Forse è la prova più difficile!
O forse ce ne saranno altre che mi metteranno in ginocchio, altre prove in cui la vita mi chiederà di rialzarmi in qualche modo, o di starmene distesa come adesso!
Vivere e soffrire! Forse è la riprova che sono viva e che per quanto sia terribile da accettare, la nostra felicità dipende soprattutto dal benessere del corpo.
Che la mente si inerpichi a volte su sentieri pericolosi, credo sia normale. Un fuoristrada che conduce a volte fra ottusi boschi dove le cime degli alberi così fitti, ci impediscono di vedere il cielo; a volte sono paludi vere e proprie e possiamo trascorrere il nostro tempo immobile nell'attesa di qualcuno che ci tenda una mano. Altre volte sono prati e distese profumate e fredde o nudi paesaggi crudi come non avremmo mai immaginato di poter sentire la terra sotto i piedi!
Ma senza il corpo che si muove anche i nostri pensieri diventano fissi!
Ripenso ai miei passi in questa esistenza, penso all'amore soprattutto che mi lascia sempre una sensazione di disagio per il terrore della perdita, del lutto o dell'abbandono; il senso vuoto di mancanza. Eppure mai come adesso, sento il bisogno di avere il mio amore condiviso, di sentire la fusione, il profumo di un angolo di pelle su cui addormentarsi che mi faccia sentire sicura.
Penso ai miei piedi, quelli che correvano veloci sotto la pioggia e mi facevano sentire invincibile; quegli stessi piedi che mi facevano nuotare in apnea fin da quando ero una bambina. Penso ai miei piedi saldi sul gommone quando navigavo per il mare alla ricerca di una baia dove pescare o godermi il sole.
Penso ai “piedi” del mio cane, alle sue zampone che mi corrono a fianco.
Penso a tutti questi passi, al sù e giù incessante davanti a una porta o attraverso un'aula, piedi mossi dall'ansia e dall'inquietudine, dal desiderio, dal divenire...dai sogni. Penso ai chilometri percorsi nel mio laboratorio di galvanica....ho costruito anche quello con la mia passione! Ora è tutto senza di me!
In questi giorni di estremo dolore, i miei piedi sono fermi, per la maggior parte delle mie infinite giornate ma i pensieri invece, quelli no!
Non so come fare, o meglio non so cosa farmene di tutto questo dolore nell'attesa di un'operazione che mi spaventa; eppure mi sento stranamente calma, rassegnata alle cose sulle quali non ho alcun controllo.
Mi accorgo che più divento consapevole di questo e più cerco di controllare tutto il resto nella misura del mio fragile mondo fra queste mura!
Centimetro su centimetro, fino all'ossessione. Scandisco le mie giornate con programmi proficui e precisi al ritmo degli antidolorifici, mi circondo di cose che posso controllare al meglio, qualcosa che forse dentro di me, spero che resti nei giorni difficili che dovrò affrontare; come se le cose che faccio oggi potessero restare vive e occupare la mia casa e i miei affetti durante la mia assenza, colmando la mia mancanza oppure il mio senso di mancanza!?
La perdita delle abitudini, delle abilità, degli scopi....la perdita del tempo buono trascorso a vivere bene, a lavorare, a inseguire degli obiettivi proficui; le persone con cui non condivido la quotidianità, il lavoro, gli allenamenti, le cene, lo sport, le passeggiate, la neve, il mare...il cielo. Certo perchè, in questi 48 giorni di dolore, la cosa che mi manca di più è alzare gli occhi al cielo.
Sprofondo nell'oscurità dei “perchè”, come in un altro incubo, un'altra malattia. Cado nel buio della solitudine che ho sempre tanto agognato: ora non so che farmene!!!
Nell'altalena dei sentimenti decido che non c'è niente che posso fare, non c'è nulla che posso controllare se non i miei pensieri mentre accarezzo il mio cane. Mi dedico all'amore che ho senza pensare a cosa può cambiare.
Chiudo gli occhi e immagino il cielo, penso a quando il mio amore grande mi porterà al mare!
O forse ce ne saranno altre che mi metteranno in ginocchio, altre prove in cui la vita mi chiederà di rialzarmi in qualche modo, o di starmene distesa come adesso!
Vivere e soffrire! Forse è la riprova che sono viva e che per quanto sia terribile da accettare, la nostra felicità dipende soprattutto dal benessere del corpo.
Che la mente si inerpichi a volte su sentieri pericolosi, credo sia normale. Un fuoristrada che conduce a volte fra ottusi boschi dove le cime degli alberi così fitti, ci impediscono di vedere il cielo; a volte sono paludi vere e proprie e possiamo trascorrere il nostro tempo immobile nell'attesa di qualcuno che ci tenda una mano. Altre volte sono prati e distese profumate e fredde o nudi paesaggi crudi come non avremmo mai immaginato di poter sentire la terra sotto i piedi!
Ma senza il corpo che si muove anche i nostri pensieri diventano fissi!
Ripenso ai miei passi in questa esistenza, penso all'amore soprattutto che mi lascia sempre una sensazione di disagio per il terrore della perdita, del lutto o dell'abbandono; il senso vuoto di mancanza. Eppure mai come adesso, sento il bisogno di avere il mio amore condiviso, di sentire la fusione, il profumo di un angolo di pelle su cui addormentarsi che mi faccia sentire sicura.
Penso ai miei piedi, quelli che correvano veloci sotto la pioggia e mi facevano sentire invincibile; quegli stessi piedi che mi facevano nuotare in apnea fin da quando ero una bambina. Penso ai miei piedi saldi sul gommone quando navigavo per il mare alla ricerca di una baia dove pescare o godermi il sole.
Penso ai “piedi” del mio cane, alle sue zampone che mi corrono a fianco.
Penso a tutti questi passi, al sù e giù incessante davanti a una porta o attraverso un'aula, piedi mossi dall'ansia e dall'inquietudine, dal desiderio, dal divenire...dai sogni. Penso ai chilometri percorsi nel mio laboratorio di galvanica....ho costruito anche quello con la mia passione! Ora è tutto senza di me!
In questi giorni di estremo dolore, i miei piedi sono fermi, per la maggior parte delle mie infinite giornate ma i pensieri invece, quelli no!
Non so come fare, o meglio non so cosa farmene di tutto questo dolore nell'attesa di un'operazione che mi spaventa; eppure mi sento stranamente calma, rassegnata alle cose sulle quali non ho alcun controllo.
Mi accorgo che più divento consapevole di questo e più cerco di controllare tutto il resto nella misura del mio fragile mondo fra queste mura!
Centimetro su centimetro, fino all'ossessione. Scandisco le mie giornate con programmi proficui e precisi al ritmo degli antidolorifici, mi circondo di cose che posso controllare al meglio, qualcosa che forse dentro di me, spero che resti nei giorni difficili che dovrò affrontare; come se le cose che faccio oggi potessero restare vive e occupare la mia casa e i miei affetti durante la mia assenza, colmando la mia mancanza oppure il mio senso di mancanza!?
La perdita delle abitudini, delle abilità, degli scopi....la perdita del tempo buono trascorso a vivere bene, a lavorare, a inseguire degli obiettivi proficui; le persone con cui non condivido la quotidianità, il lavoro, gli allenamenti, le cene, lo sport, le passeggiate, la neve, il mare...il cielo. Certo perchè, in questi 48 giorni di dolore, la cosa che mi manca di più è alzare gli occhi al cielo.
Sprofondo nell'oscurità dei “perchè”, come in un altro incubo, un'altra malattia. Cado nel buio della solitudine che ho sempre tanto agognato: ora non so che farmene!!!
Nell'altalena dei sentimenti decido che non c'è niente che posso fare, non c'è nulla che posso controllare se non i miei pensieri mentre accarezzo il mio cane. Mi dedico all'amore che ho senza pensare a cosa può cambiare.
Chiudo gli occhi e immagino il cielo, penso a quando il mio amore grande mi porterà al mare!