La maggior parte dei pellegrini che arrivano a Santiago de Compostela percorre il famosissimo Cammino Francese, lungo quasi 800 km che inizia a Saint-Jean-Pied-de-Port (versante francese dei Pirenei) e che segue a Roncisvalle, sul lato spagnolo.
Le vie e le varianti che portano a Santiago, però, sono molte; Cammino del Nord, Cammino Primitivo, Inglese, Aragonese…e Portoghese.
Ho scelto, insieme alla mia compagna di viaggio, di percorrere quest’ultimo tratto citato; il Cammino Portoghese lungo la costa dell’Oceano Atlantico (nota anche come Senda Litoral).
Il motivo? L’oceano!
Chi mi conosce sa che da sempre l’acqua è un elemento fondamentale per me ed ero sicura che la sua vicinanza mi avrebbe dato la carica necessaria per raggiungere la meta prefissata.
Partite da Porto, abbiamo raggiunto la cattedrale di Santiago dopo dieci giorni di pellegrinaggio, percorrendo quasi 300km attraverso un sorprendente Portogallo, tra spiagge e scogliere, e la natura intatta dei boschi della Galizia.
“Perché farlo? Quali motivazioni spingono una persona a intraprendere questo viaggio?”
Questa è stata la domanda più frequente che mi è stata rivolta.
I motivi che spingono i pellegrini a vivere quest’esperienza sono molti e diversi: c’è chi è stato spinto da motivi spirituali, chi aveva bisogno di trovarsi solo con se stesso, chi voleva misurarsi sul piano fisico e mentale, chi voleva semplicemente allontanarsi dallo stress quotidiano, chi aveva bisogno di tempo e spazio per riflettere o per superare un momento difficile della propria vita.
Ad ogni modo ogni persona ha diritto di intraprendere il proprio cammino come crede: nella scelta del percorso, nelle motivazioni, nei tempi e nella condivisione o meno del percorso stesso.
Detto ciò non vi parlo delle motivazioni che mi hanno spinta a mettermi in cammino, non voglio soffermarmi a descrivervi i paesaggi e non voglio parlarvi delle difficoltà che io e la mia amica abbiamo dovuto affrontare e superare per portare a termine il percorso programmato.
Voglio, invece, raccontarvi quello che il cammino mi ha lasciato e insegnato a dispetto delle aspettative.
È stata, senza alcun dubbio, una delle esperienze più toste della mia vita che però mi ha dato tanto; mi sono regalata e guadagnata una vera e propria esperienza di vita.
Inizialmente ho pensato di non riuscirci, poi giorno dopo giorno mi sono ricreduta e una volta tornata a casa ho metabolizzato il tutto e ho capito…
Ho capito che molto spesso è la nostra mente a porci dei limiti, che la volontà vince la paura, che non importa quanto sia lontano il tuo obiettivo, conta solo quanto grande è la tua motivazione.
Ho capito che non esiste il tempo perso, che non esiste giusto o sbagliato, ma esiste la cosa migliore da fare in quel preciso istante.
Ho capito che il bello della vita è che è tremendamente imprevedibile; la vita ti crea dei percorsi, ma solo tu puoi decidere quale percorrere perché solo tu sai cosa è meglio per te.
Ho capito che è importante imparare a lasciare andare le cose (e le persone) che pesano e che occupano spazio e tempo inutilmente.
Ho capito quanto è bello lasciarsi stupire dalle proprie risorse, dalle proprie capacità e dalla vita stessa.
Ho capito che vivere è come camminare; è sinonimo di connessione e libertà.
Libertà di espressione, libertà di esplorare, libertà di fermarsi per poi riprendere la strada che vogliamo, quando e con chi vogliamo.
Libertà di stupirsi e sentirsi padroni dei propri mezzi e delle proprie capacità.
Libertà di sentirsi forti nel fisico e nella mente.
Libertà di vivere il proprio tempo con i propri tempi.
Il cammino non è una prova di coraggio e forza, non è una gara con gli altri e nemmeno con se stessi.
È un percorso verso la consapevolezza che vi porterà a credere di più in voi stessi.
Buon cammino!
Le vie e le varianti che portano a Santiago, però, sono molte; Cammino del Nord, Cammino Primitivo, Inglese, Aragonese…e Portoghese.
Ho scelto, insieme alla mia compagna di viaggio, di percorrere quest’ultimo tratto citato; il Cammino Portoghese lungo la costa dell’Oceano Atlantico (nota anche come Senda Litoral).
Il motivo? L’oceano!
Chi mi conosce sa che da sempre l’acqua è un elemento fondamentale per me ed ero sicura che la sua vicinanza mi avrebbe dato la carica necessaria per raggiungere la meta prefissata.
Partite da Porto, abbiamo raggiunto la cattedrale di Santiago dopo dieci giorni di pellegrinaggio, percorrendo quasi 300km attraverso un sorprendente Portogallo, tra spiagge e scogliere, e la natura intatta dei boschi della Galizia.
“Perché farlo? Quali motivazioni spingono una persona a intraprendere questo viaggio?”
Questa è stata la domanda più frequente che mi è stata rivolta.
I motivi che spingono i pellegrini a vivere quest’esperienza sono molti e diversi: c’è chi è stato spinto da motivi spirituali, chi aveva bisogno di trovarsi solo con se stesso, chi voleva misurarsi sul piano fisico e mentale, chi voleva semplicemente allontanarsi dallo stress quotidiano, chi aveva bisogno di tempo e spazio per riflettere o per superare un momento difficile della propria vita.
Ad ogni modo ogni persona ha diritto di intraprendere il proprio cammino come crede: nella scelta del percorso, nelle motivazioni, nei tempi e nella condivisione o meno del percorso stesso.
Detto ciò non vi parlo delle motivazioni che mi hanno spinta a mettermi in cammino, non voglio soffermarmi a descrivervi i paesaggi e non voglio parlarvi delle difficoltà che io e la mia amica abbiamo dovuto affrontare e superare per portare a termine il percorso programmato.
Voglio, invece, raccontarvi quello che il cammino mi ha lasciato e insegnato a dispetto delle aspettative.
È stata, senza alcun dubbio, una delle esperienze più toste della mia vita che però mi ha dato tanto; mi sono regalata e guadagnata una vera e propria esperienza di vita.
Inizialmente ho pensato di non riuscirci, poi giorno dopo giorno mi sono ricreduta e una volta tornata a casa ho metabolizzato il tutto e ho capito…
Ho capito che molto spesso è la nostra mente a porci dei limiti, che la volontà vince la paura, che non importa quanto sia lontano il tuo obiettivo, conta solo quanto grande è la tua motivazione.
Ho capito che non esiste il tempo perso, che non esiste giusto o sbagliato, ma esiste la cosa migliore da fare in quel preciso istante.
Ho capito che il bello della vita è che è tremendamente imprevedibile; la vita ti crea dei percorsi, ma solo tu puoi decidere quale percorrere perché solo tu sai cosa è meglio per te.
Ho capito che è importante imparare a lasciare andare le cose (e le persone) che pesano e che occupano spazio e tempo inutilmente.
Ho capito quanto è bello lasciarsi stupire dalle proprie risorse, dalle proprie capacità e dalla vita stessa.
Ho capito che vivere è come camminare; è sinonimo di connessione e libertà.
Libertà di espressione, libertà di esplorare, libertà di fermarsi per poi riprendere la strada che vogliamo, quando e con chi vogliamo.
Libertà di stupirsi e sentirsi padroni dei propri mezzi e delle proprie capacità.
Libertà di sentirsi forti nel fisico e nella mente.
Libertà di vivere il proprio tempo con i propri tempi.
Il cammino non è una prova di coraggio e forza, non è una gara con gli altri e nemmeno con se stessi.
È un percorso verso la consapevolezza che vi porterà a credere di più in voi stessi.
Buon cammino!