La musica di un’orchestra nasce dalla combinazione di suoni emessi da diversi strumenti che interagiscono tra loro all’unisono o in tempi diversi.
La nostra comunicazione parte dall’Anima ed è come la musica di un’orchestra. Si crea grazie all’assieme di mente, parole e/o azioni.
Generalmente, quando ascoltiamo un concerto, prestiamo attenzione al suono nel suo complesso e non al suono di ogni singolo strumento coinvolto. Nella comunicazione la maggior parte delle volte accade la stessa cosa. La nostra attenzione viene catturata dall’assieme di voce e corpo. Non siamo abituati a cogliere i singoli elementi che concorrono a dar vita ad un atto comunicativo. Se proprio dobbiamo scegliere quale elemento privilegiare ci concentriamo sulle parole. Il linguaggio verbale si impone e la comunicazione espressa attraverso il corpo viene invece penalizzata. Trascurata è anche la mente. Manca infatti la consuetudine ad indagare quali pensieri e quali percorsi mentali hanno fatto nascere le parole e i gesti scelti durante la comunicazione. Si, perché, anche se non ce ne rendiamo conto, noi scegliamo in ogni istante cosa e come comunicare.
Abituarci a cogliere oltre alle parole anche il linguaggio del corpo e i processi mentali sottesi alla comunicazione è possibile.
Un modo utile e allo stesso tempo interessante di allenarci, potrebbe essere quello di avvicinarci alla forma d’arte rappresentata dal Cinema Muto.
In un cinema privo di sonoro, il corpo dell’attore diventa un’arma potentissima affinata per arrivare dritta agli occhi e al cuore dello spettatore. Non c’è spazio per una codificazione errata del linguaggio del corpo, pena la mancata riuscita del film.
Osservare il modo di recitare di attori geniali come Buster Keaton e Charlie Chaplin diventa allora un esercizio estremamente istruttivo ed anche, perché no, divertente.
Per avvicinarci maggiormente ai giorni nostri, possiamo passare un pomeriggio o una serata a guardare The Artist. Questo film è stato girato volutamente dal regista francese Michel Hazanavicius in bianco e nero e senza sonoro e ottenne il premio oscar come migliore film in concorso nel 2012. L’attore protagonista è uno strepitoso Jean Edmond Dujardin che per la sua interpretazione vinse sia a Cannes che a Hollywood.
Ci si può recare ad esempio a Le giornate del Cinema Muto a Pordenone o si possono seguire le iniziative che la Cineteca di Bologna organizza attraverso Il Cinema Ritrovato.
Un’altra forma d’arte che può arricchire la nostra capacità di osservare il linguaggio del corpo e la sua capacità di comunicare le nostre emozioni e i nostri pensieri è quella rappresentata dalla mimica.
Artisti come Étienne Decroux, Jacques Lecoq e Marcel Marceau, dimostrano ampiamente, senza mai proferire parola, tutte le meravigliose potenzialità comunicative del nostro corpo. In rete esistono diversi video sulle loro performance e nel sito di Rai Cultura, nella sezione Teatro e Danza, si può trovare un documentario intitolato Viaggio in Italia che ha per protagonista proprio Lecoq.
Gli artisti citati e il loro lavoro possono essere usati per imparare ad osservare meglio non solo il modo di comunicare di chi ci circonda ma anche per comprendere come noi stessi comunichiamo con gli altri.
Esiste poi la possibilità di cercare nella propria città un buon corso teatrale al quale iscriversi sperimentando in prima persona tutte le ricchezze sottese ad una comunicazione consapevole.
La nostra comunicazione parte dall’Anima ed è come la musica di un’orchestra. Si crea grazie all’assieme di mente, parole e/o azioni.
Generalmente, quando ascoltiamo un concerto, prestiamo attenzione al suono nel suo complesso e non al suono di ogni singolo strumento coinvolto. Nella comunicazione la maggior parte delle volte accade la stessa cosa. La nostra attenzione viene catturata dall’assieme di voce e corpo. Non siamo abituati a cogliere i singoli elementi che concorrono a dar vita ad un atto comunicativo. Se proprio dobbiamo scegliere quale elemento privilegiare ci concentriamo sulle parole. Il linguaggio verbale si impone e la comunicazione espressa attraverso il corpo viene invece penalizzata. Trascurata è anche la mente. Manca infatti la consuetudine ad indagare quali pensieri e quali percorsi mentali hanno fatto nascere le parole e i gesti scelti durante la comunicazione. Si, perché, anche se non ce ne rendiamo conto, noi scegliamo in ogni istante cosa e come comunicare.
Abituarci a cogliere oltre alle parole anche il linguaggio del corpo e i processi mentali sottesi alla comunicazione è possibile.
Un modo utile e allo stesso tempo interessante di allenarci, potrebbe essere quello di avvicinarci alla forma d’arte rappresentata dal Cinema Muto.
In un cinema privo di sonoro, il corpo dell’attore diventa un’arma potentissima affinata per arrivare dritta agli occhi e al cuore dello spettatore. Non c’è spazio per una codificazione errata del linguaggio del corpo, pena la mancata riuscita del film.
Osservare il modo di recitare di attori geniali come Buster Keaton e Charlie Chaplin diventa allora un esercizio estremamente istruttivo ed anche, perché no, divertente.
Per avvicinarci maggiormente ai giorni nostri, possiamo passare un pomeriggio o una serata a guardare The Artist. Questo film è stato girato volutamente dal regista francese Michel Hazanavicius in bianco e nero e senza sonoro e ottenne il premio oscar come migliore film in concorso nel 2012. L’attore protagonista è uno strepitoso Jean Edmond Dujardin che per la sua interpretazione vinse sia a Cannes che a Hollywood.
Ci si può recare ad esempio a Le giornate del Cinema Muto a Pordenone o si possono seguire le iniziative che la Cineteca di Bologna organizza attraverso Il Cinema Ritrovato.
Un’altra forma d’arte che può arricchire la nostra capacità di osservare il linguaggio del corpo e la sua capacità di comunicare le nostre emozioni e i nostri pensieri è quella rappresentata dalla mimica.
Artisti come Étienne Decroux, Jacques Lecoq e Marcel Marceau, dimostrano ampiamente, senza mai proferire parola, tutte le meravigliose potenzialità comunicative del nostro corpo. In rete esistono diversi video sulle loro performance e nel sito di Rai Cultura, nella sezione Teatro e Danza, si può trovare un documentario intitolato Viaggio in Italia che ha per protagonista proprio Lecoq.
Gli artisti citati e il loro lavoro possono essere usati per imparare ad osservare meglio non solo il modo di comunicare di chi ci circonda ma anche per comprendere come noi stessi comunichiamo con gli altri.
Esiste poi la possibilità di cercare nella propria città un buon corso teatrale al quale iscriversi sperimentando in prima persona tutte le ricchezze sottese ad una comunicazione consapevole.