Le competenze tecniche possedute dai professionisti non sono sufficienti, da sole, a gestire la sofisticata e complessa materia dei conflitti che si innescano nell’attività lavorativa e, in generale, nelle relazioni umane. Esse vanno infatti integrate con quelle relazionali, che spesso non fanno parte del bagaglio formativo del professionista.
Le soft skills necessarie alla gestione costruttiva dei conflitti consentono la trasformazione dei blocchi conflittuali in esiti soddisfacenti e produttivi per le persone coinvolte in un conflitto. Le competenze relazionali richiedono, pertanto, la capacità dell’operatore di comprendere le dinamiche del conflitto e di sviluppare strategie per affrontarlo costruttivamente, andando oltre la logica posizionale. Occorre, quindi, abilità nel saper raccogliere informazioni e definire obiettivi, nonché la capacità di comprendere i bisogni delle persone implicate nel conflitto per far emergere i loro veri interessi.
Gli strumenti di cui si avvale il conflict coach per questo lavoro sono: l’empatia, l’ascolto attivo e le domande maieutiche, ovvero le domande che consentono di esplorare la situazione conflittuale, permettendo al cliente di generare opzioni congruenti con i propri interessi e bisogni.
Per gestire costruttivamente un conflitto, è essenziale - prima ancora di porsi in relazione con le persone che chiedono il nostro aiuto - imparare a “governarsi” nei propri conflitti. Per aiutare gli altri, infatti, occorre raggiungere la padronanza di sé nella comprensione del conflitto e delle sue dinamiche; in questo modo, il conflitto può diventare una straordinaria occasione di conoscenza, innanzitutto di se stessi.
Conoscere se stessi implica, però, l’apprendimento di competenze che né la famiglia né la scuola ci hanno insegnato, ovvero la capacità di sapersi osservare e di saper interpretare il reale significato delle proprie sensazioni, emozioni e intuizioni. In altri termini, occorre la disponibilità ad osservare il proprio dialogo interno, che ha luogo tra i diversi aspetti del sé, imparando ad osservare i pensieri che produciamo.
Questo è il significato del monito scolpito sul pronao del tempio del Dio Apollo a Delfi, nell’antica Grecia: “Conosci te stesso”! Si tratta di un monito che si riferisce a ciò che è essenziale per l’intelligenza emotiva, ovvero la consapevolezza dei propri sentimenti, quando si presentano, unitamente alla capacità di controllo emotivo.
Le soft skills necessarie alla gestione costruttiva dei conflitti consentono la trasformazione dei blocchi conflittuali in esiti soddisfacenti e produttivi per le persone coinvolte in un conflitto. Le competenze relazionali richiedono, pertanto, la capacità dell’operatore di comprendere le dinamiche del conflitto e di sviluppare strategie per affrontarlo costruttivamente, andando oltre la logica posizionale. Occorre, quindi, abilità nel saper raccogliere informazioni e definire obiettivi, nonché la capacità di comprendere i bisogni delle persone implicate nel conflitto per far emergere i loro veri interessi.
Gli strumenti di cui si avvale il conflict coach per questo lavoro sono: l’empatia, l’ascolto attivo e le domande maieutiche, ovvero le domande che consentono di esplorare la situazione conflittuale, permettendo al cliente di generare opzioni congruenti con i propri interessi e bisogni.
Per gestire costruttivamente un conflitto, è essenziale - prima ancora di porsi in relazione con le persone che chiedono il nostro aiuto - imparare a “governarsi” nei propri conflitti. Per aiutare gli altri, infatti, occorre raggiungere la padronanza di sé nella comprensione del conflitto e delle sue dinamiche; in questo modo, il conflitto può diventare una straordinaria occasione di conoscenza, innanzitutto di se stessi.
Conoscere se stessi implica, però, l’apprendimento di competenze che né la famiglia né la scuola ci hanno insegnato, ovvero la capacità di sapersi osservare e di saper interpretare il reale significato delle proprie sensazioni, emozioni e intuizioni. In altri termini, occorre la disponibilità ad osservare il proprio dialogo interno, che ha luogo tra i diversi aspetti del sé, imparando ad osservare i pensieri che produciamo.
Questo è il significato del monito scolpito sul pronao del tempio del Dio Apollo a Delfi, nell’antica Grecia: “Conosci te stesso”! Si tratta di un monito che si riferisce a ciò che è essenziale per l’intelligenza emotiva, ovvero la consapevolezza dei propri sentimenti, quando si presentano, unitamente alla capacità di controllo emotivo.