attivo, e non fa rumore, ma filtra, si riempie di tutto e tutti e spera che tu ti accorga di lui.
L'hai fatto, sei in connessione con la parte più profonda di te, con il tuo "io tessitore" che intreccia una trama fitta, ti appartiene, porta il tuo nome, ha il tuo volto. Sei tu, mentre narri la tua storia. E' la tua vita che si esprime, si arrotola e si costruisce, prende senso e ti chiede di averne cura, di portarla sempre con te, perché, come ogni buon libro, ti potrà servire, quando meno te lo aspetti. Lei è lì, vicina a una penna e un foglio bianco. Tutto quello che devi fare è far scorrere l'inchiostro e rimanere poi in ascolto: sembra facile non è così? Guardarsi dentro è il viaggio più complicato e affascinante: di che colore sarà il tuo diario di bordo?
Il pensiero autobiografico in un certo qual modo ci cura; ci fa sentire meglio attraverso il raccontarci e il raccontare che diventano quasi forme di liberazione e di ricongiungimento.
(Duccio Demetrio)