La magia esiste.
L’ho sempre saputo, ma ora ne ho le prove in carne e ossa.
Quella volta che sapevo che sarebbe successa una cosa, prima ancora che succedesse. O quella volta che avevo avuto bisogno di qualcosa, o voluto fortemente qualcosa. E poi magicamente, appunto, era arrivata. Erano sensazioni, la percezione che ci fosse qualcos’altro, una spiegazione ulteriore, che non poteva essere una semplice coincidenza. D’altronde, si sa, le coincidenze non esistono.
Poi sei arrivata tu.
Ricordo distintamente come, forse per la prima volta nella mia vita, non avevo scientemente e fortissimamente voluto e cercato qualcosa. Come sei arrivata sulla mia strada solo perché avevo accettato che potessi arrivare. Come ogni cosa leggessi, mi raccontassero o mi venisse spiegato circa gravidanze, nascite o neonati era distante da me, perché già sapevo chi eri. Il papà difende i cuccioli quando nascono, se ne innamora quando li vede, quando li annusa. Ma io ti avevo sentita arrivare, ti avevo vista scegliermi. “Lei c’è”, avevo detto quel pomeriggio quando sei nata. Era il 9 agosto, faceva caldo, c’era il mare, c’era il sole. Non poteva essere altrimenti. E io ti ho vista.
Di nuovo sensazioni.
Ma quella notte di maggio, poi, ti ho vista davvero, in carne e ossa, appunto. Si è fermato il tempo, ti ho vista anche con gli occhi, eri sorprendente. Ma ti conoscevo già. E in quegli occhi ho visto le stesse cose. I giorni e i mesi che sono seguiti l’hanno confermato, ma non ne avevo più bisogno.
Ci sono cose che si sanno, traducendo letteralmente il francese, “per cuore”. Per una memoria di fatti già successi da qualche parte, in qualche tempo. E tanto basta per affidarcisi, per usarle come qualsiasi altro ricordo, informazione o nozione.
Quindi grazie, piccola mia: la prima volta che tu sei nata, io sono nato per la seconda volta.
L’ho sempre saputo, ma ora ne ho le prove in carne e ossa.
Quella volta che sapevo che sarebbe successa una cosa, prima ancora che succedesse. O quella volta che avevo avuto bisogno di qualcosa, o voluto fortemente qualcosa. E poi magicamente, appunto, era arrivata. Erano sensazioni, la percezione che ci fosse qualcos’altro, una spiegazione ulteriore, che non poteva essere una semplice coincidenza. D’altronde, si sa, le coincidenze non esistono.
Poi sei arrivata tu.
Ricordo distintamente come, forse per la prima volta nella mia vita, non avevo scientemente e fortissimamente voluto e cercato qualcosa. Come sei arrivata sulla mia strada solo perché avevo accettato che potessi arrivare. Come ogni cosa leggessi, mi raccontassero o mi venisse spiegato circa gravidanze, nascite o neonati era distante da me, perché già sapevo chi eri. Il papà difende i cuccioli quando nascono, se ne innamora quando li vede, quando li annusa. Ma io ti avevo sentita arrivare, ti avevo vista scegliermi. “Lei c’è”, avevo detto quel pomeriggio quando sei nata. Era il 9 agosto, faceva caldo, c’era il mare, c’era il sole. Non poteva essere altrimenti. E io ti ho vista.
Di nuovo sensazioni.
Ma quella notte di maggio, poi, ti ho vista davvero, in carne e ossa, appunto. Si è fermato il tempo, ti ho vista anche con gli occhi, eri sorprendente. Ma ti conoscevo già. E in quegli occhi ho visto le stesse cose. I giorni e i mesi che sono seguiti l’hanno confermato, ma non ne avevo più bisogno.
Ci sono cose che si sanno, traducendo letteralmente il francese, “per cuore”. Per una memoria di fatti già successi da qualche parte, in qualche tempo. E tanto basta per affidarcisi, per usarle come qualsiasi altro ricordo, informazione o nozione.
Quindi grazie, piccola mia: la prima volta che tu sei nata, io sono nato per la seconda volta.