“Emergendo verso la luce, respiro”
Acquerello 27x37; autrice Bortolami Alessia
Acquerello 27x37; autrice Bortolami Alessia
Qualche tempo fa partecipai, in veste di accompagnatore, ad una manifestazione artistica tenutasi nella splendida cornice di Piazza Duomo a Padova. In quel contesto ebbi modo di assistere ad un colloquio che mi affascinò moltissimo per le modalità di svolgimento e i contenuti espressi. Mi colpì al punto tale da portarmi a decidere di condividere qui, sia la descrizione di quanto successo sia le riflessioni conseguentemente suggeritemi.
Era ancora l’inizio della mattinata. Avevamo appena finito la disposizione dei quadri e stavamo gestendo gli ultimi dettagli come l’organizzazione del tavolo e la stabilità degli espositori messi a dura prova da improvvise quanto pericolose folate di vento.
Ad un certo punto si avvicinò una donna, la prima persona di quella mattina, che si diresse in modo deciso verso un dipinto raffigurante il volto di una ragazza che sta per affiorare dall’acqua. Dopo qualche istante di contemplazione girandosi verso mia moglie, autrice dell’opera, la donna formulò questa domanda:
“Mi racconta questa quadro?”
Una domanda di una forza dirompente.
L’artista, dopo un primo momento di piacevole stupore, iniziò a descrivere da dove le era nata l’ispirazione, come le era venuta l’idea, la storia della ragazza raffigurata, ciò che rappresentava, ciò che aveva provato nel dipingerla. Lesse alla donna le frasi che si era annotata dietro al quadro mentre lo realizzava cercando di fissare gli stati d’animo che emergevano.
Dall’altra parte la donna ascoltava molto attentamente, annuendo e confermando di capire le situazioni, le emozioni, immedesimandosi nel racconto.
Una sorta di balletto. Le due donne erano entrate in una dimensione di condivisione fortissima, creando per qualche momento una bolla di perfetta sintonia.
Dal canto mio, cercando di rimanere in un ruolo di osservatore discreto e rispettoso, ero ammaliato da quanto stava accadendo. Dalla forza che certe domande possono avere; dalla varietà dei canali comunicativi che le due donne stavano utilizzando in modo così evidente: verbale, para-verbale, non verbale; dall’attenzione reciproca; dalla sintonia. E oltre a questo emergevano le riflessioni sull’importanza di essere ascoltati, capiti, di chiedere e di poter raccontare le proprie storie perché possano diventare patrimonio anche di altri e con gli altri continuare a vivere o magari svilupparsi.
Ancora adesso, ripensando a quei momenti, posso percepire la forza e l’intensità di quello scambio di esperienze e mi convinco sempre più di quanto possa essere arricchente per tutti il porsi in relazione con tali modalità e non solo in contesti specifici come quelli di un colloquio professionale, ma in ogni situazione in cui due persone interagiscono tra di loro. Mi piace poter pensare che, progredendo nel mio percorso di formazione nel counseling, io riesca a realizzare questa condizione: non “semplicemente fare” il counselor, ma “essere” counselor per cogliere, ogni volta ve ne sia l’occasione, queste opportunità di intrecciare i fili di esperienze e tessere storie sempre più preziose.
Alla fine, la storia di quel quadro continuò con la donna che aveva deciso di portarlo via con lei, per lei o per altri con cui condividere le proprie emozioni, ma avendo regalato all’artista che lo aveva dipinto un altro momento magico di grandissima gratificazione.
Era ancora l’inizio della mattinata. Avevamo appena finito la disposizione dei quadri e stavamo gestendo gli ultimi dettagli come l’organizzazione del tavolo e la stabilità degli espositori messi a dura prova da improvvise quanto pericolose folate di vento.
Ad un certo punto si avvicinò una donna, la prima persona di quella mattina, che si diresse in modo deciso verso un dipinto raffigurante il volto di una ragazza che sta per affiorare dall’acqua. Dopo qualche istante di contemplazione girandosi verso mia moglie, autrice dell’opera, la donna formulò questa domanda:
“Mi racconta questa quadro?”
Una domanda di una forza dirompente.
L’artista, dopo un primo momento di piacevole stupore, iniziò a descrivere da dove le era nata l’ispirazione, come le era venuta l’idea, la storia della ragazza raffigurata, ciò che rappresentava, ciò che aveva provato nel dipingerla. Lesse alla donna le frasi che si era annotata dietro al quadro mentre lo realizzava cercando di fissare gli stati d’animo che emergevano.
Dall’altra parte la donna ascoltava molto attentamente, annuendo e confermando di capire le situazioni, le emozioni, immedesimandosi nel racconto.
Una sorta di balletto. Le due donne erano entrate in una dimensione di condivisione fortissima, creando per qualche momento una bolla di perfetta sintonia.
Dal canto mio, cercando di rimanere in un ruolo di osservatore discreto e rispettoso, ero ammaliato da quanto stava accadendo. Dalla forza che certe domande possono avere; dalla varietà dei canali comunicativi che le due donne stavano utilizzando in modo così evidente: verbale, para-verbale, non verbale; dall’attenzione reciproca; dalla sintonia. E oltre a questo emergevano le riflessioni sull’importanza di essere ascoltati, capiti, di chiedere e di poter raccontare le proprie storie perché possano diventare patrimonio anche di altri e con gli altri continuare a vivere o magari svilupparsi.
Ancora adesso, ripensando a quei momenti, posso percepire la forza e l’intensità di quello scambio di esperienze e mi convinco sempre più di quanto possa essere arricchente per tutti il porsi in relazione con tali modalità e non solo in contesti specifici come quelli di un colloquio professionale, ma in ogni situazione in cui due persone interagiscono tra di loro. Mi piace poter pensare che, progredendo nel mio percorso di formazione nel counseling, io riesca a realizzare questa condizione: non “semplicemente fare” il counselor, ma “essere” counselor per cogliere, ogni volta ve ne sia l’occasione, queste opportunità di intrecciare i fili di esperienze e tessere storie sempre più preziose.
Alla fine, la storia di quel quadro continuò con la donna che aveva deciso di portarlo via con lei, per lei o per altri con cui condividere le proprie emozioni, ma avendo regalato all’artista che lo aveva dipinto un altro momento magico di grandissima gratificazione.