Momo e' una ragazzina che arriva alla periferia di una grande citta' dove inizia la campagna e le case si fanno piu' modeste. Decide di vivere tra i ruderi di un piccolo anfiteatro, dentro ad un boschetto di pini.
Testa selvaggia e ricciuta, nera come la pece, non ha mai visto un pettine. Veste di una gonna e giacca maschile con tante tasche, che riempira' di storie e parole. Forse ha otto o dieci anni, ma dice ingenuamente di averne 100 o 102. E sa ascoltare come nessun altro.
Diventa indispensabile per il villaggio che la accoglie perche' Momo ascolta tutti senza dare consigli, ma con grandissima attenzione, occhi spalancati dall'interesse, sguardo sinceramente rivolto all'altro, senza fare domande. E con gli occhi sgombri ascolta gli indecisi e gli ingenui, che nel suo ascolto trovano pensieri nuovi e si orientano. Attraverso l'ascolto, nel villaggio vanno ormai tutti da Momo, ognuno ritrova il suo modo unico di essere, importantissimo, al mondo. Momo ascolta cani, gatti, grilli, i rospi, la pioggia e il vento tra gli alberi. E come in una grande sinfonia si concede di ascoltare anche la possente musica dell'universo di stelle.
Momo non propone giochi ai bambini e non ha idee speciali, si limita ad ascoltarli nel gioco con loro. I bambini hanno capito che da nessuna parte si gioca come da Momo.
I suoi due migliori amici, un vecchio taciturno e un giovane chiacchierone. Il veccho taciturno, Beppe lo spazzino, impiega due ore o a volte un giorno intero prima di riuscire a parlare, e solo Momo riesce ad aspettare tanto, perche' e' convinta che l'infelicita' del mondo nasce dai tristi frutti della fretta e dell'indecisione. Beppe lo spazzino si sfoga dicendo che quando lavora se alza la testa e vede tutta la strada che deve pulire, tutta insieme, pensa sempre che sia troppo lunga e che da sola una persona non ce la puo' fare. E allora si sforza di piu', gli viene la paura e resta senza fiato.
La strada e' sempre li' davanti e il lavoro da fare non sembra mai diminuire. Parlando a Momo realizza che pensando solo al passo successivo, al successivo respiro, al successivo gesto, passo dopo passo, fa tutta la strada senza accorgersene. E quando ogni tanto Momo svuotava le tasche dalle immagini che aveva cosi' raccolto, con i racconti delle persone, storie belle e brutte, interessanti e noiose, incerte e determinate, presuntuose e umili, visionarie o aride, quello che capitava, le immagini lasciate in liberta' tornavano alle loro origini scorrendo attraverso le acque della Terra.
Testa selvaggia e ricciuta, nera come la pece, non ha mai visto un pettine. Veste di una gonna e giacca maschile con tante tasche, che riempira' di storie e parole. Forse ha otto o dieci anni, ma dice ingenuamente di averne 100 o 102. E sa ascoltare come nessun altro.
Diventa indispensabile per il villaggio che la accoglie perche' Momo ascolta tutti senza dare consigli, ma con grandissima attenzione, occhi spalancati dall'interesse, sguardo sinceramente rivolto all'altro, senza fare domande. E con gli occhi sgombri ascolta gli indecisi e gli ingenui, che nel suo ascolto trovano pensieri nuovi e si orientano. Attraverso l'ascolto, nel villaggio vanno ormai tutti da Momo, ognuno ritrova il suo modo unico di essere, importantissimo, al mondo. Momo ascolta cani, gatti, grilli, i rospi, la pioggia e il vento tra gli alberi. E come in una grande sinfonia si concede di ascoltare anche la possente musica dell'universo di stelle.
Momo non propone giochi ai bambini e non ha idee speciali, si limita ad ascoltarli nel gioco con loro. I bambini hanno capito che da nessuna parte si gioca come da Momo.
I suoi due migliori amici, un vecchio taciturno e un giovane chiacchierone. Il veccho taciturno, Beppe lo spazzino, impiega due ore o a volte un giorno intero prima di riuscire a parlare, e solo Momo riesce ad aspettare tanto, perche' e' convinta che l'infelicita' del mondo nasce dai tristi frutti della fretta e dell'indecisione. Beppe lo spazzino si sfoga dicendo che quando lavora se alza la testa e vede tutta la strada che deve pulire, tutta insieme, pensa sempre che sia troppo lunga e che da sola una persona non ce la puo' fare. E allora si sforza di piu', gli viene la paura e resta senza fiato.
La strada e' sempre li' davanti e il lavoro da fare non sembra mai diminuire. Parlando a Momo realizza che pensando solo al passo successivo, al successivo respiro, al successivo gesto, passo dopo passo, fa tutta la strada senza accorgersene. E quando ogni tanto Momo svuotava le tasche dalle immagini che aveva cosi' raccolto, con i racconti delle persone, storie belle e brutte, interessanti e noiose, incerte e determinate, presuntuose e umili, visionarie o aride, quello che capitava, le immagini lasciate in liberta' tornavano alle loro origini scorrendo attraverso le acque della Terra.