
A tutti è capitato di avere difficoltà nello scambio comunicativo a livello relazionale.
In qualsiasi ambito (famiglia, lavoro, relazioni) in cui tra due persone avviene un contatto verbale di un certo spessore e livello, possono sorgere intoppi o “gap di comunicazione” che non fanno passare il reale significato e il “senso” di ciò che si desidera dire all’ interlocutore.
Al di là degli ostacoli generali di tipo linguistico, culturale, sociale, alla base di certe difficoltà nella comunicazione ci sono sensazioni e risposte predeterminate rispetto a stimoli verbali e comportamentali che arrivano dall’esterno.
Ad esempio in una riunione in ufficio tra colleghi, un semplice parere o opinione personale può essere letto in diversi modi dai partecipanti, nel senso che in base a come il messaggio viene letto dalla mente di ciascuno, c’è chi può rispondere in modo logico e portare avanti un buon livello di dialogo, c’è chi invece percepisce una sfumatura, una parola o un tono che lo “fa vibrare” all’interno e da lì può partire una risposta generata da una certa emozione che si è risvegliata nella persona.
Questo è già un primo passo per togliere valore ad una conversazione, di qualsiasi livello.
Dipende poi dall’atteggiamento e risposta della controparte vedere se è possibile ritornare ad un buon grado di comunicazione o se si innesca un “effetto di attivazione a catena” che fa sfumare qualsiasi buon esito che ci si attendeva dal dialogo.
Quindi, quando parliamo con una persona l’attenzione va portata non solo a ciò che udiamo con il senso dell’udito, ma anche a quello che sentiamo attraverso la mente e le nostre emozioni.
Quali sono gli elementi più importanti della comunicazione? Ancor prima delle parole, ci sono il facing e la postura, percepiti come apertura o chiusura alla controparte, poi il tono e il timbro di voce, il suo andamento rapido e incalzante oppure calmo e pacato.
Come si possono allenare questi attributi per ottenere scambi comunicativi di valore?
Attraverso la conoscenza di noi stessi, del nostro funzionamento interno, sia a livello fisico sia a livello di sensazioni.
Iniziamo anche solo a ritagliarci qualche minuto nella giornata per metterci in silenzio e sentire il nostro respiro, come fluisce nelle fasi dell’inspirazione ed espirazione, se è lungo o corto, dove si ferma.
Ascoltiamo se ci sono tensioni nel corpo, interroghiamoci sugli stati d’animo che ci abitano (paura, rabbia, tristezza, gioia, pace, agitazione, calma, dolore), ripercorrendoli durante la giornata insieme alle situazioni che abbiamo vissuto.
Allenarsi alla consapevolezza può pian piano aiutarci a socializzare con la nostra mente e il nostro corpo.
Promuovendo già di base un buon dialogo con noi stessi, potremo consolidare le nostre relazioni e avere successo nelle comunicazioni con gli altri.
In qualsiasi ambito (famiglia, lavoro, relazioni) in cui tra due persone avviene un contatto verbale di un certo spessore e livello, possono sorgere intoppi o “gap di comunicazione” che non fanno passare il reale significato e il “senso” di ciò che si desidera dire all’ interlocutore.
Al di là degli ostacoli generali di tipo linguistico, culturale, sociale, alla base di certe difficoltà nella comunicazione ci sono sensazioni e risposte predeterminate rispetto a stimoli verbali e comportamentali che arrivano dall’esterno.
Ad esempio in una riunione in ufficio tra colleghi, un semplice parere o opinione personale può essere letto in diversi modi dai partecipanti, nel senso che in base a come il messaggio viene letto dalla mente di ciascuno, c’è chi può rispondere in modo logico e portare avanti un buon livello di dialogo, c’è chi invece percepisce una sfumatura, una parola o un tono che lo “fa vibrare” all’interno e da lì può partire una risposta generata da una certa emozione che si è risvegliata nella persona.
Questo è già un primo passo per togliere valore ad una conversazione, di qualsiasi livello.
Dipende poi dall’atteggiamento e risposta della controparte vedere se è possibile ritornare ad un buon grado di comunicazione o se si innesca un “effetto di attivazione a catena” che fa sfumare qualsiasi buon esito che ci si attendeva dal dialogo.
Quindi, quando parliamo con una persona l’attenzione va portata non solo a ciò che udiamo con il senso dell’udito, ma anche a quello che sentiamo attraverso la mente e le nostre emozioni.
Quali sono gli elementi più importanti della comunicazione? Ancor prima delle parole, ci sono il facing e la postura, percepiti come apertura o chiusura alla controparte, poi il tono e il timbro di voce, il suo andamento rapido e incalzante oppure calmo e pacato.
Come si possono allenare questi attributi per ottenere scambi comunicativi di valore?
Attraverso la conoscenza di noi stessi, del nostro funzionamento interno, sia a livello fisico sia a livello di sensazioni.
Iniziamo anche solo a ritagliarci qualche minuto nella giornata per metterci in silenzio e sentire il nostro respiro, come fluisce nelle fasi dell’inspirazione ed espirazione, se è lungo o corto, dove si ferma.
Ascoltiamo se ci sono tensioni nel corpo, interroghiamoci sugli stati d’animo che ci abitano (paura, rabbia, tristezza, gioia, pace, agitazione, calma, dolore), ripercorrendoli durante la giornata insieme alle situazioni che abbiamo vissuto.
Allenarsi alla consapevolezza può pian piano aiutarci a socializzare con la nostra mente e il nostro corpo.
Promuovendo già di base un buon dialogo con noi stessi, potremo consolidare le nostre relazioni e avere successo nelle comunicazioni con gli altri.