Interagire Lavorare nell’affascinante e complesso mondo delle Risorse Umane mi ha portato negli anni a riflettere sull’esistenza e sul senso delle risorse. Pubbliche, private, nascoste o potenziali. Riflessione sull’utilizzo è la necessità di risorse per crescere e generare crescita.
Il contesto
Da diversi anni le imprese, piccole, medie o grandi, hanno cominciato a porre la loro attenzione sulle risorse a diposizione. Le nuove necessità di mercato aprono spazi all’interno del sistema per puntare sulle risorse umane come parte fondante del capitale su cui investire.
Nascono così ruoli e funzioni nelle aziende che coinvolgono parte del management a occuparsi di formazione, di training, di coaching sulla persona. Attività normalmente rivolte a dirigenti, quadri, responsabili di settori e servizi.
La cultura aziendale si arricchisce di linguaggi e azioni di formazione trasversale per il potenziamento della risorsa, il team building, la gestione dei conflitti.
La comunicazione è considerata uno degli strumenti principe da utilizzarsi nel miglior modo possibile per rendere più efficace ed efficiente ogni tipo di strategia organizzativa.
Oggi Il tema della Leadership è parte del patrimonio culturale di un’azienda .
Sono sempre più numerose le imprese che percepiscono la necessità di porre attenzione agli aspetti della gestione e al tempo stesso sono consapevoli del bisogno di rafforzare le persone che ne gestiscono flussi e processi.
Il termine risorsa umana non è un mero slogan di marketing ma diventa oggetto e soggetto di mirati investimenti formativi. Si può far accrescere la competenza, acquisire know-how, dotare di strumenti adatti alle esigenze produttive, ma l’attore principale è l’individuo con la sua professionalità, conoscenza ed esperienza. È un attore attivo del meccanismo soprattutto con la sua personalità, doni e capacità, con la propria intelligenza emotiva al servizio della professione .
La risorsa è una persona: la risorsa è incredibilmente umana.
I nostri noiosi limiti
Mettendo a fuoco un segmento del campo di ricerca mi sono soffermato nel considerare da vicino le nostre risorse e come noi ci rapportiamo con loro.
Un terreno d’esplorazione e azione di un coach, life o executive che sia.
Una risorsa è umana a 360° e come tale trasmette le proprie risorse, potenzialità e, come contraltare inevitabile, i propri limiti.
Limiti di cui si parla poco quando si affronta il tema della risorsa.
E proprio su quest’ultimo aspetto apro una parentesi cercando di estrarre una leva motivazionale da usare nella vita e nella professione di Coach.
In uno dei miei Training Trasformazionali sulla Leadership apro uno spaccato su questo tema con una domanda :Quale è la nostra relazione con i limiti, quelli nostri e quelli degli altri ?
Un accogliente invito che faccio.
Soffermiamoci per un momento su quella che è la nostra relazione con i limiti.
Come ci fa sentire affrontare un nostro limite? Che effetto ci fa diventarne consapevoli?
Normalmente i commenti che emergono sono una lista di sentimenti per lo più negativi, riassumibili in tre stadi d’animo: fastidio, disagio sofferenza.
Questi sono i sentimenti che emergono quando ci scontriamo con i nostri limiti.
Tenendo conto che uno dei principali obiettivi dell’essere umano è di evitare le cose che lo mettano in simili condizioni vada sé che si cerchi di evitare. Si cerca di scansare situazioni che ci facciano vivere noiose difficoltà.
I momenti di disagio sono forse tra quelli che maggiormente eviteremmo. Il fastidio può provocare ansia e paure, e la sofferenza può apparire come un tunnel senza uscita.
La parola d’ordine è sopravvivere, e per poterlo fare in noi scattano meccanismi e automatismi che creano vere e proprie strategie di sopravvivenza .
Tecniche e strategie che ci servono a non confrontarci con gli aspetti che riteniamo unicamente negativi e di cui spesso non siamo consapevoli.
Se accettiamo l’assunto che tutto questo sia vero per noi, che ne è dei nostri limiti ? Come ci relazioniamo con loro? Quali tecniche dispieghiamo in campo per “ingannarli”?
Cosa ci dirà che li abbiamo superati? Qual è la strategia che noi utilizziamo maggiormente?
Il mondo delle strategie “pro survival” è davvero infinito e ci offre un’ampia gamma di possibilità; per rimanere su un terreno di ricerca limitato ne ho scelto tre che mi pare rendano l’idea
Le strategie pro limite :
Ognuno di noi può adottarle e adattarle ,“customizzarle”, per la nostra professionalità e personalità. Pur facendolo nel migliore dei modi il problema, permane.
Le abilità che inseriamo per rendere efficaci le tre strategie sono davvero tante.
Per ognuna di esse si potrebbe aprire un intero capitolo e creare sottogruppi, derivati e connesse conseguenze.
Quella degli alibi può essere tra le più raffinate. Io continuo a stupirmi nel sentire quanta energia scorra in me mentre mi giustifico, e quanta ne vedo mettere a iosa in giro. Ho assistito a momenti di una passione unica in persone che cercavano di dimostrare che dietro al problema non ci fosse nessun limite. Così come ci sono elaborati marchingegni per nascondere un limite, presentandolo camuffato come il migliore dei doni.
Qualunque sia la strategia si tratta di un’azione di natura reattiva, di resistenza. Una forma di un opporsi al limite, in questo caso il problema permane poiché il contrapporsi non rappresenta una soluzione. In alcuni Training ho imparato che: CIO A CUI SI RESISTE PERSISTE.
È il concetto di forza che si oppone a forza. Lo sanno bene i maestri del Kung Fu e lo cita con precisione Sun Tzu nel suo famoso libro sull ”Arte della guerra”.
Questo può voler dire che resistendo al mio limite in qualche modo lo rafforzo e prende sempre più potere su me.
Una naturale conseguenza che accade quando si decide di evitare piuttosto che affrontare.
La buona notizia è che ogni processo di cambiamento offre una serie di efficaci chiavi per ottenere i risultati più evidenti e sostenibili.
Passare il guado per trasformarlo in risorsa in Limiti e risorse 2
Il contesto
Da diversi anni le imprese, piccole, medie o grandi, hanno cominciato a porre la loro attenzione sulle risorse a diposizione. Le nuove necessità di mercato aprono spazi all’interno del sistema per puntare sulle risorse umane come parte fondante del capitale su cui investire.
Nascono così ruoli e funzioni nelle aziende che coinvolgono parte del management a occuparsi di formazione, di training, di coaching sulla persona. Attività normalmente rivolte a dirigenti, quadri, responsabili di settori e servizi.
La cultura aziendale si arricchisce di linguaggi e azioni di formazione trasversale per il potenziamento della risorsa, il team building, la gestione dei conflitti.
La comunicazione è considerata uno degli strumenti principe da utilizzarsi nel miglior modo possibile per rendere più efficace ed efficiente ogni tipo di strategia organizzativa.
Oggi Il tema della Leadership è parte del patrimonio culturale di un’azienda .
Sono sempre più numerose le imprese che percepiscono la necessità di porre attenzione agli aspetti della gestione e al tempo stesso sono consapevoli del bisogno di rafforzare le persone che ne gestiscono flussi e processi.
Il termine risorsa umana non è un mero slogan di marketing ma diventa oggetto e soggetto di mirati investimenti formativi. Si può far accrescere la competenza, acquisire know-how, dotare di strumenti adatti alle esigenze produttive, ma l’attore principale è l’individuo con la sua professionalità, conoscenza ed esperienza. È un attore attivo del meccanismo soprattutto con la sua personalità, doni e capacità, con la propria intelligenza emotiva al servizio della professione .
La risorsa è una persona: la risorsa è incredibilmente umana.
I nostri noiosi limiti
Mettendo a fuoco un segmento del campo di ricerca mi sono soffermato nel considerare da vicino le nostre risorse e come noi ci rapportiamo con loro.
Un terreno d’esplorazione e azione di un coach, life o executive che sia.
Una risorsa è umana a 360° e come tale trasmette le proprie risorse, potenzialità e, come contraltare inevitabile, i propri limiti.
Limiti di cui si parla poco quando si affronta il tema della risorsa.
E proprio su quest’ultimo aspetto apro una parentesi cercando di estrarre una leva motivazionale da usare nella vita e nella professione di Coach.
In uno dei miei Training Trasformazionali sulla Leadership apro uno spaccato su questo tema con una domanda :Quale è la nostra relazione con i limiti, quelli nostri e quelli degli altri ?
Un accogliente invito che faccio.
Soffermiamoci per un momento su quella che è la nostra relazione con i limiti.
Come ci fa sentire affrontare un nostro limite? Che effetto ci fa diventarne consapevoli?
Normalmente i commenti che emergono sono una lista di sentimenti per lo più negativi, riassumibili in tre stadi d’animo: fastidio, disagio sofferenza.
Questi sono i sentimenti che emergono quando ci scontriamo con i nostri limiti.
Tenendo conto che uno dei principali obiettivi dell’essere umano è di evitare le cose che lo mettano in simili condizioni vada sé che si cerchi di evitare. Si cerca di scansare situazioni che ci facciano vivere noiose difficoltà.
I momenti di disagio sono forse tra quelli che maggiormente eviteremmo. Il fastidio può provocare ansia e paure, e la sofferenza può apparire come un tunnel senza uscita.
La parola d’ordine è sopravvivere, e per poterlo fare in noi scattano meccanismi e automatismi che creano vere e proprie strategie di sopravvivenza .
Tecniche e strategie che ci servono a non confrontarci con gli aspetti che riteniamo unicamente negativi e di cui spesso non siamo consapevoli.
Se accettiamo l’assunto che tutto questo sia vero per noi, che ne è dei nostri limiti ? Come ci relazioniamo con loro? Quali tecniche dispieghiamo in campo per “ingannarli”?
Cosa ci dirà che li abbiamo superati? Qual è la strategia che noi utilizziamo maggiormente?
Il mondo delle strategie “pro survival” è davvero infinito e ci offre un’ampia gamma di possibilità; per rimanere su un terreno di ricerca limitato ne ho scelto tre che mi pare rendano l’idea
Le strategie pro limite :
- NEGAZIONE del limite (rifiuto)
- TRAVESTIMENTO del limite ( nascondere)
- ALIBI (giustificazione)
Ognuno di noi può adottarle e adattarle ,“customizzarle”, per la nostra professionalità e personalità. Pur facendolo nel migliore dei modi il problema, permane.
Le abilità che inseriamo per rendere efficaci le tre strategie sono davvero tante.
Per ognuna di esse si potrebbe aprire un intero capitolo e creare sottogruppi, derivati e connesse conseguenze.
Quella degli alibi può essere tra le più raffinate. Io continuo a stupirmi nel sentire quanta energia scorra in me mentre mi giustifico, e quanta ne vedo mettere a iosa in giro. Ho assistito a momenti di una passione unica in persone che cercavano di dimostrare che dietro al problema non ci fosse nessun limite. Così come ci sono elaborati marchingegni per nascondere un limite, presentandolo camuffato come il migliore dei doni.
Qualunque sia la strategia si tratta di un’azione di natura reattiva, di resistenza. Una forma di un opporsi al limite, in questo caso il problema permane poiché il contrapporsi non rappresenta una soluzione. In alcuni Training ho imparato che: CIO A CUI SI RESISTE PERSISTE.
È il concetto di forza che si oppone a forza. Lo sanno bene i maestri del Kung Fu e lo cita con precisione Sun Tzu nel suo famoso libro sull ”Arte della guerra”.
Questo può voler dire che resistendo al mio limite in qualche modo lo rafforzo e prende sempre più potere su me.
Una naturale conseguenza che accade quando si decide di evitare piuttosto che affrontare.
La buona notizia è che ogni processo di cambiamento offre una serie di efficaci chiavi per ottenere i risultati più evidenti e sostenibili.
Passare il guado per trasformarlo in risorsa in Limiti e risorse 2