Se rifletto su quello che ero prima di avvicinarmi al teatro ho applicato, metaforicamente, un approccio alla vita tipo Ikea: istruzioni, compiti, strumenti, obiettivi. Iniziavo da A per arrivare in ordine a Z.
Concludevo fieramente il mio mobiletto di turno seguendo un processo definito. Al pari nella mia quotidianità svolgevo diligentemente le mie routine: lavoro per trarre guadagno, lo sport per tenermi in forma, gli amici per la compagnia e le distrazioni, i tanti corsi per accumulare conoscenze. Sempre ragionato e controllato.
Non voglio estremizzare e nemmeno banalizzare, ma alla fine tutto mi risultava piuttosto lineare, automatico, all’interno di una cornice: stessi comportamenti e reazioni conformi. Anche dal punto di vista emotivo il range risultava alquanto ridotto. In un certo senso mi uniformavo e appiattivo. Replicavo i modelli anche davanti alle novità. Forse più di tutto mi nascondevo, mi ritiravo. Un circolo vizioso fatto di sicurezze che ha risucchiato i colori della mia persona.
Attraverso il teatro, invece, ho cercato di svoltare, di cambiare paradigma, di mettermi al centro, sotto la luce, per potermi manifestare.
Il teatro per sua natura è indiretto e per questo scardina le difese. Dietro la finzione matura la verità. Dietro all'individualità c’è l'unione del gruppo. Sotto l'artifizio c'è il sentire.
In un primo momento si cerca il controllo, ma per riuscire è necessario lasciarsi andare. Non sono le parole a tracciare i legami bensì i contatti, l’empatia, le riflessioni su di sé condivise.
In questo modo il mio approccio, seguendo la metafora, si è avvicinato ai lego: un insieme di mattoncini tutti diversi per forma, peculiarità che possono aiutare a creare ogni volta qualcosa di diverso. Con i lego si può creare di tutto, le associazioni risultano infinite, si può smontare una costruzione e ripartire, ogni volta ne esce un’espressione originale. Si crea qualcosa che non c’è.
In pratica chiedo a me stesso di essere flessibile, di rispondere in maniera diversa agli stimoli. Concedo maggior spazio alla mia creatività e per questo accendo le intuizioni. Prendo confidenza e mi affido. È un modo di aprirmi, di ampliare lo spettro, di cogliermi e di cogliere. Aumenta così la curiosità e la voglia di tentare nuove strade.
La mappa si allarga, approfondisco i miei temi e acquisisco nuove capacità. Uno STEP alla volta.
Se ti può interessare tutto questo … vieni a conoscerci alla
Presentazione di mercoledì 31/10 alle ore 21.00
Presso UP STEP in Viale Po, 3 a Ferrara
Riccardo Manfredini
Concludevo fieramente il mio mobiletto di turno seguendo un processo definito. Al pari nella mia quotidianità svolgevo diligentemente le mie routine: lavoro per trarre guadagno, lo sport per tenermi in forma, gli amici per la compagnia e le distrazioni, i tanti corsi per accumulare conoscenze. Sempre ragionato e controllato.
Non voglio estremizzare e nemmeno banalizzare, ma alla fine tutto mi risultava piuttosto lineare, automatico, all’interno di una cornice: stessi comportamenti e reazioni conformi. Anche dal punto di vista emotivo il range risultava alquanto ridotto. In un certo senso mi uniformavo e appiattivo. Replicavo i modelli anche davanti alle novità. Forse più di tutto mi nascondevo, mi ritiravo. Un circolo vizioso fatto di sicurezze che ha risucchiato i colori della mia persona.
Attraverso il teatro, invece, ho cercato di svoltare, di cambiare paradigma, di mettermi al centro, sotto la luce, per potermi manifestare.
Il teatro per sua natura è indiretto e per questo scardina le difese. Dietro la finzione matura la verità. Dietro all'individualità c’è l'unione del gruppo. Sotto l'artifizio c'è il sentire.
In un primo momento si cerca il controllo, ma per riuscire è necessario lasciarsi andare. Non sono le parole a tracciare i legami bensì i contatti, l’empatia, le riflessioni su di sé condivise.
In questo modo il mio approccio, seguendo la metafora, si è avvicinato ai lego: un insieme di mattoncini tutti diversi per forma, peculiarità che possono aiutare a creare ogni volta qualcosa di diverso. Con i lego si può creare di tutto, le associazioni risultano infinite, si può smontare una costruzione e ripartire, ogni volta ne esce un’espressione originale. Si crea qualcosa che non c’è.
In pratica chiedo a me stesso di essere flessibile, di rispondere in maniera diversa agli stimoli. Concedo maggior spazio alla mia creatività e per questo accendo le intuizioni. Prendo confidenza e mi affido. È un modo di aprirmi, di ampliare lo spettro, di cogliermi e di cogliere. Aumenta così la curiosità e la voglia di tentare nuove strade.
La mappa si allarga, approfondisco i miei temi e acquisisco nuove capacità. Uno STEP alla volta.
Se ti può interessare tutto questo … vieni a conoscerci alla
Presentazione di mercoledì 31/10 alle ore 21.00
Presso UP STEP in Viale Po, 3 a Ferrara
Riccardo Manfredini