Quanti di noi hanno sentito questo termine usato con i più svariati significati e ‘istruzioni d’uso’?
Cos’è la ‘meditazione’ o pratica meditativa? Quanti tipi di pratiche si conoscono? A cosa serve?
Non ho risposte su tutto, ma facendone esperienza, posso dire che ‘meditare’ è un atto molto personale e intimo, con minimi comuni denominatori simili tra le varie pratiche, ma con specificità molto soggettive per ciascuno di noi in base all’approccio e alla tecnica scelta.
La meditazione ha origini nelle terre d’Oriente, si è sviluppata dapprima in ambito spirituale e filosofico, come ‘mantra’ o ‘preghiera’ religiosa, poi la tecnica si è evoluta e diffusa fino ad arrivare in Occidente, per essere declinata nella vita di tutti i giorni come strumento di attenzione della mente e diventare oggetto di studi in vari campi tra cui quello delle Neuroscienze moderne.
Tra le principali pratiche contemplative oggi si parla di meditazione ‘Zen’ ‘Mindfulness’, ‘Trascendentale’, del Buddha Shakyamuni, di Osho e tante altre.
Ci sono poi molti percorsi personali che esulano dalle filosofie principali, di cui la meditazione è strumento per approfondire i lati più intimi e sconosciuti di noi stessi. Sia che si reciti un ‘mantra’ sia che si pratichi in silenzio, l’obiettivo principale è quello di allenarsi alla consapevolezza di se stessi e della realtà attraverso la calma del pensiero.
Per l’idea che mi sono fatta praticandola, la meditazione è un modo di ‘pensare altrimenti’, cioè diverso dall’attività ordinaria della nostra mente, perché tende a silenziare il chiacchierio usuale di sottofondo dei pensieri automatici che dominano le nostre giornate.
Quando si raggiunge lo stato mentale in cui il dialogo superficiale viene interrotto, si sperimenta la calma, il corpo tende a rilassarsi, il battito del cuore rallenta, il respiro si fa più morbido e fluido. Si può trarne una sensazione di benessere generale.
Ma la parte più interessante ai fini della consapevolezza la si sperimenta nel silenzio del pensiero ordinario, quando si attiva una parte di noi più profonda, generatrice di nuovi stimoli, idee e risorse utili per la nostra quotidianità e in senso più ampio per la nostra crescita e realizzazione.
Io dico, quando hai un problema, non pensarci su ma ‘riflettici’ su, ossia smetti di far parlare la mente e affida la soluzione alla meditazione. Non serve troppa tecnica, ma allenamento costante.
Si può meditare a casa seduti comodi, sdraiati con una leggera musica rilassante di sottofondo o facendo una camminata all’aria aperta a contatto con la natura; l’importante è mettersi in ascolto del nostro respiro e iniziare a lasciare andare le catene dei soliti pensieri per dare spazio al nuovo e al meglio di noi stessi.
Cos’è la ‘meditazione’ o pratica meditativa? Quanti tipi di pratiche si conoscono? A cosa serve?
Non ho risposte su tutto, ma facendone esperienza, posso dire che ‘meditare’ è un atto molto personale e intimo, con minimi comuni denominatori simili tra le varie pratiche, ma con specificità molto soggettive per ciascuno di noi in base all’approccio e alla tecnica scelta.
La meditazione ha origini nelle terre d’Oriente, si è sviluppata dapprima in ambito spirituale e filosofico, come ‘mantra’ o ‘preghiera’ religiosa, poi la tecnica si è evoluta e diffusa fino ad arrivare in Occidente, per essere declinata nella vita di tutti i giorni come strumento di attenzione della mente e diventare oggetto di studi in vari campi tra cui quello delle Neuroscienze moderne.
Tra le principali pratiche contemplative oggi si parla di meditazione ‘Zen’ ‘Mindfulness’, ‘Trascendentale’, del Buddha Shakyamuni, di Osho e tante altre.
Ci sono poi molti percorsi personali che esulano dalle filosofie principali, di cui la meditazione è strumento per approfondire i lati più intimi e sconosciuti di noi stessi. Sia che si reciti un ‘mantra’ sia che si pratichi in silenzio, l’obiettivo principale è quello di allenarsi alla consapevolezza di se stessi e della realtà attraverso la calma del pensiero.
Per l’idea che mi sono fatta praticandola, la meditazione è un modo di ‘pensare altrimenti’, cioè diverso dall’attività ordinaria della nostra mente, perché tende a silenziare il chiacchierio usuale di sottofondo dei pensieri automatici che dominano le nostre giornate.
Quando si raggiunge lo stato mentale in cui il dialogo superficiale viene interrotto, si sperimenta la calma, il corpo tende a rilassarsi, il battito del cuore rallenta, il respiro si fa più morbido e fluido. Si può trarne una sensazione di benessere generale.
Ma la parte più interessante ai fini della consapevolezza la si sperimenta nel silenzio del pensiero ordinario, quando si attiva una parte di noi più profonda, generatrice di nuovi stimoli, idee e risorse utili per la nostra quotidianità e in senso più ampio per la nostra crescita e realizzazione.
Io dico, quando hai un problema, non pensarci su ma ‘riflettici’ su, ossia smetti di far parlare la mente e affida la soluzione alla meditazione. Non serve troppa tecnica, ma allenamento costante.
Si può meditare a casa seduti comodi, sdraiati con una leggera musica rilassante di sottofondo o facendo una camminata all’aria aperta a contatto con la natura; l’importante è mettersi in ascolto del nostro respiro e iniziare a lasciare andare le catene dei soliti pensieri per dare spazio al nuovo e al meglio di noi stessi.